• Non ci sono risultati.

ROMAGNA CAPRICORNO? … in effetti…

Nel documento LINGUAGGIO ASTRALE (pagine 39-42)

Tradizionalmente il popolo di Romagna è accogliente; offre un tetto ed un ri-paro a tutti, e anche un bicchiere di Sangiovese, ma ad una inequivocabile condi-zione: che il giorno a seguire ripartano.

Il vigore e la salacità di certi modi dire, a volte sin troppo schietti per un orecchio suscettibile, costituiscono per il dialetto romagnolo una componente fon-damentale di un carattere essenziale e brusco nei modi.

La parlata è ricca di consonanti; le vocali a volte compaiono nel minor numero possibile, per renderle indispensabilmente pronunciabili (scièn per cristiano, sgnòr per signore). Il dialetto romagnolo deve questa caratteristica alla colonizzazione gallica, che già dalla fine del V secolo a.C., contribuì a creare in Romagna una base linguistica sostanzialmente omogenea.

Un altro degli elementi di spicco del dialetto, anche questo di chiara matrice gallica, è la forte accentuazione che tronca le vocali finali (parsòt per prosciutto,

candlòt per candelotto, piat per piatto). Gallicismi sono anche certi suoni nasali

co-me vén per vino, pèn per pane.

Il motore (e mutòr) è nel D.N.A. romagnolo; soprattutto per la tecnologia

meccanica, mediante la quale egli riesce ad ottenere sempre migliori prestazioni,

in particolare in potenza.

Siamo convinti pertanto che a caratterizzare il temperamento di questa terra e dei i suoi abitanti, concorra in modo non trascurabile la matrice capricorniana; pur mantenendo in forma decisa tale imprinting, le genti delle diverse località e le località stesse si differenziano per i seguenti modelli accessori esteriori.

Ravenna Leone (araldica: 2 leoni rampanti a ridosso di un pino, su fondo

gial-lo-rosso): fu una capitale (dice Bossi che tornerà ad esserla …); il ravennate è consi-derato in tutta la Romagna un patâca.2Vuole abbagliare con lo status simbol. Co-me rélax quotidiano i cittadini amano stanziare in piazza, ostentando abbigliaCo-menti appariscenti e/o gloriandosi delle loro imprese.

Forlì Scorpione (araldica: un’aquila nera imperiale su fondo bianco): un

episo-dio che risale al 1 maggio 1282, citato da Dante nel XXVII Canto dell’Inferno (“La terra che fé già la lunga prova/ e di Franceschi sanguinoso mucchio…”), sembra confermare questa assegnazione: durante l’assedio dei Francesi agli ordini di Papa Martino IV, i forlivesi, al comando di Guido da Montefeltro e su consiglio del con-cittadino Astrologo Guido Bonatti, che scelse il momento propizio, uscirono dalla città fingendo di darsi alla fuga poi, rientrati durante la notte, quando i Francesi erano ormai incoscienti per le gozzoviglie, ne fecero … sanguinoso mucchio … Sot-to il porfido della piazza principale di Forlì ne sono sepolti circa 8000!; il forlivese è (forse da allora?) malvisto e temuto in tutta la Romagna, ma rimane comunque il miglior affarista sulla piazza.

Cesena Toro: per la naturale bellezza e prosperosità riscontrata nel popolo

femminile, dalle forme bucoliche; anche le vetrine del centro storico sono partico-larmente graziose ed appetibili; Cesena è il centro agricolo (mercato ortofrutticolo) più importante della Regione.

Rimini Sagittario: la capitale del turismo estivo di massa; è la città più multi

etnica della Romagna; all’estero (ma a volte anche in Italia) è più nota di Bologna; una locuzione dialettale autoctona per esprimere il moto a luogo è: andare oltre.

Faenza Vergine: la città è madre di moltissime botteghe artigiane, fra le quali

quelle della ceramica (fayence), ovvero piccola oggettistica deliziosamente decora-ta; unica in Romagna per la rivalità (Palio del Niballo) fra gli abitanti delle contrade, unite comunque da un forte spirito federalista.

Imola Bilancia: per lo stile, l’eleganza e l’estrema raffinatezza delle donne. Gli

imolesi possiedono un evidente senso civico, con atteggiamenti di superiore distac-co nelle distac-controversie.

NOTE

1 Poche ciance …

L.A. 131-380

Il nome di Forlimpopoli è di chiara origine romana (Forum Popili) e deriva molto probabilmente da quello del console Popilio Lenate, che avrebbe fondato la città nel 132 a.C.

Nel territorio forlimpopolese sono ancora oggi visibili tracce di tre successive centuriazioni, che testimoniano l’opera di bonifica agraria e di colonizzazione della pianura da parte dei Romani; certamente l’antica via Emilia costituiva l’asse fonda-mentale del reticolato urbano della città romana.

Nel I secolo a.C. Forum Popili divenne un municipium al centro di un vasto ter-ritorio confinante con quelli di Caesena, Forum Livii (Forlì), Mevaniola e Sarsina e nei primi secoli dell’epoca imperiale registrò un forte sviluppo economico, grazie al-le attività agricoal-le e alla presenza di fornaci che producevano anfore vinarie di fog-gia particolare, che giungevano in diversi porti mediterranei.

La ricchezza di Forum Popili derivava anche dalla vicinanza con il porto raven-nate di Classe, dal quale arrivavano merci e idee provenienti anche dall’oriente, co-me dimostra la scoperta di una lastra del I sec. d.C. dedicata a Fullonia Tertulla, sa-cerdotessa di Iside.

A partire dal III secolo ebbe inizio una decadenza economica della città, che si protrasse per tutto l’Alto Medioevo, durante il quale la pianura fu sommersa da di-sastrose inondazioni e ampie zone coltivate furono abbandonate dagli agricoltori.

Dieci anni dopo un documento dell’epoca ci riferisce che l’antica cittadina non esisteva praticamente più, la sede vescovile era stata trasferita a Bertinoro e al po-sto della cattedrale distrutta era stata costruita una fortezza chiamata Salvaterra, l’attuale Rocca.

Pochi anni dopo Sinisbaldo Ordelaffi, fatta la pace con la Chiesa, fece risorgere Forlimpopoli, con la costruzione di mura cittadine. Nei secoli XV e XVI Forlimpopoli fu posseduta da diversi signori, tra i quali Caterina Sforza e Cesare Borgia. Nel 1535 la città fu concessa dal Papa, come feudo perpetuo, ad Antonello Zampeschi, alla cui morte successe Brunoro II Zampeschi, che divenne un valoroso condottiero al servizio di Venezia, del papa, del Duca di Savoia e del re di Francia. Alla fine dell’Ot-tocento fu istituita una Scuola Magistrale nella quale studiò e si diplomò il giovane Benito Mussolini.

In epoca moderna è nota per la famosa impresa del brigante Stefano Pelloni,

detto il “Passatore”, che sequestrò per una notte la città intera. La tragica impresa

Nel documento LINGUAGGIO ASTRALE (pagine 39-42)