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INTERVISTA AD ATTILIO MATTIOLI

Nel documento LINGUAGGIO ASTRALE (pagine 60-72)

italiani, nessuno escluso; alcuni di questi, purtroppo, sono ormai scomparsi, come Alessandro Bellenghi, Lisa Morpurgo, Federico Capone, Mario Zoli, ma gli altri anco-ra viventi ricordano volentieri la rinomata ospitalità del pubblico romagnolo, giudi-cato sempre attento e preparato.

Attilio mi accoglie nel suo studio in una tranquilla villetta a due piani, immersa nel verde, poco lontano dal centro del paese; mi racconta che ha già quattro nipoti, alternando i commenti astrologici sull’albero genealogico familiare ad aneddoti sul-le sue esperienze di vita, raccolte in una sorta di cronistoria astrologica personasul-le nella quale ha riportato con precisione le sue riflessioni su transiti e passaggi plane-tari, in rapporto agli eventi piccoli e grandi, di cui è stato protagonista.

E’ così che nasce questa intervista, che vuole anche rendere omaggio ad un personaggio, amato e rispettato da tutti, che ha sempre lavorato in silenzio, ma con profitto, per la nostra Associazione e che nel corso di questi anni ha visto sfilare sotto i suoi occhi nelle sale della locale Cassa Rurale e Artigiana, ora denominata Banca di Credito Cooperativo, tutto il gotha astrologico.

– La prima domanda mi sembra quasi d’obbligo, Attilio, per presentarti ai nostri lettori più giovani: qual è la tua carta di identità astrologica?

– Ho il Sole in Sagittario a 1° grado, l’Ascendente sempre in Sagittario a 20° gradi e la Luna in Cancro sulla cuspide della casa ottava, mentre Saturno è a 29° gradi nel segno dello Scorpione. I valori Sagittario mi danno il desiderio di viaggiare e di girare per il mondo, però dopo pochi giorni che sono fuori di casa, non vedo l’ora di tornare, perché questa Luna in Cancro mi richiama sempre alle origini, alla mia famiglia e al luogo dove vivo.

– Vuoi parlarci ancora un poco del tuo tema e delle tue esperienze di vita alla luce dell’astrologia?

– Pur avendo anche Venere e Mercurio in Sagittario, non mi sento un Sagitta-rio nel vero senso della parola. E’ vero che nel corso della mia vita ho vissuto peSagitta-riodi in cui ero un “gioviale”: mandavo avanti la compagnia, organizzavo le gite e le cene con gli amici; tuttavia, ho anche trascorso momenti in cui Saturno ha preso il so-pravvento e mi ha portato ad isolarmi. A questo proposito, ho chiesto a diversi astrologi di fama, con i quali ho avuto una fitta corrispondenza, quale considerava-no fosse la mia dominante, ma ho ricevuto risposte contrastanti.

– Per quel che ti conosco e per il tuo aspetto fisico, io ti vedo abba-stanza gioviano, soprattutto per quell’aria di bonomia innata che trasmetti...

– Si, ma ho anche un Nettuno importante, situato a 27° gradi del segno del Leone in quadrato allo stellium ai primi gradi del Sagittario ed opposto a Giove, che

è in Acquario. A questo proposito, Adriana Cavadini scrive in un suo articolo che Nettuno fortemente stimolato, ma leso, può portare all’uso di droghe; non è il mio caso, per fortuna, ma il pianeta rappresenta anche la narcosi e qui ci siamo, perché le anestesie mi hanno procurato inconvenienti in ogni intervento. Devo, però, rin-graziare questo pianeta per aver movimentato il mio quotidiano, forse troppo! Tro-verai i riferimenti relativi nella mia cronistoria personale. Ho, infatti, attraversato nel corso della vita un periodo nettuniano, molto creativo, ricco di fantasie, inna-moramenti e che mi ha anche portato a scrivere poesie.

– E riguardo all’aspetto di opposizione fra Giove e Nettuno, che mi rac-conti?

– Questo aspetto cade sull’asse seconda/ottava e mi ha costretto a confron-tarmi con il problema del danaro. Il danaro non mi ha mai interessato e non mi in-teressa neanche oggi; tuttavia nel corso della mia vita ho sempre avuto a che fare con il danaro, nel senso che ho sempre amministrato i soldi degli altri. Infatti, quan-do lavoravo in comune svolgevo la funzione di economo ed in banca, in qualità di vicepresidente, gestivo sempre il patrimonio altrui!

In definitiva, posso dire che ho vissuto nella mia vita tre periodi planetari ben distinti; fino ai quaranta anni una fase, in cui ha prevalso Giove, dai quaranta in poi ha prevalso Nettuno e adesso è la volta di Saturno.

– Come è avvenuto il tuo incontro con l’astrologia?

– È stato un incontro casuale, avvenuto oltre trent’anni fa, verso al fine degli anni ’60; in quel periodo era molto seguita una trasmissione televisiva, cui parteci-pava Massimo Inardi, che apparteneva al Centro di Parapsicologia di Bologna. In questo modo venni a conoscenza di questo centro e cominciai a frequentarlo re-golarmente. Qui, incontrai anche vecchi studiosi di astrologia, che mi incuriosirono e mi spinsero ad interessarmi a questa materia. Comprai il libro di Julia e Derek Parker “L’arte dell’astrologo” e con quello cominciai a costruire oroscopi per mio conto.

Fu sempre in quel periodo, non ricordo come, che venni a conoscenza di Mas-simo Frisari; e per un paio d’anni ogni settimana continuai a viaggiare su e giù in treno, il venerdì pomeriggio, da Forlimpopoli a Bologna, per seguire i suoi corsi. Era-no gli anni 1969, 1970 e 1971. Poi, ho anche seguito un corso per Corrispondenza di Astrologia Scientifica, condotto da Luciana Pederzani Bononcini e di cui conservo ancora il diploma, che ho conseguito nel 1972.

– Fu in quel periodo che hai conosciuto Mario Zoli?

insieme in treno. Mario scendeva a Faenza ed io a Forlimpopoli. E naturalmente si discuteva di astrologia.

– Che ricordo hai di lui?

– Beh, era un grande personaggio; una persona “squisita” e un pozzo di... scienza! Sapeva tante di quelle cose, che riusciva sempre a stupirmi, e a volte mi fa-ceva anche venire il... nervoso, quando paragonavo le mie conoscenze astrologiche, in quel tempo veramente limitate, alle sue. Allora, Mario conosceva già bene l’astro-logia e seguiva il corso solo per rivederne la parte tecnica.

– E come ti sei avvicinato al Cida? Perché il Cida nasce nel 1970.

– Mentre seguivo il corso per corrispondenza, avevo conosciuto Federico Ca-pone, prima tramite un rapporto epistolare, in quanto avevo acquistato alcuni suoi libri, poi personalmente. Fu dietro suo suggerimento che mi iscrissi al Cida e comin-ciai a ricevere Linguaggio Astrale. Anzi, ricordo che i primi dieci numeri della rivista non li avevo e li ho acquistati in seguito, come arretrati; ricordo che mi sono iscritto con l’undicesimo numero, due o tre anni dopo, fra la fine del 1972 e l’inizio del 1973.

– Intanto, se non sbaglio, già da qualche anno, Nettuno era entrato in Sagittario?

– Si, erano cominciati i transiti di questo pianeta sul mio stellium. Al conse-guimento del diploma del corso per corrispondenza nel 1972, fece seguito una fase un poco confusa della mia vita, che si prolungò per alcuni anni. Ricercavo la tran-quillità e smisi di viaggiare, ma continuai a studiare in solitudine, mentre con Mario Zoli rimanemmo sempre in contatto.

– E come è ripresa, diciamo, la tua attività “pubblica” in campo astrolo-gico?

– Quando nel 1976 sono andato in pensione, ho potuto interessarmi con maggiore continuità di astrologia; ad esempio, mi recavo in biblioteca a studiare. Inoltre, i miei rapporti con l’associazione diventarono più stretti; in quel periodo fui nominato responsabile CIDA per Forlì, anche se non ricordo l’anno preciso.

– Te lo dico io! Ho controllato sul verbale del Consiglio Cida, la tua no-mina a rappresentante per Forlì o meglio a Vicedelegato, come si usava dire una volta, porta la data del 28 gennaio 1978. Possiamo dire che la Delega-zione ha festeggiato quest’anno le nozze d’argento!

– Sì hai ragione; ma la vera svolta nella mia attività astrologica avvenne qual-che anno dopo. L’anno chiave fu il 1981. Accadde qual-che il comune mi contattò per te-nere un corso di astrologia, qui a Forlimpopoli. Il corso ebbe inizio nel gennaio 1981 presso la biblioteca comunale e riscosse un grande successo; ad alcune lezioni par-teciparono quasi ottanta persone, tanto che spesso dovevamo abbandonare la bi-blioteca per spostarci nella sala del consiglio. Ed alla fine terminarono il corso circa cinquanta studenti

– E come è nato il Gruppo Sagittarius?

– Terminato il corso, alcuni allievi mi chiesero se potevamo continuare ad in-contrarci. Ottenni dalla Cassa Rurale l’autorizzazione a poter utilizzare la sala delle riunioni e cominciammo a trovarci lì per discutere di astrologia, prima ogni quindici giorni e poi ogni settimana; decidemmo subito di formare un gruppo.

– Si, ho letto nella rassegna stampa della Delegazione che la prima riu-nione del gruppo avvenne il 19 giugno di quello stesso anno.

– E’ vero, ed in quello stesso anno, a fine agosto, venne a trovarci anche Fede-rico Capone, che avevo conosciuto in precedenza. Non fu una vera e propria confe-renza, ma una riunione fra di noi; in ogni caso fu il primo incontro ufficiale del no-stro gruppo con un personaggio esterno.

– E perché decideste di chiamare il gruppo “Sagittarius”?

– La risposta è molto semplice, perché molti astrologi famosi e molti compo-nenti del gruppo, fra cui io stesso, appartenevano a questo segno.

– Mi sembra che anche l’anno seguente, il 1982, fu un anno molto im-portante per te e per il gruppo Sagittarius?

– Si, in quell’anno l’attività del gruppo decollò. La prima a tenere una confe-renza ufficiale fu Grazia Mirti, il 6 febbraio 1982, poi vennero a Forlimpopoli Massi-mo Frisari, Grazia Bordoni, Mario Zoli e Dante Valente. Inoltre, sempre in quell’anno, in occasione di uno dei nostri incontri, fui invitato con Helène Kinauer Saltarini a Tele Romagna per un paio di trasmissioni televisive, che riscossero un grande suc-cesso.

– Praticamente, da allora avete cominciato a programmare per ogni an-no un calendario di conferenze pubbliche?

veni-vano quasi tutti gli anni e poi sono intervenuti Caterina Ferreri, Adriana Cavadini, Gemma Zucchi e tanti, tanti altri.

– Possiamo affermare che tutti gli astrologi italiani sono passati di qui e che tu hai avuto modo di conoscerli; per cui la prossima domanda mi sem-bra quasi d’obbligo: chi ti ha colpito di più?

– Faccio una certa fatica a darti un’unica risposta. Forse, Lisa Morpurgo. Avevo studiato i suoi libri, che erano di tutt’altro genere rispetto a ciò che veniva pubbli-cato in quegli anni in Italia e mi avevano aperto ad una visione dell’astrologia mol-to differente; per queste ragioni l’attendevo con ansia. Tuttavia, mi lasciò interdet-to, soprattutto per i suoi modi di fare, un poco scostanti.

Tutti gli altri li ricordo molto volentieri, da Ciro Discepolo a Tina Sicuteri, per non parlare di Haram, ovvero Alessandro Bellenghi, che era proprio uno strano per-sonaggio; ricordo ancora che invece di pranzare, mi portò in giro per tutti i bar di Forlimpopoli a prendere caffè e a parlare di astrologia; alla fine ne avrà consumati oltre dieci, ma era veramente molto preparato!

– Mi sembra, anche, che voi come Gruppo Sagittarius, siete stati fra i primi, oltre quindici anni fa ad invitare Giuseppe Bezza?

– Si, Giuseppe Bezza è venuto da noi nel 1986; in quel periodo abbiamo com-piuto anche un piccolo studio su Guido Bonatti e sull’astrologia oraria, andando a ricercare in biblioteca a Forlì, il suo “Tractatus Astronomiae”. Sempre in quegli anni, intorno al 1988, tenemmo un ciclo di conferenze a Meldola. Spesso ci chiamavano anche dai paesi vicini.

– Adesso vorrei porti alcune domande, che riguardano in maniera più specifica il tuo modo di fare astrologia. Innanzi tutto come definiresti l’a-strologia?

– Direi che è una tecnica che dà la possibilità alle persone di capirsi, di poter affrontare il quotidiano in maniera più realistica; può anche essere definita, come una sorta di filosofia di vita.

– E che cosa ti interessa in particolare della nostra disciplina?

– Io ho sempre ritenuto che l’astrologia sia interessante per conoscere la per-sonalità dell’individuo e in qualche modo per fornire consigli e suggerimenti. Nel mio caso posso affermare che, dopo aver scoperto l’astrologia, ho modificato il mio modo di vivere, nel senso che ho cominciato a capire perché mi succedevano una serie di cose ed il perché ero fatto in un determinato modo. Ad esempio, attraverso

la posizione del mio Mercurio ho compreso le caratteristiche della mia intelligenza e del mio modo di apprendere. Mi sono reso conto del perché mi piacevano la mu-sica, la poesia, la montagna, i paesaggi; ho compreso il significato del mio Nettuno forte, che mi porta a vivere intensamente affetti e sentimenti. A mio parere, l’astro-logia non dà giudizi morali; non ti dice se il “fare” una certa cosa sia bene o male, però, tramite l’astrologia, ognuno di noi può rendersi conto del perché si comporta in un determinato modo.

– Per quanto riguarda l’interpretazione di un tema, cosa ritieni sia fon-damentale?

– Io guardo, prima di tutto, Sole, Luna e Ascendente. Tuttavia, riguardo alla posizione dell’Ascendente ho sempre molti dubbi, perché sappiamo tutti come sia difficile reperire un’ora di nascita esatta; per questo motivo cerco di osservare an-che la persona e poi la interrogo per rendermi conto se in quei passaggi sull’Ascen-dente si sono verificati certi avvenimenti, utilizzando non solo i transiti, ma anche le direzioni simboliche. Per esempio, nel mio caso ho notato che il mio Ascendente a 19° - 20° gradi del Sagittario può essere esatto, perché a 19 anni ho rischiato di morire per aver contratto il morbillo, proprio quando Saturno per direzione simboli-ca si trovava sull’Ascendente.

– Per quanto riguarda il settore previsionale, quali tecniche utilizzi?

– Utilizzo soprattutto i transiti, perché le esperienze che ho avuto in questo campo sono state molto convincenti. Spesso notavo dal tema, che erano passati certi pianeti e le persone mi rispondevano, che erano avvenuti determinati eventi. Certamente è difficile poter, diciamo così, prevedere in maniera esatta ciò che può accadere; però in ogni caso ad ogni transito qualcosa avviene, che riguarda il tema della persona, in relazione al simbolo del pianeta coinvolto. I significati di un sim-bolo sono così vasti, che è difficile poter centrare con precisione il punto esatto in cui il simbolo può esprimersi; tuttavia, spesso ciò si verifica. Molte volte quando studio un tema o sono di fronte ad un cliente, mi vengono da dire alcune cose sen-za una ragione, strettamente logica. Sono idee che mi sorgono da dentro, come una sorta di sesto senso, e molto spesso i consultanti, quando ritornano, confermano le mie intuizioni. In alcune occasioni ne ho anche avuto paura, vista la loro esattezza. Forse è il mio Nettuno, che mi permette di captare tutto ciò, in quanto in seguito riguardando il tema, spesso mi chiedo, ma come ho fatto?

– E fra le altre tecniche previsionali?

– Trovo pochi riscontri nelle Rivoluzioni Solari, pur avendole studiate a lungo. Le analizzo regolarmente, ma nella pratica preferisco utilizzare altre tecniche, come

i vari sistemi di direzioni. In particolare le direzioni simboliche, che molte volte mi forniscono indicazioni esatte sugli avvenimenti, che sono successi o che devono ac-cadere, oltre che aiutarmi nella rettifica dell’ora di nascita.

– Qual è il più bel libro di astrologia che hai letto?

– Sai, io sono rimasto molto affezionato al primo libro, che ho letto: il Parker “l’Arte dell’astrologia”. A volte lo vado ancora a riprendere. Ma amo molto anche

“In-troduzione all’astrologia”, il primo volume scritto da Lisa Morpurgo, perché contiene

spunti molto interessanti. Per quanto riguarda i transiti, potrei dire che consulto vo-lentieri il libro di Robert Hand, perché non ha un’impostazione pessimista; ti dà la possibilità di entrare psicologicamente nell’interpretazione. Invece, il volume di An-tares mi sconcerta un poco, perché ti spinge sempre verso avvenimenti drammatici.

– Quale consiglio daresti a chi muove i primi passi nello studio dell’a-strologia? Cosa suggeriresti?

– Di studiare l’astrologia per se stessi e non per stendere subito previsioni per gli altri; a mio parere, è molto importante riuscire a capire i significati che possono rivestire i pianeti nel tema personale e quindi capire se stessi. Il mio consiglio è di studiare a fondo il tema natale personale ed i temi di tutti coloro, che si conoscono bene, perché all’inizio dello studio è molto difficile esprimere giudizi obiettivi e va-lutare nel modo giusto i simboli.

– Io reputo l’astrologia un’arte, che contempla una parte pratica, che si acquisisce sul campo, solo tramite le consultazioni e l’esperienza. E tu, da questo punto di vista, mi sembra che di esperienza ne hai accumulata tanta?

– Si, per oltre venti anni ho tenuto consultazioni. Avevo alcune persone che venivano periodicamente, ogni due, tre mesi, quasi per ogni cosa che dovevano af-frontare; anche se arrivare fino a questo punto mi sembra sia esagerato. Poi negli ultimi anni, quando si è chiuso il ciclo di Saturno, mi sono stancato; tutti venivano per chiedermi: “mi sposerò, devo lasciare la mia compagna, ne troverò un’altra, e così via...”. Rispondere a tali quesiti non è compito dell’astrologo!

Io posso consigliare, suggerire, indirizzarti e metterti in guardia, per esempio negli affari, ma non decidere per te. Alcune risposte vanno cercate da soli. Adesso non faccio più consulti, però continuo a ricercare, per valutare se ciò che intuisco corrisponde a verità.

– Possiamo affermare, in generale, che l’astrologo deve fare di tutto per “rispettare” i suoi consultanti sia dal punto di vista pratico, non chiedendo cifre esorbitanti, sia dal punto di vista umano.

– Da parte mia, ho sempre rifiutato il lato commerciale dell’astrologia ed ho cercato di non chiedere compensi per i consulti. Inoltre, spesso sono venute da me persone, che erano ossessionate da varie paure, perché spaventate da colleghi astrologi, in particolare da un “personaggio” di un paese qui vicino. Ho cercato di tranquillizzarle e di sdrammatizzare. Ad esempio, con un transito in settima gli ve-niva predetto: “tuo marito avrà un grave incidente”. Poi, non accadeva nulla; magari si trattava solo di problemi sentimentali. Certamente un’avventura sentimentale del coniuge ha un senso, ma un incidente con la macchina...ha tutto un altro peso! Possono riguardare, entrambe, qualcosa relativo al partner, ma vi è una grande dif-ferenza! Posso pensare che forse questo astrologo considerasse come un incidente, il fatto di innamorarsi di un’altra persona? Si tratta, in ogni caso, di un atteggia-mento troppo deterministico.

– Ma forse questi episodi avvengono, perché in fondo non abbiamo an-cora raggiunto un reale riconoscimento sociale. La nostra non è una profes-sione che goda di alcuna tutela pubblica.

– A mio parere, esiste troppa confusione, un mescolarsi di mantiche ed opera-tori. E il grande pubblico possiede una visione distorta dell’astrologia. Ad esempio, qui, in Romagna, l’astrologo viene, tuttora, chiamato “Strolg”. Questo è un termine del dialetto locale, che alla lettera significa “Mago”; ovvero colui che fa le carte, legge la mano, etc.

Per questo bisogna far conoscere l’astrologia, che non è chiromanzia, carto-manzia, lettura dei fondi di caffè; sono ancora in molti coloro che confondono que-sta serie di pratiche con la nostra disciplina. Ciò si verifica da una parte perché mol-ti astrologi mescolano queste pramol-tiche e dall’altra perché, nel nostro settore, ci sono molti che si dichiarano astrologi, ma poi di fatto non lo sono, in quanto utilizzano tutte le tecniche possibili, ma non l’astrologia. Quando facevo parte del Centro di parapsicologia, mi avevano incaricato di compiere indagini sulle persone della zona qui intorno, che affermavano di essere medium, per verificare le loro reali capacità. Ne ho conosciuti parecchi: alcuni tiravano fuori gli “Angeli”, altri accendevano le

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