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Atteggiamenti e aspettative nei confronti dell’ambiente ospitante

di Rita D’Amico

7.8. Atteggiamenti e aspettative nei confronti dell’ambiente ospitante

Passando agli atteggiamenti nei confronti dell’ambiente in cui vivono, vediamo che mediamente le partecipanti esprimono abbastanza voglia di integrazione (M = 3.36), curiosità (M = 3.16), stima (M = 3.13), mentre provano quasi per niente indifferenza (M = 1.58), risentimento (M = 1.58) e avversione (M = 1.26).

È interessante notare che più le donne hanno dichiarato di essere state oggetto di razzismo (r = .16*) e più sono state costrette a vergognarsi della loro identità (r = .12*), maggiore è la voglia di integrazione; inoltre, la vo- glia di integrazione aumenta con l’aumentare dell’immagine positiva delle immigrate attribuita agli Italiani (r = .19**).

In sintesi, gli atteggiamenti delle nostre intervistate confermano i risulta- ti ottenuti in studi precedenti da Berry e collaboratori, in cui di fronte alla reale o solo percepita ostilità verso un particolare gruppo etnico, qualche migrante può rifiutare la propria identità etnica e aspirare all’appartenenza alla comunità ospitante, adottando quindi l’atteggiamento di assimilazione, come una strategia per affrontare meglio i comportamenti negativi degli au- toctoni. Viceversa, le risposte ottenute si differenziano dagli atteggiamenti di separazione di chi si mostra orgoglioso dell’appartenenza al proprio gruppo, adottati più facilmente in condizioni di percepita discriminazione35.

Inoltre, se ci soffermiamo sull’analisi delle correlazioni effettuata sui no- stri dati, riscontriamo anche tra le nostre intervistate un atteggiamento di se-

34 * la correlazione è significativa al livello .05; ** la correlazione è significativa al li-

vello .001.

35 Barry D.T., Grillo C.M., “Cultural, self-esteem, and demographic correlates of per-

ception of personal and group discrimination among East Asian immigrants”, American Journal of Orthopsychiatry, 73, 2003, pp. 223-229.

parazione più spiccato tra quante hanno percepito maggiormente la discrimi- nazione: più si sono sentite costrette a nascondere la loro identità (r = .18**), più pensano di essere state indotte a vergognarsi della loro identità (r = .16**) e maggiormente dichiarano di incontrarsi con i connazionali, come attestato an- che da una giovane proveniente dal Marocco:

I compagni di scuola non mi accettavano, mi disturbavano e sbeffeggiavano la mia cultura; in seguito i rapporti sono migliorati [...]. Adesso ho 5 o 6 amici italia- ni, ma preferisco comunque la compagnia di connazionali (Marocco) o di altri stranieri (rumeni, albanesi). Se sono del mio Paese, frequento solo le donne, mentre gli amici italiani o stranieri sono di entrambi i sessi. Ho conosciuto i miei amici più cari in Italia tramite mia madre,che era qui prima che io arrivassi, la scuola, il lavo- ro e la frequentazione di centri per gli immigrati.

Infine, le medie riguardanti le aspettative che le donne del nostro cam- pione hanno verso le persone dell’ambiente in cui vivono sono relativamen- te alte, pur con qualche differenza, come si evince dal graf. 5.

Graf. 5 – Aspettative verso le persone dell’ambiente in cui vivono

Inoltre, l’intenzione di fermarsi in Italia è abbastanza elevata (M = 3.82) e aumenta con il protrarsi della permanenza (r = 21**), con il sentirsi accet- tate (r = .32**), con la maggiore tendenza ad incontrarsi con gli Italiani (r = .28**), con la voglia di integrazione (r = .22**) e con la stima provata nei confronti dell’ambiente in cui le intervistate risiedono (r = .21**). Al con- trario, minore è l’intenzione di fermarsi in Italia, più le immigrate pensano che gli Italiani sono razzisti (r = -.14*), che sono state costrette a nasconde- re la propria identità (r = -.15*), che hanno provato risentimento (r = - .17**) e più si incontrano con i propri connazionali (r = -.17**).

In aggiunta, più delle metà delle intervistate (53%) dichiara che suggeri- rebbe ai propri familiari di venire in Italia. Esse affermano, inoltre, di avere

trovato poca affinità tra il proprio Paese e l’Italia (M = 1.93), anche se l’analisi delle correlazioni ci rivela che maggiore è l’affinità trovata, più e- levato è il titolo di studio conseguito, (r = 24**), più esse si sono sentite completamente accettate dagli Italiani (r = .22**), più hanno intenzione di fermarsi in Italia (r = 18**).

Questi risultati confermano l’idea di Berry36, secondo cui l’acculturazione

non è solo determinata dalle scelte operate dalle donne migranti circa il con- servare la propria cultura e il diventare parte della società accogliente, ma è anche un processo strettamente intrecciato con quanto esse si sentono accetta- te dalla comunità ospitante.

Per concludere, vale la pena sottolineare i numerosi aspetti interessanti emersi relativamente alle relazioni sociali e alla percepita discriminazione grazie all’uso congiunto di due metodologie di ricerca, quantitativa e quali- tativa. Per cominciare, notiamo l’importanza della durata della permanenza in Italia, che è risultata influente nelle strategie di ampliamento delle reti relazionali, nel favorire i contatti con gli Italiani e, soprattutto, nella scelta delle attività svolte nel tempo libero: chi è in Italia da meno anni ed è anche più giovane, tende ad uscire di casa maggiormente rispetto a chi soggiorna in Italia da più tempo. Vale la pena sottolineare, poi, un altro aspetto u- gualmente interessante: le donne del nostro campione svolgono poche atti- vità durante il tempo libero, perché di fatto non ne hanno molto a disposi- zione: non solo per la fatica di portare avanti sia un lavoro faticoso e talvol- ta frustrante, sia la cura della casa, ma anche per la scarsa disponibilità eco- nomica.

Non c’è dubbio, comunque, che le informazioni più ricche di spunti per la riflessione teorica provengono dai dati qualitativi. Le interviste ci hanno consentito di andare molto più in profondità dei punteggi medi ottenuti dal- la somministrazione del questionario e questo è risultato particolarmente vero per quanto riguarda la percepita discriminazione, che altrimenti non si sarebbe imposta alla nostra attenzione con tanta drammaticità. Inoltre, sem- pre dalle interviste, è risultata particolarmente chiara non solo la diffusione di stereotipi riguardanti gli immigrati in generale, su cui poggia buona parte della discriminazione e del razzismo nei loro confronti, ma anche la diffu- sione di stereotipi negativi sulle donne immigrate. Ma ciò che colpisce in modo speciale è l’esperienza soggettiva delle donne che sentono pesare su se stesse un’immagine negativa che è loro attribuita solo per il fatto di ap- partenere ad un determinato gruppo etnico.

Poiché il contenuto degli stereotipi può chiarire l’esistenza di pregiudizi e discriminazioni nei confronti degli immigrati, sarebbe interessante in fu- turo raccogliere maggiori testimonianze di donne residenti in altre province

36 Berry J.W., “A Psychology of Immigration”, Journal of Social Issues, 57, 3, 2001, pp.

e regioni. Sarebbe inoltre oltremodo stimolante acquisire dati quantitativi sugli stereotipi diffusi tra gli Italiani e, in particolare tra gli Abruzzesi, ri- guardanti gli immigrati presenti nel nostro Paese, al di là dello studio delle rappresentazioni, talvolta distorte, offerte dai media, come rilevato da più indagini condotte dalla fondazione Censis (Istituto di ricerca socio- economica) nel 2002 e nel 2010.

Conclusioni