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di Rita D’Amico

7.7. Discriminazione e stereotip

Non c’è dubbio che il razzismo e la discriminazione poggiano su stereo- tipi negativi che riguardano gli immigrati. Ricerche recenti hanno mostrato che la gente in Belgio, Germania, Hong Kong e Corea del Sud ha un’immagine degli immigrati in generale come estranei incompetenti e i- naffidabili29. Ma è ugualmente vero che oltre a queste caratteristiche gene-

rali, al singolo emigrato sono attribuite caratteristiche più specifiche che derivano da informazioni aggiunte provenienti dalla sua nazionalità, dall’etnia, così come dal suo status socio-economico e, dal punto di vista di chi scrive, anche dall’appartenenza di genere.

Spesso, la gente si basa su alcune caratteristiche della nazione di appar- tenenza, che vanno dalla politica, all’economia, alla geografia, alla religio- ne. In tutti casi, utilizza una sorta di struttura di riferimento che contiene due dimensioni: la competenza e la moralità30. Così, se in USA gli italiani

sono visti come cordiali e amichevoli, ma lassisti, gli asiatici timidi ma di successo, in Italia si stanno diffondendo credenze stereotipate circa i rume- ni, visti come violenti, inaffidabili e ladri, e circa alcune donne, come le cubane, le russe e le rumene viste come donne che tendono alla prostituzio- ne, oppure che rubano i mariti alle italiane.

Inoltre, sempre dalle interviste qualitative è affiorato un aspetto molto interessante, vale a dire la percezione di un cambiamento in atto nel pregiu- dizio nei confronti degli immigrati. Se prima erano gli Albanesi il gruppo etnico su cui convergevano tutti gli atteggiamenti negativi degli italiani, a causa di alcune caratteristiche negative attribuite ad essi, adesso il pregiudi- zio è prevalentemente verso il gruppo etnico dei rumeni:

L’ostilità degli italiani l’ho sperimentata quando per strada o nei negozi dicono che gli albanesi sono tutti ladri e tu non puoi rispondere [...]. Ora per fortuna si stanno buttando tutti a dire male dei romeni, e a noi albanesi ci lasciano un po’ in pace.

A parte ciò e tornando ai dati quantitativi del questionario utilizzato nel- la nostra ricerca, notiamo che ad un’analisi statistica più approfondita31, si

rintracciano delle differenze a seconda del Paese di origine. Più specifica- mente, sono le donne dell’Europa Balcanica a dichiarare di essersi sentite

29 Lee T.L., Fiske S.T., “Not an out-group, not yet an in-group: immigrants in the

Stereotype Content Model”, International Journal of Intercultural Relations, 30, 2006, pp. 751-768.

30 Poppe E., Linssen H., “In-group favouritism and the reflection of realistic dimensions

of difference between National states in Central and Eastern European nationality stereo- types”, British Journal of Social Psychology, 101, 1999, pp. 85-102.

costrette a nascondere la propria identità e a pensare di essere state indot- te a vergognarsi della propria identità relativamente un po’ di più delle al- tre (M = 144, M = 1.40), insieme alle donne provenienti dal Nord Africa (M = 1.32, M = 1.33; test di Bonferroni). Si sono sentite maggiormente og- getto di manifestazioni di razzismo le donne del nord Africa (M = 1.70) ri- spetto alle donne dei Balcani (M = 1.50) e a quelle provenienti dall’Europa orientale (M = 1.08). Questo risultato conferma alcune ricerche precedenti, in cui l’esperienza di discriminazione razziale da parte degli Afro- Americani è molto più frequente rispetto all’esperienza fatta dai membri di gruppi etnici diversi32.

In più, va precisato che la percepita discriminazione è influenzata solo in parte dal diverso periodo di permanenza in Italia: chi è arrivato da alme- no 5 anni, dichiara di essere stata oggetto di razzismo in misura minore ri- spetto a chi sta in Italia da oltre 11 anni (test Bonferroni), anche se la diffe- renza è leggermente significativa (p = .06). Mentre chi è arrivato da almeno 5 anni pensa che gli Italiani abbiano un’idea positiva delle donne immigrate in generale in misura maggiore rispetto a chi risiede da almeno 11 anni, e più (p = .018). Vale la pena soffermarsi su questi risultati, dal momento che essi vanno nella direzione opposta ai risultati ottenuti in uno studio prece- dente in cui una minore discriminazione percepita era associata positiva- mente con gli anni di residenza nel Paese accogliente: più anni di residenza, meno discriminazione percepita33.

Una possibile spiegazione del nostro risultato è che con il passare degli anni, si sia verificato un cambiamento negli atteggiamenti degli autoctoni verso i migranti e che questo abbia comportato una riduzione della percepi- ta discriminazione. Questa spiegazione sembra plausibile, se consideriamo anche l’idea che le donne migranti hanno degli atteggiamenti degli autocto- ni in generale e degli Italiani in particolare.

Analizzando le medie relative alla percezione degli atteggiamenti degli italiani nei confronti degli stranieri in generale, vediamo che tutte le inter- vistate dichiarano mediamente che gli italiani hanno un’idea un po’ positiva delle donne immigrate (M = 2.56), così come ritengono il comportamento degli italiani nei confronti degli stranieri quasi abbastanza corretto (M =

32 Neblett E.W., Shelton J.N., Sellers R.M., “The role of racial identity in Managing

Daily Racial Hassles”, in Philogene G. (ed.), Race and Identity: The Legacy of Kenneth Clark, American Psychological Association Press, Washington, DC, 2004, pp. 77-90; Sell- ers R.M., Shelton J.N., “The Role of racial identity in perceived racial discrimination, Jour- nal of Personality and Social Psychology, 84, 5, 2003, pp. 1079-1092.

33 Liebkind K., Jasinskaja-Lahti I., “The influence of experiences of discrimination on psy-

chological stress: A comparison of seven immigrant groups”, Journal of Community & Applied Social Psychology, 10, 2000, pp. 1-16; Berry J.W., “Acculturation: A conceptual overview”, in Bornstein M.H., Cote L.R. (ed.), Acculturation and parent-child relationships: Measurement and development, Lawrence Erlbaum Associates, Mahawah, 2006, pp. 13-30.

2.70). Va precisato, però, che sono soprattutto le donne arrivate da pochi anni a pensare che gli Italiani abbiano un’idea positiva delle donne immi- grate, rispetto a coloro che risiedono in Italia da più anni.

Per quanto riguarda invece l’idea che le donne del nostro campione hanno di alcune caratteristiche degli Italiani vediamo dal graf. 4 che le medie sono più alte nel caso delle caratteristiche positive, rispetto a quelle negative.

Graf. 4 – Caratteristiche degli italiani

Passando ad esaminare la media delle risposte tenendo conto del Paese di origine, notiamo che solo in un caso emergono differenze significative: sono le donne del Sud America a pensare maggiormente che gli italiani so- no arroganti, mentre non emergono differenze significative neanche nel pensare che essi siano razzisti. Poiché le medie dei tratti connotati positi- vamente sono in generale più elevate di quelle relative ai tratti negativi, sembra che le partecipanti abbiano un’idea più positiva che negativa degli Italiani, anche se tale idea si rintraccia maggiormente tra le donne arrivate in Italia da meno tempo.

Gli anni di permanenza in Italia, infatti, influenzano le risposte delle partecipanti in relazione ad alcuni aggettivi. In particolare, vediamo che gli Italiani sono considerati relativamente più prepotenti, anche se poco (M = 2.15) da chi sta in Italia da un periodo compreso tra 5 e 10 anni. Diversa- mente, le partecipanti che risiedono da oltre 11 anni considerano gli Italiani maggiormente sfruttatori (M = 2.42) rispetto alle altre. Passando alle carat- teristiche positive, notiamo che sono le donne residenti da meno tempo (da 1 a 5 anni) a considerare gli Italiani relativamente più altruisti (M = 2.87) e più gentili (M = 3.51), rispetto a chi risiede in Italia da più tempo.

In ogni caso, è importante sottolineare l’esistenza di una correlazione positiva tra la percepita discriminazione a livello personale e l’idea che le partecipanti alla ricerca hanno degli Italiani. Notiamo infatti che più dichia-

rano di essere state oggetto di manifestazioni di razzismo, meno pensano che gli Italiani abbiano un’idea positiva delle donne immigrate (r = .19**34), meno ritengono che essi abbiano un comportamento corretto con

gli stranieri (r = -.25**), che siano altruisti (r = -.14*), disponibili (r = - .13*) e gentili (r = -.14*). Al contrario, più dichiarano di essere state vitti- me di razzismo, più pensano che gli italiani sono razzisti (r = .46**), indif- ferenti (r = .37**), prepotenti (r = 24**), arroganti (r = .22**) e sfruttatori (r = .26**). Anche il nascondere la propria identità e l’essere stata indotta a vergognarsene sono correlate positivamente con le caratteristiche negative degli italiani e negativamente con quelle positive. Al contrario, più si sono sentite accettate completamente dagli Italiani, più positiva è l’immagine che hanno di loro.