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di Lara Fontanella e Simone Di Zio

5. Gli aspetti socio-anagrafic

5.1. Il panorama delle provenienze

Cominciamo con il precisare che le immigrazioni femminili in Abruzzo non sembrano inscriversi in alcuna tradizione. Questa circostanza apre ad in- terpretazioni plurali e letture multiple che sollecitano non pochi interrogativi pratici e teorici. Orienta, per esempio, a domandarsi quali fattori abbiano in- dotto le intervistate a raggiungere questa regione e specificamente Chieti e la sua provincia. Quali traiettorie sociali abbiano percorso. Su quali reti relazio- nali abbiano fatto e facciano affidamento. Su quali storie familiari poggino le loro vicende. Quali siano i loro progetti e investimenti sul futuro.

Le risposte a queste domande ci sono state fornite dalle 344 donne che hanno consentito il commento di queste pagine.

Ai fini della valutazione delle loro storie di migrazione, sono stati rite- nuti discriminanti gli aspetti socio-anagrafici che fanno capo all’anzianità migratoria, all’età, allo stato civile, alla realtà familiare, al capitale umano e a quello sociale, all’appartenenza religiosa.

Relativamente alla prima variabile, va precisato che il collettivo esami- nato è costituito da soggetti che, in maggioranza, mostrano un’anzianità migratoria medio-alta. Il 19,2%, infatti, è presente in Italia da oltre 11 anni, mentre in un periodo che oscilla fra i 5 e i 10 anni si colloca il 36,9%. Più del 56%, dunque, certifica una stabilità di soggiorno piuttosto rilevante a fronte di un 43,9% che dichiara, invece, di soggiornare nel nostro Paese da tempi più brevi: da meno di un anno (il 2,9%) e da 1 a 5 anni (il 41%).

Per la gran parte, le immigrate provengono dai Balcani (55,8%) e dai Paesi dell’Europa orientale (22,1%). Gli uni e gli altri, in termini assoluti, aggregano quasi il 78% del totale. All’Albania (30,5%), alla Romania (17,4%), all’Ucraina (8,1%) appartengono la maggioranza delle immigrate. Seguono le nord-africane (7%), le latino-americane (6,7%), le polacche (6,1%), le asiatiche (4,7%). L’Africa sub-sahariana e l’Europa occidentale

sono presenti in cifre pressoché irrilevanti, rispettivamente nella percentua- le del 2,6% e dell’1,2%.

La significativa prevalenza di immigrate dai Paesi dell’Est e dai Balcani dà l’impressione che sia in atto un processo di stabilizzazione sul territorio provinciale di precise nazionalità che mostrano, appunto, un’evidente, line- are distribuzione nei comuni oggetto della nostra rilevazione, a fronte di quella più frastagliata e minoritaria delle altre nazionalità.

Tab. 1 – Numero delle intervistate per nazionalità. Valori assoluti e percentuali

Albania 105 30,5 Algeria 1 0,3 Argentina 5 1,5 Bangladesh 1 0,3 Bielorussia 4 1,2 Bolivia 3 0,9 Bosnia 2 0,6 Brasile 5 1,5 Bulgaria 7 2,0 Cina 6 1,7 Colombia 2 0,6 Croazia 2 0,6 Cuba 5 1,5 Eritrea 2 0,6 Etiopia 2 0,6 Francia 1 0,3 Gran Bretagna 1 0,3 Grecia 1 0,3 Guinea 1 0,3 India 2 0,6 Indonesia 1 0,3 Inghilterra 1 0,3 Israele 1 0,3 Kirghizistan 3 0,9 Kosovo 6 1,7 Libia 1 0,3 Lituania 8 2,3 Macedonia 9 2,6 Marocco 17 4,9 Moldavia 4 1,2 Nigeria 3 0,9

Olanda 1 0,3 Polonia 21 6,1 Rep. Ceca 1 0,3 Rep. Dominicana 4 1,2 Romania 60 17,4 Russia 8 2,3 Senegal 1 0,3 Serbia 1 0,3 Slovacchia 1 0,3 Tunisia 5 1,5 Ucraina 28 8,1 Uzbekistan 1 0,3 Totale 344 100,0

Tab. 2 – Numero delle intervistate secondo il comune di residenza e l’area di provenienza Fara San Martino 3 Balcani – Sud America

Lama dei Peligni 4 Balcani – Europa orientale Palena 5 Balcani – Europa orientale

Casoli 15 Balcani – Europa orientale – Europa occidentale – Nord A- frica

Gessopalena 10 Balcani – Europa occidentale – Asia Guardiagrele 5 Balcani – Sud America

Perano 2 Nord Africa – Sud America Cupello 9 Balcani – Europa occidentale

Gissi 6 Balcani – Europa occidentale – Sud America

Lanciano 28 Balcani – Nord Africa – Europa orientale – Sud America – Africa sub-sahariana

Ortona 59 Balcani – Europa orientale – Nord Africa – Asia –Africa sub- sahariana – Sud America

San Vito Chietino 1 Balcani

Francavilla 80 Balcani – Europa orientale – Europa occidentale – Nord A- frica – Africa

Chieti 117 Balcani –Europa orientale – Nord Africa – Africa sub- sahariana – Asia – Sud America

Continuando nell’analisi dei dati emerge, poi, che la quasi totalità delle intervistate (95,3%) afferma che l’Italia è stata la loro prima tappa di ap- prodo1; mentre il Comune in cui risiedono è stato raggiunto, senza alcuna

sosta intermedia, dal 67,7%. Dal che è lecito inferire che nella scelta della

destinazione hanno assunto un ruolo non secondario, sostanzialmente, due fattori: la “tolleranza normativa” dell’Italia in fatto di immigrazioni; la sponda delle catene familiari e amicali, nonché il legame con il proprio co- niuge o con il proprio compagno.

Per quel che attiene il primo punto non va trascurato, infatti, che – diversamente da quanto accade in altri Paesi europei – entrare nel nostro e soggiornarvi senza documenti non è impossibile, così come non è impossi- bile trovare lavoro in nero. Va da sé che per «chi si trova in condizioni di estremo bisogno e grave precarietà, questa “peculiarità” italiana offre [...] una reale possibilità di sopravvivenza: se persiste la difficoltà di trovare la- voro regolare e il tempo per le pratiche burocratiche e legali per il rilascio del permesso di soggiorno o dell’asilo politico si prolungano oltre misura, questo “lassismo normativo”, [...] torna sicuramente comodo»2.

Per quel che riguarda il secondo punto è facilmente intuibile che la pre- senza di parenti e/o di amici funge da importante orientamento per chi decide di partire. Non per caso, alla domanda direttamente posta sui motivi che han- no indotto le intervistate a scegliere il comune in cui attualmente risiedono, la presenza del proprio partner (34,3%), quella di parenti e familiari (23%), le reti amicali (17,4) preponderanti sul motivo economico (22,1%), segnalano precisamente quanto i rapporti, gli affetti, i contatti, le conoscenze possano funzionare da garanzia del buon andamento del percorso di inserimento nella società di approdo. All’interno di questa cornice alcune intervistate hanno te- nuto, comunque, a precisare che in Abruzzo sono approdate per caso o, me- glio, a seguito di un incontro occasionale che si è tradotto in un rapporto sta- bile in qualche caso non privo di zone d’ombra.

Sono venuta in Italia perché ho conosciuto mio marito a Montenegro, ci siamo conosciuti a casa di amici, lavorava con il marito di una mia amica, poi mi ha invi- tato a venire qui e sono venuta. Mio marito è un camionista, gira tutta Europa. Il mio matrimonio [...] è stata una cosa di fretta, ero già incinta [...]. Sono partita solo per mio marito, non avevo nessuna intenzione di andarmene dal mio Paese, lì stavo benissimo. (I. serba)

Ho conosciuto il mio compagno in un locale al mio onomastico, lui è ingegnere e l’ho seguito a Vasto. In Italia sono cambiati in peggio i rapporti con lui. Mi aveva promesso molte cose, che poi non ha mantenuto, gli italiani vogliono che la donna sta sotto agli uomini, invece in Russia è diverso. Ma gli uomini promettono e poi non mantengono. Vorrei dei figli, ma lui ne ha già due, ma poi penso che vorrei essere libera e vorrei farli con un compagno che ti capisce. (O. moscovita)

2 Valtolina G.G., “I facilitatori dei processi di integrazione”, in Bichi R., Valtolina G.G.

(a cura di), Nodi e snodi. Progetti e percorsi di integrazione degli stranieri immigrati, ISMU, FrancoAngeli, Milano, 2005, p. 195.

Tuttavia, anche coloro che hanno sostato in comuni diversi da quelli dell’attuale residenza (il 30,2%), hanno precisato che l’area delle province di Chieti e Pescara è stata la loro prima zona di insediamento3: suggeriscono, in

tal modo, che l’immigrazione in Abruzzo sta perdendo i tratti di un fenomeno occasionale e di ripiego per assumere sempre più quelli di una scelta.