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di Vittorio Lannutt

2.7. La riorganizzazione della famiglia in emigrazione

Il panorama migratorio familiare italiano è caratterizzato da diverse mo- dalità di ricompattamento della famiglia migrante. Le nuove dinamiche che

25 Spanò A., Zaccaria A.M., “Il mercato delle collaborazioni domestiche a Napoli: il ca-

so delle ucraine e delle polacche”, in La Rosa M., Zanfrini L. (a cura di), Percorsi migratori tra reti etniche, istituzioni e mercato del lavoro, FrancoAngeli, Milano, 2003.

la famiglia in emigrazione si trova a vivere dipendono da quale dei due co- niugi è stato il primomigrante/breadwinner. Nel nostro Paese, infatti, abbia- mo avuto e abbiamo sia ricongiungimenti al maschile che al femminile. Alla luce di ciò dobbiamo considerare che la separazione prima ed il ricongiungi- mento poi avvengono all’interno di un processo di de-territorializzazione e transnazionalizzazione che coinvolge i legami di coppia e quelli intergenera- zionali26.

Secondo la Tognetti Bordogna27 tre sono le aree simboliche maggior-

mente interessate dal fenomeno migratorio:

a) i valori. I valori familiari propri della tradizione della cultura d’origine tendono inesorabilmente ad affievolirsi a favore di quelli della società d’accoglienza;

b) il senso di appartenenza. Le relazioni tra l’individuo e la società subi- scono trasformazioni rilevanti: la donna, rispetto alla cultura d’origine, tende ad adeguarsi al nuovo contesto, attivando un percorso di emanci- pazione attraverso la partecipazione alla rete di relazioni sociali e ai rit- mi tipici della società di accoglienza. Il numero dei figli tende a dimi- nuire;

c) la vita quotidiana. Il lavoro e la scolarizzazione portano la famiglia mi- grante ad adeguarsi allo stile di vita del Paese di approdo; ciò produce cambiamenti profondi e talvolta contraddittori ed ambivalenti nei rap- porti sia interni che esterni alla famiglia, poiché si verifica una doppia tipologia di relazione caratterizzata dalla modernità con l’esterno e dagli aspetti tradizionali al suo interno28.

La maggior parte delle famiglie immigrate, infatti, non giunge mai nel Paese d’arrivo unita. In genere il percorso seguito è il seguente: parte uno dei due genitori; questi appena ottiene una sistemazione lavorativa ed abita- tiva tale da farsi raggiungere dal coniuge e dai figli, attiva le pratiche del ricongiungimento, che tuttavia non avviene mai in tempi brevi. Questo ov- viamente ha dei pesanti riscontri sulle dinamiche familiari, soprattutto per- ché, dopo anni di lontananza, la famiglia che torna a riunirsi, deve allestire

26 La condizione di trovarsi sospese all’interno del processo transculturale (tra salva-

guardia delle identità personale e nazionale e il desiderio di emancipazione) comporta per queste donne notevoli costi di adattamento, che sono causa di insicurezze ed isolamenti che possono originare disagi psichici e malattie psico-somatiche. Queste tensioni e contraddi- zioni originano 4 tipi di comportamenti: la lotta contro l’assimilazione; un adattamento tem- poraneo al cambiamento per raggiungere gli obiettivi economici; un adattamento ai nuovi modelli che resta teorico per l’opposizione del suo entourage; un’articolazione volontaria, non immune da conflitti. Cfr. Tognetti Bordogna M., Ricongiungere, cit.

27 Ibidem.

28 Se nel Paese d’origine non vi erano fratture rilevanti, tra il modello educativo familia-

re e quello esterno dell’organizzazione sociale e comunitaria, la situazione di migrazione evidenzia, in maniera più o meno forte, le differenze e le distanze tra i due spazi di socializzazione.

modalità di adattamento alla nuova realtà che non avviene mai in modo in- dolore. Gli ambiti più complessi da gestire riguardano:

1. l’adolescenza dei figli. Questa è una fase critica per chiunque e ancora di più per un immigrato in età adolescenziale. Nella società di approdo, infatti, si possono scatenare forti conflitti fra genitori e figli, vuoi se i secondi si mostrano propensi ad abbandonare i valori di riferimento del- la cultura d’origine29; vuoi se rifiutano di adattarsi alla nuova realtà,

come esemplarmente chiarisce il caso di quegli adolescenti ecuadoriani, che hanno raggiunto le loro madri, colf, a Genova. Queste donne si era- no fatte raggiungere dai loro figli, assicurando loro che sarebbero stati in Italia soltanto per l’estate: invece il loro soggiorno è diventato perma- nente. Questo ha determinato una tale ostilità da parte dei ragazzi verso il nuovo ambiente da indurli a ricreare nel capoluogo ligure le stesse gang cui appartenevano in Ecuador. Alla gang i ragazzi avevano attri- buito il ruolo di famiglia, dato che le madri erano proco presenti in casa e questi avevano bisogno di ricostruire un senso di collettività, di cui si erano sentiti espropriati con l’emigrazione30;

2. la condizione della donna coniugata primomigrante. Questa, se nel Pae- se d’arrivo, assume il ruolo di breadwinner, sa situarsi nell’ambiente di approdo, impara a gestire i rapporti con le istituzioni pubbliche, riesce anche ad aiutare il marito nella ricerca di un lavoro; insomma assume un ruolo di primazia. Tuttavia, se la sua famiglia poggia su un sistema valo- riale caratterizzato da forti connotati maschilisti, può dar luogo a tensio- ni con il proprio coniuge che si sente esautorato nel suo ruolo di ma- schio.Le crisi coniugali possono anche accentuarsi e sfociare in violente liti, fomentate anche dai problemi di alcolismo che alcuni mariti vivono nel Paese d’arrivo31. A questo quadro c’è poi da aggiungere che la don-

na, se madre, si pone come ponte comunicativo, non sempre facile da gestire, tra gli esponenti di due culture molto differenti: quella dei mariti e quella dei figli;

3. l’arrivo nel Paese di approdo di madri e figli. In questo caso, può veri- ficarsi un ribaltamento di ruoli, dovuto alla maggiore predisposizione dei minori ad apprendere la nuova lingua rispetto agli adulti, soprattutto

29 I giovani di seconda generazione si trovano dunque nella particolare situazione di o-

scillare tra le due culture, quella d’origine e quella italiana, e il risultato di questo fenomeno è un’identità ibrida, condizione di una doppia appartenenza identitaria.

30 Cfr. Palmas L.Q., Prove di seconde generazioni. Giovani di origine immigrata tra

scuole e spazi urbani, FrancoAngeli, Milano, 2006 e Cannarella M., Lagomarsino F., Pal- mas L.Q. (a cura di), Messi al bando, Carta, Roma, 2008.

31 Il migrante, nel momento in cui lascia il suo Paese d’origine perde anche tutte quelle

risorse disponibili incorporate nelle relazioni sociali ascritte o acquisite nelle quali è inserito, vale a dire il suo capitale sociale, nella terra di approdo deve così ricostituirne uno del tutto nuovo.

se questi ultimi hanno scarse difficoltà di relazionarsi con gli autoctoni, come capita a molte donne immigrate. In questi casi sono i figli che as- sumono il ruolo di interpreti e traduttori, quando non addirittura di dele- gati a rappresentare la famiglia all’esterno.

All’interno della famiglia migrante, dunque, entrambe le generazioni, seppur con delle differenze, sono tenute a rielaborare la propria struttura e le proprie dinamiche, anche perché la famiglia in migrazione si trova a vi- vere la discrepanza tra due modi di concepire sia il mondo, sia i rapporti familiari (marito-moglie, genitori-figli). Tale rielaborazione passa attraver- so il confronto con regole, pratiche ed approcci culturali nuovi e poggia sul- la ri-negoziazione di equilibri, aspettative e ruoli sia individuali che fami- liari. Per questi motivi, bisogna essere cauti nel giudizio delle famiglie mi- granti e assumere nei loro confronti sempre un’ottica relativistica.