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DELL’INVOLUCRO EDILIZIO

3. VARIABILI TECNOLOGICHE DELLE SUPERFICI VEGETALI APPLICATE ALL’INVOLUCRO EDILIZIO

3.2 LA COLTIVAZIONE IN TERRA DELLE SUPERFICI VEGETAL

3.2.2 La gestione della coltivazione in terra

3.2.2.5 Avversità ed esigenze podologiche

Le piante, come ogni creatura vivente, risentono delle condizioni dell’ambiente nel quali sono inserito, nel caso particolare delle specie coltivate in piena terra questo è due volte vero, se si pensa che allo steso modo in cui la qualità dell’aria incide sullo stato di salute di rami e foglie (la parte aerea dell’organismo vegetale la cui influenza sull’ambiente costruito ai fini energetici costituisce il focus tematico di questa ricerca), la qualità fisica e chimica del terreno è in grado di incidere sul buon funzionamento dell’apparato radicale.

Cominciando proprio dalla componente ipogea,risulta evidente la grande utilità che un’accurata analisi podologica del terreno di progetto, una volta che il sedime della parete verde che si intende costruire sia stato individuato, allo scopo di valutarne le caratteristiche ed individuare, compatibilmente con gli obiettivi della progettazione, la specie rampicante più adatta. A diversi rampicanti corrispondono infatti differenti esigenze podologiche, di cui a seguito si riporta una breve selezione effettuata sulle specie di più comune impiego parietale.

Si può comunque affermare come regola generale, che le piante rampicanti, provenendo per la maggior parte da contesti boschivi umidi e freschi, tendano a prediligere terreni argillosi e con una elevata presenza di humus estremamente ricchi sotto il profilo nutritivo, trovandosi altresì a disagio su terreni leggeri e sabbiosi. In questi casi, come abbiamo visto nel precedente paragrafo relativo al fabbisogno nutritivo delle piante impiegate nell’inverdimento parietale, il ricorso alla semplice concimazione naturale del terreno può portare nei casi meno problematici alla soluzione del problema, mentre nei casi peggiori si rendono necessaria l’aggiunta di strati composti da humus o torba, terreni caratterizzati da un elevato tasso di ritenzione idrica.

Le condizioni di drenaggio del suolo, rappresentano parlando di suolo, un argomento estremamente delicato, per le quali occorre che il sedime di progetto sia in grado di garantire una situazione di giusto equilibrio.

Se abbiamo visto, come terreni eccessivamente asciutti non offrano condizioni di crescita adeguate alle specie rampicanti, si deve comunque tenere presente che in generale l’apparato radicale delle piante necessita per il suo sviluppo di ricevere una data percentuale di ossigeno.

Occorre dunque evitare anche terreni argillosi e limacciosi e prediligere

sottofondi con una tessitura3 adeguata a garantire un buon drenaggio di

aria e liquidi.

La mancanza di permeabilità dei terreni è generalmente legata alla presenza di strati a bassa conducibiltà idrica, che generano situazioni de saturazione, o eventuali pendii ed insenature che favoriscono ristagni d’acqua, in entrambi i casi la reazione delle piante, anche nel caso in cui si parli di specie che per loro natura prediligono substrati umidi, come la maggior parte delle rampicanti, può comportare disfunzioni e blocchi della crescita. Reazione particolarmente sgradita se si pensa a quanto dimensione e densità del manto fogliare costituiscano elementi di fondamentale importanza nella valutazione del contributo energetico, dato agli edifici dalle specie vegetali integrate al suo involucro.

Un ulteriore aspetto dei substrati terrosi che è necessario tenere in doverosa considerazione riguarda le caratteristiche chimiche che li caratterizzano.

3. La tessitura del suolo configura la proporzione tra sabbia, limo e argilla le cui particelle costituiscono la frazione inorganica o minerale del suolo. In genere la si classifica in pietre, sabbia, limo e argilla, in base alle dimensioni delle particelle che la compongono

Variabili tecnologiche delle superfici vegetali applicate all’involucro edilizio – La coltivazione in terra delle superfici vegetali

Occorre prima di procedere all’impianto, alla misurazione del livello di pH del suolo, che costituendo un indicatore della saturazione basica del terreno, ne determina indirettamente anche la fertilità, poiché le basi in esso presenti rappresentano in generale per le piante importanti elementi

nutritivi4.

Un suolo eccessivamente acido, incide altresì negativamente sul nutrimento delle piante che vi siano messe a dimora e possono costituire un pericolo perché tendono a liberare particelle di alluminio fitotossico attraverso il processo di dissociazione dei minerali argillosi in esso

presenti5 anche nel caso di elevata acidità, una buona concimazione può

costituire comunque un efficace palliativo.

È necessario mantenere sempre, una certa distanza di sicurezza di almeno 20 cm tra le fondazioni della parete che si desidera inverdire e l’apparato radicale delle piante impiegate e tale scopo per evitare che l’elevata alcalinità dal terreno in prossimità dell’edificio, causata dalla possibile presenza di calce o calcinacci, possa compromettere il regolare sviluppo degli organismi vegetali.

In contesti urbani, come quelli che generalmente ospitano gli edifici che presentano pareti rivestite da manti vegetali, anche la concentrazione di agenti inquinanti nell’aria può costituire un pericolo per la sopravvivenza di queste piante.

Si tende comunemente a dividere secondo tre categorie di tolleranza

all’inquinamento urbano le diverse specie di rampicanti6:

Molto sensibili

Mediamente sensibili Resistenti

In generale, le specie più comunemente impiegate nell’ambito del nostro panorama nazionale sono accomunate da un elevato grado di resistenza agli agenti inquinanti, salvo rare eccezioni come quella della clematide o la actinidia che presentano la tendenza ad accumulare sulle loro foglie tracce

4. La correzione del pH del suolo può essere effetuata con l’agginta di sostanze alcaline (calcare) o o di sostanze acide (zolfo). Si può per esempio, aumentare di un punto il valore del pH aggiungendo 2,5kg di calcare macinato per ogni 10mq di terreno;oppure abassarlo di 1 punto con l’aggiunta di 225g di zolfo per ogni 10mq (fonte da: Bellomo A., op.cit.)

5. Il pH del suolo costituisce un indicatore della sua saturazione in basi, fornendo indirettamente una misura della sua fertilità in quanto le basi sono importanti elementi nutrienti per le piante.

di polveri ed inquinamento riconducibile ai gas di scarico delle auto, per cui se ne sconsiglia in genere l’impiego in zone particolarmente inquinate, anche perché in questo caso, persino la buona propensione caratteristica di queste specie a formare barriere schermanti per le radiazioni solari dirette, finirebbero con l’essere parzialmente compromesse dall’accumulo di polveri sulla superficie riflettente e cerosa delle foglie, cercando di prediligere collocazioni più appropriate come corti giardini o strade a bassa percorrenza carrabile.

Tra le fonti di maggiore incidenza, sull’alterazione climatica dei grandi centri abitati, accanto alla voce relativa ai gas di scarico delle automobili, troviamo sovente le esalazioni prodotte dagli impianti di climatizzazione degli edifici che oltre a peggiorare la qualità climatica degli spazi urbani, finiscono spesso col peggiorarne anche l’impatto estetico.

La tentazione di cancellare almeno visivamente la presenza di queste apparecchiature brutte ed ingombranti attraverso l’applicazione di filtri vegetali può essere un proposito sulla carta più che condivisibile, ma c’è anche in questo caso da considerare attentamente gli effetti negativi che la prossimità a tali apparecchiature può provocare sugli organismi vegetali che si andrebbero ad impiegare per il loro rivestimento.

Se messe a dimora nelle vicinanze di getti di aria calda, si possono infatti verificare nelle rampicanti effetti indesiderati come la germogliazione precoce, possibile causa di essiccamento o sviluppo asimmetrico dalla chioma.

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3.3 VARIABILI TECNOLOGICHE NELL’IMPIEGO DI SUPERFICI