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VEGETALI COLTIVATE FUORI SUOLO

3.5.2.5 I tappeti erbos

Una delle categorie più interessanti per l’applicazione su substrato verticale è quella dei tappeti erbosi, con questo nome si indica “una copertura erbacea comprendente lo strato più superficiale di suolo interessato dalla presenza di radici e/o rizomi, usualmente tagliato basso e caratterizzato da uniformità e bassa crescita” (Beard, 1991).

I tappeti erbosi presentano dal punto di vista della produzione su vasta scala, alcuni notevoli vantaggi competitivi rispetto alle altre categorie di

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Foglie di Stachys lanata.

La grande resistenza a condizioni climatiche estreme di queste piante ha fatto si che sviluppassero una serie du caratteristiche per la limitazione delle dispersioni idriche in fase di evapotraspirazione; come foglie di dimensioni mediamente contenute, ed in certi casi dotate di peluria che aiuta la pianta a conservare acqua

Dottorato di ricerca in Tecnologia dell’Architettura – XXII° Ciclo Michele Olivieri

piante sin qui trattate, infatti la necessità di produrre in serra, grandi estensioni di superfici verdi finalizzate alla costruzione di gigantesche strutture sportive come i campi da golf, spesso in tempi molto ridotti, ha fatto si che nel corso degli anni si formassero anche in Italia una serie di strutture vivaistiche specializzate nella produzione di questi manti vegetali. Nel corso degli ultimi anni poi alcuni produttori hanno deciso di investire nello sviluppo di tecnologie per il rivestimento di facciata basate sulla coltivazione in quota dei tappeti erbosi, ed in effetti questi rivestimenti vegetali offrono alcune caratteristiche decisamente interessanti ai fini di questo tipo di applicazione.

• Pur essendo generalmente composti da piante erbacee perenni caratterizzate da una buona resistenza a condizioni critiche come stress idrico e basse temperature, è possibile classificare le diverse specie impiegabili per la realizzazione di tappeti erbosi secondo due grandi categorie basate sul loro potenziale di adattamento ai diversi agenti climatici:

o Le specie macroterme. Specie particolarmente adatte ai climi caldi (la temperatura ideale per il loro sviluppo nel corso della stagione vegetativa sono comprese tra 25 e 30°C) queste piante rallentano il loro ritmo di crescita con temperature inferiori ai 20°C fino a fermarsi completamente al di sotto dei 10°C. con temperature prossime allo zero poi, tendono generalmente a perdere la loro colorazione verde entrando in dormienza. Queste piante sono estremamente diffuse in natura, come nel caso delle Cyndon dactylon (meglio note come gramigne) o le zoysie, conosciute per il loro sviluppo estremamente aggressivo e vigoroso, caratteristica che conferisce loro un’eccellente capacità di recupero da qualsiasi tipo di stress.

o Le specie microterme. Queste piante, estremamente diffuse sul nostro territorio nazionale per la creazione di prati domestici, rappresentano un’ottima opzione per l’inverdimento di superfici non troppo soleggiate, presentando la predisposizione a crescere con maggiore

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facilità durante i periodi più freschi della stagione vegetativa, con temperature comprese tea 15 e 25°C. sono caratterizzate da una maggiore tolleranza al freddo rispetto alle macroterme e a conservare la colorazione durante i mesi invernali, sia pure a dispetto di una minore resistenza alle alte temperature.

Attraverso l’impiego mirato di queste categorie nel progetto dei rivestimenti di facciate è possibile ottenere manti continui ed in buone condizioni di condizioni di conservazione durante tutti i mesi dell’anno (contrariamente a quanto visto a proposito della maggior parte delle specie rampicanti e tappezzanti).

• Un altro aspetto decisamente interessante ai fini dell’applicazione parietale dei tappeti erbosi riguarda le caratteristiche del loro manto fogliare, infatti pur garantendo una grande compattezza e continuità visiva non arriva mai a raggiungere volumi e carichi capaci di mettere in crisi il sistema di facciata, per via della completa assenza di parti legnose (come nel caso dei sedum, ma con una densità fogliare decisamente superiore a quella caratteristica delle xerofite). • Gli apparati radicali dei tappeti erbori presentano le stesse

caratteristiche di sviluppo incontrate per le specie tappezzanti, tendono cioè a crescere parallelamente al piano di coltura, attraverso l’impiego di stoloni, capaci di costituire trame densissime che collegano in soluzione di continuità la superficie del tappeto erboso e lo fissano saldamente al substrato ed alle strutture di sostegno collegate (o meno) alla facciata da rivestire.

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Esistono comunque anche una serie di criticità, che l’esperienza maturata dalle aziende produttrici, ha permesso nel tempo di riscontrare rispetto all’applicazione di manti erbosi in verticale.

• Dal punto di vista estetico, per quanto l’applicazione di diverse specie di tappeto erboso costituisca di per se una possibilità di variazione in termini di grana e colore del manto vegetale, non rappresenta però un grado significativo di libertà compositiva se paragonato alla grande quantità di combinazioni cromatiche e formali offerte dall’impiego di piante tappezzanti o epifite.

• I tempi di crescita per quanto non particolarmente significativi se paragonati a quelli delle specie rampicanti, costituiscono comunque un problema data l’oggettiva difficoltà di gestire operazioni di taglio in quota di una superficie vegetale densa come quella di un tappeto erboso. Secondo i i dati forniti da alcune aziende produttrici e dai botanici che per esse curano la selezione e le essenze, mantenere l’altezza dell’apparato fogliare ad un livello che non ne danneggi le caratteristiche estetiche (consistenza e colore delle foglie) richiede infatti un numero di interventi di potatura che può variare a seconda delle specie e dell’orientamento tra uno e sei all’anno*(nota).

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I tappeti erbosi pur consentendo una applicazione parietale basata sull’impiego di modulio di dimensioni contenute, garantiscono una continuità del manto eccellente rispetto alla maggior parte dei rivestimenti vegetali, sia pure a discapito della ricchezza cromatica, offertav da altre soluzioni

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• I tappeti erbosi richiedono infine rispetto a sedum e tappezzarti, una maggiore quantità di acqua, per conservare intatte le qualità dei loro densi manti fogliari, sempre dalle informazioni raccolte da botanici e produttori è possibile stimare approssimativamente il consumo

idrico di un m2 di tappeto erboso in una quantità di acqua che in

estate a seconda dell’orientamento può variare tra 7 e 10 litri, per scendere a 5 durante le mezze stagioni ed azzerarsi durante la dormienza invernale.

Per quanto riguarda le potenzialità in termini di controllo microclimatico di superfici rivestite attraverso l’impiego di tappeti erbosi, si può affermare che in relazione alle categorie vegetali sin qui esaminate, questa tipologia di rivestimento sembra poter offrire le migliori prospettive di efficienza.

• La fitta trama degli apparati radicali, come nel caso delle tappezzanti costituisce di fatto un filtro all’azione degli agenti atmosferici agenti sulla parete per il substrato di coltura sottostante. Ma oltre a questo, la densa superficie fogliare che riveste completamente ed in soluzione di continuità il substrato, collabora attivamente con questo, nel definire le prestazioni di controllo micriclimatico sulla parete rivestite e sugli spazi al suo intorno, incrementando in maniera significativa nel moderare i flussi di

calore in entrata e in uscita delle superfici rivestite17.

• Gli elevati consumi idrici evidenziati per i tappeti erbosi, pur rappresentando un onere dal punto di vista della manutenzione delle superfici vegetali in questione, rende però anche l’idea dell’estrema efficacia di questi manti vegetali nel regolare temperatura ed umidità ambientale al loro intorno in virtù della grande quantità di vapore acqueo emesso attraverso il fenomeno dell’evapotraspirazione dalle loro numerosissime foglie.

Allo scopo di fornire ulteriori dati relativamente al potenziale dei manti erbosi in termini di umidità prodotta attraverso l’evapotraspirazione si riportano di seguito i dati prodotti su questo tema da uno studio

statunitense18.

17 Gli aspetti energetici legati all’uso di tali

rivestimenti vegetali, sono stai oggetto di apposite misurazioni strumentali, i cui esiti, saranno riportati e descritti nel corso del VI° capitolo

18 Il segno meno nell’unità di misuta

dell’evapotraspirazione deriva dal fatto che questa equivale, ai consumi idrici di una coltura, ed è la voce negativa principale del bilancio idrico. Si esprime in quantità di acqua per unità di superficie per unità di tempo e generalmente in mm giorno-1, mm anno-1. Sapendo che: 1 mm =1 L m-2

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Mm g-1 Microterme Macroterme

Molto basso

<6 Buchloe dactyloides

Basso 6-7 Cynodon ibridi

Cynodon dactylon Zoysia spp.

Medio 7-8,5 Festuca rubra Paspalum vaginatum

Stenotaphrum secundatum

Alto 8,5-10 Lolium perenne Pennisetum clandestinum

Molto alto >10 Festuca arundinacea

Agrostis stolonifera Poa pratensis

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Tabella riassuntiva della evapotraspirazione giornaliera per i diversi tipi di tappeti erbosi. Tale indicatore risulta particolarmente utile a definire il potenziale in termini di controllo microclimatico attribuibile li diversi tappeti erbosi, incidendo, come vedremo nel corso del prossimo capitolo su umidità e temperatura dell’aria in prossimità della superficie verde.

(Fonte da: Volterrani M., Nuovi indirizzi nella realizzazione di tappeti erbosi ad uso sportivo, ornamentale o di recupero ambientale in Italia, Comunicazione personale, 2009 da Beard, 1989)

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3.5.3 La scelta della componente strutturale

3.5.3.1 Definizione e classificazione

Per le facciate verdi continue la componente strutturale costituisce in genere dei sistemi più articolati e complessi di quelli visti nel caso dell’impiego di organismi vegetali coltivati in suolo.

Tale componente deve infatti svolgere una serie di funzioni che vanno oltre il semplice sostegno della componente vegetale, come contenere il substrato di coltura e gli apparati radicali delle piante posti in quota, ed in molti casi integrare al suo interno gli impianti necessari ad assicurare il nutrimento del manto vegetale.

La componente strutturale delle tecnologie per la costruzione di facciate verdi idroponiche o con substrato in quota, è a sua volta costituita da varie sottocomponenti con finalità diverse:

• Strutture di sostegno

• Strutture di contenimento per substrato di coltura ed apparato radicale

• Impianti per la fertirrigazione

Di seguito verranno analizzate le principali caratteristiche relative a materiali, modalità di impiego ed eventuale incidenza sul potenziale di controllo microclimatico del rivestimento vegetale per ognuna delle suddette sottocomponenti.

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