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DELL’INVOLUCRO EDILIZIO

3. VARIABILI TECNOLOGICHE DELLE SUPERFICI VEGETALI APPLICATE ALL’INVOLUCRO EDILIZIO

3.2 LA COLTIVAZIONE IN TERRA DELLE SUPERFICI VEGETAL

3.2.2 La gestione della coltivazione in terra

3.2.2.4 Potatura e riproduzione

Perché i rampicanti possano svolgere con il massimo dell’efficacia il loro ruolo coprente e schermante, occorre sottoporli a potature periodiche programmate in funzione di specie e modalità di coltura.

Se tale pratica fosse trascurata nella gestione di una parete inverdita non soltanto si avrebbero nel tempo risultati disomogenei e talvolta indesiderati sul piano del controllo ambientale degli spazi retrostanti, ma si perderebbe il controllo estetico (situazione in alcuni casi assolutamente compatibile con gli intenti progettuali) e soprattutto dimensionali della parete, infatti per via dell’estremo vigore che caratterizza alcune delle specie più comunemente impiegate, queste arriverebbero in pochi anni (in alcuni casi si può parlare di stagioni) ad invadere disordinatamente oggetti e vegetazione estranee alla superficie che si desiderava rivestire , finendo per deteriorarle o soffocarle nel caso di altre specie vegetali per via della forza che specialmente alcune piante volubili come il glicine sono in grado di sviluppare durante la loro crescita e che possono comportare pressioni dell’ordine dei 50 kg.

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Possibili deformazioni dei cavi in tensione causate dalla crescita di rampicanti volubili. (fonte da: Bellomo A., op.cit.)

Variabili tecnologiche delle superfici vegetali applicate all’involucro edilizio – La coltivazione in terra delle superfici vegetali

Una periodica potatura, risulta inoltre necessaria nel caso di rampicanti dalla chioma particolarmente voluminosa, per ridurre l’incidenza dell’effetto provocato su piante e strutture di sostegno (telai di varia natura o semplici pareti) dall’azione degli agenti atmosferici come vento gelo e neve.

Anche per quanto riguarda le pratiche di potatura , come per altre questioni relative ad impianto e fabbisogno nutritivo delle piante si rimanda alla trattatistica di settore per approfondimenti che non rientrano tra le prerogative del presente studio, in questa sede ci si limiterà ad illustrarne rapidamente le principali variabili tecniche e procedurali.

In prima istanza, anche per la scelta di una corretta tecnica di potatura, si dovrà distinguere tra specie a foglia caduca e sempreverdi.

Nel caso dei rampicanti decidui, la potatura andrebbe preferibilmente effettuata in febbraio prima della ripresa vegetativa, secondo le seguenti modalità, a seconda dell’età e dello stato di salute delle piante:

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Vigoroso sviluppo di un esemplare di Wisteria sinensis (fonte: Raasch L.)

• Potatura di formazione, finalizzata in seguito all’impianto ad orientare correttamente ed ordinatamente lo sviluppo verticale delle piante, caratterizzato da tagli particolarmente vigorosi e di conseguenza inficianti delle caratteristiche schermanti della pianta, si ripete generalmente con cadenza annuale fino al secondo anno di età.

• Potatura di mantenimento, che si esegue in genere a partire dal terzo anno di età della pianta ad impalcatura formata, con lo scopo di tenerla pulita, si ripete con una cadenza di 1-2 volte per anno e va comunque garantita alla fine dell’inverno prima della ripresa vegetativa e della fioritura, consentendo ai giovani getti di crescere senza l’ingombro dei rami più vecchi. Tale pratica va necessariamente garantita per il benessere delle piante, ma è possibile dosarne l’intensità un funzione dell’efficacia schermante che al di la della gradevolezza estetica il progetto richiede al rivestimento vegetale.

Nel caso dei rampicanti sempreverdi, il periodo migliore per la potatura, in coincidenza con quello di impianto risulta essere generalmente aprile senza comportare per quanto riguarda le modalità di potatura differenze sostanziali rispetto a quanto gia detto per le specie decidue.

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Potatura della Clematis, è soprattutto murata a ripulire la pianta da getti disordinati. Gli esemplari che fioriscono in estate possono anche venire sottoposti però a un taglio drastico, che abassi la pianta fino anche a 30 cm dal terreno tagliando sopra le nuove gemme (nel particolare).(fonte da: Del Fabro A., op.cit.)

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La possibilità offerta dall’impiego delle piante in edilizia di crescere, svilupparsi e rinnovarsi autonomamente contrariamente per quanto accede per i materiali lapidei costituisce senza dubbio uno dei grandi punti di forza e di interesse per queste tecnologie.

Tale caratteristica, assume ancora maggiore forza di suggestione se si considera il potenziale riproduttivo proprio degli organismi vegetali, che consente di arrivare a produrre ingenti quantitativi di materiale utile al rivestimento a partire dall’acquisto di un singolo esemplare, in tempi relativamente brevi, pur variando a seconda delle specie , tale sistema costituisce ad esempio, il fondamento della produzione industrializzata di manti erbosi in serra e che consente ai vivaisti di produrre in poche settimane quantitativi di manto erbosi sufficiente a rivestire grandi facciate o interi campi sportivi.

Per le rampicanti, trattandosi di strutture vegetali decisamente più complesse, i tempi sono più lunghi, ma le modalità di riproduzione sono comunque relativamente semplici ed efficaci.

I rampicanti che generalmente vengono impiegate sul nostro territorio si possono riprodurre per due vie:la via gemmica (per parte di seme) che rappresenta la via più naturale ma anche la meno efficace dal punto di vista dei tempi e della semplicità di esecuzione e la via agemmica (o vegetativa), questa ultima modalità costituisce come detto l’alternativa più semplice e

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Potatura della Bignonia. Il disegno schematizza un intervento di svecchiamento, con il quale cioè si eliminano i rami secchi, troppo vecchi (che andranno sostituiti con il getto giovane più basso come da particolare) e a contenere lo sviluppo della chioma (fonte da: Del Fabro A., op.cit.)

facilmente ripetibile, oltre a garantire maggiori margini all’identicità tra pianta creata e pianta madre.

Le tecniche di riproduzione vegetativa, costituiscono in linea di massima nel fare si che da alcuni rami o germogli messi in contatto col terreno, attraverso apposite strutture di fissaggio , seppellendone le estremità in piena terra (tecnica chiamata a Propaggine) o racchiudendo una porzione di ramo aereo in un recipiente di terra contenente terriccio detto margotta (tecnica a margotta), in entrambi i casi dopo avere compiuto un’ incisione sulla superficie del ramo, su questi si formano spontaneamente gli apparati radicali che verranno poi utilizzati per l’impianto una volta effettuata la separazione del ramo in questione dal resto della pianta.

L’impianto avviene con tempi differenti a seconda dell’epoca di fioritura della pianta ed in particolare in primavera per quelle che fioriscono all’inizio dell’autunno e sul finire dell’estate per quelle invece che fioriscono in primavera.

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Principali fasi di esecuzione di una margotta. Dopo avere inciso il ramo (1), lo sia avvolge con film plastico possibilmente nero, fermato alla base con del filo di ferro (2) All’interno dell’involucro si inserisce torba o sfagno ben umidi (3) in modo che il substrato aderisca bene al ramo (4). Non appena spunteranno le nuove radici (1-2 mesi) è possibile separare la parte. (fonte da: Del Fabbro A. op.cit.)

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