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Evoluzione storica e caratteristiche delle tecniche per la coltivazione fuori suolo

VEGETALI COLTIVATE IN TERRA

3.4 COLTIVAZIONE FUORI SUOLO O IDROPONICA

3.4.1 Introduzione e classificazione

3.4.1.1 Evoluzione storica e caratteristiche delle tecniche per la coltivazione fuori suolo

Le tecnologie sviluppate da agronomi e produttori, per la coltivazione fiori suolo di specie vegetale, rappresentano oggi il fronte di innovazione più promettente per lo sviluppo e le diffusione delle pratiche finalizzate all’integrazione tra involucro architettonico e superfici vegetali finalizzate a migliorarne le prestazioni di controllo ambientale.

Col nome di coltivazione fuori suolo, si indicano tutte quelle tecniche di coltura sviluppate in tempi più o meno recente, attuabili in assenza di comune terreno agrario e nelle quali di conseguenza il rifornimento alle piante di acqua ed elementi nutritivi, deve avvenire in forma completamente artificiale attraverso la somministrazione di soluzioni nutritive per mezzo di diversi tipi di substrato.

Il ruolo tradizionalmente riservato alla terra viene dunque assolto nelle colture fuori suolo dall’ impiego di soluzioni chimiche somministrate attraverso medium o substrati che possono assumere diverse forme a seconda della tecnica utilizzata.

La storia delle tecniche di coltivazione fuori suolo costituisce ad oggi un tema piuttosto controverso, se infatti alcuni studiosi fanno risalire le prime sperimentazioni su tali tecniche gia presso civiltà antichissime come quella

egizia o quella azteca1, è invece possibile affermare che la prima

applicazione su scala commerciale di colture idroponiche risultano decisamente più recenti, quando negli anni tra le due guerre mondiali del secolo passato, il fisiologo californiano W.F. Gericke propose un sistema alternativo alla comune coltivazione in piena terra allo scopo di migliorare la produzione agricola degli stati uniti alleviandola, dalla tara costituita dai naturali problemi di stanchezza dei terreni.

1 Da:Dimauro B., Incrocci L., Malorgio F.,

Paradossi A., La tecnica della coltivazione fuori suolo , Progetto interregionale “Orticoltura”2001-2004, sottoprogetto “Colture Protette”, Pisa, 2005

Variabili tecnologiche delle superfici vegetali applicate all’involucro edilizio – Coltivazione fuori suolo

Come avviene sovente nella storia delle innovazioni tecnologiche, un passo avanti decisivo nello sviluppo delle tecniche idroponiche si è verificato in tempi di guerra, in particolare durante la seconda guerra mondiale, quando ben 22 ha di colture idroponiche vennero realizzate dal governo americano in Giappone, per rifornire di prodotti freschi le truppe alleate impegnate in qual paese non risultando possibile in quel frangente per ragioni igieniche coltivare in terra, a guerra finita il sistema Gericke non riuscì a trovare una diffusione significativa a causa dell’estrema fragilità ed inaffidabilità dovute ai numerosi problemi insoluti che ancora si trovava a scontare, oltre che dagli elevati costi iniziali che l’impiego delle tecnologie ad esso necessarie comportavano (limiti in vero ad oggi non ancora pienamente superati), ma negli anni della ricostruzione agronomi e chimici giapponesi incuriositi dagli impianti di Chofu ereditati dalla guerra, ebbero modo di studiare e perfezionare le tecnologie in essi impiegati.

L’introduzione della plastica in agricoltura attorno agli anni ‘60 semplificò notevolmente alcuni aspetti costruttivi (tubazioni, cabalette, ecc..) che fino a quel momento avevano costituito un limite per lo sviluppo delle colture fuori suolo, suscitando un rinnovato interesse attorno a queste tecniche.

I ricercatori continuarono a lavorare per perfezionare la coltivazione in idroponica e nel 1965, Allen Cooper in Inghilterra diede vita al sistema NFT, fondamentale per la diffusione su ampia scala di questi sistemi di produzione e che nei prossimi paragrafi verrà analizzato più dettagliatamente:

gli anni ‘70 videro per la prima volta la produzione commerciale fuori suolo raggiungere percentuali significative, mentre solo a partire dagli anni ‘80 l’impiego di nuovi substrati di natura organica a base di torba e di substrati artificiali costituiti da lana di roccia, perlite o pomice, dalle caratteristiche fisiche e chimiche decisamente più appropriate alla coltivazione rispetto alla sabbia o alla ghiaia generalmente impiegate sino a quel momento, si assiste ad una vera diffusione su larga scala di queste tecniche.

Oggi in Olanda il 90% della produzione in serra di ortaggi e fiori avviene per mezzo di coltura idroponica, mentre il recente giro di vite europeo sul consumo in agricoltura di pesticidi e fertilizzanti, che si prevede provocherà nei prossimi anni una profonda revisione delle tecniche colturali

Dottorato di ricerca in Tecnologia dell’Architettura – XXII° Ciclo Michele Olivieri

attualmente in uso, potrebbe costituire il giusto pretesto per diffondere e migliorare ulteriormente i sistemi di coltura fuori suolo.

Tuttavia su scala globale resta ancora lunga la strada da percorrere se si pensa che su un totale di circa 2 milioni di ha destinati a coltivazione protetta, in meno di 30.000 risultavano ancora alla fine del 2001, applicate tecniche idroponiche, per le quali risulta oramai evidente che solo il conseguimento di nuovi e significativi sviluppi tecnologici possono rappresentare una concreta prospettiva di ulteriore diffusione.

Il tema relativo all’opportunità di sviluppare e utilizzare sistemi che non prevedano l’impiego di terreno per la produzione su grande scala fiori, manti erbosi, ortaggi e piante di vario genere, si presenta ancora oggi ricco di contraddizioni e problemi irrisolti e la maggior parte degli studiosi in esso coinvolti, tendono a concordare sull’esistenza di una serie di vantaggi e svantaggi utili a decifrarne la complessità.

Leggendo tra le righe dei suddetti punti, è possibile individuare alcuni concetti chiave che hanno portato nel corso degli ultimi anni un numero sempre maggiore di imprenditori e vivaisti ad investire sullo sviluppo di prodotti finalizzati alla creazione di pareti naturalizzate fondati sull’applicazione di tecniche di coltura fuori suolo.

Immagine 01

Vantaggi e svantaggi delle coltivazioni fuiri suolo

(fonte Da:Dimauro B., Incrocci L., Malorgio F., Paradossi A., op. cit.)

Variabili tecnologiche delle superfici vegetali applicate all’involucro edilizio – Coltivazione fuori suolo