DELL’INVOLUCRO EDILIZIO
3. VARIABILI TECNOLOGICHE DELLE SUPERFICI VEGETALI APPLICATE ALL’INVOLUCRO EDILIZIO
3.2 LA COLTIVAZIONE IN TERRA DELLE SUPERFICI VEGETAL
3.2.2 La gestione della coltivazione in terra
3.2.2.1 Scelta del sito
L’orientamento delle pareti che si desidera rivestire, rappresenta una variabile di estrema importanza determinando l’esposizione a luce e vento delle piante impiegate.
Come si vedrà in dettaglio, nelle schede relative alle principali specie rampicanti impiegate per il rivestimento di involucri edilizi, queste richiedono di caso in caso un diverso grado di esposizione alle radiazioni solari per la loro crescita, facendo di tale fattore ambientale, un punto essenziale ad orientarne la corretta scelta rispetto alle caratteristiche offerte dal sito di progetto.
Sempre in merito all’esposizione solare, occorre poi considerare che specialmente in contesti urbani, può essere definito non solo dall’orientamento del fronte destinato all’inverdimento, ma dalle caratteristiche morfologiche del costruito in cui questo si trova ad essere inserito e dalla quantità di ombra portata prodotta in tale contesto.
Tipo di messa a dimora a seconda del genere vegetale
Variabili tecnologiche delle superfici vegetali applicate all’involucro edilizio – La coltivazione in terra delle superfici vegetali
Un'altra caratteristica, da tenere in debita considerazione in merito all’orientamento di una parete verde riguarda l’esposizione al vento.
Rispetto alle specie arboree generalmente impiegate nella costruzione di barriere contro questo agente atmosferico, le specie rampicanti risultano generalmente meno efficaci, ma non solo, un’esposizione diretta di tali piante a forti venti, specie se invernali e specie se nelle fasi immediatamente successive all’impianto, rischiano di comprometterne seriamente la crescita, causando danni fisici o portandole all’essicamento. Occorre comunque puntualizzare, che nel caso dell’esposizione ai venti, contrariamente a quanto visto per la luce solare, il contesto urbano con la sua elevata densità edilizia può costituire un ambiente decisamente favorevole, non presentando generalmente al suo interno grande ventosità, anche se resta necessario porre attenzione nel collocare rivestimenti vegetali in prossimità degli spigoli degli edifici o su fronti che si sappia essere esposti a venti dominanti.
Immagine 02.
Flussi di aria associati a diverse geometrie urbane all’aumentare del rapporto tra l’altezza e distanza tra i fabbricati. (fonte da: Scudo G., Ochoa de la Torre J.M., op.cit.)
Un ultimo aspetto legato alle condizioni ambientali che si ritiene necessario discutere in questa sede, anche se solo indirettamente influenzato all’orientamento del sito, riguarda la temperatura minima di resistenza delle piante che si desideri impiegare.
Il grado di massimo freddo che gli organismi vegetali sono in grado di sopportare, costituisce infatti l’aspetto più importante nella selezione delle specie da impiegare per l’inverdimento in virtù degli effetti devastanti su di esse prodotti da una scelta non oculata.
3.2.2.2 Impianto
Per impianto, si intendono la serie di procedure e di cure che generalmente richiede la corretta messa a dimora delle specie vegetali da parte dell’uomo.
Come per altre variabili gestionali discusse in questo paragrafo, non si tratta di un parametro direttamente legato e proporzionale all’efficienza espressa dalle specie vegetali applicate all’involucro in termini di controllo ambientale, ma rappresenta comunque un onere gestionale che non si può non prendere in considerazione nel momento in cui si voglia stilare un bilancio dell’impiego del verde parietale in qualità di componente tecnologica dell’involucro edilizio.
Il primo fattore che occorre prendere in considerazione a seconda delle specie impiegate riguarda il periodo più favorevole ad eseguire le operazioni di impianto, che varia di specie in specie (si rimanda la trattazione dei singoli casi alle schede-pianta) ma che si tende generalmente a definire in base alle caratteristiche di stagionalità del manto fogliare, ed in particolare:
Per le rampicanti decidue, si tende ad indicare il periodo più favorevole all’impianto tra i mesi di ottobre e di marzo, ma con condizioni climatiche il più possibile favorevoli (evitando quindi pioggia neve o gelo) e con terreno il più possibile asciutto.
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Nel caso in cui tali condizioni venissero meno occorrerà attendere e rinviare le operazioni di messa a dimora delle piante, tale considerazione mette una volta di più in evidenza l’assoluta particolarità delle tecnologie di inverdimento fondate sull’impiego di tecniche tradizionali per le quali risulta sovente difficile la gestione dei tempi, non solo di crescita, ma come visto anche di posa in opera.
Per le rampicanti sempreverdi si prediligono periodi di maggiore calore in cui anche la temperatura del terreno risulta maggiore e non rischia di compromettere, nel corso dei primi giorni successivi alla messa a dimora della pianta il suo apparato radicale.
In particolare, si tendono ad indicare come periodi favorevoli, le prime settimane d’autunno o i mesi primaverili.
La prima operazione da compiere è chiaramente lo scavo di una fossa a fondo piatto, che ospiterà le radici delle piante e le cui dimensioni dovrebbero risultare il più possibile coerenti a quanto indicato nel
precedente paragrafo e comunque maggiori dell’apparato radicale da
mettere a dimora.
Sul fondo della fossa, prima della pianta è buona norma porre un letto di ghiaia o altro materiale di granulometria grossa al fine di migliorarne il drenaggio, su tale strato va poi disposto uno strato di spessore variabile, a seconda delle caratteristiche della pianta, di concime organico o di composto, che dovrà a sua volta essere ricoperto con un cuscinetto di terra, per evitare il contatto diretto con le radici.
Collocata la pianta, le si deve aggiustare la posizione, distribuendo terriccio se possibile miscelato con dell’altro concime organico. In genere, la profondità dell’impianto dovrebbe essere tale da consentire alle parti aeree della pianta di uscire dal terreno in corrispondenza della quota che questo presentava prima dello scavo della fossa, ed in particolare per le specie innestate come generalmente sono le rose, si dovrà fare attenzione che il punto di innesto stia fuori dalla terra.
Al termine dell’impianto, il terreno va abbondantemente annaffiato, perchè aderisca adeguatamente alle radici che prima di venire inserite nel terreno,
allo scopo di favorire la ripresa delle piante, si possono immergere in bagni di argille e concimi organici.
Dopo l’impianto, è fondamentale che i rampicanti non vengano abbandonati a se stessi, in questa fase infatti, le piante presentano generalmente un elevato grado di fragilità e sensibilità rispetto al conteso climatico ed agli agenti atmosferici.
In questo periodo e per almeno un anno dopo la messa a dimora, risulta quindi fondamentale per un gran numero di rampicanti, una frequente e regolare annaffiatura, specialmente in periodi caldi e siccitosi.
Per molte specie di origine tropicale, ed estremamente apprezzate per il loro valore estetico, sovente impiegate sia attraverso l’impiego di tecniche di inverdimentio tradizionali, che nelle pareti costituite da contenitori di substrato posti in quota lungo i fronti da rivestire, il pericolo costituito nel nostro contesto climatico nazionale da freddo e gelate invernali, rappresenta un problema anche oltre il primo anno dall’impianto, diventa dunque fondamentale per garantire la durata di queste specie, porre in essere periodicamente pratiche, finalizzate alla loro protezione, per la cui
trattazione specifica si rimanda alla letteratura di settore1 esulando dagli
intenti del presente studio.
Immagine 03.
Impianto di clematide al piede di un’albero e in contenitore (fonte da: Del Fabro A., Impianto cura e varietà dei rampicanti, Demetra srl., Verona, 1994)
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