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VEGETALI COLTIVATE IN TERRA

3.3.3 La scelta della componente strutturale

3.3.3.1 Le superfici di ancoraggio

Un rivestimento vegetale, direttamente applicato all’involucro edilizio senza l’interposizione di strutture di sostegno, può causare per via dell’azione degli organi di sostegno di cui alcune specie rampicanti sono dotate, interazioni di tipo fisico e chimico con la superficie esterna della parete che le ospita e capaci di danneggiarla alterandone l’aspetto estetico, nel caso le finiture di questa non risultino appropriate a sopportarne l’entità.

le ventose e le radici aeree, di specie di piante come l’edera o la bignonia, alla ricerca di ombra e protezione dalle radiazioni solari, possono infatti arrivare a penetrare attraverso le fessure o le porosità dei materiali che costituiscono l’involucro edilizio, sia pure per profondità moderate e diventa pertanto importante conoscere quali superfici per via delle loro caratteristiche si prestano a fungere da piano d’ancoraggio per lo sviluppo di specie rampicanti e quali no .

Non esiste molto in letteratura a proposito della scelta delle superfici di ancoraggio più adatte ad ospitare piante rampicanti, tuttavia una ricerca

recentemente condotta a Milano8 attraverso l’osservazione diretta di una

serie di casi studio, ha dimostrato la maggiore propensione all’inverdimento di determinate superfici che vengono di seguito elencate:

• Superfici rivestite con prodotti ceramici o clinker. Per via della sua bassa porosità ed alla buona resistenza all’attacco degli agenti chimici (specie se trattato con impermeabilizzanti a base di silice), il clinker rappresenta una delle migliori opzioni per l’accostamento diretto di manti vegetali. Va però precisato che sia nel caso del clinker che in quello di altre superfici ceramiche occorre prestare attenzione alla qualità della malta presente nei giunti, per evitare che questa rappresenti un elemento debole per la conservazione dell’integrità di facciata.

• Superfici rivestite con intonaci di calce e cemento.

• Superfici in calcestruzzo o setti in cemento armato. Ma solo se privi di difetti o lesioni.

• Muratura in mattoni a vista con giunti rientranti. In questo caso la caratteristica di giunti risulta decisiva perché attraverso le rientranze le radici aeree delle piante trovano appoggio ed ombra senza dovere penetrare attraverso la malta.

• Rivestimenti in legno. Questo caso risulta più delicato degli altri poiché se da una parte è vero che il rivestimento vegetale può in determinate condizioni conservare dall’azione degli agenti atmosferici la superficie del legno, è altrettanto vero che nel caso di fronti molto soleggiati, in estate le elevate temperature superficiali dei rivestimenti lignei possono costituire un ostacolo allo sviluppo delle piante.

Immagine 19.

Superficie in materiale ceramico particolarmente adatta a fungere da sostegno per piante dotate di ventose o radici aeree. (fonte: Olivieri M.)

Variabili tecnologiche delle superfici vegetali applicate all’involucro edilizio – La coltivazione in terra delle superfici vegetali

Come detto non sono molti gli studi condotti sulle caratteristiche degli involucri edilizi utili al loro inverdimento, è però possibile integrare le informazioni si qui riportate analizzando le caratteristiche che al contrario incidono sull’inadeguatezza di un determinato tipo di chiusura verticale esterna ad essere direttamente rivestita da piante rampicanti.

Queste possono essere di varia natura e dipendere da:

• caratteristiche fisiche e chimiche che ne determinano la vulnerabilità rispetto all’azione delle piante

• caratteristiche fisiche e chimiche che possono costituire un impedimento al corretto sviluppo delle piante

Per quanto riguarda il primo caso, la vulnerabilità di un involucro dipende sostanzialmente dalle caratteristiche dei materiali e dei sistemi che ne costituiscono la finitura.

Uno studio condotto in Germania nel corso degli anni ’90 dall’Associazione

tedesca dei costruttori del paesaggio (FLL) 9 ha individuato una serie di

finiture particolarmente sensibili ai fenomeni di degrado prodotti dall’applicazione diretta di manti vegetali:

• Murature con mattoni a vista e giunti deboli. Caratteristica che consente alle radici aeree di infilarsi all’interno dei giunti deteriorandoli, tale condizione si riscontra con una certa facilità nel recupero di vecchi edifici agricoli e non, o in presenza di giunti in malta con un’eccessiva percentuale di sabbia.

• Murature con finitura ad intonaco a base di calce con bassa resistenza meccanica. In questo caso la tensione generata attraverso le ventose dal peso della pianta e dal carico del vento agente sulla chioma potrebbero causare il distaccamento dell’intonaco.

• Superfici composte da pannelli prefabbricati divisi da fughe di dilatazione. Caratteristica estremamente diffusa tra gli edifici alla periferia delle grandi aree urbane d’Italia e di tutta Europa e che per

questo merita particolare attenzione. In questi casi infatti le radici aeree delle piante alla ricerca di zone d’ombra possono generare, infiltrandosi tra i giunti, tensioni meccaniche che nel tempo possono finire per compromettere l’intero sistema di facciata.

• Murature in cemento armato gia lesionate.

• Superfici idrofobe, costituite da pietre calcaree e rivestimenti minerali. Questi materiali estremamente porosi, si prestano per loro natura a subire l’azione invasiva da parte degli apparati radicali aerei delle piante, sono inoltre estremamente sensibili al degrado generato dalle condizioni di inquinamento atmosferico e risentono negativamente dell’umidità prodotta dai manti vegetali.

• Superfici lesionate.

• Facciate che presentino grondaie in ghisa, che la crescita energica di piante come l’Hedera può seriamente danneggiare.

Si parla invece di caratteristiche fisiche e chimiche che possono costituire un impedimento al corretto sviluppo delle piante, nei seguenti casi:

• Eccessivo surriscaldamento delle superfici rivestite, a causa dell’impiego di materiali che in condizioni di forte irraggiamento solare superano temperature di 42°C come quelle metalliche o lignee.

• Eccessiva rifrazione delle onde luminose a causa di colori molto chiari e superfici molto riflettenti.

• Frequenti ed estesi interventi di manutenzione richiesti dalle superfici da ricoprire. In questo caso la necessità di sottoporre a frequenti (ed in alcuni casi vigorose) potature il manto vegetale rischia di comprometterne seriamente la sopravvivenza, oltre che ad invalidarne gli eventuali benefici in termini di controllo microclimatico dello spazio costruito. È il caso dei rivestimenti in resina o in materiali sintetici, o ancora di sistemi per l’isolamento termico posti all’esterno dell’involucro.

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