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b) L’Integrità come conseguenza del costruttivismo

2. Il neocostituzionalismo: una visione generale

1.2. Una visione della relazione tra diritto e morale partendo dalle tesi di Carlos

1.2.3 b) L’Integrità come conseguenza del costruttivismo

Dworkin sostiene che si deve predicare l’integrità del diritto ed esige che questo sia contemplato come una pratica sociale argomentativa. L’integrità sostenuta da Dworkin risponde all’ “ideale di integrità politica, cioè, al principio che, nella misura delle sue possibilità, lo Stato deve cercare di governare attraverso un insieme coerente di principi politici il cui beneficio si estende a tutti i cittadini”. L’autore afferma che “riconoscere questa dimensione di uguaglianza e lottare per essa è, penso, essenziale per la legittimazione del potere coercitivo dello Stato”93. Questa visione trasforma la comunità in agente morale, sebbene non necessariamente diverso

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91. Dworkin, R., Los derechos en serio, op. cit., p. 141.

92. Díaz E., Sociología y Filosofía del Derecho, Taurus, Madrid 1989, p. 266. 93. Dworkin, R., La justicia con toga, op. cit., p. 23.

dei soggetti che la compongono. Come già abbiamo spiegato, Dworkin identifica questi principi con una morale liberale la quale conferisce una priorità ai diritti rispetto ai fini collettivi e che considera che le persone debbano ricevere un trattamento di eguaglianza94.

Partiamo dalla base che il diritto non è un insieme di decisioni isolate, ma una totalità o un’opera collettiva, in modo che l’interpretazione giuridica “suppone molto più che indagare intorno all’intenzione dell’autore” della legge specifica95. Dworkin pone come esempio il caso di un romanzo scritto da diversi autori, giacché “nello sviluppare il diritto si deve cercare di mantenere una certa coerenza con ciò che esiste nella legge e con il futuro della stessa, nel senso di rappresentare in modo corretto i valori che persegue una legislazione per una società giusta”96.

Per questo le decisioni giuridiche si integrano nel quadro di un’opera iniziata nel passato (per cui le decisioni passate sono rilevanti), e che deve essere continuata nel futuro. Come prospetta Dworkin, “supponiamo che una sequenza di precedenti è, di fatto, ingiusta, poiché nega di imporre come diritto giuridico qualche diritto politico dei cittadini. Anche quando, nel decidere un caso difficile, un giudice disapprovi per questa ragione tali precedenti, la dottrina della coerenza espressa gli esige tuttavia che apra la propria argomentazione all’influenza di essi”97. Qui si riflette l’esigenza dell’equità, uno dei due criteri che bisogna tenere in considerazione nell’interpretare il diritto dalla prospettiva dell’integrità.

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94. In questo senso Delgado Pinto asserisce che “una comunità in cui sia effettivo l’ideale dell’integrità è “una comunità governata da una concezione unica e coerente di giustizia, equità e giusto processo procedimentale nella relazione corretta”, o che l’integrità esige ai giudici “che ammettano, per quanto sia possibile, che il diritto è strutturato in un insieme coerente di principi di giustizia, equità e giusto processo” (...). La giustizia, secondo Dworkin, si riferisce al risultato dell’attività dei poteri pubblici nella distribuzione delle risorse materiali, opportunità e libertà, e richiede una distribuzione moralmente corretta. L’equità, da parte sua, ha a che vedere con la giusta strutturazione e distribuzione del potere politico nella comunità attraverso la determinazione dei metodi per la scelta dei governanti e dei funzionari, della descrizione delle competenze dei distinti organi e della responsabilità degli stessi, etc… Per ultimo il giusto processo richiede un’articolazione moralmente accettabile del procedimento che si segue per l’applicazione delle norme e la sanzione di coloro che le infrangono” (Delgado Pinto, J., La noción de integridad en la teoría del Derecho de Ronald Dworkin, análisis y valoración, op. cit., p. 24).

95. Muñoz González, A. J., Casos difíciles y Derecho como integración: (Estudio sobre la teoría jurídico-filosófica de Ronald Dworkin), in Revista telemática de Filosofía del Derecho, nº 3, 1999-2000, p. 58.

96. Muñoz González, A. J., Casos difíciles y Derecho como integración: (Estudio sobre la teoría jurídico-filosófica de Ronald Dworkin), op. cit., p. 59. In relazione allo stesso concetto Muñoz afferma che “la conclusione a cui arriva l’autore anglosassone è che ci troviamo davanti a varie decisioni difficili che possono condurre a risultati diversi, come quelli a cui arriverebbe un romanziere a catena dopo aver interpretato il testo ricevuto in un modo o in un altro. Però quello su cui non c’è dubbio è che, se a queste soluzioni diverse si è arrivati attraverso soluzioni tecnico-giuridiche o letterarie corrette, il disaccordo tra i diversi risultati non sarà il metodo utilizzato, che sarà stato impeccabilmente seguito e applicato al caso da ciascuno degli interpreti, ma la discrepanza si troverà nel significato e nel valore che per ognuno degli interpreti ha avuto il testo originale”(Ibid., p. 63) cosa

che ridurrà notevolmente i possibili disaccordi e aumenterà il rigore dell’interpretazione. 97. Dworkin, R., Los derechos en serio, op.cit., p. 157.

L’interpretazione che si fa della norma giuridica non si limita solo a stabilire il suo significato, ma deve realizzarsi in modo che si proceda alla sua giustificazione nel miglior modo possibile, con base su criteri morali. Questo è il criterio della giustizia, il secondo da tenere in considerazione dal punto di vista dell’integrità.

Dall’altro lato, e in coerenza con quanto detto in precedenza, Dworkin rileva che le decisioni giudiziali “sono e devono essere generate dal principio, non da direttrici politiche (...), un giudice che sia lontano dalle esigenze della maggioranza politica, i cui interessi potrebbero violare il diritto in questione, si trova, di conseguenza, nella migliore situazione per valutare l’argomento”98. Il giudice deve mantenersi al margine della direttrici politiche prima menzionate, poiché la sua funzione non è quella di giudicare la convenienza politica di una determinata soluzione a un conflitto (per quello esiste il legislatore), ma quella di applicare il diritto e di salvaguardare le posizioni individuali che questo riconosce a ogni cittadino.

Come abbiamo visto, l’integrità è legata alla coerenza, poiché ha bisogno di presentare la pratica giuridica come una totalità basata su degli stessi principi. Il nostro autore sostiene che “il modo migliore di implementare la pratica giuridica basata sull’integrità è adottando sul piano dottrinale condizioni vere che trasformino in una questione interpretativa la loro domanda relativa a ciò che dice il diritto su qualsiasi questione. Una proposizione giuridica è vera, suggerisco, se si estrae da principi di morale personale e politica che forniscono la migliore interpretazione di altre proposizioni giuridiche generalmente considerate vere nella pratica giuridica contemporanea”99.

Per argomentazioni come quella precedente ci si è chiesto se Dworkin predica in realtà l’integrità inclusiva (che prende in considerazione, insieme alla coerenza “materiale” relativa ai principi di giustizia, la coerenza rispetto alla legislazione e alle decisioni giudiziali passate o coerenza “formale” della equità) o pura (che si basa unicamente sui principi di giustizia anche se questi non appaiono in decisioni passate o in testi normativi)100.

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98. Dworkin, R., Los derechos en serio, pp. 150 e 152. 99. Dworkin, R., La justicia con toga, op. cit., p. 24

100. In questo senso, e come segnala Delgado Pinto “l’integrità è diversa dalla semplice coerenza in senso stretto, la coerenza intesa come fedeltà rigida alle decisioni precedenti. Poiché la coerenza che richiede il valore dell’integrità si riferisce più ai principi che soggiacciono ai testi legali o alle linee di precedenti giudiziali che al significato immediato, o esplicito, delle regole contenute in essi. L’integrità esige che, nella misura del possibile, le norme sulle quali si regge la comunità si formulino e si interpretino e si applichino in modo che si mostri in esse uno schema unico e coerente di giustizia ed equità. Per soddisfare questa esigenza è possibile che in determinate occasioni un organo istituzionale debba prendere le distanze da una forma di interpretazione, o da una linea di decisioni precedenti, per essere fedele a certi principi che si considerano fondamentali per la coerenza del sistema come una totalità” (Delgado Pinto, J., La noción de integridad en la teoría del Derecho de Ronald Dworkin, análisis y valoración, op. cit., pp. 19-20).

Lo stesso Dworkin ammette che l’integrità più idealizzata (integrità pura) è irrealizzabile, anche se ipotizza un obiettivo al quale gli ordinamenti, partendo dall’integrità inclusiva, che raccoglie giustizia ed equità101, devono tendere. Negli ordinamenti attuali, proprio per promuovere l’integrità e la sicurezza giuridica, il diritto scritto e la giurisprudenza posseggono un ruolo fondamentale che si integra con quello dell’influenza dei principi morali. Dice lo stesso Dworkin che “le parole della legge che effettivamente sono state promulgate permettono che questo processo di interpretazione operi senza cadere nell’assurdo”102dato che disegna i limiti logici che il giudice non può oltrepassare, e dentro i quali dovranno rimanere le sue interpretazioni, allontanandolo dalla discrezionalità assoluta. Il giudice deve ricorrere ai “concetti di intenzione della legge e dei principi del diritto consuetudinario”103per interpretare i casi difficili.

Il valore di questi materiali si trova, come abbiamo già segnalato in precedenza, nell’equità che ordina di “trattare in modo simile i casi simili”104, e che deve essere soppesata con la giustizia al momento di decidere. Anzi, nel diritto anglosassone che Dworkin prende come riferimento, la forza del precedente “può essere superiore a quella della legge”105, dato che si può applicare a casi apparentemente molto diversi con un’identità di ragione, basata sugli “argomenti di principio”106.

L’integrità interessa allo stesso modo il giudice, il legislatore e il giurista in generale, poiché esiste un principio legislativo di integrità e un principio giurisdizionale di integrità. Il principio di “integrità nella legislazione” esige che coloro i quali creano le leggi “mantengano tale legge coerente in principio”, e il principio di “integrità nell’aggiudicazione”, che richiede a coloro che devono far compiere la legge “che la capiscano e la facciano compiere come

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101. “L’integrità inclusiva ha bisogno di prendere in considerazione tutti i valori componenti: giustizia, equità e giusto processo nella relazione adeguata. L’integrità pura fa astrazione delle restrizioni che derivano dall’equità e dal giusto processo, e invita a ricostruire l’ordinamento come una totalità coerente a partire dai principi di giustizia che fluiscono dai suoi diversi rami e gli prestano unità. Il diritto attualmente vigente, il diritto per noi reale e concreto, è fissato dall’integrità inclusiva. Questo è il diritto per il giudice, il diritto che il giudice è obbligato a dichiarare e a far compiere. Tuttavia, questo diritto contiene in nuce un altro diritto più perfetto che è come la sua meta, definito dall’integrità pura. Consiste nell’insieme di principi di giustizia che offrono la migliore giustificazione delle norme vigenti, con astrazione dei requisiti e delle esigenze che impongono l’equità e il giusto processo” (Delgado Pinto, J., La noción de integridad en la teoría del Derecho de Ronald Dworkin, análisis y valoración, op. cit., p. 29).

102. Dworkin, R., Los derechos en serio, op. cit., p. 182. 103. Ibid., p. 177.

104. Ibid., p. 185. 105. Ibid., p. 186. 106. Ibid., p. 188.

coerente nell’aggiudicazione”107. La chiave sta nel fatto che tutti i poteri cercano quell’interpretazione costruttiva, che mentre osserva il diritto lo migliora108, ricercata da Dworkin.

L’integrità non distrugge l’autonomia del legislatore, sebbene la restringa, poiché “il legislatore non può agire in materie o questioni di “policy” con totale libertà, perché perfino in questo ambito deve rispettare i diritti fondamentali delle persone che operano come “trionfi” rispetto a qualsiasi legislazione che voglia ignorarli per favorire l’interesse generale. Tuttavia, rispettando questo importante limite, il legislativo dispone di un ampio margine d’azione che gli permette di adottare misure attraverso le quali crea dei diritti nuovi che i cittadini non possedevano precedentemente, o gli impone doveri che prima non gli gravavano”109. Come possiamo vediamo, la teoria di Dworkin è un’ eccellente spiegazione dei due pilastri essenziali del neocostituzionalismo: la radice morale del diritto, l’embricazione di tale morale in un sistema giuridico-positivo attraverso i principi e la necessità che questi lo ispirino per assicurare un trattamento eguale ad ogni persona, e allo stesso tempo rispettoso della sua dignità.

Il nostro autore è accusato di difendere un falso “naturalismo linguistico”110a conseguenza della sua tesi sull’integrità, dell’ampio ruolo che concede al ragionamento pratico e all’enorme

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107. Dworkin, R., El imperio de la justicia, op. cit., p. 125. “Lo spirito di integrità che depositiamo nella fraternità, si vedrebbe oltraggiato se Hércules prendesse la sua decisione in un altro modo che non fosse quello di scegliere l’interpretazione che considera migliore dal punto di vista della moralità politica. Accettiamo l’integrità come un ideale politico perché vogliamo trattare la nostra comunità come una comunità di principio, e i cittadini di una comunità di principio non solo puntano a principi semplici, come se l’uniformità fosse l’unica cosa che volessero, ma ai migliori principi comuni che la politica possa trovare. L’integrità è diversa dalla giustizia e dall’equità, però è unita ad esse in questo modo: l’integrità ha senso solo tra persone che vogliono integrità e giustizia” (Ibid, p. 189).

108. “L’integrità (universalizzabilità) implica una lettura “morale” dei principi; ciò significa sia che dei principi viene fornita la migliore interpretazione, sia che essi vengono adattati alla peculiarità dei casi. La connessione diritto/morale comporta, a livello interpretativo, che la decisione debba basarsi sia sulla congruenza (adeguatezza) dei principi della comunità, sia sulle esigenze di giustizia poste dai diversi casi” (Bongiovanni, G., Teorie costituzionalistiche del diritto. Morale, diritto e interpretazione in R. Alexy e R. Dworkin, op. cit., p. 120).

L’obiettivo dell’interpretazione costruttivista “è presentare il proprio oggetto come il migliore elemento possibile del genere al quale si considera che appartiene” (Lifante Vidal, I., La teoría de Ronald Dworkin: la reconstrucción del derecho a partir de casos, in Jueces para la Democracia nº 36, 1999, p.43).

Per Dworkin “ogni enunciato che afferma quello che costituisce diritto in una materia determinata implica un giudizio morale, perché le proposizioni del diritto sono vere solamente se si seguono, come una conclusione di altre premesse unite a un insieme di principi; e se questi principi sono quelli che meglio si adattano al diritto stabilito – identificato a sua volta con riferimenti alle fonti sociali – e proporzionano insieme la migliore giustificazione morale di questo diritto (…) carattere olistico integratore della teoria di Dworkin (…) servono allo stesso modo per identificare il diritto e per fornire la sua giustificazione morale” (Salmerón, F., Sobre moral y derecho. Apuntes para la historia de la controversia Hart-Dworkin, in Roberto Vazquez (comp.), Derecho y moral, ensayos sobre un debate contemporáneo, Gedisa, Barcelona 1998, p. 107).

109. Delgado Pinto, J., La noción de integridad en la teoría del Derecho de Ronald Dworkin, análisis y valoración, op. cit., p. 32. Si vedano anche pp. 18 e 19.

fiducia che deposita su di esso. Tuttavia, e nonostante il possibile eccesso che può supporre la sua tesi dell’unica risposta corretta (che tratteremo nell’ultimo capitolo di questa opera), queste imputazioni sono senza dubbio eccessive.

Nonostante i diversi significati che uno stesso termine può avere in diversi ambiti, esiste un nucleo essenziale, logicamente necessario, che non si può ovviare, e che riduce notevolmente il margine d’azione del giudice. In casi particolarmente dubbiosi potrà vacillare, risultando difficile chiarire quale sia la soluzione adeguata, però nella maggioranza degli stessi l’idea oggettiva del valore o dei valori in conflitto, interpretata in base a ciò che non riguarda il suo nucleo essenziale alla luce della morale giuridica comunemente accettata dalla società, aumenta le possibilità di correttezza della risposta giuridica. Rimandiamo all’ultimo capitolo di questa tesi la trattazione della discrezionalità giudiziale.