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b- La sociologia struttural-funzionalista e le teorie dell’integrazione

All’interno del paradigma sociale, le teorie definite struttural-funzionalista sono quelle che sviluppano il problema dell’integrazione di tutti i membri di una società attorno a un sistema di valori, e lo fanno mediante strumenti quali la socializzazione, l’inculturazione, la conformità alle norme, il mutuo riconoscimento delle aspettative di ruolo. Parsons, Merton, Cohen, Miller, Cloward e Ohlin e altri, richiamano nelle loro teorie, l’esistenza di norme comuni di una società e definiscono deviante ogni comportamento che si allontana dal ruolo previsto per ogni individuo a seconda della sua posizione sociale nel sistema.

56 BARBANO, Prefazione, in Sassirio L., La disorganizzazione e problemi sociali, F. Angeli, Milano, 1980.

Finalità di ogni sistema sociale è il mantenimento del suo equilibrio, reso possibile dalla conformità alle funzioni, ai ruoli e alle aspettative istituzionalizzate.

Queste teorie dell’integrazione a differenza della prospettiva conflittuale, precedentemente descritta, negano le funzioni positive del conflitto per il mantenimento del sistema sociale.

Abbiamo visto come le teorie struttural-funzionaliste considerino deviante l’individuo che ha interiorizzato male le norme ed ha avuto una socializzazione carente.

La svolta decisiva nello studio della devianza si ha con il saggio di R.K. Merton “Social Structure and Anomie” del 1938, ampliato in successive edizioni 57.

La teoria di Merton prende le distanze da ogni elemento interpretativo della devianza di tipo psicologico o biologico, in particolare secondo Merton il comportamento deviante non è dovuto all’irrompere di impulsi biologici o istintuali mal repressi dal controllo sociale, ma si configura come risposta “normale” a certe pressioni provenienti dalla struttura della società.

Per individuare l’origine di queste pressioni Merton individua due elementi fondamentali che costituiscono il sistema sociale: la struttura culturale e la struttura sociale formata dagli status e dai comportamenti di ruoli a questi relativi.

All’interno di ogni struttura culturale, Merton distingue tra le mete culturali e i mezzi istituzionalizzati. Le prime sono gli scopi, le aspirazioni, gli obbiettivi legittimi che si presentano per tutti i membri della società. I secondi sono i modi legittimi per il raggiungimento

57 MERTON R.K., Teoria e struttura sociale, Il Mulino, Bologna, 1966.

delle mete.

Nelle società in cui le due componenti non sono fortemente integrate e in equilibrio tra loro, l’esaltazione eccessiva della mente produce la demoralizzazione, cioè la destituzionalizzazione dei mezzi. Infatti Merton scrive: “E’ infatti mia ipotesi principale che il comportamento aberrante possa essere considerato, sociologicamente, come un sintomo della dissociazione fra le aspirazioni che vengono prescritte culturalmente e le vie strutturate socialmente per la realizzazione di queste aspirazioni58”.

La società moderna, sembra caratterizzata dal conferimento di una grande importanza alle mete culturali e da una parallela attenuazione del rilievo posto sui mezzi per raggiungerle.

Merton intende quindi per anomia la situazione che si verifica quando il risalto dato alle mete, conduce ad un’attenuazione dell’importanza dei mezzi istituzionali in favore dell’uso di qualsiasi metodo efficace per il raggiungimento del fine culturale. Ad esempio, una situazione di anomia, cioè di disequilibrio tra fini e mezzi, è quella che può portare l’immigrato a mettere in atto comportamenti sociali devianti; in molti casi infatti, gli immigrati ancora prima di partire, hanno assorbito la meta del successo economico del paese dove andranno e hanno scelto come gruppo di riferimento gli abitanti di questo paese59 e alcuni, quando si rendono conto che raggiungere questo obiettivo non è loro consentito, scelgono la strada dell’illegalità.

Per rispondere alla domanda di come gli individui si adattano ai valori culturali preposti, nel contesto della condizione anomica

58 MERTON R.K., Teoria e struttura sociale (ed. orig. 1957), Il Mulino, Bologna,1968, pp302.

59 REYNERI E. , Migrant insertion in the informal economy, deviant behaviour and the impact on receving societies. Some hypotheses for a cross-national research, in “Dèlit d’immigration”, a cura di S. PALLIDA, Bruxelles, Communantè europèenne, pp.31-42, 1997.

prodotta dalla tensione tra le mete e i mezzi per raggiungerle, Merton elabora una tipologia costituita da quattro adattamenti individuali devianti: innovazione, ritualismo, rinuncia ribellione.

Il contesto della tipologia è riferito a una sola meta culturale quella del successo economico.

L’innovazione, ha luogo quando rimane l’orientamento positivo verso la meta, mentre la poca enfasi sui mezzi legittimi e la mancanza di opportunità conducono all’uso di metodi alternativi, “illegittimi”, devianti. Rappresentano questa soluzione soprattutto quanti appartengono agli strati sociali inferiori e hanno poche possibilità legittime di successo; rientrano in questa tipologia gli immigrati.

Il ritualismo descrive l’adattamento di coloro che hanno abbandonato in gran parte le mete del successo economico, ma continuano a rimanere vincolati alle norme istituzionali. Merton dice che questo tipo di adattamento “rappresenta una deviazione dal modello culturale secondo cui gli uomini devono lottare attivamente, preferibilmente con i mezzi ammessi dalle istituzioni, per avanzare e salire nella gerarchia sociale”60.

La terza e meno frequente modalità di adattamento alla situazione anomica è la rinuncia sia ai mezzi che ai fini. Ne fanno parte gli individui che vivono nella società, ma che ne sono totalmente estranei.

Sono i vagabondi, i mendicanti, i diseredati sociali, i drogati, gli alcolisti, i visionari e quanti hanno abbandonato le mete culturali.

La ribellione costituisce la quarta modalità di adattamento, consiste nel rifiuto tanto delle mete che dei mezzi culturalmente riconosciuti, e li sostituisce con mezzi e mete diverse. Essa porta gli individui fuori

60 MERTON, op. cit., 1968, p.328.

dalla struttura sociale che li circonda e li spinge a cercare un codice culturale alternativo.

Il successo ottenuto dalla tipologia dei modi di adattamento individuale proposta da Merton deriva dall’aver composto in un unico modello esplicativo, e graficamente semplice, comportamenti sociali diversi. Essa, però ha ugualmente ricevuto delle critiche in riferimento alla sua coerenza formale e ai principi sulla quale è costituita. Alcune critiche sono state rivolte al fatto che si tratta di una “teoria a medio raggio”, che non considera i nessi che legano la struttura sociale a quella culturale.