• Non ci sono risultati.

Devianti stranieri e italiani: un confronto

1.4 MIGRAZIONI, PROBLEMI SOCIALI EMERGENTI E CRIMINALITA’

1.4.5 Devianti stranieri e italiani: un confronto

Dalle informazioni che ci provengono dai mass-media si è portati a pensare che i cittadini extracomunitari stiano prendendo il posto occupato finora dagli strati più svantaggiati della popolazione italiana.

Un’ipotesi simile, anche se più articolata, è stata avanzata da alcuni studiosi italiani, secondo i quali è in corso un processo di

“sostituzione” degli stranieri agli italiani in alcune attività illecite che questi ultimi hanno abbandonato perché le considerano meno vantaggiose di un tempo36. L’ipotesi di sostituzione è un concetto ripreso dall’analisi del mercato del lavoro, che parla di sostituzione quando gli immigrati svolgono funzioni che gli autoctoni hanno abbandonato o non accettano più alle stesse condizioni di prima.

L’esempio più evidente è quello del servizio domestico, per il quale si è avuta una progressiva diminuzione dell’offerta di lavoro italiana e, negli ultimi anni un aumento di quella straniera. Si ha invece concorrenza quando immigrati e autoctoni sono in competizione per gli stessi posti. Si parla infine di complementarietà quando il lavoro dei primi consente l’occupazione dei secondi in attività collegate37. Tuttavia schemi concettuali come quelli usati dagli economisti per il mercato del lavoro non sono applicabili all’analisi di tutti i reati. Non possiamo considerare l’autore di un omicidio come un “fornitore di un reato”, perché nessuno chiede di essere ucciso e dunque non esiste una domanda di vittimizzazione38. Questo esempio ci mostra che è necessario quanto meno distinguere fra reati di tipo espressivo (come

36 Del “fenomeno di sostituzione del deviante straniero a quello autoctono” ha parlato , Milano, PALLIDA, La devianza e la criminalità, in Primo rapporto sulle migrazioni, Franco Angeli, Milano,1995, pp.250-290.

37 REYNERI E., Sociologia del mercato del lavoro, il Mulino, Bologna,1996.

38 VAN DIJK J.J.M., Understanding Crime Rates. On the Interaction between the Rational Choices of Victims and Offenders, in “British Journal of Criminology”, pp.105-121, 1994.

gli omicidi o le violenze sessuali) e quelli di natura prevalentemente strumentali (come i furti e le rapine), che sono almeno in parte mezzi usati per fini economici. Solo per una parte di quest’ultimi possiamo usare schemi come quelli impiegati nell’analisi del mercato del lavoro, ipotizzando che se sono diventati meno remunerativi, un numero crescente di italiani abbia smesso di compierli. E, in presenza di una domanda, si può pensare che dedicarsi a tali attività sia più conveniente per gli stranieri e dunque che questi abbiano preso il posto degli italiani.

Se per esempio consideriamo i furti d’auto, quasi la metà di questi vengono rubate da giovani che se ne servono per uso proprio, per divertirsi, e che le abbandonano dopo un po’ di tempo; l’altra metà vengono invece prese allo scopo di essere rivendute. In quest’ultimo caso, siamo in presenza di una domanda di beni rubati e possiamo quindi fare riferimento all’ipotesi di sostituzione.

Per quanto riguarda i furti e le rapine non possiamo dire che gli immigrati hanno sostituito gli italiani, infatti l’aumento percentuale degli stranieri sul totale dei condannati per questi reati è accompagnato da un contemporaneo aumento del numero degli italiani condannati per questi reati. In questo campo gli immigrati non sono né concorrenti né sostitutivi agli italiani, ma si sono semplicemente aggiunti a loro.

Un campo dove pare che gli immigrati abbiano sostituito gli italiani è quello della droga, tuttavia tale sostituzione è avvenuta solo nei

gradini inferiori, nelle mansioni maggiormente dequalificate, perché normalmente “le posizioni più remunerative vengono occupate da criminali indigeni, mentre quelle che implicano maggiore rischio e

minore remunerazione vengono affidate alle minoranze immigrate”39. La sostituzione degli italiani sarebbe cioè avvenuta nella posizione di spacciatore di strada: un lavoro che è al contempo molto rischioso (essendo molto visibile comporta un alta probabilità di individuazione e di arresto), richiede un basso livello di “competenza criminale”, non permette avanzamenti di carriera nella struttura gerarchica di questa attività ed è poco remunerativo40.

L’ipotesi della sostituzione coglie invece perfettamente quanto è avvenuto nel mercato della prostituzione, un’attività che, pur non essendo illegale, viene comunemente considerata deviante. Anche nell’offerta di prestazioni sessuali vi è un ordine gerarchico, legato al luogo e al modo in cui la prostituta e il cliente si incontrano, oltre che al prezzo. Al livello inferiore vi sono le prostitute di strada o da marciapiede, a quello medio-alto le “squillo”, che entrano in contatto per telefono con gli uomini, e quelle che nascondono la loro vera identità dietro altre professioni: le estetiste, le massaggiatrici, le entraîneuse, le spogliarelliste41.

Anche se non esistono dati precisi, è evidente basta girare per le strade, che le donne italiane hanno abbandonato il gradino più basso - la strada - per salire in quello medio-alto e il loro posto è stato occupato dalle straniere.

Dal 1989 a oggi vi sono state tre diverse ondate migratorie di donne disposte o costrette a offrire prestazioni sessuali sul mercato italiano.

La prima subito dopo la caduta del muro di Berlino, provenienti dai

39 RUGGEROV., Economie sporche, Bollati Boringhieri, Torino, 1996, pp.170.

40 ROVERSI A. e DI LAZZARO A., Un profilo statistico dei reati, La delittuosità a Modena, in Lo stato della sicurezza a Modena. Secondo rapporto cittadino, Modena, Comune di Modena, pp.17-59, 1997.

41 MARZIO B., op.cit.

paesi ex comunisti (la Polonia, la Romania, la Russia, la Slovenia); la seconda dall’Africa (Nigeria, Zaire) e dal Sud America (Perù, Colombia; Venezuela); la terza dall’Albania e di nuovo dalla Nigeria42.

1.5 LA LEGISLAZIONE VIGENTE, DIFFICOLTA’ E