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I procedimenti penali derivanti da arresto

1.5 LA LEGISLAZIONE VIGENTE, DIFFICOLTA’ E LIMITI DELL’APPLICAZIONE AGLI IMMIGRATI

1.5.2 I procedimenti penali derivanti da arresto

La valutazione della responsabilità penale dell’imputato si articola in quattro momenti: formalizzazione dell’arresto da parte del pubblico ministero e avvio dell’azione penale, udienza di convalida, decisione circa le misure cautelari e processo.

Secondo il nostro sistema penale vi è una forte correlazione fra l’aver subito la custodia cautelare e le probabilità di essere condannato. Il nostro codice penale prevede infatti che nessuno possa essere sottoposto a questa misura se non vi sono indizi di colpevolezza. Di conseguenza sono le persone private della libertà perché ritenute (con molte probabilità) responsabili di un reato, ad essere più frequentemente condannate delle altre.

Il problema però è che a subire questo “assaggio di pena”, sono più frequentemente gli stranieri degli italiani. La differenza fra i primi e i secondi è tanto più forte quanto più lieve è il fatto commesso e quanto maggiore è il potere discrezionale del giudice.

La ragione per cui la misura cautelare è più frequentemente applicata agli stranieri che agli italiani sta nel fatto che per l’applicazione di questa misura, il giudice deve accertare l’esistenza, oltre che di indizi di colpevolezza, anche una delle seguenti condizioni: il pericolo di fuga, il pericolo di inquinamento delle prove e il pericolo di reiterazione dei reati.

Il giudizio del magistrato sul pericolo di fuga dell’imputato si rifà di solito allo stile di vita di quest’ultimo, ai suoi legami con il luogo in cui si trova. Si può facilmente intuire come l’immigrato si trovi in una posizione di indubbio svantaggio, poiché, spesso egli non ha una casa, un lavoro stabile, una famiglia, dei parenti. Un ulteriore elemento di svantaggio per gli stranieri riguarda l’impossibilità di una corretta

identificazione, per mancanza di documenti (passaporto e/o permesso di soggiorno). L’identità della persona arrestata non può quindi essere stabilita in modo certo.

Ogni imputato straniero, arrestato in flagranza di reato e trovato privo di documenti viene automaticamente considerato un immigrato irregolare.

Molte volte anche quando lo straniero arrestato è in possesso di documenti di identità, viene comunque classificato come sedicente, dal momento che esiste la possibilità che i documenti di identità mostrati siano falsi, o siano stati ottenuti con documenti falsi. La soluzione adottata nella maggioranza dei casi è quella di considerare incerta, fino a prova contraria, l’identità dell’imputato straniero.

L’identità del soggetto viene certificata dalla polizia attraverso la rilevazione delle impronte digitali e la comunicazione dei risultati dei rilievi fotodattiloscopici al pubblico ministero. In sostanza, la condizione stessa di straniero implica un’identità “incerta”, e alla condizione di immigrato corrisponde la qualifica di “sedicente”.

L’udienza di convalida dell’arresto non comporta, nella quasi totalità dei casi, alcuna valutazione delle circostanze in cui la polizia ha ritenuto necessario l’arresto. Essa si risolve nella verifica di alcuni requisiti formali. In particolare, il giudice controlla che il tempo trascorso dal momento dell’arresto al momento della richiesta dell’udienza di convalida non abbia superato i limiti massimi previsti dalla legge. E, nella maggior parte dei casi, l’arresto è convalidato (99% dei procedimenti per droga)48.

Il momento più importante della procedura è quello in cui il pubblico

48 QUASSOLI F., op. cit., pp.62.

ministero fa richiesta di misure cautelari in attesa del processo. È questa la fase decisiva dell’intero procedimento giudiziario, in cui la figura dello straniero irregolare-marginale e criminale diviene una

“categoria pratica”49.

In molti casi le misure cautelari vengono applicate agli stranieri solo perché questi offrono minori garanzie di non fuggire. Ma non bisogna dimenticare che questa decisione può influire negativamente su quelle successive. Per esempio, a parità di indizi disponibili e di ogni altra condizione, è più probabile che un giudice si convinca che un imputato è colpevole se questi ha subito la custodia cautelare.

La possibilità di reiterazione del reato viene valutata sulla base delle condizioni di vita dell’imputato. La possibilità di recidiva sulla base dell’esistenza di fonti di reddito alternative. Per queste ragioni il giudice verifica che vi siano documenti ufficiali che attestino il fatto che l’imputato abbia un lavoro, la cui esistenza sia dimostrabile in aula di tribunale. Le informazioni sulla condizione legale sono strettamente connesse con quelle sul lavoro: uno straniero può avere un lavoro legale solo se si trova in possesso di un permesso di soggiorno.

La possibilità di produrre una documentazione sufficiente, dipende sostanzialmente da due ordini di fattori:

- lo status legale, poiché in assenza di un permesso di soggiorno, non sarà possibile produrre alcun documento formale che attesti la condizione professionale e abitativa;

- le risorse che l’imputato, insieme all’avvocato, è in grado di mobilitare nelle fasi immediatamente successive all’arresto, allo

49 ibidem, pp.62.

scopo di esibire la documentazione formale, nei casi in cui egli sia in possesso del permesso di soggiorno, nei casi in cui svolge un lavoro in nero e non è titolare intestatario di alcun contratto di affitto50.

Quest’ultimo caso evidenzia come lo status di immigrato comporti, difficoltà supplementari che derivano proprio da una condizione di debolezza in cui si trova.

L’intero processo è reso ulteriormente difficoltoso dal basso livello di competenze linguistiche dell’imputato, che in genere non riesce a comprendere le fasi del procedimento giudiziario, e di conseguenza non identifica le risorse disponibili per elaborare, una strategia di difesa. Inoltre non bisogna dimenticare che, nella fase di convalida la maggior parte degli imputati viene assistita da avvocati di ufficio, i quali, per ragioni evidenti, non sempre garantiscono le condizioni ideali di difesa. A tutto ciò va aggiunta la condizione di marginalità economica, in cui si trova l’imputato data la sua condizione di irregolarità .

La probabilità, dunque, di finire in carcere è quasi una certezza per l’imputato straniero. E ciò anche a prescindere dalla sua condizione giuridica (regolare, irregolare o clandestino).

Il permesso di soggiorno, infatti in assenza di un lavoro e di una residenza certa, è insufficiente per dimostrare che l’imputato non è incline alla fuga o non riprenderà l’attività criminosa.

50 ibidem, pp. 65.