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CAPITOLO 3 DAL PROGETTO BEPS AL D.LGS 142/2018

1. Progetto BEPS

1.1. Background e obiettivi

L’OCSE nel redigere l’action plan sopracitato ha anche esposto la situazione economica, ed in particolare il contesto sia globale che interno agli Stati, nel quale si colloca la problematica in esame.

Ha evidenziato che, nonostante le politiche fiscali nazionali siano sottoposte alla sovranità dei singoli Paesi, queste interagiscono tra loro creando attriti e divari. Gli Stati, nel disegnare le proprie norme fiscali nazionali, non hanno considerato adeguatamente gli effetti delle norme straniere sulla medesima materia, e questo ha creato fenomeni di doppia imposizione ma anche di doppia non imposizione per quelle imprese che operano in più Stati. Le norme interne agli Stati infatti, assicurano la coerenza principalmente con il “principle of matching”245, cioè un costo è deducibile da parte di colui che l’ha sostenuto

se è tassato in capo a colui che realizza un ricavo (salvo esenzioni varie). Tale principio però, non è previsto a livello internazionale, concedendo un ampio spazio di manovra alle imprese. Come già sottolineato prima, questo accade perché gli Stati hanno cooperato tra loro principalmente per contrastare la doppia imposizione e non anche per osteggiare la doppia non imposizione. I Paesi infatti, pur mantenendo il loro potere sovrano nell’emanazione delle norme fiscali, si sono fortemente impegnati tra loro nell’eliminare la doppia imposizione al fine di limitare possibili distorsioni commerciali ed ostacoli alla crescita economica sostenibile. L’OCSE inoltre, ammette che in diverse circostanze la combinazione tra normativa interna e normativa convenzionale, relativamente alla tassazione degli utili transfrontalieri, genera risultati coerenti senza produrre effetti di BEPS. Circostanze create appunto, grazie alla cooperazione internazionale e ad un’ampia rete di trattati fiscali basati su modelli comuni.

Tuttavia, con il tempo sono diventati sempre più evidenti gli attriti e le lacune intercorrenti tra i diversi sistemi fiscali nazionali, poiché non tenuti in considerazione nell’elaborazione degli standard internazionali e non sviluppati nemmeno a livello di convenzioni bilaterali. Le norme attuali hanno svelato delle debolezze che possono concedere alle imprese di adottare posizioni fiscali aggressive, attraverso le pratiche di BEPS. La base erosion and profit shifting infatti, fa riferimento a quei casi in cui l’influenza reciproca tra norme fiscali di diversi Stati, porta ad una doppia non tassazione o ad una

tassazione inferiore, anche grazie alla distrazione degli utili in territori lontani da dove vengono generati.

L’Organizzazione sottolinea comunque che il fenomeno della tassazione nulla o inferiore al normale, non provoca di per sé preoccupazione, ma ne provoca qualora sia connessa a pratiche abusive di distrazione dei profitti. Pratiche che nell’economia attuale sono maggiormente facilitate dall’ingente uso di beni immateriali e digitali, i quali comportano difficoltà nell’individuazione della giurisdizione nella quale effettivamente viene creato valore. Risulta perciò di grande importanza comprendere in quale modo le imprese dell’era digitale creino valore e generino profitti per riuscire a capire, se e in quale misura, sia necessario conformare le attuali norme fiscali tenendo conto delle particolarità di tali attività e per impedire le pratiche di BEPS. È quindi necessario che gli Stati collaborino maggiormente tra loro in materia fiscale, al fine di proteggere il loro stesso potere sovrano.

Da qui è nato il Progetto BEPS, il quale ha il compito di fornire ai governi degli strumenti sia nazionali che internazionali volti ad allineare i diritti di tassazione dei singoli Stati con le attività economiche svolte dalle imprese. Il progetto identifica le azioni indispensabili per combattere le pratiche di BEPS, stabilisce i termini per l’attuazione di tali azioni e determina le risorse e la metodologia da applicare per la concretizzazione delle stesse. Sono quindi stati necessari dei cambiamenti nei sistemi fiscali internazionali, nonché l’adozione di nuovi approcci. In particolare, l’OCSE ha individuato la necessità di: introdurre nuovi standard internazionali progettati per assicurare coerenza nella tassazione dei redditi delle imprese che operano anche al di fuori dei propri confini nazionali; ricondurre la tassazione nel territorio nel quale viene creato valore, per tenere conto dei cambiamenti nei modelli di business e degli sviluppi tecnologici; garantire maggiore trasparenza per permettere ai governi di individuare le aeree a rischio BEPS e, allo stesso tempo, assicurare alle imprese la certezza necessaria a permettere loro di prendere valide decisioni di investimento. 246

Gli studi dell’OCSE inoltre, hanno confermato la rilevante entità del problema. Le stime indicano che le perdite della global corporate income tax (gettito globale derivante dall’imposizione societaria - CIT) potrebbero essere comprese tra gli 88 e i 211 miliardi di euro all’anno, corrispondenti circa al 4 e al 10 per cento del CIT mondiale. Inoltre, a

conferma degli effetti distorsivi BEPS, è risultato che le controllate delle multinazionali localizzate in paesi a fiscalità privilegiata riportano quasi il doppio del tasso di profitto derivante dalle attività svolte rispetto al loro gruppo di appartenenza. 247

Dopo la presentazione dell’Action plan (2013), gli stati partecipanti si sono più volte riuniti, ed inoltre, sono stati pubblicati i risultati finali del progetto (2015). Successivamente, l’impegno è stato concentrato sull’implementazione e il monitoraggio del progetto.

Quest’ultimo consiste in una valutazione di adeguatezza soprattutto agli standard minimi, attraverso la redazione di rapporti su ciò che ogni Stato ha fatto per adottare le raccomandazioni BEPS. Attraverso una revisione di tali rapporti, in relazione a ciascuna azione, verrà anche assicurata parità di condizioni garantendo che tutti i Paesi coinvolti rispettino i loro impegni, senza possibilità di ottenere vantaggi fiscali sleali.