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Background storico della Jugoslavia

Il conflitto nel former Jugoslavia è iniziato nel 1991, come risultato della richiesta di secessione della Slovenia, della Croazia e della Bosnia dalla Federazione, ovvero dalla Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia. Precedentemente, questi tre paesi erano riconosciuti, dalla Costituzione Federale della Jugoslavia, come repubbliche autonome, a causa della evidente distinzione geografica ed etnica di ognuna114.

Nell’aprile 1991 l’esercito nazionale della Jugoslavia (JNA), sotto il controllo del governo federale a Belgrado, in Serbia, invase la Slovenia, seguì, però, una piccola battaglia e il JNA decise di ritirarsi. Nel maggio il JNA andò in supporto delle truppe del JNA di guarnigione in Croazia e la guerra scoppiò contro la milizia croata. La guerra durò dal maggio 1991 all’ottobre 1991. Continuarono sporadici combattimenti e le minoranze etniche vennero allontanate dai rispettivi territori. Una rimozione forzata di una minoranza fu, ad esempio, quella del 1994 di un numero consistente di Serbi che vivevano nell’area di Krajina, che non era stata storicamente abitata da Serbi, ma, piuttosto, da Croati. Nel maggio del 1992, la Bosnia, dichiarò la sua secessione dalla federazione e la sua indipendenza. Scoppiò, così, una guerra tra i

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Cfr. CHERIF BASSIOUNI M., Post-Conflict Justice, M. Cherif Bassiouni Editore, NEW YORK, 2002, pag. 429

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Bosniaci (i musulmani bosniaci) e il JNA e i Bosniaci- Serbi. Questa guerra presumibilmente finì nel 1994 con l’accordo di Dayton115, ma, di fatto, è perdurata fino al Luglio 1995, quando le forze bosniache-serbe massacrarono, in Srebernica-Bosnia, 7,000 civili bosniaci che erano stati presi come prigionieri dalle Nazioni Unite-dichiarate rifugio sicuro116.

I primi tentativi di guerra contro i Bosniaci da parte della Serbia e da parte dei Serbi- Bosniaci, come quelli da parte della Croazia e

Croazia- Bosniaca, erano conosciuti come “ethnic cleansing”117. La

Croazia portò avanti la sua “ethnic cleansing” contro i Serbi in Croazia, in particolare a Krajina, e contro i Bosniaci in alcune zone

dell’Erzegovina, in Bosnia118

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Si tratta di una politica di rimozione forzata delle popolazioni civili, con l’uso di tattiche del terrore che comprendevano omicidi, torture, distruzioni di proprietà pubbliche e private e, un “sistema di stupri”, in Bosnia, da parte dei Serbi- Bosniaci e dei miliari serbi. Durante il periodo che va dal 1991 al 1993 erano tre i paesi ufficialmente coinvolti nel conflitto, la Bosnia e la Croazia e la Repubblica Federale di Jugoslavia, che comprendeva la Serbia, Montenegro e il Kosovo. La Serbia era il potere più influente; c’erano, però, altre

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L’Accordo di Dayton, più precisamente il General Framework Agreement for Peace, fu stipulato tra il primo e il 21 novembre 1995 alla base aerea USAF Wright-Patterson di Dayton (USA), con il quale ebbe termine la guerra in Bosnia ed Erzegovina

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Cfr. CHERIF BASSIOUNI M., Post-Conflict Justice, M. Cherif Bassiouni Editore, NEW YORK, 2002, pag. 429

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L’“Ethnic cleansing”, è un sistema di rimozione forzata di gruppi etnici o raziali minori da un territorio; questa espressione “pulizia etnica” entra nell’uso popolare negli anni Novanta attraverso i mass media, che riprendono l’analoga espressione “pulizia del territorio” usata in ambito militare ex-jugoslavo

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Cfr. CHERIF BASSIOUNI M., Post-Conflict Justice, M. Cherif Bassiouni Editore, NEW YORK, 2002, pag. 429

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repubbliche come la “Republica Srpska” in Bosnia e una repubblica croata che si era formata in Erzegovina (Herzeg-Bosna Republic). Ognuna di queste entità aveva il suo esercito, che rientrava nelle sei fazioni di guerra che combattevano l’un l’altra. In aggiunta vi erano 89 gruppi paramilitari di varie dimensioni, che operavano sotto il controllo o per una delle tante fazioni119.

La guerra in Croazia ha rivelato tutto il suo orrore al mondo, ma è stata, in particolare, la guerra in Bosnia a mostrare un livello di crudeltà e ripugnanza più visto dalla seconda guerra mondiale. L’“ethnic cleansing” in Bosnia ha raggiunto più di 2,000 città e villaggi. La politica del “sistema di stupri” è stata riportata dai media in tutto il mondo, si è parlato di essa come di una tortura e, si sono riportate, anche le altre varie forme di trattamenti crudeli. Questo ha creato una forte reazione internazionale, che ha spinto i maggiori governi ad agire. La Francia e il Regno Unito hanno inviato grandi contingenti di forze sotto la bandiera delle Nazioni Unite, purtroppo senza successo, dato che queste truppe sono diventate di fatto ostaggi delle fazioni di guerra, soprattutto delle forze serbe. Nel 1992 gli Stati Uniti non avevano ancora deciso se intervenire militarmente o meno. Questo ha rinforzato il desiderio dell’Europa e della NATO di ottenere un accordo politico riguardo il conflitto. Ciononostante, senza una pressione di un potenziale intervento militare esterno, la diplomazia europea era rimasta senza “bastone”. Le atrocità in Bosnia, comunque continuavano ad attirare l’attenzione pubblica del mondo e a fare pressione sui

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Cfr. CHERIF BASSIOUNI M., Post-Conflict Justice, M. Cherif Bassiouni Editore, NEW YORK, 2002, pp.429-430

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maggiori governi, intenti a porre fine a questa guerra. Successivamente, l’ambasciatore degli Stati Uniti, Madeline Albright, propose al Consiglio di Sicurezza, di stabilire una commissione internazionale per investigare le violazioni del diritto umanitario internazionale nel former Jugoslavia. Quando è stata stabilita la Commissione (1992) non era chiaro ciò che aveva portato il Consiglio di Sicurezza a creare un tribunale criminale internazionale, come quello stabilito a Norimberga dopo la seconda guerra mondiale. Mancava, infatti, una documentazione dei crimini, in particolare del genocidio, dei crimini contro l’umanità e dei crimini di guerra, per giustificare la creazione di questo tribunale criminale internazionale. È stata l’opinione pubblica mondiale, al tempo, a documentare il sistema di stupri e l’“ethnic cleansing”, quali fattori determinanti per stabilire un tribunale militare internazionale. Il successo della Commissione è stato l’aver creato

l’“International Criminal Tribunal for the Former Yugoslavia”120

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