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La Bancassicurazione e la crisi globale: il ruolo dei credit derivatives

nell’ultimo decennio lo scenario finanziario internazionale ha subito dei profondi mutamenti.

La globalizzazione dei mercati, lo sviluppo dell’ingegneria finanziaria e la successiva scomparsa dei confini posti dai diversi settori dell’intermediazione finanziaria sono senza dubbio i cambiamenti più evidenti.

In questo paragrafo si andrà a porre maggiore attenzione al processo di convergenza tra settore bancario e settore assicurativo, andando ad analizzare il ruolo svolto, specialmente negli anni della crisi economico-finanziaria, dai credit derivatives.

Questo strumento è divenuto negli anni l’espressione dell’intreccio tra banca e assicurazione, e ha consentito di ridurre le diversità operative esistenti tra i due settori.

La prassi di trasferimento del rischio di credito caratterizzante l’attivo bancario, fa sì che vengano coinvolti nel business tradizionale bancario anche dei soggetti che, pur non facendo parte di nessun realtà conglomerata, costituiscono controparti per effettuare questa tipologia di operazioni.

Abbiamo visto che, nonostante la prassi di risk transfer effettuata attraverso la securitisation e l’utilizzo di credit derivatives abbiano apportato dei vantaggi, la crisi finanziaria ha dimostrato che la sperimentazione dei derivati non separa e non isola i rischi dei singoli settori dell’intermediazione finanziaria, ma anzi ne unisce e ne moltiplica i risvolti negativi.

Nonostante vi sia stato un progressivo avvicinamento tra i due business bancario e assicurativo, i cambiamenti in atto non sono tali da riuscire a distruggere le peculiarità di entrambi i settori, e di conseguenza nemmeno i rischi che affrontano le attività di questi settori presi singolarmente.

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La diversità profonda non trova nei sistemi di misurazione congiunta e nelle tecniche di gestione integrata un’adeguata risposta alle problematiche connesse al risk management.

Ciò è dovuto al fatto che ciascun rischio va valutato tenendo conto del relativo orizzonte temporale sul quale si colloca.

Questo elemento è diverso a seconda che il rischio in oggetto sia un rischio di mercato (il quale presenta un orizzonte temporale di pochi giorni), o un rischio di credito (che si colloca su un orizzonte temporale di medio periodo), oppure un rischio assicurativo (che invece si espande su un orizzonte temporale di lungo termine).

Di conseguenza, è difficile e molto complesso effettuare una stima integrata delle perdite relative a tutti questi tipi di rischio.

A ciò si aggiunge anche la difficoltà insita nella misurazione del grado di correlazione esistente tra le varie tipologie di rischio.

Nonostante ci si stia muovendo in un territorio relativamente nuovo ed inesplorato, si osserva che il mondo assicurativo stia diventando sempre più recettivo ai rischi insiti nell’attività bancaria93, specie ai rischi insiti all’interno dei mercati finanziari.

Il ruolo di fil rouge, cioè di strumento di ulteriore avvicinamento tra settore bancario e settore assicurativo condotto attualmente dagli strumenti derivati, ha consentito alle banche di trasferire buona parte del rischio di credito gravante sul proprio attivo a terzi soggetti che, di fatto, proteggono in parte o totalmente le banche dall’insolvenza dei propri debitori94.

Grazie all’uso dei derivati è possibile esternalizzare le tipologie di rischio verso i quali le banche non vogliono essere esposti eccessivamente.

93 Si vedano Ross, Davies, “Credit derivatives and insurance: a world apart?”, in “International securities quarterly”, may 2000; Sinkey, Carter, “The derivatives activity of US commercial banks”, in “The declining role of banking”, proceedings of the 30th annual conference on bank structure and competition, may 1994, federal reserve bank of chicago.

94 Si veda Duffee, “Rethinking risk management for banks: lessons from credit derivatives”, in

Proceeedings f the 32th annual conference on bank structure and competition, may 1996, Federal Reserve Bank of Chicago.

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Inizialmente, gli stessi intermediari finanziari trasferiscono ed acquisiscono posizioni sul mercato dei credit derivatives, in qualità di protection buyers e, successivamente, le imprese assicurative si pongono sul mercato come venditori di protezione (ossia in qualità di protection sellers), cioè come soggetti garanti dell’attività a rischio95.

La diffusione degli strumenti derivati ha raggiunto negli ultimi anni, specie negli anni della crisi, dei risultati impressionanti.

Infatti, come risulta da alcune indagini condotte dalla Bank for International Settlements (BIS), l’attività dei derivati palesa una crescita notevole, legata più che altro all’esponenziale incremento dei valori nozionali scambiati sui mercati Over The Counter (OTC).

Il mercato dei derivati è cresciuto ininterrottamente negli ultimi anni registrando tassi annui di crescita mediamente intorno al 27,9% ed un cumulato di 601,9%. Più nello specifico, il comparto dei credit derivatives è cresciuto mediamente dal dicembre del 2000 al giugno del 2008 del 73%, raggiugendo il suo massimo proprio negli anni della crisi economico-finanziaria.

Gli strumenti derivati sono maggiormente diffusi nei mercati Over The Counter in quanto quest’ultimi presentano dei gradi superiori di flessibilità rispetto ai mercati regolamentati.

Questo fa sì che le imprese bancarie e assicurative utilizzano i mercati OTC per realizzare le proprie operazioni in derivati con la conseguente crescita sia in termini di valori nozionali, che in termini di valori lordi.96

Le banche ricorrono ai credit derivatives con l’obiettivo di ridurre il rischio di credito su determinate posizioni di bilancio mentre le assicurazioni trovano in

95 Si veda ISVAP, “Il trasferimento del rischio di credito tra il settore bancario e il settore assicurativo.

L’esperienza italiana”, Giugno 2004, Roma.

96 Si ricordi che il volume degli scambi viene espresso mediante il valore nozionale, cioè il parametro di riferimento per il calcolo dei flussi di pagamento. Il valore lordo di mercato rappresenta la somma in valore assoluto delle componenti negative e positive delle posizioni in essere sui derivati.

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questo mercato delle ottime opportunità di profitto e vi si avvicinano in veste di garanti dei rischi loro trasferiti perseguendo l’obiettivo di incremento dei profitti. Tuttavia, il mercato dei derivati presenta anche numerose insidie.

Chi vende protezione per l’incasso dei premi (in tal caso, abbiamo visto che le compagnie assicurative si pongono come protection sellers sul mercato dei credit derivatives e anche altri prodotti derivati), potrebbe infatti non essere in grado di rimborsare chi ha comprato protezione in caso di default dell’emittente, ponendo a dura prova la stabilità del sistema finanziario nel suo complesso.

Abbiamo visto che la gestione del trasferimento del rischio di credito sul mercato è una tematica parecchio discussa negli ultimi anni, specie alla luce degli effetti disastrosi provocati dalla crisi finanziaria, di cui l’abuso di queste politiche di risk transfer ne rappresenta una concausa.

Il mercato dei derivati registra un incremento di volumi e scambi impressionante a dimostrazione del fatto che le strategie di risk management abbiamo notato essere un’interessante opportunità di esternalizzare i rischi gravanti sul proprio bilancio, senza dunque rinunciare alla possibilità di concedere mutui ad alto rischio e alto rendimento, mantenendo sostenuti i propri livelli di profitto.

Anche se vengono concessi mutui a soggetti tecnicamente non solvibili, il trasferimento del rischio di credito sul mercato avviene attraverso la securitisation e i derivati, alimentando la creazione di ABS (come visto nel precedente paragrafo, acronimo per asset backed securities) e la partecipazione di soggetti che si pongono sul mercato dei derivati nella veste di protection buyers e protection sellers.

Se molte banche considerano i credit derivatives una via pressoché obbligata per ridurre la propria esposizione al rischio di credito, per altre invece l’acquisto di questi strumenti può rappresentare un’eccellente opportunità speculativa per conseguire profitto.

Non solo le banche, ma anche altri intermediari finanziari, quali hedge funds e compagnie assicurative, si sono affacciati al mercato dei derivati, in particolare

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effettuando operazioni fuori bilancio sui mercati OTC, che abbiamo visto avere maggiore flessibilità rispetto ai mercati regolamentati.

La crisi finanziaria ha dimostrato che, in molti casi, chi vende protezione in ottica meramente speculativa per l’incasso dei premi (come le compagnie assicurative), non è poi in grado di rimborsare chi dalla compagnia acquista protezione dal proprio rischio di credito (come le banche).

Finché non si verificano frizioni di alcuna sorta sul mercato (cosa che non avviene in realtà), allora gli strumenti derivati consentono di conseguire ottimi profitti sui bilanci dei vari intermediari finanziari, ma dal momento in cui si denotano le prime problematiche (come è successo durante la crisi, con lo scoppio della bolla immobiliare e il crollo dei prezzi delle case acquistate attraverso i mutui concessi facilmente dalle banche, forti dal fatto che non erano poi loro a sopportarne in toto i rischi di insolvenza della controparte), vi è una vera e propria fuga dal mercato dei credit derivatives, originando gravi perdite per coloro i quali ne erano esposti. Ecco perché i credit derivatives vengono considerati una delle cause dello scoppio della crisi, in quanto in quegli anni le banche hanno sfruttato gli iniziali vantaggi di questi strumenti, esponendosi a posizioni sempre più rischiose nell’erogazione dei prestiti, attuando strategie competitive più aggressive97, concentrandosi sulla ricerca del profitto a breve termine e dimenticandosi di attuare accurati processi di screening e di monitoring.

Abbiamo visto che, anche se sono maggiormente le banche a rappresentare le controparti principali delle operazioni in derivati, le compagnie assicurative (specie quelle americane), si ritagliano una buona fetta di mercato, fungendo da protection sellers98.

Una così stretta interconnessione tra i settori pone ovviamente dei dubbi circa la possibilità di contenere le crisi del settore bancario di quegli anni, senza

97 Si veda Wagner, “Credit derivatives, the liquidity of bank assets nd banking stability”, in “Working Paper”, University of Cambridge, Cambridge Endowment for Research in Finance (CERF), february 2005.

98 Si veda Rule, “Risk transfer between banks, insurance companies and capital markets: an overview, in “Financial stability review”, Bank of England, december 2001.

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danneggiare il settore assicurativo99, in quanto la prassi di trasferimento del rischio crea valore aggiunto solo se chi si assume il rischio sia effettivamente capace di sostenerlo.

Sfruttando il mercato OTC, molte operazioni in derivati sfuggono alla regolamentazione, tant’è vero che alcune operazioni di questo genere vengono concluse per via telefonica.

Considerando la sempre maggiore convergenza con il mondo bancario, le assicurazioni trovano strada facile nell’ottenere ampie fette di mercato poiché le banche, incentivate dai vantaggi conseguiti attraverso i derivati creditizi, tendono a posizioni sempre più rischiose nell’erogazione dei finanziamenti, attuando strategie competitive sempre più aggressive.

I credit derivatives diventano così dei generatori di rischio, causando delle criticità per tutto il sistema finanziario100.

Visto il processo di convergenza tra i due settori, è difficile pensare di poter circoscrivere i rischi al solo settore bancario, evitando di causare dei danni all’intero settore finanziario, sia in termini di liquidità che di fiducia da parte di tutti gli operatori101.

Di conseguenza, le compagnie assicurative non sarebbero di fatto in grado di venire in soccorso delle imprese bancarie, in quanto ampiamente coinvolte nel business creditizio, visto il loro ruolo di protection sellers sui mercati dei credit derivatives102.

Questi strumenti sono ottimi per conseguire profitti a breve termine, ma sono profitti che non verranno conseguiti successivamente nel lungo termine, in quanto

99 Si veda Steiherr, “Derivatives: the wild beast of finance, a path to effective globalisation?”, New York, Wiley 2000.

100 Si vedano Duffee, Zhou, “Credit derivatives in banking: useful tools for managing risk?”, in “Journal of monetary economics” n.48, 2001.

101 Nel maggio del 2008 l’autorità di vigilanza statunitense ha proposto di creare una controparte centrale per il mercato dei derivati, soprattutto per i credit default swaps con l’obiettivo di eliminare il rischio di controparte su questo enorme mercato.

102 Si veda Morrison, “Credit derivatives, disintermediation, and investment decisions”, in “Journal of business”, n.78, 2001.

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esporrebbe le assicurazioni al pari delle banche all’andamento aleatorio del mercato del credito.

Non bisogna inoltra sottovalutare l’aspetto regolamentare, poiché il trasferimento del rischio di credito consente alle banche di eludere parte degli obblighi di accantonamento di capitale sulle posizioni oggetto di copertura.

Così facendo, una massiccia diffusione di questi strumenti associata ad una minore accuratezza nella valutazione dello standing creditizio, provoca una sottocapitalizzazione degli intermediari finanziari nel loro complesso.

In conclusione, possiamo dire che il fenomeno della Bancassicurazione risulta essere l’emblema della progressiva convergenza tra settore bancario e settore assicurativo, anche se negli ultimi anni la diffusione dei credit derivatives all’interno del sistema finanziario globale contribuisce ulteriormente ad avvicinare questi due settori, sfumandone progressivamente i loro confini operativi103.

Le banche utilizzano questi strumenti per esternalizzare i potenziali rischi di credito gravanti sul proprio attivo, invece le compagnie assicurative possono conseguire delle ottime opportunità di profitto (anche se in un’ottica di breve termine), fungendo da protection sellers sui mercati OTC.

I vantaggi a fronte di una maggiore stabilità del mercato creditizio ed una corretta valutazione ex ante del merito creditizio dei soggetti finanziati sono molteplici, poiché appunto il sistema bancario beneficia di un ottimo strumento di risk management, mentre il comparto assicurativo gode di ottimi profitti legati ad un business parallelo a quello che tradizionalmente svolge.

Ovviamente il risultato è una maggiore sinergia tra le due tipologie di intermediari finanziari e, indirettamente, il mercato del credito funge da anello di congiunzione tra i due settori.

Le compagnie assicurative diventano referenti privilegiati per il trasferimento delle alee del rischio connesse alle attività bancarie di erogazione del credito, cosicché

103 Si veda Financial Service Authority, “Cross-sector risk transfers”, in “Discussion paper series”, may 2002.

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le banche ottengono il risultato di eludere gli stringenti requisiti regolamentari di allocazione del capitale a fronte di determinate posizioni a basso standing creditizio.

Ciò fa sì che eventuali criticità caratterizzanti il mercato del credito possano ripercuotersi non solo sul settore bancario, ma anche sul comparto assicurativo senza possibilità di aiutarsi vicendevolmente a contenimento di un’eventuale crisi sistemica.

I credit derivatives paradossalmente producono un effetto moltiplicativo sul rischio di credito sopportato dal sistema finanziario nel suo insieme.

Il rischio di credito che si genera con il finanziamento della clientela bancaria viene trasferito alle assicurazioni o ad altri investitori anche a causa della mancanza di una clearing house, ossia di una stanza di compensazione, comportando così da un lato il rischio di default della clientela alla quale è stato concesso l’affidamento, mentre dall’altro lato comporta una sofferenza dell’investitore al quale è stato trasferito il rischio, nel nostro caso l’investitore è rappresentato dalla compagnia assicurativa.