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IV STUDI CRITICI SULLA LINGUA FRANCA

XIV- XVII, la qualità e la quantità di esposizione alla lingua target e delle interazioni comunicative poteva dare luogo variamente a ciascuna delle varietà sopra citate.

IV.11 Barbara Turchetta, la lingua franca in funzione della teoria monogenetica (2009)

Il volume della Turchetta presenta una descrizione della lingua franca prevalentemente in funzione della presentazione della teoria monogenetica elaborata da Whinnom a partire dalla metà degli anni ‘60. Si tratta quindi di un breve accenno, subordinato alla presentazione delle diverse teorie sulla genesi, sulla diffusione e sulla crescita delle lingue di contatto. Proprio come sostenuto dalla Minervini (1996), spesso troviamo in saggi di pidginistica un breve riferimento alla lingua franca solo in funzione di una preliminare introduzione all’esposizione della teoria monogenetica o come riferimento introduttivo alla nascita dei pidgin. Tentando di non dilungarsi troppo sulla trattazione della teoria monogenetica, della quale si è scelto di non occuparsi in questa sede, o almeno di riferirsi ad essa brevemente, forniremo una descrizione di tale teoria, seguita dalla definizione di lingua franca elaborata dalla studiosa; concluderemo con una descrizione delle possibili fasi di sviluppo di tale pidgin in funzione della teoria monogenetica.

Nella generale introduzione alle lingue di contatto la Turchetta introduce immediatamente il concetto di lingua franca:

[…] le esigenze di comunicazione tra parlanti lingue diverse sarebbero la causa scatenante la nascita dei gerghi commerciali, analoghi a quello generato dalle relazioni nel bacino del Mediterraneo e definito dalle fonti medievali e successive come Lingua Franca363.

Per il momento la lingua franca è presentata meramente come un gergo commerciale diffuso a partire dal medioevo.

Proseguendo nella lettura del saggio la studiosa riporta brevemente le intuizioni che hanno portato Whinnom ad elaborare la teoria monogenetica: le lingue di contatto del mondo, originatesi da lingue lessificatrici anche tipologicamente molto distanti tra loro, presentano caratteristiche morfologiche e morfosintattiche in continuità. Per rendere conto di tale continuità linguistica Whinnom ipotizza che tutte le lingue di contatto siano in realtà derivate da un unico proto-pidgin a base portoghese, il quale a sua volta risalirebbe alla lingua franca del Mediterraneo; in proposito la Turchetta presenta uno schema riassuntivo della classificazione genetica dei pidgin elaborato dalla Todd in Pidgins and Creoles (1974). Lo riportiamo di seguito:

sabir (Lingua Franca) protopidgin portoghese

protopidgin portoghese atlantico protopidgin portoghese indo-pacifico p. portoghese p. spagnolo p.francese p.inglese p. francese p.olandese p.inglese Creolo papiamento giamaicano Creolo Mauritius afrikaans tokpisin di Guinea Louisiana .

krio

Creolo di Creolo Capo Verde della Martinica Fonte: Turchetta (2010, p.19).

La studiosa fornisce poi una definizione più esaustiva della lingua franca:

[…] il gergo commerciale maggiormente diffuso nel Mediterraneo a partire dall’epoca medievale fu la Lingua Franca o sabir, detta anche petit moresque. Si tratta di un gergo commerciale, successivamente trasformato in lingua veicolare, con una forte componente romanza nel lessico, quasi tutto di origine italiana e caratteristico delle varietà parlate lungo le coste italiane maggiormente interessate dai commerci con il resto del Mediterraneo (l’area di Venezia e di Genova)364.

Ancora una volta troviamo i termini lingua franca e sabir utilizzati impropriamente in rapporto sinonimico. Come abbiamo già accennato, è preferibile invece utilizzare lingua franca per riferirsi alla fase barbaresca e anche più genericamente all’area levantina, ed invece sabir per riferirsi soltanto alla varietà a base francese che si diffonde a partire dal 1830. La Turchetta passa poi ad elencare brevemente alcune caratteristiche linguistiche della struttura della lingua franca, «caratterizzata dall’assenza di morfologia grammaticale affissa e dall’uso di strategie pragmatiche per la comprensione del testo»365.

Si passa poi ad accennare, come già altri studiosi, al problema della povertà quantitativa e qualitativa delle fonti documentarie. La studiosa riporta anche un piccolo estratto del Dialogue numero 4 contenuto nel Dictionnaire del 1830, ritenuto, in accordo con Schuchardt, una «delle principali fonti di documentazione».366 Sulla base dell’ipotesi

monogenetica la Turchetta elabora un’evoluzione della lingua franca divisa in due fasi: una prima fase «caratterizzata da tratti tipicamente gergali e da un lessico prevalentemente romanzo-meridionale, usata nella comunicazione tra europei, arabi, turchi, senz’altro usata durante l’epoca delle crociate, già a partire dal 1096»367; ed una

seconda fase:

[…] successiva ad un processo di rilessificazione e di stabilizzazione, che la portò a una pidginizzazione, con la crescita della morfologia grammaticale, e a maggiore influenza del lessico portoghese, dovuta all’espandersi delle rotte commerciali, proprio ad opera portoghese, con la circumnavigazione dell’Africa al termine del XV secolo368.

La prima fase prefigura la nascita della lingua franca già a partire dall’epoca delle prime crociate, ponendo la lingua franca delle crociate in continuità rispetto alla realtà del pidgin sviluppatosi nel Mediterraneo e in Barberia. La seconda fase invece

364 Ivi, p. 26. 365 Ibidem. 366 Ibidem, nota 3. 367 Ibidem. 368 Ivi, p. 27.

comporterebbe un’espansione della lingua franca al di fuori del bacino del Mediterraneo, essa verrebbe poi a costituire la lingua base da cui deriverebbero i pidgin portoghesi che vi si diffusero in seguito all’espansione coloniale del Portogallo del XV e del XVI secolo, sempre a patto che si consideri valida la teoria monogenetica.

In base alla ricostruzione della storia e della genesi della lingua franca, per la studiosa «appare invece evidente che si trattasse di un pidgin, giunto ad una stabilizzazione all’epoca della pubblicazione del dizionario di petit mauresque nel 1830»369. Benché sia assolutamente vero che non siamo in grado né di smentire né di

confermare una presunta espansione extra mediterranea della lingua franca, come sostenuto nell’ipotesi monogenetica, tale tesi non trova conferma nelle fonti documentarie in nostro possesso; si potrebbe riportare il già citato passo di Haedo nella Topographia in cui l’autore accenna ad un’ondata di lusitanismi confluenti in lingua franca in seguito alla battaglia dei tre re del 1578370, tuttavia non sarebbe di sufficiente

appoggio alla teoria di Whinnom; se veramente la lingua franca fosse stata sottoposta ad un processo di rilessificazione in chiave portoghese, tale da poterne derivare un pidgin portoghese, sarebbe senz’altro presente una qualche traccia, per quanto minimamente significativa. L’esistenza di un unico proto-pidgin a base portoghese da cui si sarebbero poi sviluppati gli altri pidgin, avrebbe spiegato, secondo Whinnom, la presenza di corrispondenze morfosintattiche riscontrate tra il creolo spagnolo delle Filippine e le lingue di contatto a base portoghese. Tali somiglianze riguarderebbero soprattutto la struttura temporale ed aspettuale del verbo. Tuttavia, come abbiamo già evidenziato, tali fenomeni possono essere spiegati senz’altro in modo più convincente anche e soprattutto in funzione dei processi di semplificazione del linguaggio.

La Turchetta prosegue e si concentra sulla mancanza di prestigio della lingua franca e dei contesti di impiego; pertanto «è evidente che fosse pressoché impossibile che tale gergo potesse assumere una forma scritta e divenisse così mezzo di comunicazione in documenti anche solo di natura amministrativa e contabile»371. Infatti, le prove

documentarie di cui siamo in possesso, non sono altro che diari di viaggio, compendi e autobiografe in cui vi sono riportate all’interno brevi frasi in lingua franca.

369 Ibidem.

370 cfr. p. 142, nota 257. 371 Ivi, p. 29.

Dovendo redigere un bilancio sulla validità del contenuto del saggio della Turchetta, direi senza dubbio che la presentazione del fenomeno della lingua franca è condotta con fine utilitaristico e marginale, legata alla volontà di argomentare e confutare la teoria monogenetica di Whinnom sulla genesi dei pidgin. Proprio la Minervini si lamentava di tale comportamento da parte dei linguisti, che generalmente si riferiscono alla lingua franca solo trattando l’argomento della teoria monogenetica o riportando semplicemente la sua inusuale longevità, utilizzandolo come si utilizza un aneddoto insolito affinché fornisca al testo un carattere più accattivante.

IV.12 Federica Venier, l’eredità di Schuchardt e la validità della teoria