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Benefici ecclesiastici di regio patronato nel Mezzogiorno d’Italia: le relazioni del Cappellano maggiore

I vescovi di regio patronato: spazi, tempi e modalità di nomina

III.2. Benefici ecclesiastici di regio patronato nel Mezzogiorno d’Italia: le relazioni del Cappellano maggiore

Con una cadenza periodica, ma non proprio precisabile, da Napoli si trasmettevano, per il tramite del Cappellano Maggiore le relazioni sullo stato dei benefici ecclesiastici che includevano tanto gli arcivescovadi e vescovadi, quanto la più ampia maglia di benefici, dignità e prebende di cui la Corona spagnola esercitava il diritto di nomina. L’importanza di queste relazioni è facilmente deducibile se confrontate e studiate in parallelo alle consulte per le nomine dei vescovi nelle diocesi di regio patronato. Esse, infatti, costituivano un vero e proprio strumento di lavoro per il Consiglio di Italia, necessario a pianificare nomine e carico delle pensioni.

Ad oggi manca ancora una geografia completa della rete di benefici ecclesiastici di regio patronato nel Regno, che pure contava oltre una sessantina di benefici con le relative dignità ad esse annesse, che consentivano di formare un tessuto di relazioni socio-politiche non indifferente22. Come si legge da una missiva inviata al viceré Marchese de los Velez nell’aprile 1677, il Consiglio di Italia chiedeva di preparare una «relacion de las iglesias y prebendas que son de presentacion de S.M. en este Reyno y de las que se hallasen vaca, con declaracion del valor de sus rentas, cargo y pensiones distinguendose las cantidades ya una vez impuestas»23. Alcune di queste relazioni sono già note alla storiografia. Si tratta, perlopiù, delle più antiche, tratte dalle copie napoletane. Alla luce dello studio e delle ricerche da noi condotte, riteniamo, però, che queste vadano rilette, meglio comparate tra loro e, soprattutto, che vada meglio precisato il loro fine, diversamente da quanto finora è stato ipotizzato24. Già Giuseppe Coniglio in un fugace articolo comparso nel 1951 riportava i dati tratti da una relazione del 1566 fatta per ordine di Filippo II e conservata nell’Archivo General de Simancas. Egli non ha precisato circostanze e motivi per cui era stata redatta la relazione, proponendone un’analisi utile allo studio delle rendite delle chiese e dei benefici ecclesiastici

22 Per il sistema dei benefici ecclesiastici di regio patronato nella Spagna di età moderna, in ordine alle diverse tipologie di benefici, ai meccanismi di nomina e alla dialettica tra il potere regio e pontificio nell’attribuzione degli stessi cfr. M. Barrio Gozalo, El sistema beneficial de la iglesia española en el Antiguo

Regimen (1475-1834), cit., passim.

23 AHNM, Estado, leg. 2049. 24

Sugli interessi degli storici per il beneficio ecclesiastico sia sotto il profilo giuridico-istituzionale, sia sotto quello economico-sociale cfr. C. Russo, La storiografia socio-religiosa e i suoi problemi e L. Chatellier,

Elementi di una sociologia del beneficio in Società, chiesa e vita religiosa, a cura di Ead., cit., pp. XCV-XCII e

83-114; cfr. anche G. Greco, I giuspatronati laicali nell’età moderna, in La chiesa e il potere politico, a cura di G. Chittolini, G. Miccoli, cit., pp. 534-550.

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in generale25. La stessa relazione è stata poi ripresa in altri studi e confrontata anche con altre. Per esempio, Giovanni Brancaccio, sulla scorta di quanto già contenuto nella relazione edita dal Coniglio, si è soffermato ad analizzare i benefici ecclesiastici di regio patronato nel Mezzogiorno d’Italia, attraverso altri tre “censimenti”, compilati tra il 1592 e il 166426.

Fatta questa necessaria premessa, di seguito ci accingiamo a fare i confronti tra le relazioni da noi analizzate e che in parte integrano i dati già editi negli studi citati in nota.

Nel 1570 a Madrid, dovendo procedere alla nomina dell’arciprete di Altamura - beneficio di regio patronato - si discusse sulla possibilità e, soprattutto, sulla necessità di avere delle relazioni sempre aggiornate sulle rendite dei benefici ecclesiastici, utili non solo a controllare la geografia dei benefici ecclesiastici, ma anche, nello specifico, a migliorare le operazioni di nomina dei vescovi, arcivescovi e di qualunque altra dignità di regio patronato. Si trattava, in effetti, di un’esigenza maturata già da tempo. Risaliva al 1563, la prima relazione, che risultò essere solo un elenco molto generico dei benefici e per questo ne fu richiesta un’altra nel 1570, che poi fu compilata e consegnata quattro anni dopo.

«Per questa Regia Camera [della Sommaria] furono espediti commissari in tutte le provincie di questo Regno, in virtù delle quali li fu ordinato si fossero conferiti nelle città et altri luoghi, nelli quali sono situati li detti iuspatronato regii o dove li havesse parso più ncessari con pigliare informatione di quello che detti iuspatronati havevano renduto per tre anni a dietro … tanto in danaro quanto in grano et vettovaglie et altre sorte d’entrate.

Item che fossero state tre raccolti integri, con farne essibire li quinterni et scritture che li padroni de tali benefici hanno tenuti, con l’istrumenti d’affitti di detti anni et anco che havessero pigliato informatione a che prezzo detti grani, vettovaglie et altre robbe fossero state

25 Si veda G. Coniglio, I benefici ecclesiastici di presentazione regia nel Regno di Napoli nel sec. XVI, «Rivista di Storia della Chiesa in Italia», 5 (1951), pp. 269-274. L’Autore ha utilizzato una copia conservata in AGS, Estado, leg. 1046, f. 109.

26 Cfr. G. Brancaccio, Arcivescovati, vescovati, abbazie e benefici ecclesiastici, cit., pp. 225-256. Le relazioni utilizzate da Brancaccio sono conservate in BNN, mss. XI-D-10, I-C-3, I-C-37. Si veda anche il lavoro del 2007 di Maria Antonietta Del Grosso. Certa di utilizzare documenti inediti la studiosa ha messo a confronto la relazione del 1566 - già nota dal lavoro di Coniglio - e quella del 1591 - già studiata da Brancaccio. Le fonti analizzate da quest’ultima sono conservate in ASNa, Cappellano maggiore, Notitiae Ecclesiarum et

beneficiorum rigiorum, inv. 1078, ff. 139-146. Anche la Del Grosso - dichiarando una ricerca ancora tutta in fieri - ritiene che la finalità delle relazioni fosse di tipo ricognitivo della situazione finanziaria e patrimoniale -

per usare le sue stesse parole - della rete beneficiale di reale patronato. Cfr. M. A. Del Grosso, Problemi ed

aspetti dello ius patronatus: il caso del Principato Citra, in Stati e chiese nazionali nell’Italia di antico regime, a

cura di M. Spedicato, Galatina, Edipan, 2007, pp. 209-226. Cfr. anche Nota delli vescovati et benefitii de ius

patronato, che la maestà del Re ha in questo Regno in S. Mazzella, Descrittione del Regno di Napoli, nella quale s’ha piena contezza, così del sito d’esso, de’ nomi delle provintie antiche e moderne, de’ costumi de’ popoli, delle qualità de’ paesi, e de gli huomini famosi che l’hanno illustrato; come de’ Monti, de’ Mari, de’ Fiumi, de’ Laghi, de’ Bagni, delle Minere e d’altre cose maravigliose ci vi sono …, Napoli, ad istanza di Gio. Battista

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vendute al tempo della raccolta delle dignità che detti iuspatronato hanno et le pensioni che pagano et se ci fosse alcuno beneficio, seu grancia di esso, che fosse stato usurpato con farnesi essibire le bolle et privilegi che ne teneno con fare tutte l’altro diligenze necessarie»27.

Le informazioni contenute nelle relazioni erano raccolte dalla Sommaria, per il tramite di commissari che sul posto chiedevano e consultavano libri contabili - quando esistevano e quando erano correttamente compilati - e interrogavano vescovi, arcivescovi e il clero del luogo. In seguito il Cappellano Maggiore si sarebbe occupato della stesura della relazione da trasmettere al Consiglio di Italia a Madrid. In tal senso, non ci sono dubbi sulle finalità delle relazioni, che erano a tutti gli effetti uno strumento basilare e fondamentale per la composizione del corpo ecclesiastico di nomina regia. Combinando, quindi, i dati delle relazioni con quanto si decideva a proposito delle nomine vescovili e di qualsiasi altro beneficio ecclesiastico si possono ricostruire le strategie messe in atto dal potere regio nell’ambito della politica pensionistica e, quindi, del mantenimento del sistema clientelare. Le relazioni da noi consultate coprono l’arco temporale dal 1566 al 1675, per un totale di otto relazioni, la maggior parte delle quali si riferiscono unicamente alle arcidiocesi e diocesi di regio patronato.

Ricorrendo al cumulo di benefici, infatti, si mettevano a tacere le pretese di quei presuli che non erano disposti ad allontanarsi troppo dai centri del potere - Napoli e Roma - e si riusciva a trovare qualche ecclesiastico disposto ad accettare diocesi periferiche e lontane dalla Capitale. Un sistema adoperato anche per alzare le rendite di cui potevano godere gli stessi ecclesiastici.

Ci sembra, in questo senso, abbastanza emblematico il caso del Cappellano maggiore, un ufficiale al servizio regio, nonché anello di congiunzione tra la rete ecclesiastica di regio patronato del Regno e la Corona, che però aveva rendite di appena 500 ducati. Proprio al fine di assicurare maggiori entrate, la Corona ricorse a un escamotage assai frequente e, soprattutto, necessario affinchè gli spagnoli - su cui ricadevano quasi esclusivamente le nomine dei cappellani maggiori - avessero la giusta ricompensa per un incarico così oneroso. Dapprima, infatti, provarono in tutti i modi ad aumentare le entrate nominando Cappellani anche vescovi della vicina Castellamare, città raggiungibile da Napoli in meno di un giorno28;

27

AHNM, Estado, L. 394, Relazione della Regia Camera della Sommaria, 28 maggio 1574, ff. 690- 691.

28 Cfr. AHNM, Estado, leg. 2109, Consulte per la nomina del Cappellano Maggiore di Napoli. Manca ad oggi uno studio approfondito sul Cappellano Maggiore di Napoli; per questo, data la prossimità degli argomenti di ricerca, chi scrive ha avviato degli studi sulle nomine, sulle carriere e sulle reti clientelari dei

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poi, però, l’interferenza e la disapprovazione papale a questo cumulo di benefici, dirottò la strategia verso benefici semplici di regio patronato29.

Le informazioni contenute nelle relazioni, in tal senso, consentivano di monitorare lo stato delle rendite delle diocesi e dei benefici ecclesiastici e di calibrare la distruzione degli stessi tra gli ecclesiastici, oltre a valutare e programmare il sistema delle pensioni ecclesiastiche.

cappellani maggiori del Regno. Alcuni cenni sono contenuti per lo più nella trattatistica Sette e Ottocentesca cui rinviamo, G. Origlia, Istoria dello studio di Napoli, II, Napoli, Giovanni di Simone, 1754; G. Di Marzo, Sulla

origine e giurisdizione del Cappellano Maggiore, Palermo, Stamp. di F. Morello, 1840, F. Torraca, G.M. Monti,

R. Filangieri di Candida, Storia della Università di Napoli, Napoli, Ricciardi, 1924, pp. 221 e ss..

29 Con lettera del 18 gennaio 1611 il Re univa all’ufficio del Cappellano Maggiore i benefici dell’abbazia di S. Nicola de Pergolito, nella diocesi di Nardò e dell’abbazia S. Nicola di Buscitano, nella diocesi di Catanzaro, AHNM, Estado, leg. 2109.

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Tab. 2 - Elenco dei benefici ecclesiastici di regio patronato nel Regno di Napoli

Provincia Beneficio* Dignità** Rendite in ducati

1566a 1574b 1591c 1621d Abruzzo citra chiesa di S. Martino

(L’Aquila) 92 128 259 250

Abruzzo ultra

chiesa di S. Lucia di Rocca

(L’Aquila) 106 143 346 143

abbazia di S. Pietro Campo

Gualano (Teramo) 143 150 143

abbazia di S. Pietro,

Loreto (Penne) 200

Basilicata abbazia di S. Filippo, Lauria

(Policastro) Calabria??? 398 n.s. 250

Calabria citra

cappellania di S. Maria,

castello di Catanzaro 3 3

chiesa parrocchiale di S. Giorgio,

Catanzaro 10 15 12

cappella S. Vitagliano,

castello di Catanzaro 7.3.13 8

cappella S. Maria,

castello di Catanzaro 3.1.14 6.3.13

cappella S. Giovanni Battista,

cattedrale Catanzaro 67 48

abbazia S. Nicola di Buscitano,

Camigliano (Catanzaro) 290 390 500

chiesa parrocchiale di S. Maria delli Greci,

Reggio

86 86.2

chiesa S. Maria della cattolica,

Reggio 230

cappella S. Nicola,

chiesa S. Maria a Monteleone 60 20

Calabria ultra chiesa parrocchiale S. Maria de

protospatari (Crotone) 82 204 200

Capitanata chiesa cattedrale di S. Maria di

Lucera decano, archidiacono, tesoriere, cantore, 4 canonici 1975 2400 2440 1400 Principato citra

chiesa parrocchiale di S. Giorgio

(Capaccio) 12

abbazia di S. Matteo,

Albanella (Capaccio) 20 29.1.5 20

chiesa S. Egidio,

Altavilla (Capaccio) 124 133.1.3 124

chiesa di SS. Giorgio e Simone,

S. Gregorio (Salerno) 108 120

cappella di S. Salvatore,

dogana del ferro (Salerno) 14 12

abbazia di S. Pietro a Corte,

Salerno 496 700 902 n.s.

cappella S. Caterina,

chiesa maggiore Salerno 26.2.10 39

Principato ultra abbazia di S. Peneratio/pancrazio

80 Tab. 2 - (continuazione) Terra di Bari archipresbiterato S. Maria di Altamura 124 237 347 400 abbazia di S. Dionisio (Brindisi) 23 23.1.8 23 priorato di Bari tesoriere, cantone, subcantore, 39 canonici 675 866 1034 1300 cappella di S. Ludovico,

chiesa di S. Nicola di Bari 3 cappellani 72 72 24

Terra di Bari

cappella nella chiesa di Molfetta 36 36

cappella reale, arcidiocesi Trani 120 150 cappella di S. Silvestro, castello di Barletta 69 72 72 cappellania S. Lucia, Monopoli 50 24 cappella S. Nicola, Monopoli 50 60 Terra di Lavoro

cappella di S. Maria a Porta,

Pozzuoli 14.0.0 14

cappella della Maddalena

(Aversa) 24 126.2.0

cappella di S. Maria Domini,

Capua 32 36.3.10 56

abbatia di S. Lorenzo,

S. Maria Maggiore (Capua) 1360 1493 1700 950

cappellania di S. Giovanni, castello di Caserta 18 6 93 cappellania di S. Andrea, Caserta 64 60 n.s. cappellania di S. Tommaso, Caserta 26 14.2.10 n.s.

cappella di S. Luigi nella chiesa

maggiore di Napoli 60

cappella di S. Angelo a Segno,

mercato vecchio Napoli 49 100 80

cappellania di S. Caterina di

Celano, Napoli 227 275 356 300

cappella s. Luigi di Francia, Napoli Scudi 61. 4. 10 62 cappella di S. Ludovico di Francia, Napoli 8 8 chiesa S. Angelo, Napoli 60 47 53

abbazia di S. Pietro in Campoli,

Roccasecca (Aquino) 50 94 166

cappellania di S. Maria, chiesa S.

Giovanni a Corte, Napoli 17

cappella di S. Giovanni,

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Tab. 2 - (continuazione)

Terra d’Otranto

abbazia della Trinità,

Lecce 185 163 277 300

cappellania di S. Nicola,

castello di Lecce 21 24 21

chiesa S. Maria del Paradiso,

Lecce rettoria 12 16 53

S. Biagio,

Lecce 312

abbazia di S. Nicola di Pergoletto,

Galatone (Nardò) 60

cappella di S. Leonardo,

castello di Taranto 18 18 17

cappella S. Maria dei Martiri,

chiesa maggiore Taranto 100

cappella SS. Filippo e Giacomo,

castello di Otranto 36 36

abbazia di S. Mauro,

Cincomiglia (Gallipoli) 600 n.s.

* dopo il nome del beneficio, alla virgola segue la località in cui lo stesso ricade, tra parentesi tonde la diocesi/arcidiocesi di riferimento, specificata solo se ricadente fuori dalla stessa città diocesana/arcidiocesana.

** specificate solo laddove esplicitato nelle relazioni.

a AGS, Estado, leg. 1046, f. 109 e AHNM, Estado, leg. 2042, G. Coniglio, I benefici ecclesiastici di

presentazione regia nel Regno di Napoli, cit..

b AHNM, Estado, L. 394, ff. 692v-707r.

c AHNM, Estado, leg. 2049, anche in ASNa, Cappellano maggiore, Notitiae Ecclesiarum et beneficiorum

rigiorum, inv. 1078, ff. 139-146, cfr. M.A. Del Grosso, Problemi ed aspetti dello ius patronatus, in Stati e chiese nazionali, a cura di M. Spedicato, cit., pp. 209-226.

d Nota delle abbadie, dignità, canonicati et prebende, chiese curate et benefici semplic che sono in questo

Regno di Napoli, così a collatione, come a presentazione di s.m. che dio guardi con la loro rendita, secondo la tassa le quali la maestà sua con real cedual delli 4 marzo 1622, in AHNM, Estado, leg. 2042.

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