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Strutture demografiche e strutture familiari tra Sei e Settecento ad Agnone

CAPITOLO IV Trivento e il suo territorio

IV.5. Strutture demografiche e strutture familiari tra Sei e Settecento ad Agnone

Per Agnone abbiamo consultato gli stati delle anime più antichi, conservati per due delle sette parrocchie intra moenia, di S. Marco e di S. Nicola, rispettivamente degli anni 1690 e 169566. Si trattava di due delle più antiche parrocchie della città. S. Marco era la chiesa madre, posta sul versante occidentale dell’abitato e nelle sue immediate vicinanze vi era la chiesa di S. Nicola, in due quartieri attigui del borgo.

Gli stati delle anime inizialmente nacquero con finalità propriamente religiose e come strumento di organizzazione dell’esercizio pastorale dei parroci, per somministrare la comunione in occasione della Pasqua. Col tempo, però, essi assunsero caratteri propriamente conoscitivi e amministrativi per le stesse istituzioni ecclesiastiche. Il parroco, in questo modo, visitando ciascuna casa e con essa ciascuna famiglia, censiva, conosceva e controllava la popolazione appartenente alla propria parrocchia. Non esisteva un criterio sistematico per la compilazione di questi documenti e, per questo, parrocchie anche vicine della stessa città potevano compilare stati delle anime seguendo criteri e modalità diversi.

Nel caso di Agnone la registrazione delle anime avveniva seguendo l’ordine con cui il parroco visitava la città, numerando in ordine progressivo le case censite e senza dare riferimenti toponomastici, che ci avrebbero permesso di ricostruire la distribuzione della popolazione ed eventualmente la presenza di quartieri di lignaggio.

Le famiglie erano descritte a partire dal capofuoco seguito dal coniuge, laddove vi fosse, dai figli e da eventuali parenti in linea ascendente, discendente o collaterale o, ancora, da persone che non erano direttamente riconducibili al nucleo familiare per legami parentali, ma che per altri motivi erano parte dello stesso, come per esempio la servitù. Di ciascun componente della famiglia si indicava il sesso, l’età e il legame di parentela con il capofuoco. La professione, invece, è un’informazione che non compare quasi mai nei registri parrocchiali seicenteschi. Vi si trova il riferimento alla professione, perlopiù, nel caso delle categorie più rappresentative nella scala sociale, con indicazioni per coloro che svolgono funzioni religiosi o erano a servizio presso una famiglia.

La popolazione delle due parrocchie agnonesi si componeva di 194 fuochi ed era complessivamente formata da 997 anime, di cui 497 uomini e 507 donne. Si trattava chiaramente di una fetta piccola rispetto al totale della popolazione di Agnone che, negli anni

66 La consultazione dell’intera anagrafe parrocchiale di tutte le chiese intra moenia di Agnone, integralmente digitalizzata, è avvenuta presso le Biblioteche comunale riunite e “B. Labanca” di Agnone.

Novanta del Seicento, doveva essere almeno il quadruplo di quella censita nelle due parrocchie. Stando alla numerazione dei fuochi del 1669, infatti, Agnone contava oltre 600 fuochi e quindi circa 2.700 anime.

In tal senso, i risultati raggiunti sono puramente indicativi di quelli che furono i meccanismi demografici e le strutture familiari del centro agnonese nell’ultimo decennio del Seicento. Distribuendo i dati in base all’età, al sesso e allo stato civile abbiamo comunque ricostruito la struttura demografica di Agnone, secondo quanto segue (tab. 6).

Tab. 6 - Agnone, parrocchie S. Marco e S. Nicola, popolazione per età, sesso e stato civile (1690 - 95)

anni uomini donne

celibi coniugati vedovi totale nubili coniugate vedove totale

0-4 81 81 80 80 da 5 a 9 77 77 45 45 da 10 a 14 39 39 43 6 49 da 15 a 19 30 5 35 44 26 70 da 20 a 24 37 13 50 20 31 1 52 da 25 a 29 18 30 48 7 32 3 42 da 30 a 34 6 34 1 41 10 27 3 40 da 35 a 39 4 17 21 7 14 3 24 da 40 a 44 4 22 26 2 21 5 28 da 45 a 49 3 15 18 9 8 17 da 50 a 54 2 9 11 8 6 14 da 55 a 59 1 8 1 10 3 7 13 23 da 60 a 64 3 15 2 20 5 8 13 da 65 a 69 3 2 1 6 2 2 da 70 a 74 3 4 2 9 2 3 5 da 75 a 79 1 1 2 1 3 > 80 3 1 4 totale 497 totale 507

Per fare una prima distinzione legata al sesso, abbiamo calcolato l’indice di mascolinità (costruito rapportando il numero dei maschi a quello delle femmine e moltiplicando per 100). Esso è pari a 98, in una popolazione in cui vi era una marginale prevalenza di donne. Andando però a calcolare l’indice di mascolinità nelle varie fasi di età, si nota che all’iniziale equilibrio numerico tra uomini e donne nella fascia di età compresa tra zero e quattro anni, segue un indice di mascolinità più elevato, segno di una maggiore sopravvivenza degli uomini. Un nuovo equilibrio numerico si ha nella fascia di età compresa tra i trenta e trentaquattro anni (indice pari a 102), per poi registrare un calo a 87 nella fascia di età successiva.

Riportando i dati in una rappresentazione grafica della popolazione l’immagine che se ne trae è una piramide, che noi abbiamo diviso a metà distinguendo tra uomini e donne, la cui

base molto larga è composta da un elevato numero di fanciulli e che rispondeva allo scenario classico delle società di Antico Regime e dei contesti rurali, caratterizzato da un regime demografico naturale, in cui si registravano elevati tassi di natalità controbilanciati da altrettanto alti tassi di mortalità infantile (figg. 12 e 13). La popolazione di Agnone, come d’altronde quella di altri casi studiati per l’Italia meridionale, vede una prevalenza di giovani in età compresa tra zero e diciannove anni, di cui faceva parte il 47,41% della popolazione. Il 31,67%, invece, della popolazione aveva tra i venti e trentanove anni. Le percentuali tendevano via via a scendere nella fascia di età tra i quaranta e cinquantanove anni, con il 14,64% della popolazione e fino al 6,27% di coloro che superavano i sessant’anni. L’indice di vecchiaia, infatti, calcolato rapportando il numero di individui al di sopra dei sessantacinque anni e quelli al di sotto dei quattordici anni, era pari a 8, segno di un difficile e improbabile raggiungimento della vecchiaia.

Fig. 13 - Agnone, popolazione femminile (1690-95)

Il celibato e il nubilato, se non per vocazione e comunque in rari casi, era poco diffuso e tendeva per questo a diminuire con l’avanzare dell’età. L’assenza dell’età dei coniugi nei registri di matrimonio non consente di valutare l’età media dei matrimoni. Una spia alternativa per constatare l’età di matrimonio pare evidente dal brusco calo di celibi e nubili che si ha nella fascia di età tra i venti e ventiquattro anni, rispetto alla fascia successiva, dei venticinque e ventinove anni. I dati del celibato/nubilato e quelli dei coniugati/e si invertono da una fase all’altra, confermando per altro un dato già noto, tipico della famiglia dell’Europa occidentale di Antico Regime che vedeva l’età di matrimonio intorno ai ventitré/ventiquattro anni.

Il riferimento dell’età negli stati delle anime ci consente di fare un calcolo anche rispetto alla differenza di età tra i coniugi, la quale era in media pari a sette anni tra uomo e donna. In quest’epoca gli uomini era quasi sempre più grandi delle rispettive mogli. Altrove la media della differenza di età tra i coniugi era, invece, più bassa. Questo, per Agnone, spiega anche la maggiore percentuale di vedove, di cui se ne contano in tutto cinquantasei rispetto, invece, ai vedovi (nove in tutto). L’eccedenza del numero di vedove era un elemento comune in gran parte dei centri italiani del XVII secolo. Il numero delle vedove era sempre più alto rispetto a quello della vedovanza maschile, secondo valori che non diminuirono neanche nei secoli successivi. La maggiore longevità femminile e la differenza di età tra i coniugi erano i due fattori che esponevano le donne a un più alto rischio di rimanere vedove67.

67 Cfr. G. Da Molin, Famiglia e matrimonio nell’Italia del Seicento, cit., pp. 155-156; A. Fauve- Chamoux, Vedove di città e vedove di campagna nella Francia preindustriale: aggregato domestico,

Un campione di dati più rappresentativo quantitativamente parlando della popolazione di Agnone, si può avere dal catasto onciario compilato nel 1741. All’epoca la popolazione agnonese era formata da 2.566 uomini e 2.506 donne, per un totale di 842 fuochi68. La situazione, a distanza di un cinquantennio, sembra essere proiettata verso un cambiamento che in questo momento è leggibile in filigrana nelle variazioni dei dati in percentuale e riconducibili all’avvio di un miglioramento delle condizioni di vita che si sarebbe raggiunto nel pieno del XIX secolo.

Nel 1741, l’indice di mascolinità risulta aumentato a 102 e tende a mantenersi elevato nelle varie fasce di età (tab. 7). L’equilibrio numerico tra uomini e donne si raggiunge anche in questo caso nella fascia di età compresa tra i trentacinque e trentanove anni.

Tab. 7 - Agnone, popolazione per età, sesso e stato civile (1741)

anni uomini donne

celibi coniugati vedovi totale nubili coniugate vedove Totale

0-4 373 373 354 354 da 5 a 9 337 337 299 299 da 10 a 14 217 217 224 2 226 da 15 a 19 227 5 232 210 17 2 229 da 20 a 24 160 61 1 222 148 118 266 da 25 a 29 88 160 248 40 159 1 200 da 30 a 34 46 153 199 19 161 3 183 da 35 a 39 23 111 134 5 119 9 133 da 40 a 44 13 117 130 11 136 14 161 da 45 a 49 11 87 2 100 2 85 14 101 da 50 a 54 6 117 3 126 4 95 39 138 da 55 a 59 7 66 3 76 2 40 19 61 da 60 a 64 6 74 3 83 2 31 45 78 da 65 a 69 3 41 5 49 1 8 20 29 da 70 a 74 6 12 1 19 1 10 22 33 da 75 a 79 1 5 6 1 9 10 > 80 5 4 6 15 5 5 totale 2.566 totale 2.506

La popolazione è per la maggior parte giovane, secondo percentuali pressoché identiche a quelle del secolo precedente. Il 44,70% degli individui aveva fino a diciannove anni; il 31,25% aveva un’età compresa tra i venti e trentanove anni. Risulta in leggero

trasmissione e strategie familiari di sopravvivenza, in «Quaderni storici», 98 (1998), pp. 301-332. Sui sistemi

demografici a seconda della realtà socio-economica di alcune aree dell’Italia meridionale si veda anche G. Delille, Famiglia e proprietà nel Regno di Napoli, cit., pp. 161-173.

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aumento la percentuale di persone tra i quaranta e cinquantanove anni (17,60%). Era, invece, diminuita al 3,02% la popolazione che superava i sessanta anni. Nonostante ciò l’indice di vecchiaia era aumentato solo di un punto, arrivando a nove (figg. 14 e 15). L’età di matrimonio secondo la stessa valutazione che abbiamo svolto prima, rimane costante tra i venti e ventinove anni. Nella fascia di età tra i venti e ventiquattro anni e poi in quelle successive si nota, infatti, una brusca diminuzione dei celibi/nubili rispetto, dall’altro lato, al considerevole aumento del numero di coniugati/e. La differenza di età tra i coniugi, invece, si era abbassata. In media i due coniugi avevano una differenza di età di circa sei anni e si nota, per esempio, che questa tende a diminuire tra i coniugi delle linee discendenti, secondo un cambiamento che era evidentemente in atto.

Fig. 15 - Agnone, popolazione femminile (1741)

Nonostante ciò, però, lo stato di vedovanza femminile continuava a essere maggiore di quello maschile. Si contano, infatti, 202 vedove, tra le quali alcune molto giovani, rispetto alla sfera maschile con soli ventiquattro casi di uomini vedovi, perlopiù a partire dai quarantacinque anni. In questo contesto va, però, precisato il differente atteggiamento della società di Antico Regime rispetto alla vedovanza femminile o maschile. Era, infatti, più frequente che un uomo rimasto vedovo si risposasse e non il contrario. Il vedovo, risposato, dava vita a un altro aggregato familiare con la nuova moglie che comprendeva anche i figli avuti dal precedente matrimonio. La vedova rimasta sola, invece, veniva perlopiù accolta nell’unità coniugale del figlio maschio maggiore o viveva sola con i figli minori, laddove non vi fossero parenti in grado di accoglierla.

A partire dalla stessa documentazione, gli stati delle anime del 1690 e il catasto onciario del 1741, abbiamo analizzato quali modelli familiari erano presenti ad Agnone e con quale frequenza, utilizzando il medoto di Peter Laslett69. Stando a questo sistema di classificazione abbiamo individuato per Agnone nell’ultimo decennio del Seicento i seguenti modelli familiari, secondo la diffusione riportata in percentuale nella tabella che segue (tab.

8).

69 Cfr. P. Laslett, La famille et le ménage, in «Annales E.S.C.», 1972, pp. 847-872; ora in P. Laslett,

Famiglia e aggregato domestico, in Famiglia e mutamento sociale, a cura di M. Barbagli, Bologna, il Mulino,

Tab. 8 - Agnone, parrocchie S. Marco e S. Nicola, strutture familiari (1690-95)

Famiglia Percentuale Solitari

Vedovi/Vedove 4 2,06%

Celibi/Nubili

(stato civile indeterminato)

4 2,06%

Senza struttura

Conviventi con legami di parentela (fratelli e sorelle)

5 2,58%

Conviventi con altri legami di parentela

7 3,61%

Persone senza legami apparenti

Famiglie semplici

Coppie sposate 9 4,64%

Coppie sposate con figli 75 38,66%

Vedovi con figli 2 1,03%

Vedove con figli 6 3,09%

Famiglie estese

Ascendenti 1 0,52%

Discendenti 1 0,52%

Collaterali 13 6,70%

Famiglie multiple

Unità secondaria ascendente

Unità secondaria discendente 54 27,84%

Unità secondaria collaterale 10 5,15%

Frérèches 2 1,03%

Altra

totale 194

Un primo modello familiare è quello dei solitari relativo a coloro che vivevano da soli perché celibi/nubili o rimasti vedovi e senza figli. Nell’ultimo decennio del Seicento risulta che il 2,06% dei fuochi era composto da solitari celibi e un altro 2,06% da vedovi rimasti soli. La bassa percentuale di questo modello familiare va chiaramente interpretata all’interno della più complessa articolazione delle strutture familiari e anche del contesto territoriale di riferimento. La presenza di solitari come ha rilevato Giovanna Da Molin era, per gran parte, molto più frequente nelle grandi realtà urbane. Nell’ambito di società a carattere agro- pastorale o comunque connesse a una popolazione rurale ragioni affettive e solidaristiche, come vedremo, facevano sí chè individui soli fossero accolti dai nuclei familiari più prossimi per parentela o per altri legami affettivi. Per gli stessi motivi era bassa anche la presenza di nuclei senza struttura, presenti solo in due casi, composti cioè da conviventi legati da legami di parentela collaterale, del tipo fratello e sorella, e in sette casi per fuochi composti da persone che convivevano, perchè uniti da altri legami di parentela.

I modelli familiari formulati da Laslett partivano da un nucleo elementare e basilare, composto dall’unità coniugale della famiglia nucleare o semplice, che aveva ad Agnone, come più in generale nell’Italia del Seicento, una larga diffusione. La famiglia nucleare poteva contare la sola coppia di coniugi sposati, presente ad Agnone nel 4,64% dei casi, l’unità coniugale con figli, attestata nel 38,66% o, infine, i casi di vedovi e vedove con figli, che ad Agnone era presente solo in otto casi.

Quando all’unità coniugale semplice si univano singoli parenti in linea ascendente (i genitori del capofuoco rimasti vedovi) o in linea collaterale (fratelli, sorelle, cugini o cognati) o, ancora, in linea discendente (per esempio, nipoti) la famigia era di tipo estesa, che, a seconda dei casi, era detta ascendente, discendente, collaterale. Ad Agnone se ne contavano appena quindici, con la prevalenza del caso della famiglia estesa collaterale (6,70%).

Molto più numeroso era il caso delle famiglie multiple, in cui all’aggregato elementare si aggiungevano altre unità familiari, per linea ascendente qualora fossero in vita entrambi i genitori dei capofuoco o del coniuge, in linea discendente, qualora vi fossero figli del capofuoco sposati, con o senza figli, o ancora in linea collaterale. A quest’ultimo tipo si riconducono i casi, assai frequenti, delle famiglie in cui all’aggregato elementare si univano altre unità familiari di legame parentale diverso e, in particolare, nel caso in cui nella stessa famiglia convivessero le unità coniugali con o senza figli del capofuoco, delle famiglie dei suoi fratelli o sorelle con i rispettivi coniugi e figli e ancora dei genitori del capofuoco ancora in vita.

Qualora vi fossero come unità coniugali aggiuntive solo quelle dei fratelli o sorelle dei capofuoco, e non anche i genitori del capofuoco, la famiglia multipla era detta frérèches. Ad Agnone vi era un solo caso di frérèches, mentre era molto più frequente la famiglia multipla di tipo discendente, attestata nel 27,84% dei casi. Le famiglie in cui convivevano unità coniugali elementari e collaterali con un componente della generazione precedente, invece, erano in tutto dieci, con una percentuale del 5,15%. In un solo caso vi era una famiglia multipla di tipo altra, in cui le unità coniugali non condividevano legami parentali diretti, del tipo di quelli detti in precedenza. Del tutto assente era il caso in cui all’aggregato elementare faceva seguito l’intera unità ascendente formata da entrambe i genitori del capofuoco ancora in vita.

La composizione dei nuclei familiari, rispetto al numero dei componenti risponde a quanto detto dalla Da Molin, secondo la quale la famiglia italiana nel XVII secolo era di

piccole dimensioni e questo tanto al Nord quanto nelle realtà dell’Italia meridionale . Mediamente il numero dei componenti si attestava intorno ai quattro/cinque componenti per famiglia. Questo dato è confermato anche per Agnone, in cui le percentuali più alte rispetto al numero di componenti per nuclei familiari si collocavano tra i quattro (pari al 14,67% dei casi) e cinque componenti (nel 16,30% dei casi) (tab. 9). A percentuali di poco inferiori si riconduceva anche il numero delle famiglie composte da sei componenti (9,78%), sette componenti (10,33%) e otto componenti (8,15%). Più in generale, gli aggregati potevano essere formati da un solo componente e fino a famiglie composte da quindici persone. Quest’ultimo caso, per esempio, deve ricondursi a una famiglia multipla di tipo altra, in cui l’unità coniugale base era formata dal capofuoco, Nobilo Giaccio, di cinquanta anni, da sua moglie Lucia Palumbo, di trentaquattro anni, e dai loro cinque figli, di età comprese tra uno e ventinove anni. A questo aggregato semplice si univa la famiglia del primogenito, Giacomo, sposato con Marta Palumbo, dalla cui unione erano nati cinque figli, di età compresa tra i cinque e gli otto anni. Nella stessa casa, vivevano anche un fratello e una sorella di Marta, nessuno dei due sposati.

Tab. 9 - Agnone, famiglie distinte per numero di componenti (1690-95)

n. componenti n. famiglie percentuale

1 8 4,35% 2 13 7,07% 3 14 7,61% 4 27 14,67% 5 30 16,30% 6 18 9,78% 7 19 10,33% 8 15 8,15% 9 11 5,98% 10 12 6,52% 11 7 3,80% 12 5 2,72% 13 1 0,54% 14 2 1,09% 15 2 1,09% totale 184

Spostandosi poi ad analizzare le strutture familiari a distanza di un cinquantennio, grazie al catasto onciario di Agnone del 1741, non si registrano grosse variazioni (tab. 10).

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Tab. 10 - Agnone, strutture familiari (1741)

Famiglia Percentuale

Solitari

Vedovi/Vedove 5 0,59%

Celibi/Nubili

(stato civile indeterminato)

18 0,59%

Senza struttura

Conviventi con legami di parentela (fratelli e sorelle)

48 5,70%

Conviventi con altri legami di parentela

1 0,12%

Persone senza legami apparenti

Famiglie semplici

Coppie sposate 35 4,16%

Coppie sposate con figli 393 46,67%

Vedovi con figli 7 0,83%

Vedove con figli 18 2,14%

Famiglie estese

Ascendenti 49 5,82%

Discendenti

Collaterali 127 15,08%

Famiglie multiple

Unità secondaria ascendente 2 0,24%

Unità secondaria discendente 73 8,67%

Unità secondaria collaterale 35 4,16%

Frérèches 28 3,33%

Altre 3 0,36%

totale 842

Di fronte a un ulteriore aumento delle famiglie nucleari, con la prevalenza assoluta del modello coppia sposata con figli, che arriva a rappresentare quasi il 55% dei fuochi censiti nel 1741, va notato anche l’aumento delle famiglie estese (16,12%) e una riduzione del numero delle famiglie multiple (20,59%) (fig. 16). Queste diverse proporzioni attestano la presenza di un cambiamento dei meccanismi familiari, per cui i figli sposati tendevano sempre di più a vivere in unità abitative diverse, dando luogo ad altre famiglie nucleari e non più a famiglie multiple. In tal senso, va letto anche l’aumento della famiglia estesa che rimarca anch’essa questo meccanismo, per cui nell’aggregato domestico elementare si accolgono, per legami affettivi e spirito solidaristico, quella parentela che viveva da sola, per motivi di vedovanza o prima dell’accesso al matrimonio. Diminuisce, invece, il numero dei solitari, in cui però c’è una prevalenza di celibi/nubili e degli aggregati senza struttura, con una maggiore presenza di quei casi in cui vivevano persone non necessariamente unite da un legame parentale.

Si trattava, nel caso specifico delle famiglie multiple, di valori ancora molto alti rispetto a quelli che si registravano contemporaneamente in altre realtà dell’Italia meridionale, come nei casi studiati delle Puglie e della Basilicata e in cui questa struttura familiare non superava il 5%71.

Fig. 16 - Agnone, strutture familiari

Il numero dei componenti per ciascun fuoco non subì sostanziali modifiche, mantendosi, in questo momento, tra i cinque e sei componenti. Va segnalata la presenza di nuclei familiari composti da ventisette componenti (tab. 11). Era una famiglia di braccianti di tipo multipla collaterale, composta dal capofuoco vedovo e da cinque unità coniugali secondarie, di cui quattro discendenti, relative ai figli sposati e una collaterale relativa a un nipote del capofuoco sposato. Nella famiglia vi erano pure i fratelli e le sorelle del capofuoco non sposati.

71 Nel 1818 a Matera le famiglie multiple erano il 4,4% in un contesto, a detta della Carbone, eccezionale rispetto alle percentuali registrate nei centri pugliesi che erano ancora inferiori. Cfr. per questo A. Carbone, Vita nei sassi, cit., pp. 38-39.

Tab. 11 - Agnone, famiglie distinte per numero di componenti (1741) n. componenti n. famiglie percentuale

1 23 2,71% 2 54 6,35% 3 74 8,71% 4 118 13,88% 5 157 18,47% 6 135 15,88% 7 113 13,29% 8 54 6,35% 9 41 4,82% 10 28 3,29% 11 17 2,00% 12 9 1,06% 13 11 1,29% 14 2 0,24% 15 8 0,94% 16 1 0,12% 18 3 0,35% 21 1 0,12% 27 1 0,12% totale 850

Le strategie familiari nell’Italia pre-industriale erano evidentemente delle più diversificate, variando nel tempo e nello spazio. Il quadro che è emerso dagli studi a oggi noti e relativi tanto all’Italia di Antico Regimo, quanto più in generale dell’Europa Occidentale vede una stragrande maggioranza di modelli familiari di tipo semplice contrariamente a quanto è stato a lungo sostenuto di una famiglia europea dell’età pre-industriale perlopiù complessa. Invece, anche nelle aree rurali e agro-pastorali del Contado di Molise e del territorio di Trivento, in particolare, vi era la prevalenza di famiglie semplici.

Anche andando a ripartire i nuclei familiari secondo l’attività o la condizione sociale del capofamiglia emerge la spiccata preferenza a vivere in aggregati familiari semplici, indistintamente dalla professione svolta (tab. 12, in appendice al paragrafo). Le analoghe analisi condotte da Giovanna da Molin per la Puglia del XVII secolo avevano reso valori molto più elevati a quelli da noi riscontrati per Agnone. In Puglia, per esempio, la Da Molin