DAM V ELENI – T ERZOPOULOU 2012, 104-
BIBLIOGRAFIA M USGRAVE 1990b, 302-306.
VOKOTOPOULOU 1988, 26-27. VOKOTOPOULOU 1990, 22-49, 117, 131-132. VOKOTOPOULOU 2001, 398-399. IMMAGINI
Tav. CXXX, fig. 1. La Tomba II del Tumulo A (VOKOTOPOULOU 1990,tav. 12β).
Tav. CXXX, fig. 2. Pezzo di trave di copertura lignea (VOKOTOPOULOU 1990, tav.
14γ).
Tav. CXXX, fig. 3. Le pareti affrescate della Tomba II (VOKOTOPOULOU 1990, tav.
13α).
Tav. CXXXI, fig. 4. Dispersione delle ossa combuste sul supporto cubico (VOKOTOPOULOU 1990,tav. 15β).
Tavv. CXXXI-CXXXII, figg. 5-7. Frammenti d’avorio pertinenti la decorazione della
kline (VOKOTOPOULOU 1990,tav. 18α-18γ).
Tav. CXXXII, fig. 8. Frammenti d’avorio ed occhi di vetro pertinenti la decorazione della kline (VOKOTOPOULOU 1990,tav. 18δ).
Tav. CXXXII, fig. 9. Occhi di vetro pertinenti la decorazione dei piedi della kline (VOKOTOPOULOU 1990,tav. 19α).
Tav. CXXXIII, figg. 10-11. Frammenti d’avorio pertinenti la decorazione della kline (VOKOTOPOULOU 1990,tavv. 19γ, 19ε).
Tavv. CXXXIII-CXXXIV, figg. 12-14. Rivestimento in avorio di pettini lignei (VOKOTOPOULOU 1990,tavv. 19β, 19δ, 20α).
Tav. CXXXIV, fig. 15. Il feto/neonato della Tomba II (VOKOTOPOULOU 1990, tav.
VI.3 I resti del rogo funebre della Tomba III del Tumulo A
Località: Nea Michaniona – antica Aineia, Thessaloniki. Denominazione tumulo/sepoltura: Tumulo A/Tomba III. Data di rinvenimento/scavo: 1979.
Descrizione della sepoltura: tomba a cista (dim. int.: 2,09 x 1,00 x 0,92 m) con
orientamento NW-SE, rinvenuta non saccheggiata 5 m a NE dalla Tomba II. Le pareti, costruite in mattoni crudi di forma quadrata (0,36 m di lato), posti di piatto nella parte inferiore e di taglio nella parte superiore, erano state rivestite al loro interno con intonaco bianco ed originariamente decorate con vivi colori. La pavimentazione era in terra battuta intonacata di bianco mentre la copertura era in lastre di calcare poste trasversalmente, rinvenute collassate all’interno della tomba (tav. CXXXV, fig. 1), sigillata utilizzando una fila di mattoni crudi collocati tra la copertura e il taglio della fossa sepolcrale. Le pareti, cedute anch’esse sotto l’azione dell’escavatore clandestino utilizzato per la costruzione della cisterna d’acqua, recavano una decorazione dipinta che, da pochi frammenti di intonaco sopravvissuti, raffigurava diademi, bende e cassette lignee appesi a chiodi (probabilmente anche in questo caso l’interno di un gineceo). In base alla stratigrafia indagata, risultava essere stata ricoperta in origine da un basso tumulo in terra (il primo ad essere stato eretto), ricoperto a sua volta dal più grande ed ultimo pluristratificato Tumulo A, insieme alle Tombe I e II ad essa successive. La Tomba III è la più antica delle tre sepolture.
Datazione sepoltura: inizio del terzo quarto del IV sec. a.C.
ROGO FUNEBRE (resti di incinerazione)
Ubicazione: i resti del rogo funebre furono raccolti dal luogo dell’incinerazione e
sparsi originariamente sulla copertura della tomba, in particolare nella sua parte centrale e meridionale; alcuni piccoli lembi carboniosi si sono conservati in situ sulla superficie superiore di una lastra di copertura rinvenuta collassata all’interno della tomba (tav. CXXXV, figg. 2-3). Un altro lembo della medesima stratificazione carboniosa fu rinvenuto indisturbato a SE della tomba, parte del quale sotto la fila dei mattoni crudi che sigillavano la tomba.
Giacitura: secondaria; il luogo dove è avvenuta l’incinerazione (ustrinum) relativa
alla Tomba III non è stato individuato all’interno dei limiti del Tumulo A.
Descrizione: stratificazioni carboniose senza una forma precisa. Le dimensioni in
estensione non sono specificate nella bibliografia edita anche se possono essere ottenute per deduzione dalle dimensioni della stessa tomba e dalla larghezza delle lastre di copertura (circa 0,50 m) che, collassando all’interno della sepoltura hanno inevitabilmente sconvolto anche i resti del rogo funebre. Alcuni piccoli
lembi carboniosi, misti a pezzi di legno combusto, si sono conservati in situ sulla superficie superiore della seconda lastra di copertura a partire da N, nonostante fosse anch’essa collassata all’interno della tomba (tav. CXXXV, fig.3). Residui dello stesso rogo, dello spessore di 0,10 m, insieme a due tronchi carbonizzati di piccoli alberi, della lunghezza di 1 m, furono individuati intatti a SE della tomba, parte dei quali sotto la fila dei mattoni crudi che dovevano sigillarla (tav. CXXXVI, fig. 4). La distinzione degli oggetti combusti offerti sulla pira rispetto al restante corredo tombale, è stata comunque di facile realizzazione.
Presenza di strutture: non determinabile. Oggetti provenienti dal rogo:
Divinità protettrici:
- Protome fittile femminile vestita di himation e polos decorato a rilievo con eliche e fiori; nella mano destra regge forse un calice di fiore e in quella sinistra un frutto di melograno o di mela; le decorazione vegetale del polos e i simboli nelle mani conducono all’identificazione della protome con una divinità della fertilità e del mondo sotterraneo, forse con Persefone; la protome presenta segni di combustione (tav. CXXXVI, fig. 5).
- Protome fittile femminile vestita di chitone, polos e peplo che ricopre il capo; il
polos è decorato con rosette a rilievo; la figura è ornata di gioielli: orecchini,
collana, braccialetto al polso destro; reca nella mano destra forse una mela; probabilmente rappresenta Afrodite o Persefone; reca forti tracce di combustione (tav. CXXXVI, fig. 6).
Recipienti fittili:
- Pisside fittile con coperchio in frammenti; reca tracce di vernice nera lucida (tav. CXXXVII, fig. 7).
- Numerosi frammenti di vasi acromi di grandi dimensioni di forma chiusa e di piccoli vasi a pareti sottili, deformati dall’azione del fuoco (non editi).
- Frammenti di un’anfora “cipriota” (tav. CXXXVII, fig. 8).
- Parte di lucerna fittile a vernice nera lucida, formata da cinque frammenti che hanno subìto ciascuno un diverso grado di combustione: di conseguenza, la lucerna venne gettata già rotta sul fuoco oppure si è schiantata a causa dell’alta temperatura (tav. CXXXVII, fig. 9).
- Otto dischetti/bottoni fittili dorati di cui tre integri e cinque frammentari; la superficie esterna presenta una forma scudata (diam.: 2 cm) decorata a rilievo con la testa del tipo dell’Atena Parthenos fidiaca, rivolta appena verso destra; la dea porta un elaborato elmo a tre lophoi con le paragnatidi alzate, il collo è arricchito da una collana ed è inquadrato da due Nikai inginocchiate che tendono le mani verso le orecchie per metterle degli orecchini (tavv. CXXXVII-CXXXVIII, figg. 10-11); l’unico anello di bronzo che hanno sul lato interno esclude, secondo I. Vokotopoulou (VOKOTOPOULOU 1990, 69-70) la possibilità che i bottoni fossero
stati fissati su superfici piane o inchiodati su oggetti lignei; inoltre l’anello non sarebbe stato adatto alla sospensione come ciondolo in una collana; la cosa più probabile è che i bottoni fossero stati cuciti su tessuti come sostitutivi di esemplari metallici o come elementi decorativi disposti in file sull’orlo degli abiti; dovevano inoltre essere utilizzati su indumenti maschili, come cinture e cinghie, come testimoniano le pitture vascolari e il fatto che furono rinvenuti in tombe e roghi funebri maschili.
Ornamento del defunto:
- Tre rosette fittili dorate (tav. CXXXVIII, fig. 12) pertinenti probabilmente la corona di bronzo dorato, frammenti della quale (foglie e frutti) si rinvennero sparsi nel rogo funebre; sul retro presentano un anello in bronzo per la cucitura. - Appliques fittili dorate lavorate a rilievo con cinque figure di Muse (provenienti dalla stessa matrice) e due figure di Eroti; tutte presentano sul retro un doppio anello bronzeo di cucitura; alcune sono fortemente combuste (tavv. CXXXVIII- CXXXIX, figg. 13-15); le Muse sono vestite di chitone altocinto e portano la cetra con la mano sinistra; gli Eroti sono nudi, recano in testa un cappello e sorreggono con la mano sinistra uno scudo rotondo; insieme alle tre rosette costituivano la decorazione della corona bronzea dorata (cucita sul cerchietto rivestito in tessuto), i cui frammenti vennero trovati tra le stratificazioni carboniose del rogo. - Due listelli in osso pertinenti un pettine di legno (tav. CXXXIX, fig. 18).
- Decine di frutti fittili dorati di mirto, due frammenti di osso del cerchietto, frammenti combusti di foglie bronzee dorate appartenenti ad una corona funebre di mirto, rinvenuti sparsi all’esterno della tomba, all’interno dello strato carbonioso (manca la documentazione fotografica).
- Un vago fittile dorato ed elementi cilindrici d’osso appartenenti ad una collana (tav. CXXXIX, fig. 17).
Decorazione della kline:
- Cinque placchette rettangolari di vetro; cinque occhi di vetro; frammenti vari di decorazione in avorio (tav. CXXXIX, figg. 16-17).
- Chiodi in ferro usati per fissare gli elementi del letto funebre, rinvenuti sia dentro che fuori la tomba a causa del danno prodotto dall’escavatore clandestino; alcuni di essi erano incorporati a materiale ligneo carbonizzato (tavv. CXL-CXLI, figg. 21-23).
- Tre alabastra in gesso rinvenuti in pezzi calcificati dalla forza del fuoco (manca la documentazione fotografica).
- Strumento in ferro trovato accanto ad un mattone crudo sul lato orientale della tomba; probabile attrezzo da lavoro appartenente ai produttori di mattoni crudi (tav. CXL, fig. 19).
- Chiodi in bronzo di piccole dimensioni (in tutto 163) rinvenuti sparsi dentro e fuori la tomba, laddove erano stati ammucchiati i residui del rogo funebre.
Hanno un carattere sia funzionale che ornamentale e probabilmente appartenevano ad una cassetta lignea (tav. CXL, fig. 20).
- Frammenti di tessuto di lino (tav. CXLI, fig. 24) nel quale vennero avvolte le ossa combuste della defunta; rinvenuti sul fondo della kalpis usata come urna cineraria; il tessuto reca tracce di colore verde determinate dall’ossidazione del bronzo dell’urna; non sono state distinte decorazioni.
Genere del defunto incinerato: femminile. La kalpis bronzea utilizzata come urna
cineraria (tav. CXLI, fig.25), sigillata con un coperchio di piombo, conteneva le ossa combuste lavate di una giovane donna adulta, avvolte in un tessuto di lino fine (tav. CXLI, fig. 24). Insieme alle ossa si rinvennero un anello con sigillo e tre fibule d’oro ad arco (tav. CXLII, figg. 26-27), ornamento della giovane durante la realizzazione del rogo; altre due simili fibule erano state infilate tra le anse orizzontali dell’idria e una corona di bronzo dorato circondava il collo del vaso che, sulla base della forma e della decorazione è stato datato agli inizi dell’ultimo quarto del V sec. a.C., costituendo un cimelio. La quantità e lo stato di conservazione delle ossa indica che ci fu grande attenzione nella loro collezione dopo la cremazione e che non ci fu il tentativo di ridurne le dimensioni. La cremazione è di qualità molto buona (tav. CXLII, fig. 28).
Datazione incinerazione: inizio del terzo quarto del IV sec. a.C.
BIBLIOGRAFIA