dal 5 novembre 1977 e dal 4 giugno 1979 scavo dei resti del rogo funebre.
III. 4 Il tumulo Oblungo (Η Στενόμακρη Τούμπα)
III.4.1 Il rogo funebre della Tomba B del Tumulo Oblungo
Località: Verghina – antica Aegae.
Denominazione tumulo/sepoltura: Tumulo Oblungo/Tomba B. Data di rinvenimento/scavo: agosto 1981.
Descrizione della sepoltura: la tomba del tipo a cista, rinvenuta nella parte
meridionale del Tumulo, è stata la prima delle tre sepolture ad essere stata realizzata (dim. int.: 1,42 x 1,04 x 1,00 m). Aveva lo stesso orientamento e si trovava alla stessa profondità della poco più recente Tomba Γ. Interamente costruita in blocchi di calcare (pareti, pavimentazione, copertura), aveva l’interno affrescato con una decorazione vegetale continua di rametti di mirto, nastri e ghirlande sorretti da chiodi resi in prospettiva, nella quale erano stati utilizzati i colori bianco, rosso e blu su di uno sfondo bianco (tav. LII, fig. 2). I tombaroli avevano distrutto completamente il suo lato orientale per poter penetrare all’interno ed asportare completamente il corredo che doveva essere stato molto ricco114. La sepoltura conteneva un’incinerazione dal momento che, dopo la cremazione del defunto sul rogo funebre, avvenuta in un luogo non identificato durante lo scavo, i resti della pira furono deposti ritualmente sulla copertura orizzontale in blocchi di calcare della tomba. Successivamente venne ricoperta da un tumulo in terra delimitato dal peribolos II. Tutti i rinvenimenti della Tomba B provengono, quindi, dai resti della pira funebre corrispondente (tav. LII, fig. 1) che ci rivelano anche il genere del defunto incinerato.
Datazione sepoltura: secondo quarto del IV sec. a.C.
ROGO FUNEBRE (resti di incinerazione)
Ubicazione: sulla copertura orizzontale in blocchi di calcare della tomba.
Giacitura: secondaria; non si è rinvenuto il luogo di cremazione del defunto
all’interno dei limiti del Tumulo.
Descrizione: le stratificazioni, ricche di legno combusto, si rinvennero ammassate
sotto piccole pietre grezze e ghiaia, soprattutto sul lato meridionale e occidentale della copertura (tav. LII, fig. 1), leggermente sospinte dall’intervento dei saccheggiatori che entrarono dalla parte orientale delle tomba, all’interno della quale si trovarono pochi piccoli frammenti di ossa combuste, evidentemente caduti dall’urna cineraria durante la depredazione. Il numero esiguo dei frustuli ossei, la minuta dimensione, la loro cattiva condizione di
114 La Tomba B fu rinvenuta piena di sabbia ghiaiosa penetrata dall’apertura. Al suo interno si
trovarono solo due frutti fittili dorati evidentemente appartenenti alla corona funebre di foglie di mirto arsa sulla pira, che dovevano essere percolati all’interno della sepoltura a causa del disturbo provocato dai saccheggiatori.
conservazione dopo il rogo, e soprattutto, la mancanza di qualche osso peculiare, hanno reso vano il loro studio antropologico. Tuttavia possiamo ipotizzare il genere del defunto dalla tipologia di reperti restituiti dalla pira funebre. Non disponiamo delle dimensioni dell’accumulo carbonioso, che possono essere ottenute per deduzione da quelle della copertura della tomba.
Presenza di strutture: sulla base del rinvenimento di cento chiodi in ferro, della
presenza di una grande quantità di legno combusto e della modalità in cui si sono fusi tra loro, in una massa omogenea indistinta, molti oggetti deposti sul rogo, è stato supposto che il defunto fosse stato dato alla fiamme entro una struttura lignea chiusa, una sorta di grande bara, dotata forse di piccole aperture per l’ossigenazione115. Potrebbe altresì essere ipotizzabile che la struttura avesse avuto la forma di una piattaforma in assi di legno, come nel caso della Tomba IV del Tumulo B di Aineia.
Gli oggetti donati alle fiamme in onore del morto avevano una diretta corrispondenza con la sua posizione sociale.
Oggetti provenienti dal rogo:
Vasellame fittile:
- Almeno 10 idrie in frammenti decorate con motivi vegetali e geometrici policromi realizzati con i colori rosso e blu su sfondo bianco116; tutte avevano al centro del fondo un foro le cui dimensioni variavano dai quattro agli otto centimetri. Assai visibile è l’effetto del fuoco: in effetti il rivestimento bianco e i colori, distribuiti sul vaso dopo la cottura, si erano in molti casi sfaldati117. Solo due esemplari sono stati ricostruiti quasi per intero. Una loro datazione in base alla forma e alla decorazione dipinta, risulta infruttuosa: mentre la prima, infatti, ha caratteri conservatori118 e richiama modelli del V sec. a.C., la seconda attinge a noti motivi decorativi, già utilizzati in precedenza119, mescolandoli in maniera eclettica; vengono comunque datate al secondo quarto del IV sec. a.C. Dovevano
115 K
YRIAKOU 2008, 249-250.
116
Alcune parti del vaso erano sovente dipinte completamente in rosso o in blu. KYRIAKOU 2008, 90-100, 169-196.
117 È molto verosimile che le idrie fossero state collocate intorno al rogo e non direttamente sul
fuoco poiché le alterazioni che si osservano riguardano solo i colori mentre gli stessi frammenti ceramici non presentano forti mutamenti della forma, non essendo stati intaccati direttamente dalle fiamme. Resta il fatto che le idrie si sono rotte per effetto dell’alta temperatura.
118
I caratteri conservatori si ritrovano anche nella forma, nella lucidatura e nei motivi decorativi incisi delle idrie rinvenute tra i resti della pira funebre della Tomba Γ.
119 Le idrie policrome di Verghina possono essere confrontate, in termini di tecnica e decorazione,
ai vasi funerari policromi di Aiani del V sec. a.C. e alle idrie di Hadra di Alessandria che fecero la loro apparizione nel III sec. a.C. Cfr. KYRIAKOU A. 2011, ʻΟι υδρίες από τη Στενόμακρη Τούμπα της βεργίναςʼ, Ζ´Επιστημονική Συνάντησην για την Ελληνιστική Κεραμική, Αίγιο 4-9 απριλίου 2005, Athina, 821-832. Sono stati inseriti nelle tavole gli esemplari più completi e i frammenti più indicativi della decorazione; per il catalogo di tutti i frammenti cfr. KYRIAKOU 2008, 90-100, 169- 196.
essere di produzione locale se si giudica dalla tipologia dell’argilla, peculiare della zona di Verghina; almeno tre “mani” diverse sembra che avessero lavorato alla decorazione dei vasi che dovevano avere un duplice ruolo importante: di immagine della ricchezza e del rango sociale della famiglia del defunto durante l’ekphorà, e di utilizzo a scopo rituale, dati i fori sul fondo, per l’effettuazione di libagioni prima di essere definitivamente collocate intorno al rogo, intorno alla ipotetica cassa lignea chiusa (tavv.LIII-LV, figg. 3-9).
- Un’anfora frammentaria combusta, dotata di un rivestimento biancastro sulla superficie interna ed esterna; l’ansa recava una sorta di bollo di forma circolare dove era raffigurata una testa rivolta verso destra; le caratteristiche del volto sono talmente alterate che non è stato possibile distinguere se si tratti di un uomo o di una donna120 (tav. LVI, figg. 10-11). L’anfora si data al IV sec. a.C. - Ansa pertinente un’anfora dello stesso tipo della precedente; non presenta tracce di combustione anche se può essere stata usata per lo stesso scopo (manca la documentazione fotografica).
Armi121:
- Un grosso frammento di lama di spada in ferro (ξίφος, tav. LVI, fig. 12). - Una punta in ferro di sarissa (tav. LVII. fig. 13).
- Due punte in ferro di giavellotto (tav. LVII. fig. 14).
- Una punta di lancia in ferro, con tracce di combustione (manca la documentazione fotografica).
- Una punta in ferro di difficile attribuzione (tav. LVII. fig. 15).
- Una punta in ferro di freccia (manca la documentazione fotografica).
- Un sauroter in ferro, con tracce di combustione; pertinente probabilmente alla sarissa122 (tav. LVII. fig. 16).
- Un manicotto in ferro, con tracce di combustione; pertinente probabilmente alla sarissa; doveva assicurare l’unione salda tra i due segmenti che formavano la lunga asta di legno (tav. LVIII, fig. 17).
Finimenti per la bardatura di cavallo123, indice dell’avvenuto sacrificio di almeno un equino sul rogo funebre; è probabile che il materiale osseo pertinente l’animale non fosse stato raccolto dall’esito carbonioso della pira:
120
È molto probabile che l’anfora avesse contenuto il vino con il quale sono state lavate le ossa combuste del defunto; KYRIAKOU 2008, 101-102.
121 K
YRIAKOU 2008, 103-105.
122
Indicativo per quanto riguarda la datazione della cremazione, è il rinvenimento di una punta e di un puntale inferiore (sauroter) di sarissa. L’introduzione della sarissa negli anni del regno di Filippo II (359-336 a.C.) è un dato acquisito dalla maggior parte degli studiosi. Da notare il fatto che in tutte e tre le tombe del Tumulo Oblungo sono stati rinvenuti elementi relativi a sarisse la presenza delle quali, quindi, costituisce il limite cronologico superiore di realizzazione dei roghi.
123
- Un morso di cavallo in ferro, quasi completamente fuso dalla forza delle fiamme; sembra simile al morso rinvenuto integro tra i resti della pira della tomba di Filippo II a Verghina124 (tav. LVIII, fig. 18).
- Finimenti bronzei di briglia (φάλαρα), attraverso i quali passavano le cinghie in pelle, che si incrociavano ed erano fissate al loro interno con l’ausilio di un piccolo chiodo di bronzo; deformati dalla forza del fuoco (tav. LVIII, fig. 19; tav. LX, fig. 26).
- Due chiodi di bronzo che dovevano essere fissati alle cinghie di pelle costituenti le briglie (tav. LVIII, fig. 19).
- Un chiodino di bronzo pertinente un finimento (manca la documentazione fotografica).
- Tre anelli bronzei, pertinenti probabilmente la catena di un morso (tav. LVIII, fig. 20).
- Nove strigili frammentari in ferro, in diversi casi alterati dalle fiamme (tav. LIX, fig. 21).
Ornamento del defunto125:
- Almeno due fibule doppie in ferro del cd. tipo “illirico”, che compare nell’area dei Balcani a partire dal VI sec. a.C. ed è compreso soprattutto nei corredi di tombe maschili ma anche, in misura minore, di quelli femminili (tav. LIX, fig. 22) - Una corona di foglie di mirto in frammenti, le cui foglie erano state realizzate in bronzo dorato e i cui frutti (n. totale 266) erano costituiti da grani fittili dorati recanti forti tracce di combustione (tav. LIX, fig. 23); il cerchietto era in osso dorato126.
Decorazione kline (?):
- Un occhio in vetro (manca la documentazione fotografica).
- Una placchetta in avorio, di forma irregolare, decorata ad incisione (tav. LIX, fig. 24); potrebbe far parte della decorazione di una cassetta di legno.
- Venticinque grani fittili dorati; costituivano catene decorative appese ai lati della kline (tav. LX, fig. 25).
La scarsa documentazione relativa la decorazione di una kline può indurre a far ritenere che il defunto fosse stato disteso su di un letto funebre di carattere
124
Le bardature bronzee di cavallo ricordano quelle della Tomba Γ del Tumulo Oblungo e quelle della Tomba di Filippo II, indicando l’esistenza di un unico ergasterion e, di conseguenza, che le distanze temporali tra le produzioni non dovevano essere grandi. Il loro ritrovamento tra i resti della pira funebre della Tomba B rimanda al rituale “omerico”, che si constata in diverse aree del mondo greco ma che acquista un’esaltazione particolare in Macedonia con Filippo II. Cfr. § III.3.1 e § III.4.2.
125
KYRIAKOU 2008, 108-109.
126 Le corone funebri rinvenute nelle sepolture del Tumulo Oblungo appartengono al tipo Γ delle
corone di metallo, in accordo con la classificazione di M. Tsigarida; cfr. TSIGARIDA M.1987, ʻΧρυσό στεφάνι μυρτιάς από την Βεργίναʼ, Αμητός. Τιμητικός τόμος για τον καθηγητή Μανόλη
semplice; altra ipotesi verosimile è quella che l’utilizzo di un letto, decorato o meno, non avesse senso data la presenza della struttura lignea chiusa che avrebbe funzionato da forno crematorio.
Decorazione cassetta lignea:
- Elementi metallici (una lamina rettangolare di bronzo, due borchie di bronzo, tre anelli d’argento), probabile decorazione di una cassetta di legno (tav. LX, fig. 26).
- Oggetti in ferro di difficile interpretazione; potrebbe trattarsi di inboccature di
aryballoi in pelle, che non si sono conservati (tav. LX, fig. 27).
- Almeno cento chiodi in ferro di diverse tipologie, le cui dimensioni variavano da 10 a 20 cm; la capocchia era di forma triangolare (tav. LX, fig. 28); è assai probabile che dovessero fissare insieme grosse travi di legno per la realizzazione di una struttura lignea, molto probabilmente chiusa, dentro la quale deve essere avvenuta la combustione del defunto. I chiodi sono di dimensioni troppo grandi per essere attribuiti alla costruzione di un letto funebre.
- Grande quantità di legno combusto. - Cenere e carbone.
Genere del defunto incinerato: maschile; il genere del defunto è stato
determinato unicamente sulla base della tipologia degli oggetti offerti sulla pira funebre corrispondente, quali le armi e le bardature di cavallo. Non vi è alcun dubbio che l’occupante della Tomba B fosse un importante soldato, probabilmente un hetairos, un ufficiale del corpo della cavalleria macedone. Interessante è il fatto che all’interno della tomba non si trovarono armi, di solito trascurate dall’attenzione dei tombaroli; di conseguenza quelle offerte sulla pira acquistavano il valore di corredo funebre.
Datazione incinerazione: secondo quarto del IV sec. a.C.
BIBLIOGRAFIA
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KYRIAKOU 2008, 87-123.
KYRIAKOU 2016, 144.
SAATSOGLOU PALIADELI –KYRIAKOU 2006, 760.
IMMAGINI
Tav. LII, fig. 1. I resti del rogo funebre sulla copertura della Tomba B(KYRIAKOU
2008,fig.87,87).
Tav. LII, fig. 2. Decorazione interna della Tomba B (KYRIAKOU 2008,fig. 89, 89).
Tav. LIII, fig. 3. Idria policroma su fondo bianco (KYRIAKOU 2008,fig. 254).
Tav. LIV, fig. 5. Idria policroma in frammenti su fondo bianco (KYRIAKOU 2008,figg.
256-257).
Tav. LIV, fig. 6. Idria policroma in frammenti su fondo bianco (KYRIAKOU 2008,figg.
97-98, 94).
Tav. LV, fig. 7. Idria policroma in frammenti su fondo bianco (KYRIAKOU 2008,fig.
99, 95).
Tav. LV, fig. 8. Idria policroma in frammenti su fondo bianco (KYRIAKOU 2008,fig.
100, 95).
Tav. LV, fig. 9. Frammenti di idria policroma su fondo bianco (KYRIAKOU 2008,fig.
103, 98).
Tav. LVI, fig. 10. Frammenti combusti di anfora (KYRIAKOU 2008,fig. 108, 102).
Tav. LVI, fig. 11. Bollo di forma circolare (KYRIAKOU 2008,fig. 109, 102).
Tav. LVI, fig. 12. Frammento di lama spada in ferro (KYRIAKOU 2008,fig. 110, 103).
Tav. LVII, fig. 13. Punta in ferro di sarissa (KYRIAKOU 2008,fig. 111, 103).
Tav. LVII, fig. 14. Punta in ferro di giavellotto (KYRIAKOU 2008,fig. 112, 104).
Tav. LVII, fig. 15. Punta in ferro (KYRIAKOU 2008,fig. 113, 104).
Tav. LVII, fig. 16. Sauroter in ferro (KYRIAKOU 2008,fig. 114, 104). Tav. LVIII, fig. 17. Manicotto in ferro (KYRIAKOU 2008,fig. 115, 105).
Tav. LVIII, fig. 18. Morso di cavallo in ferro (KYRIAKOU 2008,fig. 116, 106).
Tav. LVIII, fig. 19. Finimenti e chiodi bronzei di briglia (KYRIAKOU 2008,fig. 117,
107).
Tav. LVIII, fig. 20. Anelli bronzei (KYRIAKOU 2008,fig. 118, 108).
Tav. LIX, fig. 21. Strigili frammentari in ferro (KYRIAKOU 2008,fig. 119, 108).
Tav. LIX, fig. 22. Fibula doppia in ferro (KYRIAKOU 2008,fig. 120, 108).
Tav. LIX, fig. 23. Resti di corona di foglie di mirto (KYRIAKOU 2008,fig. 121, 109).
Tav. LIX, fig. 24. Placchetta in avorio (KYRIAKOU 2008,fig. 122, 109).
Tav. LX, fig. 25. Grani fittili dorati (KYRIAKOU 2008,fig. 124, 110).
Tav. LX, fig. 26. Elementi metallici (KYRIAKOU 2008,fig. 123, 110). Tav. LX, fig. 27. Oggetti in ferro (KYRIAKOU 2008,fig. 125, 111).