DAM V ELENI – T ERZOPOULOU 2012, 104-
V.2 La pira in situ della Tomba di Charilaou
Località: Salonicco, quartiere di Charilaou, via Deinokrates 8.
Denominazione tumulo/sepoltura: Tomba di Charilaou, coperta originariamente
da un tumulo senza denominazione.
Data di rinvenimento/scavo: novembre 1983.
Descrizione della sepoltura: tomba del tipo a camera con copertura voltata
realizzata interamente in rocchi di colonne di calcare di reimpiego, lavorati in conci riadattati per la sua costruzione215. La facciata è liscia, sormontata da un timpano senza decorazione architettonica, intonacata di bianco così come i muri interni (tav. CIX, figg. 1-2). L’ingresso era stato sigillato con tre blocchi di calcare ma i resti di legno osservati sul pavimento della camera, davanti all’entrata, suggerivano l’esistenza di una porta di legno, confermata dalla presenza di fori sull’architrave per il fissaggio dei perni dei due battenti e dal rinvenimento di una toppa di serratura. Un basso tumulo, livellato durante lavori edili effettuati prima dell’indagine archeologica di emergenza, doveva ricoprire la tomba. Si accedeva alla sepoltura, che aveva l’ingresso orientato a SW, grazie ad un dromos a scalini intagliati grossolanamente nel terreno roccioso naturale, il quale terminava in uno spazio aperto di forma trapezoidale, disegnando una sorta di piccola corte davanti all’entrata delle tomba216 (tav. CXI, fig. 5). I gradini inferiori erano stati fortemente intaccati dall’azione dell’escavatore che aveva intercettato la tomba; i tre gradini superiori invece, si conservavano in buona condizione. La tomba è costituita da una camera sepolcrale ipogea singola (dim.: 3,33 x 3,15 x 3,55 m), il cui spazio è occupato da tre klinai-sarcofago in calcare, che presentano una disposizione a Π greco, rinvenute in parte distrutte dall’azione dei tombaroli che avevano trafugato la tomba in antico217 (tav. CX, figg. 3-4). Il sarcofago A, a destra dell’entrata, doveva essere stato sistemato per primo nella camera; più grande e più accurato degli altri due, costruito in lastre di calcare rivestite di intonaco bianco recava, resi a rilievo, gli elementi e le modanature di una reale
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I rocchi in calcare furono conformati in conci probabilmente sul posto.
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Il dromos era lungo 4,20 m ed era largo 1,60 m. I gradini più prossimi all’entrata della tomba erano stati intaccati dall’azione dell’escavatore, prima dell’intervento della Soprintendenza locale; in migliore condizione si conservavano i tre gradini iniziali che avevano una larghezza di 0,50 m e un’altezza che variava tra gli 0,08 e gli 0,12 m. Questo modo di accesso abbastanza inusuale per le tombe a camera costruite in blocchi di calcare e che si incontra frequentemente invece nelle tombe a volta scavate nella roccia, fu adottato, probabilmente, a causa della conformazione rocciosa del terreno. Lo spazio aperto di forma trapezoidale aveva una lunghezza che variava tra 1,50 e 1,80 m.
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La disposizione delle klinai-sarcofago ricorda quella della Tomba di piazza Sintrivani ed è spesso utilizzata nelle tombe scavate nella roccia. È a mio avviso indice di seriorità delle tombe a camera.
kline lignea218; gli succedeva il sarcofago B, appoggiato sulla parete di fondo della camera, mentre il sarcofago Γ era stato deposto come ultimo, sulla parete di sinistra. I tombaroli, durante il loro saccheggio sistematico, non avevano esitato a rimuovere gli scheletri dalle loro sepolture e a sparpagliarne sul pavimento le ossa, insieme a quanto del corredo non era loro gradito, creando un’immagine di caos al momento della scoperta. Fu quindi impossibile poter attribuire con certezza i restanti diversi oggetti dei corredi alle sepolture corrispondenti, ad eccezione che per i pochi reperti rinvenuti all’interno del sarcofago Γ, meno sconvolto dalla mano violenta dei saccheggiatori. La successione cronologica e il tipo delle sepolture furono dedotti perciò sulla base dei dettagli costruttivi delle
klinai-sarcofago e dell’analisi antropologica delle ossa che rivelò come, all’interno
della camera, fossero stati inumati almeno quattro individui, due maschili e due femminili, mentre un quinto individuo, di genere probabilmente femminile, fosse stato cremato. In effetti, tracce di combustione erano state osservate su frustuli ossei umani rinvenuti sulla superficie del sarcofago A. Prova dell’avvenuta incinerazione fu il rinvenimento, sulla sommità della scala scavata nella roccia, di una sorta di recinzione provvisoria che delimitava uno strato di carbone e cenere.
La sepoltura, inserita probabilmente all’interno dei limiti di una proprietà terriera e ubicata su di un importante asse stradale antico, era stata utilizzata per la sepoltura in successione diacronica di cinque distinti membri di una stessa famiglia di rango elevato219. Sulla base dei reperti mobili fittili rinvenuti all’interno della camera (una pisside, una lucerna, alcuni unguentari, un
alabastron) le sepolture sono state datate a partire dal secondo quarto del III
fino agli inizi del II sec. a.C., termine cronologico inferiore in cui si inseriscono i due unguentari fittili rinvenuti tra i resti del rogo funebre in situ, venendo così a qualificare l’incinerazione come l’ultima sepoltura avvenuta delle cinque. Il monumento è conservato nel seminterrato dell’edificio in via Deinokrates 8 ed è attualmente accessibile.
Datazione sepoltura: dal secondo quarto del III fino agli inizi del II sec. a.C.
ROGO FUNEBRE (resti di incinerazione)
Ubicazione: rinvenuti sulla sommità del dromos conformato a scalini scavati nel
terreno di natura rocciosa (tav. CXI, fig. 5).
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TSIMBIDOU AVLONITI 1985-1986,124-126.
219 Il rinvenimento di due paia di speroni all’interno della camera può rendere plausibile
l’identificazione dei membri maschili della famiglia con i ricchi eteri proprietari terrieri che, quali uomini fidati del regno, rifornivano la cavalleria reale. Per le diverse ipotesi di localizzazione della tomba v. TSIMBIDOU AVLONITI 1985-1986,135.
Giacitura: primaria.
Descrizione: i resti carboniosi sono stati individuati all’interno di una recinzione
precaria, allestita sulla sommità della scala scavata nella roccia quale accesso alla tomba, che delimitava uno strato di carbone e cenere dello spessore di circa 3-4 cm e dava conferma dei risultati antropologici. Tra le stratificazioni carboniose furono recuperati solo due unguentari fittili e chiodi in ferro relativi con ogni probabilità all’utilizzo, durante il rituale funebre, di un feretro ligneo.
Presenza di strutture: recinzione in forma di L (dim.: 2,20 x 0,50 x 0,30 m,)
realizzata in pietra grossolanamente sbozzata senza legante, con tracce di intonacatura sul lato interno220 (tav. CXI-CXII, figg. 6-7).
Oggetti provenienti dal rogo:
- Due unguentari fittili, inv. n. AE 9776 e n. AE 9777 (tav. CXII, fig. 8); datati alla prima metà del II a.C.
- Chiodi in ferro pertinenti un feretro ligneo (manca la documentazione fotografica).
Genere del defunto incinerato: probabilmente femminile.
Datazione incinerazione: prima metà del II a.C., ultima delle cinque sepolture
effettuate nella tomba a camera.
BIBLIOGRAFIA
TSIMBIDOU AVLONITI 1983, 269.
TSIMBIDOU AVLONITI 1985-1986,117-142.
TSIMBIDOU AVLONITI 2002c, 64-69.
IMMAGINI
Tav. CIX, fig. 1. La Tomba di Charilaou, distretto di Salonicco (foto B. Balducci). Tav. CIX, fig. 2. Tomba di Charilaou, particolare della volta (foto B. Balducci). Tav. CX, fig. 3. Disposizione interna della tomba (TSIMBIDOU AVLONITI 1985-1986, dis.2, 120).
Tav. CX, fig. 4. L’interno della tomba (TSIMBIDOU AVLONITI 2002C,fig. 8, 68).
Tav. CXI, fig. 5. Ubicazione recinzione in pietra in forma di Γ (TSIMBIDOU AVLONITI
1985-1986, dis. 1, 119).
Tav. CXI, fig. 6. Lacerto della recinzione rimasto in situ (foto B. Balducci) Tav. CXII, fig. 7. Lacerto della recinzione rimasto in situ (foto B. Balducci)
Tav. CXII, fig. 8. Unguentario fittile, inv. n. AE 9776. (TSIMBIDOU AVLONITI 1985- 1986, Tav. 5α, ε).
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