RISULTATI DELL’ANALISI: DURATA VOCALICA
5.1 Parlato letto 1 Campione maschile
5.1.1.2.1 Bisillabi vs trisillabi [a] [ɛ] [ɔ]
D. Assoluta (msc) D. Relativa (%) D. Assoluta (msc) D. Relativa (%) D. Assoluta (msc) D. Relativa (%) BISILLABI 95 20 29 7 105 17 33 5 98 21 29 5 TRISILLABI 105 17 24 7 98 18 22 4 106 18 23 5
Tabella 6. Valori medi di durata assoluta e relativa e deviazione standard per le tre vocali in esame in rapporto alla variabile ‘numero’ di sillabe.
Come ci mostra la Tabella 6, il calcolo della durata relativa ci consente di interpretare correttamente i dati riguardanti le differenze di durata tra le vocali toniche di bisillabi e trisillabi. Se, infatti, i valori misurati in millisecondi mostrano una disomogeneità che rende difficile giungere ad una generalizzazione, quelli espressi in percentuale offrono un quadro più stabile, che vede le toniche dei bisillabi sistematicamente più lunghe di quelle dei trisillabi. La validità di questo risultato è confermata dall‟esito del t test, secondo il quale questa differenza tra bisillabi e trisillabi è sempre significativa (Tabella 96).
Questa situazione si pone in netto contrasto con i dati di Marotta (1985), i quali, come abbiamo visto poco sopra, mostrano per la vocale tonica in sillaba mediana una lunghezza maggiore che in altre posizioni.
Gruppi confrontati Differenze significative (p ≤ 0.05)
Differenze non significative
Bisillabi / Trisillabi [a], [ɛ], [ɔ] -
Tabella 7. Risultati dei t test sulla durata assoluta per bisillabi vs trisillabi.
I risultati dei t test condotti sui campioni di durata assoluta e durata relativa sono esattamente identici tra loro e mostrano che le differenze registrate sono significative in ogni caso considerato.
Gruppi confrontati Differenze significative (p ≤ 0.05)
Differenze non significative
Bisillabi / Trisillabi [a], [ɛ], [ɔ] -
Tabella 8. Risultati dei t test sulla durata relativa per bisillabi vs trisillabi.
Verifichiamo adesso se esiste una qualche relazione tra la durata della vocale tonica nei bisillabi e trisillabi e le variabili sociolinguistiche che abbiamo preso in considerazione durante il nostro studio.
Lavoratori [a] [ɛ] [ɔ] D. Assoluta (msc) D. Relativa (%) D. Assoluta (msc) D. Relativa (%) D. Assoluta (msc) D. Relativa (%) BISILLABI 94 25 30 7 101 17 32 5 94 17 29 4 TRISILLABI 106 18 25 6 94 20 22 4 106 20 24 5
Tabella 9. Valori medi di durata assoluta e relativa e deviazione standard per le tre vocali in esame in rapporto alla variabile ‘numero’ di sillabe per il sotto-gruppo ‘lavoratori’.
La Tabella 9 ci mostra una situazione identica a quella presentata in Tabella 1, la quale si riferiva all‟intero campione maschile di parlanti, senza distinzione di grado e luogo di istruzione.
Per la durata assoluta registriamo una simmetria nel comportamento di [a] e [ɔ], che risultano più lunghe nel trisillabo (106 vs 94 msc), mentre la vocale [ɛ] esibisce una durata maggiore se inserita all‟interno di bisillabi (101 vs 94 msc).
La durata relativa si conferma ancora una volta il parametro più stabile, in quanto per le tre vocali considerate i valori più elevati si riferiscono al contesto bisillabico. La vocale in assoluto più lunga risulta essere, ancora una volta, la [ɛ] (32 %).
Gruppi confrontati Differenze significative (p ≤ 0.05)
Differenze non significative
Bisillabi / Trisillabi [ɔ] [a], [ɛ]
Tabella 10. Risultati dei t test sulla durata assoluta per bisillabi vs trisillabi in relazione al sotto-gruppo ‘lavoratori’.
Il t test condotto sui valori di durata assoluta rileva come statisticamente significativa soltanto la differenza registrata per la vocale [ɔ]; per quanto riguarda, invece, la durata
relativa, esso ci dice che la differenza è sempre significativa, confermando che le vocali toniche dei bisillabi sono sistematicamente più lunghe di quelle dei trisillabi.
Gruppi confrontati Differenze significative (p ≤ 0.05)
Differenze non significative
Bisillabi / Trisillabi [a], [ɛ], [ɔ] -
Tabella 11. Risultati dei t test sulla durata relativa per bisillabi vs trisillabi in relazione al sotto-gruppo ‘lavoratori’. Studenti UniPi [a] [ɛ] [ɔ] D. Assoluta (msc) D. Relativa (%) D. Assoluta (msc) D. Relativa (%) D. Assoluta (msc) D. Relativa (%) BISILLABI 97 9 29 4 105 16 33 6 92 16 28 5 TRISILLABI 106 13 25 7 99 9 22 3 103 18 23 5
Tabella 12. Valori medi di durata assoluta e relativa e deviazione standard per le tre vocali in esame in rapporto alla variabile ‘numero’ di sillabe per il sotto-gruppo ‘studenti UniPi’.
Anche nel caso del sotto-gruppo studenti Unipi ritroviamo la stessa situazione descritta finora. La vocale [ɛ] si rivela nuovamente la più lunga tra la tre (105 msc; 33 %).
Gruppi confrontati Differenze significative (p ≤ 0.05)
Differenze non significative
Bisillabi / Trisillabi [a] [ɛ], [ɔ]
Tabella 13. Risultati dei t test sulla durata assoluta per bisillabi vs trisillabi in relazione al sotto-gruppo ‘studenti UniPi’.
Le differenze di durata assoluta sono significative soltanto nel caso della vocale [a]; per quanto riguarda la durata relativa, invece, tutte le vocali presentano differenze significative dal punto di vista statistico.
Gruppi confrontati Differenze significative (p ≤ 0.05)
Differenze non significative
Bisillabi / Trisillabi [a], [ɛ], [ɔ] -
Tabella 14. Risultati dei t test sulla durata relativa per bisillabi vs trisillabi in relazione al sotto-gruppo ‘studenti UniPi’.
Studenti UniFi [a] [ɛ] [ɔ] D. Assoluta (msc) D. Relativa (%) D. Assoluta (msc) D. Relativa (%) D. Assoluta (msc) D. Relativa (%) BISILLABI 95 20 28 8 111 20 34 5 109 25 29 5 TRISILLABI 102 22 23 8 103 22 22 6 109 19 23 5
Tabella 15. Valori medi di durata assoluta e relativa e deviazione standard per le tre vocali in esame in rapporto alla variabile ‘numero’ di sillabe per il sotto-gruppo ‘studenti UniFi’.
Anche per il sotto-gruppo studenti UniFi la situazione è la stessa vista fino ad ora, con l‟unica differenza costituita dalla durata in millisecondi della vocale [ɔ], che rimane invariata nei due contesti sillabici considerati. La durata relativa mostra quindi, ancora una volta, un netto vantaggio per le toniche dei bisillabi, con la vocale [ɛ] sempre più lunga delle altre (34 %).
Gruppi confrontati Differenze significative (p ≤ 0.05)
Differenze non significative
Bisillabi / Trisillabi - [a], [ɛ], [ɔ]
Tabella 16. Risultati dei t test sulla durata assoluta per bisillabi vs trisillabi in relazione al sotto-gruppo ‘studenti UniFi’.
Il t test sulla durata assoluta individua come non significative le differenze in lunghezza tra le vocali, mentre quello condotto sui valori di durata relativa ci dice che le differenze registrate sono statisticamente significative per la vocali [ɛ] e [ɔ].
Gruppi confrontati Differenze significative (p ≤ 0.05)
Differenze non significative
Bisillabi / Trisillabi [ɛ] e [ɔ] [a]
Tabella 17. Risultati dei t test sulla durata relativa per bisillabi vs trisillabi in relazione al sotto-gruppo ‘studenti UniFi’.
Valutazione complessiva
Dunque le analisi sembrano condurre ad un risultato uniforme: sia nei tre sotto-gruppi che nell‟intero campione maschile la durata relativa della vocale tonica contenuta in parole bisillabi è sistematicamente più elevata che nei trisillabi e la differenza registrata è sempre
significativa. Le misurazioni di durata relativa si sono dimostrate dunque più omogenee e più affidabili dal punto di vista statistico, rendendole preferibili a quelle di durata assoluta, indicate in millisecondi, le quali si riferiscono al tempo trascorso tra l‟attacco e la fine del fono vocalico ed esibiscono un comportamento più instabile.
I risultati ottenuti, come già accennato più sopra, non corrispondono a quelli indicati da Marotta (1985) durante la sua indagine in merito all‟eventuale ruolo del polysyllabic shortening effect nella lingua italiana. L‟autrice, infatti, riscontrava almeno due fenomeni:
1. la mancanza di una relazione tra lunghezza del piede e accorciamento della vocale tonica;
2. lo scarso peso della lunghezza di parola per la durata della vocale tonica: un accorciamento era stato rilevato soltanto per le parole con accento sulla prima sillaba, mentre nei modelli con sillaba mediana e finale si notava addirittura una tendenza contraria, specialmente in corrispondenza dell‟accento piano.
La maggiore durata delle vocali toniche in posizione mediana è stata individuata anche in altre ricerche, tra le quali la già menzionata D‟Imperio & Rosenthall (1999);i due autori propongono una spiegazione di carattere fonologico, secondo la quale in italiano la sillaba tonica in posizione mediana sarebbe intrinsecamente pesante, bimoraica.
Tutti questi studi sono stati condotti su parlato controllato costituito da parole target in cui a variare non era solo il numero di sillabe che le componeva, ma anche lo schema accentuale, il che consentiva di paragonare adeguatamente tra loro le diverse tipologie di struttura. I nostri dati, al contrario, si basano su un corpus costituito da bisillabi e trisillabi con un unico tipo di accento, precisamente piano; ciò implica che nel confronto tra le due tipologie di parole vi sia una mancanza di corrispondenza che probabilmente impedisce di trarre conclusioni oggettive: una ricerca più approfondita dovrebbe poter includere un‟alternanza di schemi accentuali al fine di verificare, per esempio, il ruolo del numero di sillabe atone seguenti in merito alla durata della tonica. Non per questo, però, i risultati ottenuti dalla nostra ricerca sono meno interessanti, in quanto sistematici ed uniformi, quindi comunque attendibili.
A parità di numero di sillabe atone seguenti, la presenza di una sillaba pre-tonica sembrerebbe esercitare una qualche influenza sulla lunghezza della vocale accentata, che è infatti decisamente più breve nei trisillabi: tale contingenza contraddice un assunto strettamente connesso con il polysyllabic shortening effect, secondo il quale “la forza di compressione dovuta alle sillabe atone che seguono la sillaba tonica è maggiore di quella delle sillabe atone che la precedono” (Marotta 1985: 23). Ricordiamo tra l‟altro che la tonica dei trisillabi è collocata in posizione mediana nel nostro corpus, il che dovrebbe
renderla più lunga rispetto alla tonica dei bisillabi, che è invece situata all‟inizio di parola, secondo lo schema accentuale di tipo piano. D‟altro canto, uno dei principi fondamentali della teoria sulla produzione del parlato afferma che “la durata dell‟unità da produrre sarebbe in funzione inversamente proporzionale alla durata dei singoli elementi che la compongono” (Id.: 36) e ciò offrirebbe una spiegazione alla maggiore brevità delle vocali toniche dei trisillabi, riportando in questo l‟attenzione verso la presenza del polysyllabic shortening effect nella lingua italiana. Vedremo più avanti come, anche per il campione femminile, si registra un marcato vantaggio delle vocali toniche contenute nei bisillabi.
5.1.1.2.2. Sillaba aperta vs sillaba chiusa
L‟alternanza tra sillabe aperte e chiuse presente all‟interno del nostro corpus ci conduce inevitabilmente al concetto di „isocronismo sillabico‟, che è già stato introdotto nel capitolo 2 del presente lavoro: si tratta di quell‟assunto fonologico, comunemente accettato in teoria (Marotta 1985, Nespor 1993), secondo il quale in italiano la vocale tonica in sillaba aperta presenta una durata maggiore rispetto a quella in sillaba chiusa. In effetti, numerosi studi condotti su campioni di parlato controllato, costituiti per la maggior parte da parole pronunciate in isolamento, mostrano un netto vantaggio in lunghezza delle toniche in sillaba aperta; in Fava & Magno Caldognetto (1976: 52) si afferma addirittura che “la durata della vocale tonica seguita da consonante geminata risulta quasi dimezzata rispetto a quella di una vocale tonica in sillaba aperta”.
Il presupposto teorico dell‟isocronismo sillabico è stato più volte messo in discussione: già Bertinetto (1981) si era espresso in proposito (si veda la nota 15 nel capitolo 2 del presente lavoro), ritenendo necessario non limitare le osservazioni a materiale costituito esclusivamente da parole in isolamento, il quale risentirebbe delle condizioni innaturali tipiche di tale situazione, portando il parlante ad enfatizzare le caratteristiche soprasegmentali (tra cui la durata della vocale tonica riveste un ruolo fondamentale) per sopperire alla mancanza di informazioni contestuali utili alla comprensione del messaggio. Successivi studi, aventi come oggetto d‟esame campioni di parlato spontaneo, hanno in effetti condotto a risultati discordanti con il principio dell‟isocronismo, dal momento che le vocali toniche in sillaba aperta non fanno registrare alcuna differenza significativa nei confronti delle toniche in sillaba chiusa; piuttosto, “le durate dei nuclei [sarebbero] sensibili (...) alla qualità tonica o atona delle sillabe, ma non alla loro struttura interna. Ciò potrebbe significare che le durate dei nuclei rispondono a regole ritmiche e non a regole fonotattiche” (Albano Leoni et alii 1994: 1), ponendosi così in relazione con le dinamiche legate alle strategie di enunciazione. Proseguendo in questa direzione, Landi & Savy
(1996) hanno cercato di verificare la correttezza di questi dati tenendo conto della variabile rappresentata dalla velocità di eloquio, la quale “svolge un ruolo fondamentale nel determinare le durate segmentali dei singoli foni e di unità più ampie della catena fonica” (Id.: 65).
Come abbiamo accennato nel paragrafo 4.2, anche nel presente studio sono stati presi in considerazione non solo i valori assoluti della durata vocalica, ma anche i valori relativi, corrispondenti a differenti articulation rates, il che dovrebbe consentirci di annullare “non solo le differenze inter-individuali, ma anche quelle intra-individuali, dovute alle continue e repentine accelerazioni e decelerazioni cui è soggetto il parlato naturale” (Id. Ibidem).
Diversamente da Landi & Savy (1996), i quali hanno utilizzato la durata sillabica media come „indice indiretto della velocità di eloquio‟, dividendo la durata di ciascuna parola per il numero di sillabe che la costituiscono, nel nostro caso si è proceduto calcolando un valore percentuale di durata della vocale tonica in rapporto alla durata della parola che la contiene. Così facendo abbiamo cercato di ridimensionare il ruolo della durata assoluta, che ci pare trascurabile ai fini dell‟„isocronismo sillabico‟ dal momento che, come abbiamo ripetuto più volte, il carattere relativo dei fenomeni segmentali necessita di un termine di paragone perché essi possano essere analizzati realisticamente; in altre parole, se davvero questo fenomeno è legato alle dinamiche ritmiche dell‟enunciazione, più del contesto segmentale occorre prendere in considerazione quello prosodico, lavorando su segmenti più ampi dei singoli foni.
Intero campione maschile
[a] [ɛ] [ɔ] D. Assoluta (msc) D. Relativa (%) D. Assoluta (msc) D. Relativa (%) D. Assoluta (msc) D. Relativa (%) BIS_AP 87 20 30 8 102 17 35 5 89 21 28 5 BIS_CH 103 16 28 5 108 18 31 5 107 17 29 4 TRIS_AP 106 21 27 8 98 20 23 4 111 20 26 4 TRIS_CH 104 15 22 4 99 17 21 4 101 17 20 4
Tabella 18. Valori medi di durata assoluta e relativa e deviazione standard per le tre vocali in esame in rapporto alle due variabili ‘tipo’ e ‘numero’ di sillabe.
Osservando la Tabella 18 si notano subito importanti differenze tra i valori di durata relativa e quelli di durata assoluta. Questi ultimi ci mostrano infatti una situazione poco
omogenea, in cui nel caso dei bisillabi la vocale tonica è sempre più lunga in sillaba chiusa, mentre nel caso dei trisillabi essa ha durata maggiore in sillaba aperta per le vocali [a] ed [ɔ] e durata praticamente equivalente nei due contesti per la vocale [ɛ]. Ciò sembrerebbe indicare che il presupposto teorico dell‟„isocronismo sillabico‟ non agisca in modo sistematico al livello concreto dell‟esecuzione, bensì piuttosto in maniera discontinua, variando nel nostro caso a seconda della vocale o del numero di sillabe da cui è costituita la parola target. I risultati delle misurazioni di durata relativa, però, mostrano un quadro diverso, secondo il quale la vocale tonica è sempre più lunga in sillaba aperta (tranne nel caso della [ɔ] in cui i valori sono pressoché identici). Si veda nel dettaglio:
Durata assoluta. Per la vocale [a] la durata maggiore si registra nei trisillabi con sillaba aperta (106 msc), di poco superiore alla controparte in sillaba chiusa (104 msc); nei bisillabi,la durata della tonica in sillaba chiusa mostra valori più alti (103 msc) di quella in sillaba aperta (87 msc). La vocale [ɛ] presenta la durata maggiore nei bisillabi con sillaba tonica chiusa (108 msc), seguiti da quelli con tonica aperta (102 msc) e poi dai trisillabi che risultano più o meno tra loro equiparabili (rispettivamente: sillaba aperta 98 msc, sillaba chiusa 99 msc). Infine, la vocale [ɔ] ha i più alti valori di durata della vocale tonica in sillaba aperta nei trisillabi (111 msc), seguita da quella nei bisillabi chiusi (107 msc), del trisillabo chiuso (101 msc) e, solo per ultima, la tonica del bisillabo aperto (89 msc). In ogni caso la tonica nei bisillabi chiusi è più lunga della tonica nei bisillabi aperti.
Gruppi confrontati Differenze significative (p ≤ 0.05)
Differenze non significative
Bis. σ aperta/Bis. σ chiusa [a], [ɔ] [ɛ]
Tris. σ aperta/Tris. σ chiusa [ɔ] [a], [ɛ]
Tabella 19. Risultati dei t test sulla durata assoluta per le variabili linguistiche.
I t test effettuati ci dicono che la differenza tra la maggiore durata della tonica nei bisillabi chiusi rispetto a quella dei bisillabi aperti è sempre significativa, tranne che per la vocale [ɛ]; nel confronto tra le toniche di trisillabi aperti e chiusi non si individuano differenze significative solo nel caso della vocale [ɛ] e, infatti, i valori sono sostanzialmente equivalenti tra di loro.
Durata relativa. Passando ad un esame dei valori di durata relativa la situazione appare subito diversa. Fatta eccezione per la vocale [ɔ], che mostra valori simili per bisillabi aperti e chiusi con un leggero vantaggio di questi ultimi (29 contro 28 %), le altre due vocali manifestano chiaramente valori di durata più elevati per le toniche in sillaba aperta (rispettivamente [a] 30 vs 28 % ed [ɛ] 35 vs 31 %), confermando così, se pur parzialmente, la validità del principio teorico dell‟isocronismo.
Per quanto riguarda i trisillabi, la vocale tonica è sempre più breve di quella dei bisillabi e mostra una valori di durata più elevati in sillaba aperta. La durata in assoluto maggiore si registra per la vocale [ɛ] nei bisillabi con sillaba tonica aperta.
Gruppi confrontati Differenze significative (p ≤ 0.05)
Differenze non significative
Bis. σ aperta/Bis. σ chiusa [ɛ] [a], [ɔ]
Tris. σ aperta/Tris. σ chiusa [a], [ɔ] [ɛ]
Tabella 20. Risultati dei t test sulla durata relativa per le variabili linguistiche.
I risultati dei t test condotti sulla misurazioni di durata relativa mostrano che la differenza tra la lunghezza della vocale tonica nei bisillabi con sillaba aperta rispetto a quelli con sillaba chiusa è significativa solo per la vocale [ɛ], con netto vantaggio in durata della vocale contenuta nel bisillabo. Nel confronto tra trisillabi con sillaba tonica aperta o chiusa, invece, differenza significative si riscontrano per la maggiore durata di [a] e [ɔ] in sillaba aperta, mentre per la vocale [ɛ] la differenza in durata è minore e non significativa.
Consideriamo adesso la questione dell‟isocronismo includendo nell‟analisi le variabili sociolinguistiche comprese nel nostro corpus, al fine di individuare eventuali correlazioni tra struttura sillabica, tipo di istruzione ricevuta e durata vocalica.
Lavoratori [a] [ɛ] [ɔ] D. Assoluta (msc) D. Relativa (%) D. Assoluta (msc) D. Relativa (%) D. Assoluta (msc) D. Relativa (%) BIS_AP 80 22 29 9 100 13 34 4 83 13 26 5 BIS_CH 109 18 30 6 103 31 30 4 104 14 30 4 TRIS_AP 103 22 27 7 93 21 23 4 106 22 26 4 TRIS_CH 108 13 22 4 95 20 21 4 107 13 22 5
Tabella 21. Valori medi di durata assoluta e relativa e deviazione standard per le tre vocali in esame in rapporto alle due variabili ‘tipo’ e ‘numero’ di sillabe per il sotto-gruppo ‘lavoratori’.
Durata assoluta. Per quanto riguarda la durata misurata in millisecondi la situazione appare simile a quella risultante dall‟analisi dell‟intero campione di parlanti. Le vocali in sillaba chiusa sono sempre più lunghe di quelle in sillaba aperta e ciò sembra, ancora una volta, contraddire le aspettative teoriche basate sul principio dell‟isocronismo. Nei
bisillabi, [a] e [ɔ] presentano il divario maggiore tra i valori registrati in sillaba aperta (circa 80 msc) e chiusa (circa 105 msc), mentre la vocale [ɛ] appare più stabile nei due contesti, presentando valori pressappoco equivalenti (rispettivamente 100 e 103 msc). Questa condizione è confermata anche dall‟esito del t test sui bisillabi, secondo il quale le uniche differenze che possono essere considerate significative esistono solo per [a] e [ɔ].
Anche per i trisillabi riscontriamo corrispondenze nel comportamento di [a] e [ɔ], che esibiscono in sillaba aperta e chiusa valori tra loro molto simili, leggermente più elevati in sillaba chiusa (rispettivamente [a] 103 vs 108 msc e [ɔ] 106 vs 107 msc); la vocale [ɛ] ha anch‟essa le stesse caratteristiche, ma presenta una minore durata in millisecondi (93 in sillaba aperta, 95 in sillaba chiusa).
Gruppi confrontati Differenze significative (p ≤ 0.05)
Differenze non significative
Bis. σ aperta/Bis. σ chiusa [a], [ɔ] [ɛ]
Tris. σ aperta/Tris. σ chiusa - [a], [ɛ], [ɔ]
Tabella 22. Risultati dei t test sulla durata assoluta per le variabili linguistiche in relazione al sotto- gruppo ‘lavoratori’.
Durata relativa. L‟analisi della durata vocalica in relazione alla lunghezza della parola che la contiene conduce, in questo caso, a risultati poco omogenei: se, infatti, per quanto riguarda i trisillabi la situazione soddisfa i requisiti dell‟isocronismo, risultando la vocale in sillaba aperta sistematicamente più lunga di quella in sillaba chiusa, lo stesso discorso non è valido per i bisillabi. In questi ultimi soltanto la vocale [ɛ] presenta una durata maggiore in sillaba aperta (34 vs 30 %), mentre [a] e [ɔ] fanno registrare una durata maggiore, se pur di pochissimo, in sillaba chiusa (29 vs 30 % per la prima e 26 vs 30 per la seconda).
Si noti che la durata in assoluto maggiore è quella della vocale [ɛ] contenuta nei bisillabi con sillaba tonica aperta (34 %).
Gruppi confrontati Differenze significative (p ≤ 0.05)
Differenze non significative
Bis. σ aperta/Bis. σ chiusa [ɛ] [a], [ɔ]
Tris. σ aperta/Tris. σ chiusa [ɔ] [a], [ɛ]
Tabella 23. Risultati dei t test sulla durata relativa per le variabili linguistiche in relazione al sotto- gruppo ‘lavoratori’.
Il t test condotto sui bisillabi stabilisce che la differenza in durata è significativa soltanto nel caso della vocale [ɛ], la quale è anche la sola a presentare valori più elevati in sillaba aperta; questo risultato sembrerebbe offrire ancora una volta sostegno al principio
fonologico dell‟isocronismo. Per quanto riguarda i trisillabi, l‟unica vocale per cui si registrano differenze significative nella durata è [ɔ].
Studenti UniPi [a] [ɛ] [ɔ] D. Assoluta (msc) D. Relativa (%) D. Assoluta (msc) D. Relativa (%) D. Assoluta (msc) D. Relativa (%) BIS_AP 91 7 30 4 107 17 36 7 91 7 27 5 BIS_CH 102 8 28 4 104 16 31 5 86 17 29 4 TRIS_AP 111 15 28 8 100 11 23 3 114 18 26 4 TRIS_CH 101 11 21 4 98 9 20 2 91 9 19 2
Tabella 24. Valori medi di durata assoluta e relativa e deviazione standard per le tre vocali in esame in rapporto alle due variabili ‘tipo’ e ‘numero’ di sillabe per il sotto-gruppo ‘studenti UniPi’.
Durata assoluta. Il campione di parlanti iscritti presso l‟Università di Pisa presenta una condizione piuttosto disomogenea. L‟unica costante è la maggiore durata della vocale in sillaba aperta nelle parole trisillabi, la quale però mostra valori non uniformi per le tre vocali: nel caso di [ɛ] la differenza tra i due valori è esigua (100 vs 98 msc), mentre la vocale [ɔ] presenta un divario maggiore (114 vs 91 msc); infine, la vocale [a] si colloca in una posizione intermedia (111 vs 101 msc).
Per quanto riguarda i bisillabi, invece, la situazione appare più complicata: la vocale [a] risulta più lunga in sillaba chiusa (102 vs 91 msc); [ɛ[ ha la sua durata maggiore in sillaba aperta (107 vs 104 msc), come anche la vocale [ɔ], la quale è però caratterizzata da valori inferiori (91 vs 86 msc).
Gruppi confrontati Differenze significative (p ≤ 0.05)
Differenze non significative