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RISULTATI DELL’ANALISI: VALORI FORMANTIC

4.4 Discussione dei risultat

La vocale [a] degli informatori maschili risulta articolata con un leggero grado di chiusura e con un arretramento piuttosto accentuato, mentre quella del campione femminile presenta lo stesso grado di apertura rilevato da Calamai (2004a) per il livornese, ma nessun cenno di arretramento. Sappiamo che il carattere posteriore di questo fono è tipico dell‟area occidentale, dove spesso viene realizzato come [ɑ]; in particolare, secondo Calamai (2004a: 427) “si potrebbe affermare che il fonema /a/ dei dialetti occidentali toscani sia realizzato come [ɑ] per quanto concerne F1, e come [ʌ] per quanto concerne F2”. L‟autrice riporta alcuni dei valori formantici diffusi in letteratura per queste vocali, i quali essendo relativi alla lingua inglese possono essere considerati come puramente indicativi.

[ɑ] [ʌ]

F1 F2 F1 F2

UOMINI 730 1090 640 1190

DONNE 850 1220 760 1400

Tabella 1. Valori formantici medi delle vocali [ɑ] e [ʌ] per l’inglese d’America (fonte Calamai 2004a: 427).

Per quanto riguarda il nostro campione maschile i valori di F1 della vocale [a] ci indicano che essa risulta piuttosto simile a quanto indicato in tabella per [ɑ] e i valori di F2 rilevano una maggiore prossimità con [ʌ], anche se il grado di posteriorità è minore per il santacrocese (1343 Hz). Le stesse considerazioni sono valide per il campione femminile, perciò possiamo affermare che la vocale [a] della varietà santacrocese possiede delle caratteristiche che la avvicinano maggiormente alla varietà pisana piuttosto che a quella fiorentina, nella quale questa vocale non subisce particolari variazioni.

Passando alla vocale [ɛ], prendiamo nuovamente a riferimento le considerazioni di Calamai (2004a), la quale a sua volta utilizza i parametri esposti da Lisker (1948) nel suo studio sulle differenze tra [ɛ] ed [æ]. Egli indica come criterio utile alla discriminazione tra i due suoni la differenza in frequenza tra F2 e F1, maggiore nel caso della vocale [ɛ]. Prendendo in considerazione i dati in nostro possesso possiamo osservare che il valore corrispondente a tale differenza si aggira sia per gli uomini che per le donne intorno ai 1100 Hz, risultando così addirittura inferiore ai valori ottenuti da Calamai (2004a) che non scendono mai sotto i 1200 Hz. Le medie relative ai singoli valori di F1 ed F2 descrivono per il campione maschile una vocale leggermente più chiusa rispetto a quella del campione

femminile, che appare invece anche stavolta in linea con i dati di Calamai (2004a) relativi al livornese. Inoltre, in entrambi i gruppi la vocale risulta estremamente posteriorizzata, collocandosi in posizione più centrale. Possiamo ipotizzare che l‟arretramento della vocale [a] abbia per così dire reso disponibile uno spazio acustico che è stato successivamente occupato dall‟area di dispersione di [ɛ], che in precedenza si collocava in prossimità della vocale medio-alta [e], come indicato dai dati disponibili in letteratura relativamente all‟italiano (Ferrero 1972; Albano Leoni & Maturi 2002).

Per quanto riguarda, infine, la vocale [ɔ], essa mostra un grado di apertura simile, se pur leggermente inferiore, a quello della corrispondente vocale medio-bassa anteriore, risultando quindi articolata con un discreto abbassamento, ancora una volta maggiore nel caso del campione femminile. I valori di F2 ci indicano per entrambi i gruppi la presenza di una forte azione coarticolatoria esercitata su questa vocale dai segmenti circostanti, in particolare dalla semiconsonante [j], la quale essendo prodotta nella parte anteriore del condotto orale innesca l‟avanzamento della [ɔ] incrementando appunto la sua F2. Abbiamo quindi ritenuto opportuno ricalcolare la media escludendo i valori che ci parevano presentare anomalie di questo tipo; in questo modo, abbiamo ottenuto i seguenti risultati:

campione maschile – 1058 Hz campione femminile – 1240 Hz

Questi valori si differenziano da quelli precedentemente individuati e mostrano per il campione maschile una vocale [ɔ] in linea con i valori indicati per il pisano da Calamai (2004a); nel caso del campione femminile, invece, non si riscontra comunque alcuna affinità con i valori di riferimento indicati nella Tabella 44 del capitolo 4, i quali sono sempre inferiori.

4.4.1 Breve excursus sulla gorgia

Abbiamo visto nel capitolo 1 che questo processo di indebolimento consonantico ha il suo epicentro nella città di Firenze, dalla quale poi si è diffuso in gran parte della regione dando luogo ad una vasta gamma di realizzazioni diverse che variano da zona a zona.

L‟area in cui il fenomeno è più marcato corrisponde alle province di Firenze, Pistoia e Siena; qui esso colpisce con la stessa intensità tutte le consonanti occlusive, le quali vengono realizzate attraverso una serie di allofoni continui il cui esito più frequente consiste in un “suono fricativo sordo” (Id.: 67), seguito poi nell‟ordine da suoni approssimanti, fricativi sonori e occlusivi leni. Inoltre, è da notare la realizzazione del

fonema /k/ come laringale sorda [h], il cui utilizzo al livello più „rustico‟ come variante di /t/ è tipico della varietà fiorentina (Sorianello 2001).

Nella varietà pisana, invece, la gorgia dà luogo a diversi tipi di allofoni a seconda della consonante coinvolta: la variante fricativa è l‟esito più frequente per l‟occlusiva velare /k/, mentre per quanto riguarda la bilabiale /p/ si è soliti mantenere l‟articolazione occlusiva nell‟84% dei casi (Marotta 2001); inoltre Marotta (Ibidem) individua la presenza di una variante molto diffusa tra i parlanti pisani, che definisce semifricativa, essendo caratterizzata da un VOT molto lungo, simile a quello delle consonanti aspirate, ma non da un successivo burst, il che indica un suono di intensità minore rispetto alla forza di un‟aspirata. Infine, frequente è anche la cancellazione totale del segmento, la quale colpisce esclusivamente la velare /k/ che, come sappiamo, è il principale bersaglio della gorgia; questo particolare fenomeno “è percepito dai parlanti toscani come un vero e proprio shibbolleth pisano” (Id.:51), nonostante tra i vari esiti possibili esso risulti marcato in senso negativo sul piano stilistico.

Dall‟analisi uditiva dei due corpora di parlato letto e parlato spontaneo si è osservato che nella varietà parlata a S.Croce gli esiti della gorgia sono paragonabili a quelli appena descritti per la varietà pisana. Ciò significa che il fenomeno colpisce in misura maggiore la consonante velare /k/ e diminuisce di intensità man mano che l‟articolazione si sposta verso la parte anteriore del condotto orale, per cui nella maggior parte dei casi la consonante bilabiale /p/ viene mantenuta come occlusiva. Totalmente assente è l‟allofono [h] come esito della velare /k/, la quale subisce, invece, numerose cancellazioni, in particolare nel materiale proveniente dal corpus di parlato spontaneo, in cui le caratteristiche vernacolari emergono con maggiore facilità. In Figura 25 riportiamo lo spettrogramma e il relativo text grid contenente la trascrizione fonetica del segmento «sul fuoco l’acqua», pronunciato dal soggetto maschile R.G. (appartenente, per altro, al sotto- gruppo studenti UniPi), all‟interno del quale possiamo osservare che la parola fuoco, canonicamente trascritta come [ˈfwɔko], presenta la cancellazione dell‟occlusiva velare /k/, oltre alla monottongazione del nesso [wɔ] diffusa in tutta la Toscana.

Figura 4.25. Spettrogramma e text grid del segmento «sul fuoco l’acqua» realizzato dal soggetto maschile R.G., in cui all’interno della parola ‘fuoco’ notiamo la cancellazione dell’occlusiva velare sorda /k/.

CAPITOLO 5