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PARTE TERZA Una teoria anti-esotista

Capitolo 5 Motivazioni general

5.0 Breve riepilogo informale.

Nelle prime due parti di questo lavoro ho preso in esame, rispettivamente, le teorie inflazioniste e quelle deflazioniste sugli oggetti finzionali. Si può osservare che questo articolato spettro di alternative teoriche ha la sua fonte primaria nel paradosso della (non-)esistenza, il quale – se lo si prende per buono – ci costringe ad ammettere che non ci sono esistenziali negativi veri, cioè che non è possibile affermare veridicamente cose come 'Babbo Natale non esiste':

(P1) Se nego l'esistenza di un oggetto, mi riferisco a questo oggetto; (P2) Se mi riferisco a un oggetto, questo oggetto esiste;

(C) Se nego l'esistenza di un oggetto, questo oggetto esiste.

Una conseguenza del genere è quantomai spiacevole e contraria al senso comune (paradossale, appunto): al fine di evitarla, però, occorre fare delle scelte precise in materia di semantica e di ontologia. Come abbiamo visto nel § 0.3, infatti, (P1) è la premessa del referenzialista – se uso sensatamente un certo nome, il nome in questione ha un referente nella realtà – e (P2) quella dell'attualista – qualunque sia questo referente, sarà senza dubbio un oggetto che esiste.160

A prima vista, pertanto, sembra che le vie per bloccare il paradosso siano sostanzialmente due: o si rifiuta il referenzialismo in filosofia del linguaggio, o si rifiuta l'attualismo in metafisica. La faccenda è, in verità, un po' più complicata, ma possiamo cominciare ricordando che la seconda via è stata imboccata dai neo-meinonghiani, sulle cui teorie ci siamo soffermati nel § 1.2, e la

prima da Orilia (2012) e da Sainsbury (2010), le cui proposte abbiamo approfondito (rispettivamente) nei §§ 4.2 e 4.3. Ad eccezione del possibilista, che però sembra destinato al fallimento (§ 1.3), gli altri filosofi sono tipicamente attualisti e referenzialisti. Come possono dunque bloccare il paradosso, dal momento che entrambe le vie gli sono precluse?

Per prima cosa, è bene sottolineare che troviamo questa categoria di filosofi tanto sul fronte inflazionista quanto su quello deflazionista. Sul primo fronte, i loro principali rappresentanti sono gli artefattualisti (§ 1.1). Costoro caratterizzano Babbo Natale e Anna Karenina come artefatti

astratti, e dunque, proprio in quanto astrattisti, possono rifiutare la conclusione indesiderata del

paradosso restringendo il predicato di esistenza in alcune delle sue occorrenze.161 L'idea fondamentale è la seguente: quando diciamo che Babbo Natale non esiste, stiamo in realtà dicendo che non esiste nello spazio-tempo – non che non esiste tout court. Sul secondo fronte troviamo invece i finzionalisti (§ 4.1).162 Ricostruendo idealmente la loro posizione in merito al paradosso della (non-)esistenza, si può concludere che anch'essi, come gli altri deflazionisti, se la cavano rigettando (P1). Tuttavia, dal momento che (tipicamente) non rifiutano il referenzialismo ortodosso, devono farlo ipotizzando che i nomi propri all'interno degli esistenziali negativi – e, del resto, i nomi di finzione in genere – si comportino in maniera anomala.

A questo punto, possiamo finalmente tirare le somme. Come abbiamo visto nelle prime due parti, ciascuna teoria sugli oggetti finzionali ha i suoi limiti interni; d'altra parte, però, il fatto che una certa teoria, debitamente sviluppata nei suoi dettagli principali, richieda infine alcune correzioni non è motivo sufficiente a rigettarla del tutto. La mia proposta di una nuova teoria sugli oggetti finzionali sarà motivata piuttosto da problemi ben più generali. Tutte le alternative che abbiamo passato in rassegna, infatti, presentano uno di questi due svantaggi: o non soddisfano il loro desideratum fondamentale, o moltiplicano le categorie di entità praeter necessitatem. Il primo svantaggio è tipico dei deflazionisti. Al di là delle perplessità sollevate dal finzionalismo come metodo generale, o dall'effettiva assenza di uniformità nella proposta di Sainsbury (2010), l'autentico motivo di insoddisfazione che accomuna queste due teorie risiede nella mancata risposta alla domanda fondamentale del deflazionista: assumendo che i nomi di finzione siano privi di denotazione, in cosa consiste il loro valore semantico?

Un deflazionista che risponde a questa domanda è Orilia (2012). La sua proposta però, come quella degli inflazionisti, richiede l'inclusione della categoria dei ficta nell'inventario

161Questa soluzione, che abbiamo presentato nel § 0.3, è proposta esplicitamente da Thomasson (1999) ma non accolta

da tutti gli artefattualisti. Kripke (1973), ad esempio, sembra suggerire altre vie d'uscita al problema degli esistenziali negativi (ne parleremo più in dettaglio nel § 7.3.1).

ontologico.163 In questo caso si tratterebbe di proprietà del second'ordine, negli altri di individui

astratti o inesistenti: in ogni caso, dunque, di entità esotiche. Ora, in quel che segue, sosterrò che si può rendere conto degli stessi fenomeni trattati dalle teorie realiste senza postulare entità esotiche di alcun genere – e, in particolare, senza postulare oggetti finzionali. In linea di massima, sembra piuttosto ragionevole assumere il seguente principio metodologico: di fronte a due teorie con uguale potere esplicativo e diseguale impegno ontologico, bisogna applicare il rasoio di Ockham e prediligere la teoria ontologicamente meno impegnativa. Se riuscirò davvero nel mio intento, si dovrà concluderne che i realisti estendono l'inventario praeter necessitatem.

Nella terza parte di questo lavoro, pertanto, mi prefiggo il compito di sviluppare una teoria che soddisfi il desideratum del deflazionista e, al tempo stesso, spieghi i dati che emergono dai nostri discorsi (e dai nostri pensieri) sui personaggi di finzione, senza però postulare oggetti finzionali. Naturalmente, questo compito non è poi che un ulteriore tentativo di risolvere il paradosso della (non-)esistenza; e, come abbiamo visto, due sono le principali questioni che si intrecciano nella ricerca di una soluzione al paradosso:

(1) Cosa sono, e come funzionano, i nomi propri?

(2) La realtà è popolata da entità esotiche oppure no?

La prima questione è di pertinenza della filosofia del linguaggio, e richiede una qualche presa di posizione nel dibattito tra descrittivisti e referenzialisti: proverò ad esplorare una terza via, alternativa a questi due poli, nel § 5.2. Prima però, nel § 5.1, affronterò la seconda questione, che riguarda invece la natura della realtà ed è pertanto di carattere schiettamente metafisico.