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Il confronto con i dat

7.1 Enunciati paratestuali.

Cominciamo dunque dalla famiglia meno problematica: quella degli enunciati veri dentro il «mondo» della finzione. Nel § 6.2, ci siamo limitati a fornire le condizioni di verità per enunciati paratestuali atomici con predicati unari. La generalizzazione ai predicati n-ari (per n  1) non

la mereologia. La mia impressione è che le due alternative (personaggi di finzione come pluralità di rappresentazioni finzionali o come somme mereologiche di rappresentazioni finzionali) siano sostanzialmente equivalenti, e che la seconda sarebbe preferibile alla prima qualora si dimostrasse che l'innocenza ontologica della mereologia è meno dubbia dell'innocenza ontologica della quantificazione plurale.

richiede particolari complicazioni. Per semplicità, mi limiterò a illustrare le condizioni di verità di un enunciato paratestuale con predicato binario (è facile ricostruire i casi più complessi per induzione a partire da quest'ultimo). Conveniamo di tradurre con 'R' il predicato 'amare' e con 'a' e 'b', rispettivamente, i nomi finzionali 'Renzo' e 'Lucia'. La traduzione in (NF) dell'enunciato paratestuale

(A) Renzo ama Lucia

sarà dunque

(A') ϕi (Rab) ,

dove ϕi è l'operatore finzionale relativo alla tradizione raffigurativa T inaugurata da Manzoni con I promessi sposi. Ora, seguendo la nostra analisi semantica in termini di estensioni secondarie,

possiamo formulare come segue le condizioni di verità di (A'):

(v) I(ϕi (Rab)) = VERO se e solo se Si(a) ≠  e Si(b) ≠  e Si(a,b)  Si(R); FALSO altrimenti.

La funzione Si non fa altro che associare alle espressioni del linguaggio la loro estensione secondaria (relativa alla tradizione rilevante T). Così come l'estensione secondaria di una costante individuale è un insieme di rappresentazioni, l'estensione secondaria di una coppia ordinata di costanti individuali sarà un insieme di coppie ordinate di rappresentazioni; e tale sarà anche, naturalmente, l'estensione secondaria di un predicato binario come R.208

La situazione si complica nel caso delle formule composte. Nel «mondo» della finzione, infatti, possono succedere cose assai bizzarre: le rappresentazioni sono spesso incoerenti, paradossali e persino apertamente contraddittorie. Si potrebbe immaginare, ad esempio, una versione «dialeteista» della storia di Pinocchio, in cui quest'ultimo è un burattino e (al tempo stesso) non lo è.209 Un racconto del genere conterrebbe dunque almeno una contraddizione esplicita: parlandone, ci ritroveremmo ad asserire enunciati come

(N) Pinocchio è un burattino e Pinocchio non è un burattino,

208 Nell’ambito di un operatore finzionale, il predicato di identità funziona semanticamente come un qualsiasi altro

predicato a due posti.

209La nostra storia potrebbe raccontare, ad esempio, che Pinocchio è contemporaneamente un burattino di legno e un

ovvero, assumendo che 'a' stia per 'Pinocchio' e 'P' per 'essere un burattino',

(N') ϕi (Pa & ~Pa) .

Naturalmente, (N') non viola il Principio di Non Contraddizione: come si è visto nel § 6.2, infatti, l’operatore finzionale non fa altro che spostare le circostanze di valutazione delle formule che si trovano nel suo ambito dal «mondo» della realtà a quello della rappresentazione; pertanto, una contraddizione nell’ambito di ϕi non equivale a una contraddizione simpliciter.

In altre parole, (N') si limita a riflettere il fatto che le Pinocchio-rappresentazioni (relative alla tradizione narrativa dialeteista che stiamo immaginando) sono contraddittorie: nella storia rilevante, come si diceva, c’è almeno una contraddizione vera. Da ciò non vogliamo poter inferire, però, che nella storia è tutto vero. Sembra dunque che, dentro l’ambito degli operatori finzionali, la relazione di conseguenza logica all’opera non sia classica ma paraconsistente: all’interno delle storie, non vale la legge dello pseudo-Scoto (ex contradictione quodlibet).210 Pertanto, le condizioni di verità degli enunciati paratestuali composti devono essere formulate in conformità al sistema di logica paraconsistente che si sceglie di adottare.

7.1.1 Esportazioni pericolose.

Il discorso paratestuale non è un fenomeno particolarmente preoccupante per l’anti-realista, dal momento che non sembra comportare alcun impegno ontologico a oggetti finzionali. Tuttavia, il realista potrebbe sostenere che non c’è niente di scorretto nell’inferenza da

(P) Secondo la tradizione T, Pinocchio è un burattino

a

(R) Pinocchio è tale che, secondo la tradizione T, è un burattino.

In (NF), non è una mossa valida esportare nomi propri fuori dall’ambito degli operatori finzionali.211 Una volta esportato, infatti, 'Pinocchio' avrà come valore semantico la sua estensione

210 Cfr. Orilia (2002, pp. 198 e 225). Per un’introduzione alla logica paraconsistente, si può consultare Priest, Tanaka,

Weber (2018).

primaria (nulla), e all’enunciato atomico in cui occorre sarà dunque assegnato il valore di verità

FALSO – si ricordi che l’impalcatura di (NF) è una logica libera negativa (§§ 6.1 e 6.2).

Impiegando le parentesi tonde in maniera intuitiva, è possibile raffigurare nel nostro linguaggio formale l’esportazione di 'Pinocchio' come segue:

(P') ϕi (Pa) ;

(R') (ϕi P) a .

Le condizioni di verità di (P') sono già note;212 quelle di (R'), invece, si possono formulare così:

(vi) I((ϕi P) a) = VERO se e solo se I(a) è definito, Si(a) ≠  e Si(a)  Si(P); FALSO altrimenti.

Si verifica immediatamente che, nell’interpretazione proposta, (P') è vero mentre (R') falso: ecco dunque un controesempio alla validità di queste «inferenze da esportazione» in (NF).213

7.1.2 Enunciati crossover.

Per concludere la nostra analisi del discorso paratestuale, vorrei considerare infine un caso problematico che emerge dalla comparazione di tradizioni raffigurative differenti. Consideriamo il seguente enunciato:

(K) Anna Karenina è più intelligente di Emma Bovary.

In primo luogo, si può osservare che (K) è a pieno titolo un enunciato paratestuale, dal momento che ci comunica un'informazione su come stanno le cose all'interno di un «mondo» di finzione. Il problema è che Anna Karenina ed Emma Bovary appartengono non soltanto a storie differenti, ma (più in generale) a differenti tradizioni narrative. Per catturare (K) in (NF), pertanto, sarà necessario impiegare un operatore finzionale che rifletta una tradizione così ampia da includere tanto quella inaugurata da Tolstoj quanto quella inaugurata da Flaubert:

(K') ϕk (Rab) ,

sempre di casi in cui il nome proprio esportato non è puramente finzionale (come 'Napoleone').

212 V. § 6.2.

dove 'R' sta per 'essere più intelligente di', 'a' per 'Anna Karenina' e 'b' per 'Emma Bovary'. In effetti, si potrebbe osservare che chi asserisce (K) sta parlando delle rappresentazioni finzionali prodotte all'interno di una qualche «super-tradizione» raffigurativa che risulti dalla combinazione di molte tradizioni differenti: ad esempio, quella del romanzo ottocentesco.

C'è tuttavia almeno un modo alternativo di analizzare enunciati come questo. Asserire (K), infatti, equivale ad asserire qualcosa come

(Q) Anna Karenina ha un QI di n punti mentre Emma Bovary ha un QI di n – x punti,214

ovvero la congiunzione di due enunciati paratestuali che riguardano ciascuno una tradizione raffigurativa differente:

(Q') ϕj (Pa) & ϕk (Qb) .

Il principale vantaggio di questa seconda strategia consiste nella sua immediata applicabilità a enunciati che esprimono comparazioni fra persone reali e personaggi di finzione, come

(T) Margaret Thatcher è più intelligente di Emma Bovary.

Anche (T) si può analizzare infatti come la congiunzione di due enunciati. In questo caso, però, soltanto uno dei congiunti è finzionale: asserire (T) equivale ad asserire che Margaret Thatcher ha un QI di n punti mentre le Emma|Bovary-rappresentazioni relative alla tradizione inaugurata da Flaubert sono (almeno implicitamente) avente|n–x|punti|di|QI-rappresentazioni. Nel linguaggio di (NF), con l'opportuna interpretazione:

(T') Pa & ϕk (Qb) .