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La famiglia signorile dei da Bussolengo risulta inurbata nei primi decenni del secolo XII con uno dei suoi primi membri cono- sciuti, Olderico. Il personaggio più noto è il figlio Garzapano, per lungo tempo al servizio dell’Impero.

Dei diritti della famiglia sulla località di Bussolengo, situata sulla destra dell’Adige verso Verona, ai limiti orientali del distretto gardense (586), nulla conosciamo fino al secolo XIII (587), mentre conosciamo un diritto specifico che essa deteneva su alcuni abitan- ti della località vicina di Arcé, situata di fronte a Bussolengo, sulla sinistra del fiume, al confine meridionale di quello che diverrà il distretto della Valpolicella (588).

Nel 1124, in Verona, nella casa di Olderico (589), tre fratelli,

(585) Fasola, Una famiglia cit., pp. 121-122.

(586) Per l’inclusione di Bussolengo nel distretto gardense, dotato di una propria connotazione pubblica dal secolo IX, si veda Castagnetti, Le comunità

della regione gardensecit., p. 82.

(587) Osserviamo che i da Bussolengo rappresentano la sola famiglia vero- nese che assume la propria connotazione dai diritti signorili detenuti su un castel- lo o villaggio del distretto gardense; del resto, sono assai poche le famiglie vero- nesi designate da un predicato signorile nei primi decenni del secolo XII (cfr. Castagnetti,Da Veronacit., p. 391, nota 257; anche delle quattro famiglie capita- neali, solo due, da Lendinara e da Nogarole, sono connotate dal possesso di un castello:ibidem,pp. 357-362).

(588) Castagnetti, La Valpolicellacit., pp. 17, 72 e 75. (589)Ibidem, app., n. 33, 124 marzo 3, (Verona).

già di Arcé, trasferitisi in Verona, pagano a tre

domini

(590) – Olderico da Bussolengo, Rustico da Arcé e il figlio Guidraldo – la somma di ventuno lire di denari veronesi per riscattare i servizi in Arcé che essi dovevano ai

domini

in forza degli obblighi di

scul-

dascia

o di altra natura. Il documento, rilevante per quanto con- cerne il movimento di immigrazione urbana alle soglie dell’età comunale da parte degli abitanti del contado – in questo caso, come in altri, non si tratta di persone in condizioni economiche disagiate, gli uni provvisti di diritti signorili, gli altri con mezzi economici propri – e per conoscere alcunché dei carichi tributari che su loro gravavano, ben poco sostegno può offrire per confer- mare la persistenza di un’eventuale organizzazione distrettuale in sculdasce fino al secolo XII (591). Il tributo, dal significato, forse originario, di servizi dovuti allo sculdascio – lo sculdascio, ricor- diamo, si presenta nei secoli IX e X come un ufficiale del conte, per cui il termine

sculdascia

poteva essere impiegato anche per indicare, ad ipotesi, i servizi dovuti al conte –, è passato ad indi- care un insieme di servizi, non specificati nel documento, da pre- stare a tre

domini

locali, i quali, per quanto ne sappiamo, non detenevano la signoria su Arcé, ma solo limitati diritti pubblici, a loro conferiti probabilmente dal conte o da un’autorità superiore, dal duca o dall’imperatore.

Per quanto concerne Bussolengo, non abbiamo rinvenuto menzione di diritti dei da Bussolengo sulla località fino al secolo XIII, quando una posta degli statuti cittadini, confluita nella prima

(590) Il termine dominus, ancora poco diffuso nel terzo decennio del secolo, riservato ad ecclesiastici, ai conti e ai signori maggiori, come i capitanei(cfr. Castagnetti,Fra i vassallicit., p. 78, nota 305 ex.), sottolinea una condizione sociale elevata (G. Andenna, Territorio e popolazione,in Andenna et alii, Comuni

e signoriecit., pp. 80-85), se non è frutto di un’interpolazione, poiché il docu- mento, citato alla nota precedente, è giunto in copia.

(591) Castagnetti, La Valpolicellacit., pp. 107-111, sul problema delle scul- dasce.

redazione statutaria del 1228, sancisce un ‘contratto’ (592), stipu- lato fra la comunità di Bussolengo e i

domini

da Bussolengo, con il quale venivano riscattati da parte degli abitanti i diritti di

ariman-

nia

goduti dalla famiglia. Della famiglia sono menzionati Olderico, il figlio Garzeto, il nipote Michele, i fratelli Isolano e Cavalcasella con un altro fratello indeterminato, i fratelli Grilio e Marcaria: i nomi trovano rispondenza nella documentazione dei primi decenni del secolo.

Ancora alla fine del secolo XII, la comunità di Bussolengo era retta da un podestà nella persona di Garzeto di Olderico di Garzapano, che, nel 1199, con l’assistenza di alcuni abitanti, desi- gnati per il negozio, vende alla chiesa dei Ss. Apostoli di Verona alcuni terreni di proprietà comune (593): la pratica di nominare un cittadino autorevole, ancor meglio se con forti interessi nella situa- zione locale, quale podestà di un comune rurale, si diffonde pro- prio in questo periodo, come vedremo (594).

Il ‘contratto’ fra la comunità di Bussolengo e i suoi

domini

si inserisce in un processo da tempo in atto. Nel territorio veronese il comune cittadino aveva iniziato ad intervenire nel contado fin dal primo momento della sua costituzione, prima della metà del secolo XII, per poi agire decisamente negli ultimi decenni. Gli interventi nelle liti fra signori e comunità si conclusero frequen- temente con sentenze favorevoli alle pretese signorili, del resto in molti casi giuridicamente fondate su privilegi imperiali, anti- chi e recenti. Ma l’azione del comune, nel cui ceto dirigente erano presenti famiglie signorili, vecchie e nuove, si concretizzò in modi non violenti né coercitivi, pur cercando di sedare gli epi-

(592) Campagnola, Liber iuriscit., posta 155, pp. 115-116.

(593) L. Simeoni, Il comune rurale nel territorio veronese, “Nuovo archivio veneto”, n. ser., XXIV (1921), poi in “Studi storici veronesi”, XIII (1962), p. 197, nota 160, doc. 1199 ottobre 10, Bussolengo.

sodi più gravi, provocati dalla resistenza ampia e tenace, a volte anche violenta, delle comunità verso l’esercizio della giurisdizio- ne signorile, e avocando al proprio tribunale i protagonisti delle controversie. L’azione del comune fu diretta soprattutto a risolve- re il contenzioso favorendo la pratica del riscatto, offrendo anche la propria mediazione e garanzia (595): sia sufficiente ricordare gli accordi stipulati nei primi due decenni del secolo, con la mediazione del comune veronese, fra la chiesa vescovile e alcuni popolosi villaggi della pianura: Roverchiara (596), Legnago (597) e Porto di Legnago (598), i cui abitanti pagarono al vesco- vo rispettivamente 4500, 12000 e 15000 lire veronesi, una

magna

pecuniae quantitas

, come sottolinea il notaio estensore del terzo atto. Con tale processo le comunità rurali, mentre conseguivano per se stesse un’autonomia amministrativa, nella sostanza di grado minore, passavano dalla soggezione ad un signore alla giu- risdizione del comune cittadino.

L’

arimannia

, riscattata dagli abitanti di Bussolengo, doveva indicare nel caso specifico il complesso dei tributi pubblici dovuti da una comunità intera o da gruppi al suo interno verso i detentori del potere pubblico (599), ormai evolutosi, normalmente, in forme signorili. Non siamo in grado di affermare che il possesso dell’

ari-

(595) Simeoni, Il comune ruralecit., pp. 203-250; Castagnetti, Le comunità

ruralicit., pp. 42-44.

(596)Ibidem, app., n. 20, 1206 dicembre 31 - 1207 giugno 25, Verona; nuova edizione in Rossini, Il card. Adelardo IIcit., pp. 76 ss.

(597) Ughelli, Italia sacracit., V, coll. 812-818, doc. 1206 dicembre 31 - 1207 luglio 23,Verona; nuova edizione in Rossini, Il card. Adelardo IIcit., pp. 76 ss.

(598) Ughelli, Italia sacracit., V, coll. 822-834: cfr. Castagnetti, La pieve

ruralecit., pp. 42-46.

(599) A. Castagnetti, Arimanni e signori dall’età postcarolingia alla prima

età comunale,inStrutture e trasformazionicit., pp. 179 ss. e passim, ripreso in Castagnetti,Arimanni in ‘Langobardia’cit., pp. 33 ss. e passim.

mannia

fosse indizio per i signori da Bussolengo della detenzione di una ‘signoria territoriale’ (600), ma è probabile che così fosse nel caso specifico, dal momento che il ‘contratto’ fu inserito, per sancirne l’efficacia e la durata, negli statuti cittadini, allo stesso modo nel quale vennero inseriti ‘contratti’ ovvero

pacta et conven-

tiones

stipulati tra enti ecclesiastici maggiori e comunità rurali, ai primi da lungo tempo soggette. Ancora, la denominazione ‘da Bussolengo’, precocemente assunta dalla famiglia, induce a sup- porre la detenzione dei diritti signorili.

Analogia di situazione, nella diversità delle singole vicende, fra le situazioni di Bussolengo e di Arcé: nell’uno e nell’altro caso i diritti pubblici appaiono fortemente frazionati. Ma nel primo caso essi sono detenuti dai membri di una famiglia signorile che dal luogo stesso traeva la sua qualificazione; nel secondo caso i diritti appaiono ancor più frammentati tra famiglie di diversa provenien- za – quella dei da Bussolengo non è legata direttamente al luogo – e non sembrano consistere in una signoria. I diritti possono essere stati ripartiti tra le due famiglie per investitura duplice da parte dell’autorità comitale, per via di legami parentali o anche per acquisizione diretta, dal momento che i diritti pubblici, allodiali o in feudo – valga la vicenda della cessione del feudo di Zevio –, potevano in questo periodo essere ceduti mediante transazioni ordinarie: acquisti, vendite, commutazioni, donazioni ecc.

Per concludere,

arimannia

e

sculdascia

indicano in con- creto analoghi obblighi di natura pubblica, ai quali gli abitanti sono tenuti; ma il fatto stesso, unico in tutto il territorio vero- nese, dell’uso del termine

sculdascia

solo ad Arcé, località della valle

Provinianensis

, può essere considerato un ricordo – un relitto, potremmo dire – della organizzazione per sculda- scia, che, in un periodo determinato, probabilmente assai

(600) Sui caratteri della signoria territoriale si veda Violante, La signoria

breve, interessò la valle stessa (601).

Difficile è determinare l’epoca di inizio dell’esercizio dei diritti signorili. Possiamo avanzare l’ipotesi che essi siano stati attribuiti ai

domini

da Bussolengo per iniziativa dell’imperatore, del duca o, forse, dei conti di Garda, dal momento che Bussolengo era compresa nel distretto gardense, soggetto diretta- mente all’Impero. Questo contribuirebbe a spiegare il pronto, fedele e continuo servizio di Garzapano, proseguito, in modi più limitati, dai figli.

Nel 1193 la rocca di Garda e il comitato, eccettuati alcuni diritti specifici, quali il ripatico di Lazise, già concesso agli abitan- ti, vennero ceduti al comune di Verona per 1100 marche d’argento (602). Nell’elenco delle comunità, intervenute all’atto della cessio- ne dell’

arx

di Garda (603), manca quella di Bussolengo, forse per il fatto di essere ancora soggetta alla signoria della famiglia omo- nima (604).

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