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Il castello di Garda dalla ribellione al riassoggettamento all’Impero (1162-1163)

3.3. I comuni della Marca dal predominio imperiale alla Lega Veronese (1158-1167)

3.3.2. Il castello di Garda dalla ribellione al riassoggettamento all’Impero (1162-1163)

Dal 1162 divenne pratica diffusa la nomina diretta di ufficiali imperiali per reggere i comuni cittadini, il che avvenne di certo anche nella Marca, ad esempio, per Padova (393); a Verona l’im- peratore non inviò propri ufficiali, ma si servì di un esponente locale. Nel 1162 rettore dei Veronesi tornò ad essere Alberto Tenca, ma ora, oltre che rettore, egli era anche funzionario impe- riale: “a principe ordinarius iudex constitutus” (394).

Dopo la distruzione di Milano nel marzo del 1162, continuava a resistere alle forze imperiali la rocca di Garda, tenuta da Turrisendo: di lui tratta nel maggio il pontefice Alessandro III, che, in una lettera (395) diretta al vescovo veronese Ognibene, già sostenitore dell’Impero (396), si lamenta, fra le altre cose, che molti Veronesi agiscano contro i Bresciani e contro Turrisendo

(393) Castagnetti, Le cittàcit., pp. 155-156. (394)Ibidem, p. 153.

(395) Kehr, Italia pontificiacit., VII/1, pp. 225-226, n. 36, 1162 maggio 17. (396) Cipolla, Veronacit., pp. 328-329; Simeoni, Documenti e notecit., pp. 68-69; Opll, Veronacit., pp. 40-41; Capitani, Alessandro IIIcit., pp. 235-236, che sottolinea come il pontefice cerchi di approfittare, inserendovisi, di una situazione in cui i rapporti tra i vescovi dell’Italia settentrionale e l’imperatore si affievoli- scono.

“conte di Garda”. L’anno seguente Turrisendo cedette, mentre Garda veniva assegnata al conte Ottone di Wittelsbach (397).

Poco dopo, Turrisendo rientrò nel gioco politico. Dopo essersi accordato con il conte Ottone di Wittelsbach, si riconciliò con Federico, che gli elargì un privilegio, ricevendolo nella sua prote- zione e concedendogli i diritti giurisdizionali sugli uomini abitanti delle sue terre, in allodio o in feudo, l’esenzione dal fodro e da altri tributi, tranne quelli regi; in particolare, l’esenzione valeva nei confronti di pretese avanzate da una

civitas

. Inoltre, per il

precla-

rum servicium

reso – crediamo che il riferimento non sia certo al periodo della ribellione, ma, genericamente, all’ufficio di conte di Garda –, gli concesse la

curtis

regia di Nogara, con i diritti di giu- risdizione, richiedendo una corresponsione annuale di cinquanta marche d’argento alla camera imperiale (398), quella

curtis

che, di proprietà del monastero di S. Silvestro di Nonantola, era già stata usurpata da Turrisendo, costretto poi a restituirla per l’intervento di Corrado III (399). Ma le usurpazioni non cessarono, come vedremo (400).

Dopo l’accordo e la resa di Garda, nell’aprile 1164 l’imperato- re, di fronte alla ribellione delle città di Padova e Vicenza e quella, imminente, di Verona, di cui subito diciamo, cercò o rinnovò alleanze con potenti locali, e tale era certamente Turrisendo fra i Veronesi.

(397) Scheffer-Boichorst, Zur Geschichtecit., pp. 45-46; Büttner,

Alpenpaßpolitikcit., pp. 267 e 271; Haverkamp, Herrschaftsformencit., I, pp. 275-276; Opll, Veronacit., p. 43; W. Störmer, Die Brennerroute und deren

Sicherung im Kalkül der mittelalterlichen Kaiserpolitik, in U. Lindgren,

Alpenübergänge vor 1850: Landkarten, Strassen, Verkehr; Symposium am 14. und 15. Februar 1986 in München, Stuttgart, 1987, pp. 125-126.

(398)DD Friderici I, n. 434, 1164 aprile 7, Pavia.

(399) Corrado III aveva riconosciuto beni, limitati, a Turrisendo in Nogara, ma aveva condannato il tentativo di questo di impadronirsi di tutta la curtisdi Nogara,tota Nogaria: cfr. sopra, t. c. nota 233.

Non conosciamo l’atteggiamento di Turrisendo dopo che il comune veronese si fu ribellato: abbiamo rintracciato pochissimi documenti per il periodo, aspetto non sorprendente, stante la dimi- nuzione generalizzata dell’attività documentaria, in questo come in altri periodi di conflitti politici e militari. Nel giugno 1164, nel mese del fallito tentativo di Federico I contro la città (401), Turrisendo si trovava in Verona (402), come vi era nel 1172 (403). Negli anni 1176-1177 tornò ad essere podestà cittadino, come vedremo (404).

Non dobbiamo stupirci di questi rapidi cambiamenti di fronte. Anzi, i rinnovati rapporti tra imperatore e Turrisendo costituiscono una conferma che il conflitto per Garda non era tanto dovuto a scelte politiche generali, quanto ad interessi specifici: difesa del proprio ufficio e dei vantaggi connessi da parte di Turrisendo, che doveva avere temuto l’obiettivo imperiale di rendere più saldo e fidato il controllo dell’importante rocca e del suo territorio, poten- do coalizzare attorno a sé, oltre ai Bresciani, nemici certi dell’im- peratore, anche eventuali dissidenti veronesi.

Appare opportuno sottolineare come non sia possibile per questo periodo dare un’interpretazione degli avvenimenti politici servendoci di schemi precostituiti, quali l’atteggiamento politico favorevole all’Impero che sarebbe stato proprio dell’aristocrazia di tradizione pubblica e militare, e l’opposizione allo stesso da parte delle forze nuove emergenti, costituite, ad esempio, dal ceto mer-

(401) Annales Sanctae Trinitatiscit., p. 3; Parisii de Cereta Chronicon

Veronense, in SS, XIX, p. 4. Cfr. Cipolla, Veronacit., p. 335.

(402) ASV, Ospitale civico,perg. 95a e 95b, 1164 giugno 20, Verona: con- troversia tra il monastero di S. Zeno e Turrisendo per l’utilizzazione di zone boschive e per la riscossione di decime in Castellaro, ora Castel d’Ario; Turrisendo non giura fedeltà all’abate.

(403) ASV, S. Maria in Organo,perg. 115, 1172 giugno 10, Verona. (404) Cfr. sotto, t. c. nota 478.

cantile. L’azione politica, per quanto avesse come suo primo e principale protagonista l’Impero, tendeva sempre più ad essere svolta ed anche caratterizzata in quadri locali, per l’affermazione ormai indubbia dei regimi comunali con il loro orizzonte specifico di politica interna ed esterna. Tra i fattori di questa politica entra- vano anche le motivazioni legate al prestigio personale e alla volontà di esercitare in ambiti locali una porzione sempre più ampia di potere, motivazioni proprie delle famiglie partecipanti per tradizione all’esercizio del governo come di quelle via via emergenti.

Ecco, dunque, i complessi e poco districabili rapporti con l’Impero dei maggiori esponenti delle famiglie capitaneali verone- si, di origine cittadina, quali gli Erzoni e i Turrisendi, rapporti che non diventeranno certo più chiari in seguito: Alberto Tenca è a capo della città quando questa viene coinvolta, a torto o ragione, nell’episodio dello sbarramento della via dell’Adige, mentre l’an- no seguente Turrisendo, investito del comitato di Garda in un periodo imprecisato, di poco anteriore, viene nominato rettore, quando la città ha ottenuto o si avvia ad ottenere il perdono impe- riale. Ma è proprio Turrisendo che si ribella all’Impero due anni dopo, quando si stringe il controllo sul territorio gardense e su Verona; mentre è Alberto Tenca che porta o mantiene la città nel- l’adesione all’Impero, che verrà meno solo nella tarda primavera del 1164, dopo che egli sarà scomparso (405).

L’imperatore aveva cercato di rafforzare ulteriormente la sua posizione nella regione gardense. Poco dopo la riconquista di Garda, nell’autunno del 1163 egli indirizzò un privilegio (406) alla comunità lacuale di Brenzone: essa, separata ora dal punto di

(405) Simeoni, Documenti e notecit., p. 56; Castagnetti, Le cittàcit., pp. 159-161.

vista amministrativo dal distretto gardense, ottenne un’ampia autonomia, con importanti concessioni in campo economico; gli abitanti furono esentati anche dal servizio di guardia al castello di Garda; erano mantenuti il banno regio e il contributo annuo per il “conte palatino” ovvero Ottone di Wittelsbach, testé investito di Garda (407).

In una condizione di autonomia militare e amministrativa fu anche il castello di Rivoli, già assegnato al conte Federico, poi, in un momento imprecisato, al veronese Garzapano (408), uno dei protagonisti, ricordiamo, dell’episodio della Chiusa nel 1155.

Federico I era venuto a creare o a rafforzare all’interno del ter- ritorio gardense alcuni importanti punti di appoggio, basi sicure nel caso che il controllo di Garda gli fosse nuovamente sfuggito, ancor più nel caso che gli si fosse ribellata Verona. Ma gli avveni- menti immediatamente successivi renderanno vane queste precau- zioni.

3.3.3. La ribellione delle città della Marca Veronese e la Lega

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