• Non ci sono risultati.

Cittadini ‘lombardi’ sostenitori degli Sve

Gli atteggiamenti politici delle cittadinanze nelle vicende che opposero i comuni ‘lombardi’ all’Impero di Federico Barbarossa non furono uniformi, poiché non solo una parte, più e meno ampia, secondo le circostanze e i tempi, dei comuni cittadini si schierò nel campo imperiale (574), ma all’interno delle cittadinanze, anche di quelle tradizionalmente antimperiali, esistettero persone e famiglie che operarono una scelta filoimperiale non occasionale.

A Verona, Olderico Sacheto era scomparso prima del conflitto tra comuni e imperatore. Con questo dovevano avere mantenuto buoni rapporti coloro che avevano acquisito dai Sacheti il feudo signorile di Zevio, i da Lendinara,

capitanei

di tradizione cittadina, signori del castello eponimo, ricevuto in feudo, direttamente o indirettamente, quasi sicuramente dai marchesi estensi: essi erano vassalli diretti dell’imperatore, dal quale avevano ricevuto una decina d’anni prima un privilegio (575) che, confermando i loro beni allodiali nella città, a Zevio e a Bonavigo, come in ogni altra località del comitato e della diocesi veronesi, concedeva loro in feudo l’esenzione dalla corresponsione dei tributi pubblici – fodro, ripatico, albergaria, prestazioni personali ecc. –, già concessa da Corrado II e ancor prima da Berengario. I loro rapporti con l’Impero non sembrano essersi guastati per l’insorgere del conflitto

(574) Rimangono fondamentali i contributi di Fasoli, Federico Barbarossa cit., pp. 229-255, e G. Fasoli, La Lega Lombarda. Antecedenti, formazione, strut-

tura,I ed. 1967, poi in Fasoli, Scritticit., pp. 257-278.

(575)DD Friderici I, n. 316a, anno 1160. Un profilo della famiglia capita- neale è tracciato fino alla metà del secolo XII da Castagnetti, Fra i vassallicit., pp. 95-102.

con Verona, partecipe della Lega Veronese e poi della Lega Lombarda, conflitto non sopito e di lì a poco rinnovato con la quinta discesa dell’imperatore.

Pur non essendo in grado di chiarire ulteriormente la loro posizione, anzitutto per la scarsezza di documentazione, aspetto consueto in periodi difficili, possiamo notare che i da Lendinara proprio nel periodo del conflitto fra Lega Lombarda e Impero non risultano presenti in città. Il solo documento significativo concer- nente la famiglia, da noi rintracciato per il periodo, si riferisce ad Adelardino da Lendinara, proprio colui che nel maggio 1171 aveva inviato il suo nunzio in Germania alla corte imperiale: nell’agosto 1171 un abitante di Lendinara, stando nella chiesa locale di S. Sofia, manifesta il feudo paterno – un

casale

costituito da parecchi appezzamenti –, feudo che egli dichiara di detenere dal suo

domi-

nus

Adelardino da Lendinara, del quale, tuttavia, non viene asseri- ta esplicitamente la presenza, anche se possiamo ritenerla probabi- le (576).

Il castello di Lendinara, del resto, era situato nell’area di dominio degli Estensi, i quali, a quanto sembra, si erano schierati con l’Impero: in testimonianze posteriori viene ricordato che i marchesi estensi erano “usciti dalla Marca” e dalla “loro terra” per causa dell’Impero,

pro facto imperatoris

(577); approfittando del-

(576)CDP, III, n. 1041, 1171 agosto 21, Lendinara.

(577) Zorzi, Il territorio padovanocit., app., n. 4, anno 1199, pp. 271 e 274. Un indizio circa l’adesione degli Estensi a Federico proviene dalla presenza alla sua curia, in Germania, sempre nell’anno 1171, di un certo Enrico, del quale viene specificato che risiede in Este presso i marchesi, quasi a sottolineare un incarico preciso, quale un ‘mandato’ da loro ricevuto e per il quale si era recato presso l’imperatore, come era avvenuto per il ‘nunzio’ dei da Lendinara (app., n. 7: testimonianza di Riccardo di Schlanders). Per quanto concerne la Marca Veronese, ricordiamo, inoltre, che i signori da Carrara, anch’essi destinatari di un privilegio imperiale nello stesso anno (DD Friderici I, n. 319, 1160 ottobre 15), che confermava un privilegio anteriore di Enrico V (CDP, II, n. 61, 1114 gennaio

l’occasione, erano intervenuti nei territori marchionali gli ufficiali del comune padovano, i

precones Padue

, un intervento che ben mostra i diritti che il comune intende riservare a se stesso nell’am- bito dell’antico comitato, secondo obiettivi e prassi generalizzati presso i comuni cittadini.

Per altre regioni, in contributi recenti sono stati tracciati profi- li più o meno sintetici, dedicati alle famiglie appartenenti ai ceti dominanti, dei quali soprattutto la storiografia si è occupata: ricor- diamo l’opera dell’Haverkamp, che in più parti dell’ampia tratta- zione ha posto in luce i rapporti di collaborazione, a volte conflit- tuali, tra i sovrani svevi e la ‘nobiltà’ italica (578); il saggio del Tabacco, che ne ha ripreso e confermato la trattazione per il perio- do di Federico Barbarossa (579); lo spazio esteso dedicato dall’Andenna nella sua ‘storia della Lombardia’, che ha dilatato il profilo delle famiglie dominanti risalendo dall’età comunale ai secoli precedenti (580).

La nostra conoscenza eventuale concerne, in genere, le vicende e le scelte politiche delle famiglie connotate da un titolo pubblico dinastizzato, come le famiglie marchionali e comitali, e di quelle appartenenti agli strati superiori della feudalità, come i

capitanei

; raramente veniamo a conoscere la scelta politica di cittadini, non inseriti o coinvolti solo marginalmente nelle strutture del potere.

23; reg. Stumpf, n. 3102), avevano dovuto abbandonare il paese, dopo che le forze del comune padovano avevano distrutto, d’impeto, il castello avito, al momento della ribellione all’Impero: cfr. Zorzi, Il territorio padovanocit., p. 153; S. Bortolami, Territorio e società in un comune rurale veneto (sec. XI-XIII).

Pernumia e i suoi statuti,Venezia, 1978, pp. 141-142.

(578) Haverkamp, Herrschaftsformencit., I, pp. 253-288, e passim. (579) G. Tabacco, I rapporti tra Federico Barbarossa e l’aristocrazia itali-

ca,inFederico I Barbarossa e l’Italia = “Bullettino dell’Istituto storico italiano per il Medio Evo e Archivio muratoriano”, 96 (1990), pp. 61-83.

Una delle vie per conoscere i rapporti delle famiglie dominanti e dei loro membri con l’Impero, costituita dalla loro presenza al seguito dei sovrani, non è facilmente accertabile per il fatto che raramente appaiono fra i testimoni degli atti imperiali cittadini socialmente non rilevanti o magistrati dei comuni urbani (581).

Anche nell’ambito della società di una città come Milano, la principale protagonista del periodo, assai poche sono le ricerche (582) che seguano per il periodo precomunale e il primo periodo comunale le vicende e la scelta politica di famiglie di

cives

, di signori minori inurbati, di vassalli e di mercanti.

Fa eccezione lo studio, ampio e approfondito, della Fasola sulla famiglia degli Scaccabarozzi e sulle loro vicende. La famiglia (583), già caratterizzata dal nome all’inizio del secolo e probabil- mente di tradizione cittadina antica, era proprietaria di mulini e forni, legata perciò al ciclo produttivo dell’industria alimentare, e con beni nelle zone del Sepriese e del Lodigiano, in rapporti vas- sallatici con il monastero di S. Ambrogio, con la chiesa vescovile di Lodi e, più tardi, con la chiesa arcivescovile, rapporti che, con l’ingresso nel capitolo di alcuni membri, le permetteranno di esse- re inserita fra la

pars nobilium.

Gugliemo Scaccabarozzi fu conso- le nel 1150 (584). La scelta filoimperiale di Giordano, probabil-

(581) Tabacco, I rapporticit., p. 68.

(582) H. Keller,Signori e vassalli nell’Italia delle città (secoli IX-XII),I ed. 1979, tr. it. Torino, 1995, p. 31, nota 11, ove si prospetta la necessità di studi sulla composizione dell’aristocrazia consolare; anche F. Menant, La transformation

des institutions et de la vie politique milanaises au dernier âge consulaire (1186- 1216),inAtti dell’11° Congressocit., p. 121.

(583) Seguiamo L. Fasola, Una famiglia di sostenitori milanesi di Federico

I. Per la storia dei rapporti dell’imperatore con le forze sociali e politiche della Lombardia, “Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken”, LII (1972), pp. 116-218.

(584) C. Manaresi (ed.), Gli atti del comune di Milano fino all’anno MCCX-

mente suo figlio, console nel 1157 e vicario del podestà federicia- no negli anni 1164-1165 (585), fu motivata, in parte, dall’adesione alla causa dei Sepriesi e dei Lodigiani, oppressi dall’espansioni- smo milanese.

Documenti correlati