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La politica territoriale federiciana e la ribellione di Turrisendo (1158-1162)

Federico I, che da tempo andava preparando una nuova spedi- zione in Italia, inviò due suoi legati, il cancelliere Rainaldo di Dassel, arcivescovo di Colonia e consigliere eminente del sovrano, e il conte palatino Ottone di Wittelsbach, con il compito di prepa-

(354) App., n. 5, 1160 dicembre 15, Verona. Cfr. sotto, t. c. nota 383. (355) Doc. dell’anno 1162, citato sotto, nota 395.

(356) ASV, Ospitale civico, perg. 88, 1158 maggio 16, Sommacampagna. (357) Anche se è dubbio che Sommacampagna abbia fatto parte del comita-

tusdi Garda, come da alcuni studiosi viene sostenuto, essa venne inclusa nel distretto della Gardesana, come risulta dagli elenchi delle villae del contado redatte da ufficiali del comune cittadino nel 1184 e nel 1396: Castagnetti, Le

comunità della regione gardensecit., pp. 70-71. (358) Doc. dell’anno 1179, citato sotto, nota 478.

rare la discesa dell’imperatore (359), il che essi subito eseguirono, occupando il castello di Rivoli (360) ed entrando poi in Verona, ove furono accolti con favore (361).

Federico, con al seguito numerosi principi di Germania ed un forte esercito, scese in Italia nell’estate del 1158, per la via del Brennero. Nel luglio era sul lago di Garda, donde emanò un privi- legio per gli abitanti di Sirmione (362), concedendo o riconfer- mando alla comunità un’ampia autonomia nell’ambito di una sog- gezione diretta all’Impero e provvedendo in tal modo a creare o a rafforzare un punto di appoggio nella regione benacense (363). Non si trattò, come è comunemente ritenuto, di sottrarre Sirmione al più vasto distretto della sponda veronese del Garda, poiché di tale distretto Sirmione non aveva fatto parte (364).

La politica federiciana non è riconducibile semplicemente ad un programma di restaurazione: se tale può a volte presentarsi, se non altro nelle dichiarazioni solenni di rivendicazione dei diritti imperiali, in realtà essa si svolse secondo obiettivi di recupero sì delle basi di potere politico, istituzionale ed economico, tenendo conto, però, delle realtà nuove da tempo maturate e cercando di approntare mezzi idonei all’affermazione del potere regio in Italia. Essa tendeva ad evitare la formazione di grandi forze politiche con

(359) Ottonis Frisingensis Gesta Friderici I.cit., libro III, cap. 20, pp. 189- 190.

(360)Ibidem, pp. 190-191.

(361) H. Büttner, Alpenpaßpolitik Friedrich Barbarossas bis zum Jahre

1164-1165, “Vorträge und Forschungen”, I, 1955, p. 250; Opll, Veronacit., p. 40; F. Opll,Le vie dell’Imperatore. Riflessioni sull’interpretazione storica dell’itine-

rario,inItinerari medievali e identità europea,a cura di R. Greci, Bologna, 1999, p. 84.

(362)DD Friderici I, n. 220, 1158 luglio 8, Verona. (363) Büttner, Alpenpaßpolitikcit., p. 259.

ampio territorio, osteggiando la concentrazione di estesi distretti territoriali o zone di influenza politica intorno ad alcune grandi città, che da tempo tendevano a prevalere su altre vicine di minore importanza.

In tale prospettiva, nell’intento cioè di ridurre la supremazia politica, amministrativa, giudiziaria, fiscale ed economica che le città comunali maggiori avevano conseguito o si proponevano di conseguire nei confronti delle minori e che tutte le città, maggiori e minori, esercitavano o si proponevano di esercitare nei confronti delle comunità castrensi e rurali, Federico I non disdegnò all’occa- sione di rilasciare privilegi direttamente a queste ultime, privilegi che conferivano diritti di varia ampiezza, a seconda dei casi, volti a soddisfare, totalmente o parzialmente, i desideri di autonomia delle comunità e che potevano avere anche l’effetto di spezzare circoscrizioni pubbliche tradizionali, ovvero i comitati afferenti alle singole città, così da attuare lo svincolamento politico-ammi- nistrativo di ampi territori o di singole comunità minori, a volte anche di semplici villaggi (365).

L’azione politica di Federico I non fu senza incertezze: il rag- giungimento di obiettivi da tempo stabiliti dovette tenere conto delle mutevoli realtà locali. I suoi interventi, a volte determinanti per le vicende dei singoli centri politici, più o meno importanti, contribuirono ad accelerare l’evoluzione istituzionale, sociale ed

(365) V. Colorni, Il territorio mantovano nel Sacro Romano Impero. I.

Periodo comitale, Milano, 1969, p. 98, in nota; G. L. Barni, ‘Cives’ e ‘rustici’ a

Milano alla fine del XII secolo e all’inizio del XIII secolo secondo il ‘Liber Consuetudinum Mediolani’, “Rivista storica italiana”, LXIX (1957), p. 36; Haverkamp,Herrschaftsformencit., II, pp. 327-362; G. Tabacco, La costituzione

del Regno Italico al tempo di Federico Barbarossa, in Popolo e statocit., p. 173. Per una breve illustrazione di un privilegio federiciano alla comunità rurale di Coriano, villaggio nella pianura veronese orientale, si veda A. Castagnetti, Le

comunità rurali dalla soggezione signorile alla giurisdizione del comune cittadi- no,Verona, 1983, p. 54.

economica di questi centri, svoltasi anch’essa in modo non linea- re. Le singole situazioni si presentavano e si evolvettero in modo complesso. La politica federiciana non seguì, per i quasi quattro decenni di regno, schemi fissi; anzi essa fu duttile e pronta ad adeguarsi di volta in volta alle situazioni locali, come venivano di fatto emergendo.

Dopo che Milano, minacciata dalle truppe imperiali e dall’o- stilità delle città vicine, si era arresa nel settembre 1158, accettan- do dure condizioni (366), Federico, avuta notizia dell’occupazione del castello di Garda,

castrum regale

, da parte di Turrisendo,

civis

Veronensis

, coadiuvato da altri cittadini, e ricevuto un rifiuto al suo ordine di restituzione, tornò nel territorio veronese, passò l’Adige a guado, favorito dalla stagione, e devastò castelli e campagne (367).

Difficile ravvisare i motivi dell’ostilità di Turrisendo, tanto più che noi riteniamo che egli avesse ricevuto il comitato dall’Impero. È probabile che Federico I, avvertito fin dal 1155 della facilità con cui pochi uomini potevano chiudere la via del Brennero e lo sbocco conseguente nella pianura padana (368), che interessava anche il territorio gardense, fosse deciso ad assicurarsi direttamente il controllo dei centri fortificati: come il castello di

(366) Lamma, I comuni italianicit., p. 344.

(367) Ottonis Frisingensis Gesta Friderici I. cit., libro III, cap. 51, p. 227. Ma già nell’estate, secondo un altro cronista tedesco al seguito del Barbarossa, il passaggio dell’esercito imperiale nel territorio gardense aveva provocato danni ingenti alle preziose coltivazioni di ulivi, pur trattandosi di un territorio amico: “Inde ad preceptum domni imperatoris, ponte super Attasim flumen navibus facto, ultra Veronam, regiam civitatem, progrediuntur et super lacum circa Wardam inter olivas speciosissimas sua figunt tentoria, ubi olivas preciosissimas ad focum et ad equorum stabula et malagranata tamquam salices cedi vidimus” (Vincentii Pragensis Annales, in SS, XVII, p. 668). Cfr. Varanini, L’olivicoltura cit., pp. 130-131.

Rivoli era stato occupato dai suoi legati nella primavera (369), così potrebbe avere deciso nei confronti di Garda, giudicando forse non più affidabile Turrisendo, che, da parte sua, poteva già essersi sen- tito minacciato nelle sue prerogative di governo del comitato, poi- ché Rivoli apparteneva al distretto gardense (370); forse la ribel- lione di Turrisendo, con l’occupazione del castello, poteva essere stata una conseguenza ad una presa di possesso, più progettata che attuata, del castello da parte di delegati imperiali o, addirittura, alla revoca dell’investitura dell’ufficio comitale.

Nell’ottobre inoltrato l’imperatore si trovava nell’

arx

di Rivoli, donde emanò un privilegio a un cittadino bresciano (371): fra il suo seguito sono elencati, dopo alcuni principi tedeschi, anche Federico, “conte di Rivoli” (372), al quale evidentemente il castello era stato assegnato, dopo che era stato occupato dai legati (373), e Garzapano, un

miles

veronese, già fra i protagonisti dell’e- pisodio della Chiusa di tre anni prima (374), e del quale tratteremo oltre (375).

L’imperatore, trattenutosi pochi giorni nel territorio veronese (376), rinunciò ad una soluzione militare per Garda, il che aumentò le difficoltà di comunicazione con le regioni tedesche (377). La rinuncia era forse dovuta anche al fatto di non essere sicuro della fedeltà di Verona: se il vescovo Ognibene nel 1160, sottoscrivendo le decisioni del sinodo di Pavia (378), risultava

(369) Cfr. sopra, t. c. nota 360. (370) Cfr. sotto, parr. 6.2-6.3.

(371)DD Friderici I,n. 227, 1158 ottobre 21, Rivoli. (372) Cfr. sotto, t. c. nota 621.

(373) Cfr. sopra, t. c. nota 360.

(374) Cfr. sopra, t. c. note 289 ss., e sotto, note 617 ss. (375) Cfr. sotto, cap. V.

(376)DD Friderici I,n. 228, 1158 ottobre 25, nel comitato di Verona. (377) Opll, Veronacit., p. 58.

schierato con lo scismatico Vittore IV (379) e manteneva buoni rapporti con l’imperatore ancora nel 1162 mentre si avvicinava al pontefice Alessandro III (380), quando il capitolo della cattedrale era ancora schierato con l’antipapa (381), poco conosciamo del- l’atteggiamento del comune veronese, che pure si era riconciliato con l’imperatore dopo gli attriti dell’autunno 1155 (382). Ma nello stesso periodo il ‘ribelle’ Turrisendo, nel 1160, a due anni dalla sua ribellione in Garda, si trovava nella sua casa in Verona (383), assi- stito da Arduino degli Avvocati, un giudice, già suo assessore nel 1156 (384), e continuava a fregiarsi ancora del titolo di “conte di Garda”, mentre consentiva che un suo vassallo subinfeudasse dirit- ti di decima. Pur tralasciando la suggestione di quel titolo di “conte di Garda”, che durante il rettorato del 1156 era prevalso su quello di “rettore di Verona”, anche se non risulta che Turrisendo nel 1160 rivestisse alcuna magistratura – per la verità, non cono- sciamo il nome di alcun magistrato del comune per il periodo 1157-1161 –, non si può certo ritenere che il comune veronese fosse sollecito nel perseguire i ‘ribelli’ dell’Impero.

Hannover, 1893, n. 190, 1160 febbraio ex., Pavia. Il vescovo Ognibene assunse anche la funzione di messo imperiale: DD Friderici I,n. 351, 1162 marzo 4 o poco dopo, durante la distruzione di Milano.

(379) O. Capitani,Alessandro III, lo scisma e le diocesi dell’Italia setten-

trionale,inPopolo e stato cit., pp. 234-235; sullo scisma si veda O. Capitani,

Federico Barbarossa davanti allo scisma: problemi e orientamenti,inFederico

Barbarossa nel dibattito storiograficocit., pp. 83-130. (380) Capitani,Alessandro IIIcit., p. 235. (381) Opll, Veronacit., p. 42, nota 46. (382) Cfr. sopra, t. c. note 276-277.

(383) App., n. 5, 1160 dicembre 15, Verona. Cfr. sopra, t. c. nota 354. (384) App., n. 3, 1156 gennaio 19, Verona. Arduino rivestirà l’ufficio di con- sole nell’anno 1166, durante il conflitto con il Barbarossa: Castagnetti, La fami-

3.3. I comuni della Marca dal predominio imperiale alla Lega

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