• Non ci sono risultati.

SPAZIO DI VITA

TEMATICA 5: I CAMBIAMENTI CORPOREI

Questa tematica fa riferimento ai cambiamenti corporei, così articolata: la percezione delle modificazioni corporee, le reazioni emotive alla comparsa delle stesse, le strategie che sono state adottate per cercare di fronteggiarle, la sensazione di perdita che questi cambiamenti hanno provocato, l’importanza che i soggetti attribuiscono al proprio corpo prima e dopo le modificazioni morfologiche.

Tutti i soggetti che hanno partecipato alla ricerca riferiscono di aver percepito dei cambiamenti nel proprio corpo. Cambiano evidentemente le parti del corpo menzionate e l’entità riportata relativamente a questi cambiamenti, anche se è comune a tutti i soggetti la percezione del dimagrimento del volto e delle gambe e l’aumento della quantità di grasso nell’addome.

La prima sottotematica individuata all’interno di questo tema, che si riscontra in 124 citazioni, fa riferimento alle emozioni che i cambiamenti hanno suscitato nei partecipanti. Quasi tutti i soggetti (17 soggetti su 20) vi fanno riferimento, per un totale di 52 citazioni.

La maggior parte delle persone riferisce un generale disagio nei confronti di queste modificazioni corporee ed un’importante insoddisfazione nei confronti del proprio aspetto (12 soggetti). Anche

l’età che avanza è ritenuto un fattore che può contribuire nella modificazione del corpo; tuttavia queste stesse persone si mostrano spesso arrabbiate ed insoddisfatte poichè ritengono che i cambiamenti del loro corpo non siano quelli che naturalmente si presentano con l’età, ma abbiano peculiarità sgradevoli dovute principalmente alle terapie. Riteniamo che per 9 di queste persone il sentimento di vergogna o di rifiuto provato nei confronti dei cambiamenti corporei rappresenti una forma di minaccia per il principio identitario dell’autostima.

“Domanda: di questi cambiamenti, quel è stato quello che le ha dato più fastidio?

Risposta: le gambe, perché io adoro i vestiti, adoro le scarpe, le calze... e invece me le scordo…

perché non me le metto perché mi vergogno… io spesso tuttora ci piango… ci posso anche piangere, mi ci arrabbio… c’è rabbia e dispiacere…”.

S11 (Donna, oltre 50 anni)

“Fisicamente sono cambiata tanto, e questa cosa è stata un dolore grande”.

S15 (Donna, entro 45 anni)

“Fisicamente mi sento molto cambiata, quando mi guardo allo specchio… adesso non so perché il tempo… tante volte non so… intanto la persona che vedo non mi piace assolutamente… però non so se questi cambiamenti in senso negativo siano solo dovuti al problema o anche all’età, adesso ho 43 anni... certo però mi vedo molto cambiata, non mi piaccio”.

S08 (Donna, entro 45 anni)

“Al mare non ci vado più con le amiche con qualcuno che mi potrebbe vedere... o con lui... poi a ballare... oppure la gonna non la metto più se non d’inverno con gli stivali e le calze coprenti...

gonne lunghe... si che mi ha condizionato nel portare i vestiti... porto una taglia più grande... mi da fastidio a spogliarmi davanti ai miei familiari”.

S05 (Donna, tra 45 e 50 anni)

“Sì, dei grossi cambiamenti… innanzitutto dei cambiamenti sul volto…avevo io delle, dei buchi sul buco ... ero veramente terribile da guardarmi…”.

S10 (Uomo, tra 45 e 50 anni)

“ (i cambiamenti che avvenivano) Li vedevo, evitavo gli specchi, le persone, le persone che mi conoscevano… io mi sentivo persa, avviene talmente lentamente, che tu ti rendi conto ma allo stesso tempo ti salvaguardi.”

S14 (Donna, entro 45 anni)

Tra coloro che fanno riferimento a questa sottotematica, tre soggetti esprimo disagio non tanto riferito al proprio aspetto quanto più alla perdita di efficienza del proprio corpo. Anche questi

individui non intendono ignorare i cambiamenti e le limitazioni date dall’avanzare dell’età, ma non riconoscono i cambiamenti corporei fisiologicamente attesi con il passare del tempo.

Altri, invece, riferiscono maggiore insoddisfazione legata al fatto di non poter in alcun modo controllare l’andamento di questi cambiamenti: le terapie sono necessarie, ma si sentono demoralizzati per questa impossibilità. Riteniamo che per questi soggetti il principio che risulta maggiormente minacciato non sia quello dell’autostima quanto piuttosto quello dell’autoefficacia, come ben esemplificato dai brani seguenti:

“Specialmente le gambe perché poi io ero molto sportivo, facevo molto sport, addirittura facevo la maratona di 46 km… nuotatore, tennis, sciavo, dopo 4 – 5 anni ci sono tornato quest’anno a sciare... e ringraziando a Dio ho ripreso... non faccio più tanti chilometri perché non ci sono le forze… però mi piacerebbe farlo…dicono di non stancarsi... “.

S04 (Uomo, oltre 50 anni.)

“Ero piuttosto arrabbiato, perché mi reputavo una cavia di queste terapie, che se non le avessi prese magari era meglio, ma poi dovevo prenderle per forza. Lì per lì non ci son rimasto tanto bene, perché non me lo aspettavo che ci fossero questi effetti collaterali così evidenti”.

S12 (Uomo, oltre 50 anni)

“Non ho più la forza di prima, prima quando ero un ragazzo facevo anche palestra, oggi (scuote la testa) faccio fatica anche a tirar su una cassa d’acqua…”.

S18 (Uomo, tra 45 e 50 anni)

Due soggetti riferiscono di essere abbastanza soddisfatti di sé (autostima), nonostante i cambiamenti corporei: uno di essi ritiene che queste modificazioni, non essendo ancora molto evidenti/importanti, gli conferiscano un aspetto più giovane; l’altro, pur riconoscendo i cambiamenti corporei, riferisce di non trovare difficoltà o limitazioni nello svolgere le proprie mansioni e perseguire i propri hobby. In questo caso non è rilevabile una minaccia, anche se non si può certo escludere che questa possa essere una percezione momentanea, forse dovuta alla modesta gravità dei cambiamenti corporei.

“Il fatto della diminuzione del grasso nelle guance a me faceva in una certa misura anche piacere, essendo che io sono stato sempre paffutello, con le guance gonfie, e questo mi dava un’aria molto infantile, poi va bè, adesso mi dicono che sembro più giovane”.

S09 (Uomo, entro 45 anni)

“Vedo una persona che ha quasi 50 anni che però si mantiene bene, che vuole fare cose che di solito fanno i ragazzini, ma comunque va bene... “.

S06 (Uomo, tra 45 e 50 anni)

La seconda sottotematica che abbiamo individuato riguarda l’importanza che queste persone attribuiscono al proprio corpo, in termini di definizione di sé e come elemento che influenza le proprie relazioni sociali e il proprio benessere. Questa dimensione è stata individuata in 11 trascrizioni, per un totale di 20 citazioni.

Tra i soggetti che hanno fatto riferimento a questo aspetto, 4 vi fanno riferimento considerandolo come una dimensione importante per sé stessi, per sentirsi bene nelle interazioni con gli altri.

L’alterazione del proprio corpo quindi viene vissuta con grande disagio ed è possibile affermare che possa costituire una minaccia per il principio di autostima.

“Bè, dunque, il piacersi è importante, perché comunque da sicurezza ed autostima, anche a livello fisico oltre che mentale. Con gli altri, ognuno ha i suoi gusti, io sono attratto da quello che è bello per me, anche se non è una bellezza convenzionale. A me fa piacere vedermi in forma, e ricevere le conferme dagli altri”.

S13 (Uomo, entro 45 anni)

“A me non interessa la quantità della vita… io non voglio campare fino a cent’anni, non mi interessa… è la qualità, cioè preferirei campare poco ma tranquilla che molto e male, nel senso che io dico sì, ci sono questi farmaci, non si muore più di AIDS, meno male... sì però solo chi fa terapia sa cosa vuole dire… però la qualità della vita oggi come oggi per me non è tranquilla…

perché non sono tranquilla… mi guardo allo specchio e non sono tranquilla… sono una persona che sono sempre stata attenta al fattore estetico e allora per me il fattore estetico vuole dire tanto, mi da sicurezza, mi mette in sicurezza a tutti i livelli, anche nei momenti intimi con mio marito”.

S11 (Donna, oltre 50 anni)

“Fisicamente ora mi sento bene, molto bene, dopo le infiltrazioni…sul viso bene perché sto molto meglio rispetto a qualche anno fa”.

S01 (Uomo, oltre 50 anni)

“Eh sì…guardandosi allo specchio uno non si accetta più…si chiede che sta succedendo…ti viene un po’ di sconforto”.

S02 (Uomo, tra 45 e 50 anni)

Altre 5 persone riferiscono che questi cambiamenti non gli appartengono e, in particolare, con riferimento al volto utilizzando espressioni simili a “non era la mia faccia”. In questo caso appare evidente come le modificazioni morfologiche costituiscano una minaccia alla distintività personale degli individui, come riferisce S02 nel brano riportato di seguito.

“Quando uscivo prima delle infiltrazioni e incontravo persone che non mi vedevano da tempo, qualche domanda la facevano, si notava molto la magrezza del volto, dopo no. Sentirsi a posto è sentirsi una persona come gli altri, nella media, non diverso dagli altri”.

S03 (Uomo, entro 45 anni)

“Mi guardavo e vedevo che la faccia cambiava forma, cambiavi aspetto proprio, sembravi uno che aveva patito tanto nella vita…quando ti guardi e non sei più tu... “.

S16 (Uomo, tra 45 e 50 anni)

“Io vedo ancora qualche problemino, gli altri magari no, ma io sì… il mio viso secondo me non era proprio così, anche qui c’ho la parotide un po’ gonfia”.

S17 (Uomo, entro 45 anni)

Ancora, 2 persone riferiscono di aver notato una rottura rispetto al passato da quando sono comparsi i cambiamenti fisici, riferendosi all’importanza del proprio aspetto. In questo caso, come emerge dalle parole di S19, ci sembra di poter individuare una minaccia al principio della continuità; dalle parole di S02, insieme alla già citata minaccia all’autostima, sembra emergere anche questo tipo di minaccia, anche se nel caso di S19 essa appare più implicita.

“Tempo fa badavo molto di più all'aspetto, adesso meno”.

S19 (Uomo, tra 45 e 50 anni)

“Eh sì…guardandosi allo specchio uno non si accetta più…si chiede che sta succedendo…ti viene un po’ di sconforto”.

S02 (Uomo, tra 45 e 50 anni)

Una persona riferisce che l’importanza dell’aspetto è stabilita dal mondo sociale, ma per sé stessa non ha valore, in quanto l’aspetto è qualcosa di estremamente effimero e temporaneo, e concentrando tutte le proprie aspettative su di esso le possibilità di rimanere delusi e senza nessuna garanzia sono molto alte. Questa persona ritiene che questa situazione sia “terribile” ma che anch’essa ne faccia parte e sia difficile distaccarsene completamente. In questo caso abbiamo ritenuto che il principio maggiormente minacciato sia quello relativo al bisogno di senso.

“Questo mondo è terribile… è tutto finto, perché poi magari succede qualcosa di serio veramente e si sgretola tutto… ho conosciuto ballerini che puntano tutto sulla bellezza poi magari si prendono l'HIV e non hanno in mano niente… è un mondo esteriore”.

S14 (Donna, entro 45 anni)

Uno dei soggetti, infine, riferisce che il proprio aspetto è importante e si ritiene soddisfatto per lo stesso. In questo caso non è possibile individuare alcun tipo di minaccia identitaria, quanto piuttosto un fattore protettivo nei confronti del principio di autostima.

“No perché poi ripeto, fisicamente non si vede, nessuno lo sa e finita li…è una cosa marginale nella mia vita, non ci penso sicuramente 20 ore al giorno…cioè butto giù un po’ di terapia e basta è finita lì, non mi dà problemi”.

S06 (Uomo, tra 45 e 50 anni)

La terza sottotematica, relativa alla tematica dei cambiamenti corporei, si riferisce alle strategie individuate ed eventualmente adottate dai soggetti per affrontare queste modificazioni corporee.

Sono 16 su 20 i partecipanti allo studio che hanno fatto riferimento a questa dimensione, per un totale di 23 citazioni.

Le persone hanno individuato diverse possibili strategie per affrontare i cambiamenti del corpo:

cambio di terapia, infiltrazioni al volto (per reintegrare il grasso perduto nelle guance), attività sportiva, dieta; ma anche strategie definite di “evitamento” come ad esempio nascondere le parti del corpo che sono cambiate o non guardarsi allo specchio.

Sebbene tutti abbiano individuato almeno una strategia, non tutti sono riusciti a metterle in pratica;

in particolare, 6 soggetti riferiscono di non aver messo in atto le strategie che, tuttavia, riconoscono.

I motivi che essi riportano sono differenti, ma frequentemente riportano che le energie investite vengono vanificate in poco tempo. Per queste persone la dimensione delle strategie costituisce un fattore che invece di proteggere minaccia l’autoefficacia: non si sentono in grado di mettere in atto strategie adeguate, e percepiscono che qualunque miglioramento che essi riescono ad ottenere verrà rapidamente annullato da nuovi cambiamenti.

“Io ho molta fiducia nella scienza e nella medicina... per quanto riguarda l’attività fisica io ho poco fiducia e comunque forse si dovrebbe lavorare talmente tanto per ottenere così poco che non ne vale la pena”.

S08 (Donna, entro 45 anni)

“Ho notato cambiamenti sul corpo, tipo la pancia gonfiore alla pancia, nonostante io cammini, faccia attività fisica, la pancia è sempre sproporzionata rispetto al mio fisico… poi dimagramento alle gambe alle cosce alle braccia… nient’altro”.

S10 (Uomo, tra 45 e 50 anni)

“L’attività fisica la odio, l’unica cosa è il nuoto perché abitando al mare il nuoto decisamente... il resto ho il giardino, degli animali per cu lavoro in giardino... mi muovo in questo modo ... attività fisica... sarò punito ma non ne faccio…”.

S07 (Uomo, entro 45 anni)

“Ho ricominciato ad andare in palestra, a fare attività fisica... però come smetto nell’arco di un mese perdi quello che hai fatto in 3 - 4 mesi... sempre lì punto da capo”.

S11 (Donna, oltre 50 anni)

“Attività fisica purtroppo adesso non è che riesco a farne tanta, interventi no, non penso, non è che ci siano, cioè interventi di chirurgia estetica non credo, per le diete sento cosa mi dicono qui”.

S18 (Uomo, tra 45 e 50 anni)

Un soggetto riferisce invece di aver adottato la strategia delle infiltrazioni, riferendosi ad essa come una “pezza” messa per contrastare i cambiamenti corporei che si stavano verificando. In questo caso ci è sembrato possibile individuare una minaccia al principio di autostima.

“ (fare le infiltrazioni)è stata la mia unica soluzione, è stato qualcosa che ha messo una pezza”.

S03 (Uomo, tra 45 e 50 anni)

Al contrario, i rimanenti 9 soggetti riferiscono di aver fatto ricorso efficacemente alle strategie, che vengono consigliate anche nell’ambito della Clinica Metabolica, e di essere soddisfatti dei risultati.

In questo caso non è pertanto stato possibile individuare minacce identitarie; al contrario, questi accorgimenti appaiono aumentare anche l’autostima, oltre che l’autoefficacia di queste persone. Nei primi tre brani si mostrano protette sia l’autostima che l’autoefficacia, mentre nell’ultimo sembra che il soggetto rilevi un miglioramento solamente dell’autoefficacia.

“Beh, io vado sempre in palestra, adesso è un po’ che non ci vado ma in genere sì ci vado sempre, come dieta guai... ferrea… anche se il mio compagno è piemontese e anche lui ha lasciato perdere tutti i sughini... quindi siamo abbastanza… poi io mi prendo un po’ di integratori quindi problemi non ne ho mai avuti... “.

S06 (Uomo, tra 45 e 50 anni)

“Faccio palestra due volte a settimana, da quando sono venuta qui, e diciamo che la differenza si vede: la muscolatura è aumentata rispetto a prima, e poi mi sento meglio, anche il fatto che riesci a fare tante cose... fai la vita normale, lavori, vai in palestra, alla fine poi stai meglio”.

S20 (Donna, entro 45 anni) (Autostima ed Autoefficacia)

“Ho pensato visto che ho un problema fare attività fisica sicuramente mi fa bene, se non altro a livello di autostima di piacersi di più fisicamente…poi nel 2001 ho cominciato a vedere le modificazioni legate alla terapia e subito ho cominciato anche a fare del ciclismo”.

S01 (Uomo, oltre 50 anni) (Autostima ed Autoefficacia)

“È una questione di efficienza, faccio palestra, vado in bici, sono considerato uno sportivo, nonostante faccia tutto per conto mio”.

S13 (Uomo, entro 45 anni) (Autoefficacia)

La quarta sottotematica fa riferimento alla sensazione di perdita in seguito alla comparsa dei cambiamenti corporei: 7 persone riferisco questa sensazione (per un totale di 14 citazioni). Di questi, 5 riportano la percezione che qualcosa di importante sia venuto a mancare nella loro vita, e spesso anche uno sfasamento tra quello che essi pensano di essere e l’aspetto che hanno. Riteniamo dunque che questa dimensione costituisca una minaccia per il principio di continuità, in quanto i soggetti percepiscono una rottura tra passato e presente, tra quello che erano e quello che sono diventati.

“Delle volte tipo al mio compagno dico sono brutto… l’ho sempre detto ma adesso mi sento giustificato, perché sono cambiato rispetto a com’ero. Ecco diciamo che non mi dispero, lo dico più come cosa… però mi accorgo che non ho più lo stesso rapporto, tendo a nascondermi a me stesso, mi guardo di meno, mi vesto di più, anche dentro casa rimango più vestito, per non passare davanti allo specchio”.

S09 (Uomo, 45 anni)

“Lo sport è come una cosa che ami e ti manca nella vita… come io amavo molto mia moglie purtroppo è deceduta e me ne sono dovuto trovare un’altra, siamo stati insieme 20 anni… si può dire la stessa cosa per lo sport che lo facevo da quando ero ragazzino e poi 15 anni fa quando ho scoperto sta storia ho dovuto abbandonare un po’ tutto… vivo perché vivo perché per carità o per disgrazia… però non sono più quello di una volta…”.

S04 (Uomo, 66 anni)

“Io questo corpo non lo riconosco, io non mi riconosco quando mi guardo allo specchio specialmente quando sono nuda, non mi riconosco”.

S11 (Donna, 53 anni)

“Io dovrei essere come Naomi, cioè vorrei essere com’ero, e non ero come sono adesso, e come sono adesso è dovuto alla malattia, cioè non so se alla malattia o alle terapie… Poi adesso c’ho questa cosa qua sopra che mi dovevano togliere, penso che quando lo toglierò sarà come il viso, che ti guardi e non ti vedi, perché questa cosa non ce l’avevo”.

S15 (Donna, entro 45 anni)

“Abituato a vedermi com’ero…io facevo l’imbianchino quindi ero anche abbastanza muscoloso, e pian piano ho cominciato a vedermi asciugare. Ecco, lì son stato sopraffatto di nuovo da quel senso di apatia, di tanto vien quel che viene, e ho continuato a dimagrire, dimagrire e il morale è andato giù”.

S19 (Uomo, tra 45 e 50 anni)

Due dei soggetti che fanno riferimento alla dimensione relativa alla sensazione di una perdita rispetto al passato, riferiscono soprattutto di essere dispiaciuti per il cambiamento non desiderato del corpo e manifestano il desiderio che il proprio aspetto sia maggiormente simile a quello del passato. In questo caso non ci sembra adeguato considerare i cambiamenti come una minaccia al principio di continuità, in quanto non vi è alcun riferimento ad una rottura percepita tra passato presente e futuro; in questo caso sembra possibile però rilevare una minaccia sia al principio di continuità, come nei soggetti precedentemente menzionati, sia al principio di autostima.

“Guardando la mia persona mi dispiace un po', poi guardando gli altri non lo so, ma guardando me eh mi dispiace che sono così, vorrei essere com’ero prima, ma solo fisicamente”.

S18 (Uomo, tra 45 e 50 anni)

“Delle volte tipo al mio compagno dico sono brutto…l’ho sempre detto ma adesso mi sento giustificato, perché sono cambiato rispetto a com’ero. Ecco diciamo che non mi dispero, lo dico più come cosa… però mi accorgo che non ho più lo stesso rapporto, tendo a nascondermi a me stesso, mi guardo di meno, mi vesto di più, anche dentro casa rimango più vestito, per non passare davanti allo specchio”.

S09 (Uomo, entro 45 anni)

La quinta e ultima sottotematica relativa ai cambiamenti corporei fa riferimento agli effetti delle infiltrazioni: 11 persone (per un totale di 15 citazioni) fanno riferimento a questa sottotematica.

Tuttavia solo 6 su 11 soggetti si dichiarano soddisfatti dei risultati ottenuti, esprimendo giudizi positivi riguardo a questo tipo di soluzione messa in atto per risolvere/contrastare il problema dei cambiamenti del volto: per 5 di queste persone sembra possibile ritrovare un fattore protettivo nei confronti del principio di autostima; per l’ultimo brano riportato pare invece maggiormente presente una protezione nei confronti del principio di autoefficacia.

“Ora facendo queste infiltrazioni sono ringiovanito 20 anni... perché ho 51 anni ma non mi sembra neanche di averne 51… a parte che siamo di famiglia un po’ persone che si dimostra meno dell’età... però diciamo che prima delle infiltrazioni mi invecchiava (il cambiamento), ora mi ha ringiovanito diciamo... si è trovato un rimedio a... un rimedio si è trovato.”

S02 (Uomo, tra 45 e 50 anni)

“Mi vedo bene, non mi vedo più mostruoso... anche se mi comincio di nuovo a scavare e dovrei rifarlo ma è ancora abbastanza buono... anche perché poi i nuovi farmaci tendono meno alla lipodistrofia… i nuovi farmaci di adesso danno meno effetti collaterali”.

S10 (Uomo, 49 anni)

“Qui di infiltrazioni ne ho già fatte un tot…un po’ qui e un po’ a Reggio…sono state fatte e va benissimo, nessun problema”.

S06 (Uomo, tra 45 e 50 anni)

“Dopo le infiltrazioni ho ripreso un aspetto umano; prima anche visivamente potevo essere sgradevole, ora un po’ meglio”.

S12 (Uomo, oltre 50 anni)

“Dopo le infiltrazioni diciamo che mi sono sentita più tranquilla, più non lo so, forse più fiduciosa. La prima impressione che ho avuto è stata quando mi sono lavata la faccia al mattino, che per la prima volta mi sono toccata le guance... ero felice”.

S20 (Donna, entro 45 anni)

“Se non avessi potuto farle qui (le infiltrazioni)n probabilmente le avrei fatte a pagamento”.

S01 (Uomo, oltre 50 anni)

Al contrario, le altre 5 persone che hanno fatto riferimento a questa dimensione, si dichiarano insoddisfatti: percepiscono il risultato come estremamente artificiale e si dicono pentiti di aver fatto quella scelta (anche se si rendono conto del fatto che nel momento in cui hanno fatto le infiltrazioni erano talmente scontenti di loro stessi da essere disponibili a qualunque tentativo). Queste persone spesso affermano di non riconoscersi più a seguito degli interventi chirurgici a cui si sono sottoposti (è opportuno ricordare che questi non sono interventi di chirurgia estetica, ma di chirurgia ricostruttiva, quindi coloro che vi si sono sottoposti non lo fanno per un capriccio o vanità, ma perché i cambiamenti causati dalla lipodistrofia sono tali da impedirgli di condurre una vita normale influenzando negativamente il loro benessere psico-fisico). In base a queste considerazioni riteniamo che per queste 5 persone i risultati ottenuti con gli interventi chirurgici costituiscono una minaccia al principio di distintività.