SPAZIO DI VITA
TEMATICA 3: GESTIONE DELLE ATTIVITA’ QUOTIDIANE
Il principio identitario che appare maggiormente minacciato è quello del bisogno di appartenenza (28 citazioni). Ancora una volta, una possibile spiegazione è rintracciabile nel fatto che reazioni negative da parte delle persone significative costituiscono un fattore che va a minacciare le relazioni significative per l’individuo.
“Facevo un lavoro che mi piaceva, lavoravo presso una boutique di profumeria, avevo tutte le mie amicizie, la mia palestra… ad un certo punto mi è venuto a mancare tutto questo perché il negozio ha chiuso e io mi sono ritrovata disoccupata a Livorno che è una città dove non avevo nessun legame, avevo tutto a Firenze... e diciamo… ho avuto un crollo dopo questo periodo qui… dopo Firenze mi sono ritrovata senza lavoro, non ho più fatto palestra non avevo più contati di amicizie, si potevo andare a Firenze però…”.
S11 (donna, oltre 50 anni)
Ancora, 4 persone riferiscono di aver dovuto interrompere la propria attività lavorativa a causa della perdita di forza fisica e una maggiore stanchezza in seguito alla comparsa dei cambiamenti corporei: hanno vissuto male questa perdita e non si sono sentiti pienamente a proprio agio come non – lavoratori. Pertanto sembra possibile individuare in queste affermazioni la minaccia al principio di autoefficacia, in quanto i soggetti percepiscono l’impossibilità di svolgere un’attività che desidererebbero invece fare. Tra essi, un soggetto (S18) afferma anche di sentirsi a disagio in questa condizione, con la possibilità di minacciare il principio di autostima, come vedremo nell’ultimo dei brani riportati.
“Prendo sia la pensione civile che quella dell’INPS, perché ai tempi sono stato uno stupido, che chiedevo l’invalidità totale me la davano, per come ero conciato, ma non volevo non lavorare più, perché non era normale, non lavorare più”.
S17 (Uomo, entro 45 anni)
“Intanto prima lavoravo, adesso sono in malattia e vabbè, sono sempre un lavoratore o cosa, ma non penso di riuscire a continuare con quel tipo di lavoro. Faccio il magazziniere addetto al trasporto di cancelleria, insomma tutte cose pesanti che non riesco più di tanto…) non me la vedo ancora questa cosa qui, ma visto che la devo fare… adesso vedremo quando avverrà tutto, così non saprei neanche cosa pensare”.
S18 (Uomo, tra 45 e 50 anni)
“Domanda: lei come ha vissuto il fatto di essere rimasta a casa da lavorare?
Risposta: fallimento (risata).”
S14 (Donna, entro 45 anni)
“Intanto prima lavoravo, adesso sono in malattia e vabbè, sono sempre un lavoratore o cosa, ma non penso di riuscire a continuare con quel tipo di lavoro… chiederò l'inabilità del lavoro… però non me la vedo ancora questa cosa qui, ma visto che la devo fare… adesso vedremo quando avverrà tutto, così non saprei neanche cosa pensare”.
S18 (Uomo, tra 45 e 50 anni)
Sempre nell’ambito delle attività quotidiane che la persona svolge, ci si è focalizzati anche sulla necessità di mantenere il controllo sulla propria vita e sul proprio corpo nonostante la malattia ed i cambiamenti ad essa correlati (sia rispetto all’aspetto fisico, sia rispetto agli ambiti della vita in cui spesso vengono percepite delle limitazioni a seguito della diagnosi di sieropositività).
In questo caso, 9 persone su 20 fanno riferimento a questo tema, con un totale di 16 citazioni. Di queste, 5 persone ritengono necessario mantenere il controllo sul proprio corpo: cercano di affrontare sfide nelle quali la vittoria non è scontata ma sono sfide che possono dare soddisfazioni ed incentivare la percezione di essere padroni della propria vita nonostante la presenza del virus e la necessità di prendere farmaci. Queste persone riportano ad esempio di aver compiuto lunghi viaggi quando erano ancora debilitati, o di aver contrastato i cambiamenti corporei legati alla lipodistrofia con un’intensa attività fisica. Questo aspetto, senza dubbio, costituisce un fattore che rinforza l’autostima di queste persone e le protegge dalla sensazione di non avere più alcun controllo su quello che succede loro. Tuttavia, spesso le persone hanno la sensazione di aver perso il controllo di sé a seguito dell’infezione da HIV e che ormai a comandare siano il virus e la lipodistrofia; d’altra parte è necessario sottolineare come queste persone abbiano trovato il modo di reagire a questa stessa sensazione in modo attivo, individuando strategie che hanno permesso loro di proteggere il principio identitario di autoefficacia.
“ (Quando ho notato i cambiamenti fisici) Insomma, la mia reazione è stata di affrontarli e risolverli, nel senso che ho capito che quel che mi dava da fare era quel medicinale e l’ho tolto, prima che mi desse troppi problemi. I peggioramenti dati dalla terapia, io li ho bilanciati con i miglioramenti dati dalla palestra.
S13 (Uomo, entro 45 anni)
“Ci sono volte in cui pensi che non ce la fai, ma ti impunti a andare avanti; tipo io appena uscita dall’ospedale con 2 CD4 sono andata a Cuba, con l’aereo, le medicine nella borsa termica, 20 farmaci, con tremila paure, eppure l’ho fatto, per me è stata una grande vittoria”.
S14 (Donna, 45 anni)
“Li prendo i farmaci, ci credo, ma poi ci credo fino a un certo punto, credo che dipenda anche da me lo stare bene. Cioè, cerco di prenderne il meno possibile di farmaci, anche per dire l’aspirina, e anche questi sì, ci sono, mi aiuteranno, ma non ne faccio una malattia se non li prendo”.
S19 (Uomo, tra 45 e 50 anni)
“Mi sento una persona che ha un maggior controllo della propria vita, delle proprie emozioni, e che ho preso decisioni che magari non avrebbe potuto fare, di crescita e cambiamento, prendere decisioni nette e poi portarle fino alla fine”.
S09 (Uomo, entro 45 anni)
Altre 4 persone percepiscono la lipodistrofia come un fattore che agisce indipendentemente dai loro sforzi per contrastarla, una forza inarrestabile a causa della quale sentono di aver perso il controllo sul proprio corpo e di non poterlo più recuperare. In questo caso la tematica presa in considerazione costituisce una seria minaccia al principio identitario dell’autoefficacia, come riportato sotto.
“Era una cosa che ho capito più tardi cosa poteva essere, ho capito bene la malattia, che porta a questo, ma a quel che ho capito non ci si può fare nulla, o l’uno o l’altro”.
S03 (Uomo, entro 45 anni)
“È brutto perché vedi che cambi, e sai che non dipende da te”.
S15 (Donna, entro 45 anni)
“Non sapevo che sta cosa era data dai farmaci, un po’ dal virus stesso. Bè un po’ così, nel senso, mi dicevo “dov’è il problema, vai avanti finche ci riesci e c’hai la forza poi vedremo”.
S16 (Uomo, oltre 45 anni)
“però fisicamente mi chiedo se ancora ridursi, peggiorare sempre…però forse è anche colpa mia perché se non avessi smesso di andare in palestra, se fossi stata attenta nel mangiare, non sto attenta nemmeno a quello…non seguire quello che ti dicono, o seguire solo quello che ti fa comodo…”.
S05 (Donna, tra 45 e 50 anni)
Dai dati riportati sopra emerge che, nel suo complesso, l’area tematica relativa alla gestione della quotidianità riveste un ruolo importante per il benessere degli individui che hanno partecipato alla ricerca. Nella tabella 6 vengono presentati in modo riassuntivo i dati fin qui emersi.
Gestione della quotidianità
Importanza dell’attività lavorativa Importanza del controllo
Autostima 1 citazione (1SS.)
Autoefficacia 4 citazioni (4SS.) 6 citazioni (4SS.)
Appartenenza 3 citazioni (2SS.) -
Non direttamente rilevabile - 10 citazioni (5SS.)
Tabella 6. Tabella riassuntiva dei dati relativi al tema “Gestione della Quotidianità”. Frequenze di citazioni e soggetti riferiti a ciascuna area.
Osservando i dati riportati in tabella, emerge che la sottotematica in cui i soggetti percepiscono maggiori minacce è quella relativa all’attività lavorativa, presumibilmente perché nella società Occidentale viene attribuito una grande importanza alla capacità di lavorare e all’abilità nel farlo
per la definizione che la persona dà di sé e degli altri. Pertanto l’inabilità fisica e la difficoltà a svolgere il proprio lavoro possono costituire una forma di minaccia importante.
Rispetto i principi identitari, quello maggiormente minacciato sembra essere quello dell’autoefficacia (10 citazioni, 8SS.): i cambiamenti corporei costituiscono spesso un ostacolo allo svolgimento delle attività quotidiane, quindi è possibile che i soggetti sperimentino una perdita di controllo relativamente alla propria vita e, nello specifico al proprio corpo.
Tuttavia, è bene sottolineare che altre persone (5), pur sperimentando questa minaccia, sono riuscite a mettere in atto strategie adeguate a ristabilire un equilibrio soddisfacente.
TEMATICA 4: RIVELAZIONE (non intenzionale) DELLA MALATTIA ATTRAVERSO