SPAZIO DI VITA
Item 5: Questi cambiamenti fisici mi fanno sentire una persona diversa da tutte le altre persone
5.7 Risultati secondo studio
5.7.1 Minacce all’identità: le dimensioni del sé e i principi identitari
Minacce alle dimensioni intrapersonale, interpersonale, intergruppi dell’identità
Relativamente al primo obiettivo, sulla base dei fattori costruiti per i contenuti relativi alla percezione di minacce alla dimensione intrapersonale, interpersonale, intergruppi dell’identità abbiamo cercato di verificare quale è il contenuto maggiormente percepito come minacciato dalla lipodistrofia.
Osservando le medie dei tre indicatori di sintesi (grafico 3), si rileva che due su tre dimensioni si collocano su una posizione che tende a negare la minaccia piuttosto che confermarla; in altre parole sembra esserci una tendenza a negare che i cambiamenti corporei connessi con la lipodistrofia possano costituire una minaccia ai principi dell’identità interpersonale e sociale: i due fattori si collocano infatti appena al di sotto della mediana teorica della scala ad indicare che non c’è quindi una tendenza così esplicita a dichiarare che la lipodistrofia costituisca una minacciare all’identità.
Solo la minaccia ai principi del sé intraindividuale sempre essere riconosciuta dai soggetti considerati, senza tuttavia registrare valori molto elevati sulla scala.
3,38 3,13
3,85
1 2 3 4 5 6
Minaccia ai principi del sé interpersonale
Minaccia ai principi del sé sociale Minaccia ai principi del sé intraindividuale
Grafico 3. Analisi descrittiva della minaccia ai principi del sé interpersonale, sociale, intraindividuale (medie)
Effettuando un’analisi delle differenze che emergono attraverso il t-student su campioni appaiati, si rilevano differenze statisticamente significative tra tutte e tre le forme di minaccia identitaria; in
particolare tra quella interpersonale e quella sociale [t (117) = 2.59, p = .011] e intraindividuale [t (117) = 5.29, p = .000] e tra queste ultime due [t (117) = 7.35, p = .000]. Le tre forme di minaccia tendono quindi a collocarsi su tre livelli significativamente diversi con la minaccia al sé intrapersonale al primo posto, quella al sé interpersonale al secondo e al sé sociale al terzo. Sembra dunque emergere una maggiore minaccia percepita a livello intraindividuale: guardando al valore delle medie questa forma di minaccia è l’unica che supera di fatto la mediana teorica della scala evidenziando quindi aspetti di problematicità. Le altre due forme di minaccia, invece, riportano punteggi medi che sembrano evidenziare una tendenza maggiore a negare che i cambiamenti corporei connessi con la lipodistrofia possano avere compromesso gli aspetti sociali e interpersonali dell’identità di queste persone.
Analizzando le correlazioni tra le minacce ai diversi livelli dell’identità (tab. 26), emerge che vi sono forti correlazioni statisticamente significative tra tutte le dimensioni. In particolare emergono correlazioni positive molto forti e significative tra la dimensione interpersonale e intraindividuale, tra la dimensione intergruppi e intraindividuale, tra la dimensione interpersonale e intraindividuale.
Questi dati ci permettono di ipotizzare che possa esserci un effetto cumulativo della lipodistrofia in termini di minaccia alla propria identità, un possibile effetto di minaccia multipla all’identità.
Dimensioni del sé Correlazione Sig.
MP_interpersonali e MP_intergruppi .621 .000
MP_interpersonali e MP_intraindividuale .710 .000
MP_intergruppi e MP_intraindividuale .634 .000
Tabella 26. Correlazioni per campioni appaiati tra i contenuti interpersonale, intraindividuale, intergruppi dell’identità (correlazione, significatività).
I principi dell’identità minacciati
Per quanto riguarda i principi che vengono minacciati dalla lipodistrofia, abbiamo verificato quali dei quattro principi, indicati dal modello IPT della Breakwell (1986), fossero maggiormente minacciati in riferimento a ciascuna delle tre dimensioni dell’identità considerate (interpersonale, intergruppi, intraindividuale).
Minacce ai principi identitari relativi alla dimensione interpersonale
Una prima osservazione sulle medie relative a ciascun principio (tab. 27) ci permette di vedere che è il principio della continuità a riportare la media più alta (M = 3.92) rispetto agli altri principi; esso è inoltre l’unico che si colloca al di sopra della mediana teorica della scala (3.5). Questo dato ci suggerisce quindi che i partecipanti tendono ad ammettere che i cambiamenti del proprio corpo hanno modificato le loro relazioni interpersonali e soprattutto affettive, la possibilità quindi di
essere riconosciuti come prima e la paura che il peggioramento del corpo possa in futuro compromettere anche le relazioni attuali.
Di seguito alla continuità, sono minacciati i principi della distintività, quindi l’idea che i cambiamenti del corpo non permettano agli altri di riconoscerli per quello che sono e dell’autoefficacia, cioè che gli stessi cambiamenti possano incidere negativamente sulla loro sensazione di essere in grado di istaurare relazioni affettive. Questi principi si collocano comunque, se pure di poco, al di sotto della mediana teorica della scala indicando quindi una tendenza da parte dei partecipanti a considerare poche vere le affermazioni contenute in questi indicatori. Risulta ancora più basso il valore medio registrato sul principio dell’autostima interpersonale che quindi sembra essere il principio identitario meno minacciato dai cambiamenti corporei.
Correlazione (Pearson)
Principi Media DS
continuità distintività autoefficacia autostima
MPIn_continuità 3.92 1.41 1
MPIn_distintività 3.39 1.44 .55*** 1
MPIn_autoefficacia 3.37 1.48 .66*** .64 *** 1
MPIn_autostima 3.02 1.82 .53*** .48*** .64 *** 1
Interpersonale 3.38 1.22 .80*** .80*** .92*** .75***
Tabella 27. Statistiche descrittive delle minacce ai principi identitari della dimensione interpersonale (correlazione, significatività). * < .05, **< .01, ***< .001
Effettuando un’analisi delle differenze che emergono attraverso il t-student su campioni appaiati, si rilevano infatti differenze statisticamente significative consistenti tra la minaccia al principio della continuità e distintività [t (117) = 4.26, p = .000], continuità e autoefficacia [t (117) = 5.02, p = .000], tra continuità e autostima [t (117) = 6.05, p = .000]. Questo dato conferma che la minaccia al principio di continuità è significativamente più sentita delle minacce agli altri principi, mentre l’autostima è il principio meno minacciato. Infatti, emerge un differenza statisticamente significativa anche tra la minaccia al principio dell’autoefficacia e quello dell’autostima [t (117) = 2.62, p = .010] e tra la minaccia al principio della distintività e dell’autostima [t (117) = -5.29, p = .000]. Non esiste invece una differenza statisticamente significativa tra la distintività e l’autoefficacia [t (117) = .21, p = .835].
L’insieme di questi dati ci porta quindi a confermare che la rottura più forte, per la dimensione interpersonale, è quella relativa al principio della continuità, cioè che i cambiamenti del corpo tendono a minacciare maggiormente quel sentimento di legame temporale rispetto alle relazioni interpersonali instaurate e alle attività intraprese e mantenute nel corso del tempo.
Analizzando le correlazioni tra i diversi principi dell’identità (tab. 27), emergono correlazioni forti, positive e statisticamente significative tra tutti i principi relativi alla dimensione interpersonale.
Ancora una volta i dati ci portano a presumere che la minaccia ad un principio tende a coinvolgere la minaccia anche per gli altri principi identitari.
Minacce ai principi identitari relativi alla dimensione intergruppi (sociale)
Una prima osservazione sulle medie relative a ciascun principio (tab. 28) ci permette di vedere che, pur rimanendo al di sotto della mediana teorica (3.5), la media più alta è quella relativa al principio dell’autostima: questo dato ci suggerisce che i partecipanti attribuiscono ai loro cambiamenti corporei la responsabilità della valutazione negativa che gli altri possono dare di sé quando li identificano come appartenenti ad una categoria stigmatizzata come è quella dei malati di AIDS.
Anche il principio della distintività si colloca non di molto al sotto della mediana teorica della scala:
in altre parole le persone ritengono solo un po’ falso che le modificazioni corporee possano renderli riconoscibili agli altri come malati di AIDS. I principi dell’autoefficacia e della continuità si collocano invece molto al di sotto della mediana teorica, sottolineando come i cambiamenti del corpo non sembrano incidere sulla valutazione negativa che i partecipanti pensano di suscitare negli altri essendo riconosciuti come malati di AIDS o che a causa di ciò non si sentano in grado di farsi rispettare dagli altri.
Correlazioni (Pearson)
Principi Media DS
Continuità Distintività Autoefficacia Autostima
MPG_continuità 2.96 1.13 1
MPG_distintività 3.25 1.27 .792*** 1
MPG_autoefficacia 2.63 1.61 .597 *** .536*** 1
MPG_autostima 3.36 1.29 .800*** .724 *** .499 *** 1
Intergruppi 3.13 1.12 .939*** .918*** .668*** .891***
Tabella 28. Statistiche descrittive delle minacce ai principi identitari della dimensione intergruppi (correlazione, significatività). * < .05, **< .01, ***< .001
Attraverso il t-student su campioni appaiati, si rilevano differenze statisticamente significative tra la minaccia al principio della continuità e distintività [t (117) = -3.99, p = .000], tra continuità e autoefficacia [t (117) = 2.81, p = .006], tra continuità e autostima [t (117) = -5.50, p = .000], tra distintività e autoefficacia [t (117) = 4.79, p = .000], tra autoefficacia e autostima [t (117) = -5.38, p
= .000]. Non vi è invece una differenza statisticamente significativa solamente tra distintività e autostima [t (117) = -1.22, p = .225].
Ancora una volta i dati, che mostrano forti correlazioni positive e statisticamente significative tra i principi identitari (tab. 28), ci portano a pensare che la minaccia non sia rivolta ad un solo principio ma a diversi di essi. Emerge però una correlazione più bassa tra la distintività e l’autoefficacia, e tra l’autoefficacia e l’autostima.
Da queste analisi emerge che per la dimensione intergruppi l’autostima, e a seguire quella della distintività, sono i principi maggiormente minacciati quando le persone pensano che i loro cambiamenti corporei possano diventare un marcatore sociale per l’etichettamento. Le persone pensano che attraverso i loro cambiamenti del corpo gli altri possano identificarli come malati di AIDS e non per quello che sono, cioè come persone, e possano anche giudicarle negativamente.
Minacce ai principi identitari relativi alla dimensione intrapersonale
Per quanto riguarda la dimensione più “interna” dell’identità, quella intraindividuale, una prima osservazione sulle medie (tab. 29) ci permette di vedere che il principio maggiormente minacciato sia quello dell’autostima (M = 4.03): la media di questo principio si colloca rispetto agli altri molto al di sopra della mediana teorica (3.5). Questo dato ci suggerisce che i cambiamenti del corpo influenzano la valutazione che le persone hanno di sé stesse e rendono più difficile la propria accettazione nei termini dell’aspetto corporeo. Anche il principio della distintività si colloca comunque, se pur di poco, al di sopra della mediana teorica della scala, indicando che i partecipanti tendono a considerare un po’ vero che i cambiamenti corporei legati alla lipodistrofia li faccia sentire troppo diversi dalle persone sane. Risulta più basso, molto vicino alla mediana teorica ma comunque sempre spostato vero il polo positivo della scala, il valore medio registrato sul principio della continuità che quindi sembra essere il principio identitario della dimensione intraindividuale meno minacciato dai cambiamenti corporei.
Correlazione (Pearson)
Principi Media DS
Continuità Distintività Autostima
MPI_continuità 3.67 1.33 1
MPI_distintività 3.87 1.74 .659*** 1
MPI_autostima 4.03 1.45 .836*** .725*** 1
Intraindividuale 3.85 1.33 .945*** .790*** .961***
Tabella 29. Statistiche descrittive delle minacce ai principi identitari della dimensione intraindividuale (correlazione, significatività). < .05, **< .01, ***< .001
L’analisi del t di student ci permette di verificare solamente una differenza statisticamente significativa: quella tra continuità e autostima [t (117) = -4.82, p = .000]; non vi è una differenza
statisticamente significativa tra continuità e distintività [t (117) =-1.67, p = .098]; e tra distintività e autostima [t (117) = -1.38, p = .171].
Anche in questo caso, come per le altre dimensioni c’è una correlazione positiva e statisticamente significativa tra tutti i principi (tab. 29), confermando ulteriormente la possibilità di un effetto sistemico per cui la minaccia è rivolta a più principi identitari contemporaneamente.
In conclusione, come da noi previsto, la dimensione intraindividuale è la dimensione che presenta valori più alti di minaccia ai principi identitari rispetto alle precedenti dimensioni, sottolineando come la rottura dell’identità avvenga probabilmente ad un livello più profondo del sé.