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Cambiamenti nell’organizzazione del lavoro e percezione de gli insegnant

Pri.Sc.O.Quest (II parte)

1. Cambiamenti nell’organizzazione del lavoro e percezione de gli insegnant

Nella restituzione dei risultati dell’indagine, per i dati riferiti alla Sezio-

ne prima sugli aspetti organizzativi, si è ritenuto opportuno ricorrere ad

sociale e quindi anche di quella in educazione, l’analisi monovariata1 è

un’analisi puramente descrittiva, che considera solo una variabile per volta studiandone la distribuzione di frequenza, così da rilevare e calcolare i va- lori caratteristici di tale distribuzione. Essa consente una descrizione com- pleta della variabile presa in esame, ovvero di come essa è distribuita fra i casi rilevati nel gruppo-campione. In questa sede infatti lo scopo della pre- sentazione dei dati è quello di studiare le variabili prese singolarmente sen- za metterle in relazione tra loro, così da descriverle nel dettaglio in base al- le distribuzioni di frequenza che presentano.

L’analisi monovariata è utile, ai fini della presente indagine, per più ragioni. Essa, infatti, consente di: 1. individuare i cosiddetti valori out of range di una distribuzione: in una distribuzione spesso compaiono valori che non sono stati assegnati ad alcuna modalità della variabile categoriale2 o che sono impossibili

o poco plausibili per la variabile cardinale3, attraverso la distribuzione di fre-

quenza della singola variabile i valori out of range si riescono a scoprire piutto- sto facilmente4; 2. segnalare squilibri nella distribuzione e opportunità di ag-

gregazione: una distribuzione è squilibrata se le frequenze delle varie modalità sono troppo alte o troppo basse nel caso delle variabili nominali, mentre per quelle cardinali succede quando i valori e le relative frequenze non si posizio- nano approssimativamente in modo simmetrico ai due lati della media. I rimedi agli squilibri possono essere o le trasformazioni matematiche dei valori o l’esclusione dei valori più estremi (detti valori aberranti) per le variabili cardi- nali; l’aggregazione di due o più modalità per le variabili categoriali; 3. permet- tere una valutazione critica del proprio lavoro di ricerca: nella misura in cui permette di raccogliere ed evidenziare le evidenze del percorso euristico intra- preso, consentendo una valutazione critica del lavoro svolto attraverso l’analisi dei dati e quindi anche la necessità di una riformulazione dell’ipotesi di parten- za nella misura in cui questa venga smentita dalle informazioni raccolte; 4. predisporre analisi più approfondite: nella misura in cui si può procedere al calcolo e alla disamina del comportamento di nuove variabili, che vanno ad

1 Cfr. A. Marradi, L’analisi monovariata, FrancoAngeli, Milano, 20026.

2 Si parla di variabili categoriali quando la proprietà da registrare assume stati discreti non ordinabili, cioè finiti, non frazionabili. Le uniche relazioni che si possono stabilire tra le modalità di una variabile nominale sono uguaglianza-diversità.

3 Si parla di variabili cardinali quando le proprietà sono ottenute mediante un’operazio- ne di misurazione o conteggio. I valori delle variabili fruiscono di un pieno significato nu- merico, con questo genere di variabili si effettuano le quattro operazione aritmetiche e per- tanto si ricorre all’utilizzo di scale a intervalli o rapporti.

4 Supponiamo di considerare la proprietà sesso degli alunni coinvolti in una ricerca, per le cui modalità sono stati previsti i valori 1 (femmina), 2 (maschio), 0 (informazione man- cante); ogni altro valore che compaia nella distribuzione sarà dovuto a un errore.

ampliare lo spettro di ricerca e la profondità dell’analisi speculativa.

Per quanto riguarda la Sezione seconda, relativa al grado di soddisfazio- ne espresso dai docenti, l’analisi dei dati sarà effettuata mediante una di- stribuzione percentuale semplice5.

La rappresentazione grafica dei dati e la loro elaborazione seguirà l’or- dine delle domande contenute nel questionario, proposte in parallelo rispet- to ai due anni scolastici di riferimento, 2008/2009, ultimo anno non interes- sato dalla riforma Gelmini e 2009/2010, primo anno di applicazione della riforma. Questo ci consentirà di compiere una prima comparazione tra i due anni scolastici, nell’intento di mettere in evidenza le soluzioni organizzati- ve e gestionali adottate nelle scuole della provincia di Pistoia.

Per consentire una lettura più immediata dei dati della Sezione prima, questi verranno rappresentati anche graficamente, utilizzando per i dati di frequenza gli istogrammi o diagrammi a colonne o anche a canne d’organo, che consentono, grazie alla rappresentazione costruita sulle coordinate car- tesiane ortogonali, la descrizione di ampi fenomeni6. Per i valori della Se- zione seconda, riferita al grado di soddisfazione dei docenti rispetto alle

modifiche osservate durante l’intero anno (2009/2010), essendo stati ripor- tati in percentuali semplici per evidenziare meglio l’incidenza di una varia- bile sul totale, si è optato per l’utilizzo di un diagramma a settori circolari detto anche diagramma a torta o pie chart 7.

1.1. Tipologia di tempo scuola

La prima domanda è tesa a conoscere in quale tipologia di tempo scuola operano i docenti che hanno partecipato all’indagine e quali sono state le

5 Cfr. Cfr. P. Corbetta, G. Gasperoni, M. Pisati, op. cit., p. 50.

6 Trattasi di una modalità di rappresentazione dei dati tra le più semplici utilizzate a li- vello statistico. In questo frangente riporteremo su un piano cartesiano i valori delle variabili (asse Y) e le relative frequenze (asse X). Si noti che solo l’asse dove sono collocate le fre- quenze presenta una misura continua, e ordinata matematicamente; le modalità invece ven- gono disposte sull’altro asse, seguendo un ordine arbitrario. Cfr. L. Trisciuzzi, F. Corchia,

Manuale di pedagogia sperimentale. Metodi e problemi, cit., pp. 33-35.

7 Questo genere di diagramma è composto da un cerchio i cui settori, detti archi, sono pro- porzionali alle frequenze assolute e relative della distribuzione. Esso viene utilizzato nella ri- cerca sociale soprattutto per il suo forte grado di comunicatività e di immediatezza, sebbene sia anche soggetto a critiche per il fatto che, se non accompagnato da espliciti valori (assoluti o percentuali) è difficile distinguere archi di dimensioni simili tra loro. Questo è il motivo che ci ha spinto a riportare i valori percentuali di ciascun arco direttamente sul grafico. Più adatto per le variabili nominali, come nel nostro caso, talvolta viene utilizzato anche per le variabili ordi- nali. Cfr. P. Corbetta, G. Gasperoni, M. Pisati, Statistica per la ricerca sociale, cit., pp. 53-54.

eventuali variazioni nei due anni presi in esame (Tabella 1). Tabella 1 - Tipologia di tempo scuola

TIPOLOGIA A.S. 2008/2009 A.S. 2009/2010

TEMPO PIENO 74 76

27 ORE 9 7

30 ORE 77 75

+ DI 30 ORE 47 51

Non è stato necessario inserire nella rappresentazione grafica la variabi- le relativa al modello delle 24 ore (presente nella domanda) in quanto nella provincia di Pistoia non sono state attivate classi con questo modello di funzionamento orario8. Come possiamo notare dai risultati dell’indagine

(Grafico 1) prevalgono nettamente i modelli orario più lunghi, inoltre, nel confronto tra i due anni scolastici, risulta esserci un leggero decremento dei tempi scuola più corti a favore di quelli più lunghi. Lo slittamento verso modelli orario più lunghi tra l’altro è stato confermato dagli anni scolastici successivi, nei quali si sono registrate, nella provincia di Pistoia, 159 classi a tempo pieno nel 2010/2011, 176 nell’anno scolastico 2011/2012 e ancora nessuna classe funzionante secondo il modello a 24 ore9.

8 Fonte: Ambito Territoriale della provincia di Pistoia – USR Toscana. 9 Fonte: Ambito Territoriale della provincia di Pistoia – USR Toscana.

1.2. Titolarità dei docenti

La serie di domande che seguono sono finalizzate a determinare la tipo- logia di titolarità dei docenti, in particolare rispetto al numero delle classi assegnate (Tabella 2), alla tipologia organizzativa con la quale le insegnanti operano all’interno di una classe presa a riferimento (Tabella 3), e al nume- ro di insegnanti che prestano servizio in quella stessa classe (Tabella 4). Inoltre, dal raffronto dei dati, è possibile riscontrare l’eventuale variazione rispetto all’anno scolastico precedente.

Tabella 2 - Numero di classi assegnate

CLASSI A.S. 2008/2009 A.S. 2009/2010

1 102 100

2 87 87

3 15 18

+ DI 3 3 4

Tabella 3 - Modalità di titolarità

MODALITÀ A.S. 2008/2009 A.S. 2009/2010

PREVALENTE 22 ORE 40 56

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