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3. Quale scuola per il nuovo millennio?

3.3. Formare competenze e innalzamento dell’obbligo di istruzione

I primi anni 2000 hanno visto l’affermazione di un nuovo costrutto per le scuole, ovvero quello delle competenze160. Per molto tempo si è pensato che

l’agire competente fosse ad appannaggio esclusivo del mondo del lavoro o tutt’al più della formazione professionale, in quanto maggiormente orientati all’acquisizione di un mestiere o di una professione. In questo senso, anche sotto l’influenza delle teorie tayloristiche, il concetto di competenza è stato associato e ridotto a quello di performance, intesa come ripetizione in serie di comportamenti più o meno standardizzati finalizzati all’esecuzione di un compito. Studi successivi hanno rilevato come il concetto di competenza non possa essere circoscritto solo a procedure operazionali, di carattere addestra- tivo, ma come nella strutturazione della competenza oltre alle conoscenze, alle abilità e agli atteggiamenti del singolo entrino in gioco anche altri fattori

158 Cfr. M. Pellerey, Le competenze individuali e il portfolio, La Nuova Italia, Firenze, 2004.

159 Cfr. D. Capperucci D., Il portfolio per la valutazione delle competenze, in S. Ulivieri, G. Franceschini, E. Macinai (a cura di), La scuola secondaria oggi. Innovazioni didattiche e

emergenze sociali, ETS, Pisa, 2008.

160 Cfr. M. Pellerey, Competenze. Il ruolo delle competenze nei processi educativi scola-

più profondi connessi alla motivazione, ai tratti di personalità, all’immagine di sé, al ruolo sociale, ecc., che tutti assieme concorrono a sviluppare la capa- cità di saper fronteggiare situazioni problematiche161.

Il costrutto delle competenze nella scuola italiana è arrivato molto tardi, soprattutto a seguito di Raccomandazioni emanate dall’Unione Europea a cui il nostro Paese in qualche modo ha dovuto adattarsi. Sebbene l’introdu- zione delle competenze a scuola sia stata più la conseguenza di ragioni e- strinseche che intrinseche alle politiche nazionali per l’istruzione, resta il fatto che all’inizio del 2000 il tema comincia a diventare oggetto di studi, di riflessioni sia di carattere accademico che ministeriale162 fino a comparire

in documenti ufficiali come le Indicazioni Nazionali. Nel 2004, con il D. Lgs n. 59, infatti, le competenze diventano il fine delle Unità di Appren- dimento costitutive dei Piani di Studio Personalizzati163. Successivamente,

con l’ennesima tornata elettorale e il nuovo Governo di centrosinistra, dal 17 maggio 2006 all’8 maggio 2008 venne nominato al dicastero di Viale Trastevere, rinominato Ministro della Pubblica Istruzione, l’on. Giuseppe Fioroni, con il quale l’attenzione al tema delle competenze divenne ancora più forte che in passato.

Il 31 agosto 2006 il nuovo Ministro inviò una lettera, Prot. n. 692, indi- rizzata a tutti i Dirigenti Scolastici e a tutti i Docenti che voleva essere un augurio per l’inizio del nuovo anno scolastico, ma nel corpo del messaggio non si ritrovavano solo auguri ma anche impegni e rassicurazioni relativa- mente al proprio mandato. Egli infatti, si impegnava a non compiere atti unilaterali, ma a passare sempre attraverso il più ampio coinvolgimento possibile. «Ci sono modifiche urgenti e fondamentali che devono essere fat- te: ma prima di ogni modifica, ci sarà lo spazio per l’ascolto del mondo del- la scuola, per i confronti con l’associazionismo professionale, con le orga- nizzazioni sindacali di categoria, con le parti sociali». La lettera proseguiva con espliciti riferimenti al recente passato e alla modalità di azione che il Ministro avrebbe voluto adottare: «non c’è bisogno, insomma, di altri punti e a capo, né di elaborare l’ennesima riforma organica e complessiva da consegnare alla storia. Le trasformazioni vere chiedono tempi lunghi e di-

161 Cfr. L.M. Spencer, S.M. Spencer, Competenze nel lavoro. Modelli per una perfor-

mance superiore, FrancoAngeli, Milano, 2003; G. Le Boterf, Construire les compétences individuelles et collectives, Editions d’Organisation, Paris, 2000; C. Maulini, Pedagogia del- la competenza. Epistemologia modelli e tecniche, Anicia, Roma, 2006.

162 Cfr. G. Bertagna, Saperi disciplinari e competenze in «Studium Educationis», 2, 2009.

163 Cfr. M. Baldacci, Unità di apprendimento e programmazione, Tecnodid, Napoli, 2005.

stesi, sperimentazioni e verifiche sul campo, la capacità e la pazienza degli aggiustamenti in itinere». Si è parlato a riguardo di «strategia del cacciavi- te»164, come metafora, usata dallo stesso Fioroni, per indicare che, come

esplicitato nella lettera, non avrebbe messo in atto un’ennesima riforma di sistema ma si sarebbe limitato ad apportare una serie di correttivi, necessari per rendere più efficace e moderno il sistema d’istruzione.

Nonostante la breve permanenza del Ministro Fioroni al dicastero di Viale Trastevere, nel periodo del suo mandato vennero emanati alcuni provvedimenti vigenti tutt’oggi e che permisero al nostro sistema scuola di allinearsi al pari di quelli di molti altri paesi UE. Qui di seguito per ragioni di sintesi ne richiameremo soltanto alcuni.

Uno dei punti qualificanti dell’azione del Ministro Fioroni fu sicuramente legato alla reintroduzione dell’obbligo d’istruzione, attraverso l’art. 1, com- ma 622, della Legge 27 dicembre 2006, n. 296, ovvero la legge finanziaria per l’anno 2007. In questa veniva reintrodotto il concetto di obbligo per cui l’istruzione sarebbe dovuta essere impartita per almeno dieci anni al fine di conseguire, entro il diciottesimo anno di età, un titolo di studio di scuola se- condaria superiore o una qualifica professionale triennale. Attraverso questo provvedimento si innalzava al sedicesimo anno di età la possibilità di accede- re al mondo del lavoro, intervenendo su una delle novità introdotte dalla Ri- forma Moratti, che aveva previsto che si potesse fin dal quindicesimo anno di età esercitare il proprio diritto-dovere all’istruzione e alla formazione anche in alternanza scuola-lavoro. Il ritrovato obbligo di istruzione fu regolamenta- to tramite il D.M. 22 agosto 2007, n. 139, che venne trasmesso alle scuole accompagnato, oltre che dalla lettera del Ministro ai Dirigenti Scolastici, an- che da un documento tecnico, contenente gli assi culturali, le competenze di base e le competenze chiave di cittadinanza da acquisire al termine dell’istru- zione obbligatoria165. L’introduzione di queste ultime rappresentava un chia-

ro riferimento alle politiche europee in materia di scuola e di lifelong lear-

ning, esse guardavano direttamente all’Europa che chiedeva in particolare di

investire fin dalla formazione iniziale su competenze quali: imparare ad im- parare, essere in grado cioè di organizzare il proprio apprendimento; essere in grado di compiere azioni di progettazione, ovvero elaborare e realizzare pro- getti riguardanti lo sviluppo delle proprie attività di studio e di lavoro; avere competenze comunicative attraverso la comprensione di messaggi di genere diverso, veicolati per mezzo di diversi supporti e saper rappresentare eventi,

164 Cfr. G. Bertagna, Dietro una riforma. Quadri e problemi pedagogici dalla riforma

Moratti al «cacciavite» di Fioroni, Rubbettino, Catanzaro, 2009.

fenomeni ed altro, utilizzando linguaggi diversi mediante vari supporti e con- tenenti conoscenze disciplinari di varia natura; collaborare e partecipare al- l’interno di gruppi cooperativi; agire in modo autonomo e responsabile; ri- solvere problemi; individuare collegamenti e relazioni e acquisire e interpre- tare l’informazione166.

Il Ministro intervenne nuovamente con il proprio cacciavite smontando in larga parte il D. Lgs n. 226/2005 e ripristinando l’istruzione tecnica e l’istruzione professionale attraverso l’art. 13 della Legge 2 aprile 2007, n. 40 ovvero la «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 7, recante «Misure urgenti per la tutela dei consumato- ri, la promozione della concorrenza, lo sviluppo di attività economiche e la nascita di nuove imprese». La collocazione all’interno di questa legge po- trebbe apparire singolare ma, di fatto, il contenuto del citato art. 13 era teso a ridefinire le competenze in merito all’istruzione superiore, per cui si deli- neò una netta distinzione tra le competenze dello Stato, ovvero il rilascio dei diplomi, e le competenze delle Regioni che avrebbero dovuto garantire le qualifiche triennali della formazione professionale.

Con la Legge 11 gennaio 2007, n. 1 recante «Disposizioni in materia di esami di Stato conclusivi dei corsi di studio di istruzione secondaria supe- riore e delega al Governo in materia di raccordo tra scuola e università» in- tervenne nuovamente attraverso una revisione dell’esame di stato, così co- me era stato modificato dal Ministro Moratti, attraverso il ritorno alle commissioni miste, composte in parte da commissari interni ed in parte da commissari esterni e ripristinò la non ammissione per chi non fosse riuscito a saldare i debiti formativi entro il termine dell’ultimo anno di scuola se- condaria superiore.

Tra i vari documenti di questo periodo, per la scuola primaria il più im- portante fu sicuramente il D.M. 31 luglio 2007 che conteneva in allegato le «Indicazioni nazionali per il curricolo per la scuola dell’infanzia e per il primo ciclo d’istruzione». Nella parte introduttiva il Ministro poneva la scuola di fronte ad una sfida ovvero quella di «educare istruendo», ricor- dando che la scuola deve configurarsi come ambiente di incontro e di cre- scita di persone, comprendendole tutte, docenti e allievi, e che la scuola ha il compito di «consegnare il patrimonio culturale che ci viene dal passato perché non vada disperso e possa essere messo a frutto; preparare al futuro introducendo i giovani alla vita adulta, fornendo loro quelle competenze indispensabili per essere protagonisti all’interno del contesto economico e

166 Cfr. M.P.I., Il nuovo obbligo di istruzione: cosa cambia nella scuola?, Agenzia Na- zionale per lo Sviluppo dell’Autonomia Scolastica (ex INDIRE), Firenze, 2007, p. 30.

sociale in cui vivono; accompagnare il percorso di formazione personale che uno studente compie sostenendo la sua ricerca di senso e il faticoso processo di costruzione della propria personalità»167.

Il testo delle Indicazioni, pensato come uno strumento agevole in grado di orientare e supportare il lavoro quotidiano dei docenti, si articolava in una prima parte intitolata «Cultura, scuola, persona», all’interno della quale era esplicitato il quadro valoriale e teorico di riferimento, seguita da una seconda su «l’organizzazione del curricolo», per poi terminare con le due sezioni de- dicate rispettivamente alla scuola dell’infanzia e alla scuola del primo ciclo. Le Indicazioni, volendo essere un contributo concreto per la progettazione del curricolo per competenze168, fanno riferimento direttamente al Regola-

mento dell’autonomia, ricordando che il curricolo deve essere predisposto dalle scuole all’interno del Piano dell’Offerta Formativa, nella consapevolez- za però che questo deve essere pensato «nel rispetto delle finalità, dei tra- guardi per lo sviluppo delle competenze, degli obiettivi di apprendimento po- sti dalle Indicazioni»169. Per questa ragione per ogni campo di esperienza e

per ogni disciplina previsti dall’ordinamento della scuola dell’infanzia e del primo ciclo, vengono indicati appositi «traguardi per lo sviluppo delle com- petenze». Questi sono previsti al termine di ciascun periodo considerato si- gnificativo, cioè al termine di ciascun segmento scolastico; essi non devono essere considerati come dei traguardi da raggiungere da parte degli alunni sotto forma di livelli attesi ma, piuttosto, come un punto di riferimento per gli insegnanti sul modo di organizzare la didattica170.

Ai traguardi si legano gli «obiettivi di apprendimento» definiti in rela- zione al termine del terzo e del quinto anno della scuola primaria e al ter- mine del terzo anno della scuola secondaria di primo grado. Essi «sono obiettivi ritenuti strategici al fine di raggiungere i traguardi per lo sviluppo delle competenze previste dalle Indicazioni»171.

La sezione dedicata all’organizzazione del curricolo si conclude con un

167 M.P.I., Indicazioni per il curricolo per la scuola dell’infanzia e per il primo ciclo d’i-

struzione, Tecnodid, Napoli, 2007, p. 6.

168 Cfr. M. Baldacci, Ripensare il curricolo, Carocci, Roma, 2006; Id., Curricolo e com-

petenze, Mondadori Università, Milano, 2010; G. Cerini, C. Fiorentini, E. Testa, Indicazioni per il curricolo: analisi, proposte, percorsi possibili, Editoriale Ciid, Roma, 2007; G. Dome-

nici (a cura di), Nuove Indicazioni per il Curricolo: La prova sul campo, Anicia, Roma, 2008.

169 M.P.I., Indicazioni per il curricolo per la scuola dell’infanzia e per il primo ciclo d’i-

struzione, cit., p. 23.

170 Cfr. D. Capperucci, Dalla programmazione educativa e didattica alla progettazione

curricolare. Modelli teorici e proposte operative per la scuola delle competenze, cit., p. 176.

richiamo all’importanza della valutazione quale strumento per rendere an- cora più efficaci e pertinenti le scelte curricolari. La valutazione, si legge nel testo, va intesa soprattutto come valutazione formativa, mettendo l’ac- cento «sullo stretto legame che intercorre tra la valutazione degli appren- dimenti e la progettazione curricolare, quasi a rappresentare le facce di una stessa medaglia, da cui far dipendere la qualità dell’istruzione»172. La valu-

tazione formativa degli apprendimenti si integra e concorre all’autova- lutazione d’istituto, concepita come modalità riflessiva estesa all’intera or- ganizzazione che la scuola ha scelto di adottare per la propria offerta for- mativa173.

Coerentemente con quanto scritto nel Decreto di diffusione delle Indica-

zioni, a partire dall’anno scolastico 2007/2008 e per i due anni successivi,

le scuole hanno sperimentato in situazione il modello curricolare proposto dal testo ministeriale. Fioroni però non ha potuto ultimare questa sperimen- tazione da Ministro in carica, perché sostituito da un nuovo successore, il Ministro Gelmini, che, apprezzando la validità degli atti varati fino a quel momento in parte li ha mantenuti senza apportare modifiche, è questo il ca- so del curricolo della scuola del primo ciclo, in parte li ha sostituiti con nuove disposizioni come quelle concernenti gli ordinamenti e il numero dei docenti per classe nella scuola primaria.

172 D. Capperucci, op. cit., p. 176. 173 Cfr. M.P.I., op. cit., pp. 24-25.

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