Pri.Sc.O.Quest (II parte)
POMERIGGI SETTIMANALI A.S 2008/2009 A.S 2009/
0 1 3 1 49 54 2 84 83 3 38 42 + DI 3 0 5 1 - 2 ALTERNATE 1 0 2 - 3 ALTERNATE 31 19
Ricordiamo che ci troviamo di fronte ad un orario a scavalco quando l’orario giornaliero di un docente è suddiviso tra due o più scuole primarie. Questa modalità organizzativa, tra l’altro, risulta essere abbastanza frequen- te per i docenti specialisti di L2, per gli insegnanti di IRC e per gli inse- gnanti di sostegno che devono prestare la propria opera in modo mirato, nelle situazioni in cui è necessario l’intervento di figure specializzate.
Relativamente allo scavalco (Grafico 7) sono interessati pochissimi do- centi intervistati, ma il ricorso a questa modalità organizzativa, anche se minimo, sembra essere in aumento e, ancora una volta, ciò potrebbe essere derivato dalla presenza del fenomeno dello «spezzatino». Infatti, la com- parsa dell’opzione 1 scavalco e l’aumento dell’opzione 2 scavalchi, che complessivamente interessa nell’anno scolastico 2009/2010 il 3,32% degli intervistati, ed è un dato comunque numericamente limitato, può essere messa in relazione con il leggero incremento del numero di classi assegnate a ciascun docente e all’innalzamento del numero di docenti che operano
nelle classi13. Inoltre, questo dato appare nuovamente essere in contrappo-
sizione con l’aumento della presenza dell’insegnante prevalente, dato que- sto numericamente più rilevante, e che ha come logica conseguenza quella di andare nella direzione opposta, ovvero quella di far aumentare l’opzione 0 scavalchi, che invece registra una riduzione solo di 1,9 punti percentuali, passando dal 97,16% del 2008/2009 al 95,26 del 2009/201014.
Nel Grafico 8, la opzioni 1-2 e 2-3 alternate devono essere intese a setti- mane alterne, per cui i docenti avranno in una settimana 1 o 2 mense, e, in quella successiva, 2 oppure 3. Questa alternanza è di solito utilizzata dagli in- segnanti che operano nel tempo pieno o nei tempi scuola più lunghi per rende- re più equo il carico di lavoro tra i vari docenti che operano nella stessa classe.
Risulta residuale (Grafico 8) la quantità di docenti che non hanno mense nel proprio orario e appare invece rilevante il monte ore destinato a questa attività in quanto di solito per ogni mensa e dopo-mensa, si dedicano 1 o 2 ore del tempo scuola giornaliero e di conseguenza dell’orario dell’inse- gnante che si trova in servizio su questa attività.
Dal confronto dei dati dei due anni scolastici di riferimento, si registrano dei cambiamenti piuttosto indicativi in quanto, seppur con un dato numeri- camente basso, l’opzione 0 è raddoppiata, passando da 9 a 18 risposte; l’op- zione 1 ha registrato un incremento del 7,5%; l’opzione 2 si è invece ridotta del 20,73%; l’opzione 3 ha subito un forte incremento pari al 37,84%, men- tre l’opzione + di 3 ha subito un’accelerazione, passando da 2 a 7 risposte;
13 Si confrontino i dati con la Tabella 2 e il Grafico 2 e con la Tabella 4 e il Grafico 4. 14 Si confrontino i dati con la Tabella 3 e il Grafico 3.
l’alternanza di 1-2 mense a settimana viene dimezzata mentre l’alternanza di 2-3 mense a settimana subisce una forte flessione pari al 36,67%.
Nel prosieguo del lavoro, quando arriveremo a compiere un’analisi comparativa tra più aspetti organizzativi, approfondiremo alcuni dati emersi in questo contesto, adesso appare sufficiente segnalare che la riduzione dell’opzione 2, l’aumento dell’opzione 3 e la forte riduzione dell’alternanza fanno pensare che si stia andando verso una stabilizzazione in aumento del numero delle mense, cosa direttamente riconducibile alle indicazioni conte- nute nel Decreto Interministeriale sugli organici dell’anno scolastico 2009/2010 che destinava le eventuali ore residue di compresenza, anche al- la copertura delle mense15.
Nel caso invece del Grafico 9, è evidente come i docenti-rispondenti sia- no impegnati quasi tutti anche in attività pomeridiane, infatti risulta bassissi- mo il numero di insegnanti che non ha nel proprio orario di servizio almeno un pomeriggio, anche se questa variabile risulta comunque in aumento. Si registra ancora una certa stabilizzazione del numero di pomeriggi, essendo in calo l’opzione che ne prevedeva l’alternanza di 2-3 e la completa scomparsa dell’opzione, numericamente già limitata, dell’alternanza tra 1-2. Da eviden-
15 Cfr. M.I.U.R., C.M. 2 aprile 2009, n. 38, Dotazioni organiche del personale docente
per l’anno scolastico 2009/2010. Trasmissione schema di Decreto Interministeriale. Grafico 8 - Numero di mense settimanali
ziare in particolare la comparsa nell’anno scolastico 2009/2010 della variabi- le + di 3, completamente assente nell’anno precedente.
1.5. Riduzione delle compresenze
Le due domande che seguono, appaiono particolarmente rilevanti, in quanto riguardano le ore di compresenza e il loro utilizzo. Abbiamo già evidenziato nel secondo capitolo di questo lavoro il fatto che proprio questa tipologia di orario di servizio sia stata oggetto di uno degli interventi priori- tari previsti dalla riforma Gelmini, in quanto considerata troppo onerosa e poco efficace e quindi giustificatamente cancellabile, alla luce del rispar- mio di spesa che ne deriverebbe.
Siamo giunti ad una delle domande che si ritiene essere più indicativa, nell’ambito della nostra indagine esplorativa (Tabella 10), in quanto rivolta ad indagare quante ore di compresenza siano state effettivamente interessa- te da una modifica, a seguito dell’attuazione della riforma Gelmini, nella classe presa a riferimento dai rispondenti, i quali - si ricorda - risultano es- sere in continuità sulla stessa nei due anni scolastici presi a riferimento.
Tabella 10 - Numero di ore di compresenza settimanali
COMPRESENZE A.S. 2008/2009 A.S. 2009/2010
0 20 104
DA 1 A 3 92 72
DA 4 A 6 81 25
DA 7 A 9 12 5
Il dato emerso da questa domanda (Grafico 10) appare estremamente evidente ed indicativo, in quanto sono in calo tutte le variabili che prevede- vano ore di compresenza, mentre aumenta notevolmente solo la variabile che non ne prevedeva. Nello specifico, le classi che avevano da 1 a 3 ore di compresenza settimanali sono diminuite del 21,74%, mentre quelle che po- tevano contare da 4 a 6 ore di compresenza decrescono del 69,14%, infine, le poche classi che avevano dalle 7 alle 9 ore di compresenza calano del 58,33%, passando da 12 a 5.
Come detto, l’unico dato in aumento risulta l’opzione 0 che corrisponde alle classi prive di compresenza, il dato emerso evidenzia che queste sono più che quadruplicate, passando da 20 del 2008/2009 a 104 nel 2009/2010.
Il dato si manifesta in modo così netto da far pensare che questa sia, molto probabilmente, la conseguenza in negativo più marcata tra quelle ri- levate a seguito dell’attuazione della riforma.
Cercando di trasformare il dato in ore di insegnamento e prendendo co- me base di calcolo la media delle ore di compresenza per ciascuna opzione, vediamo che si sono perse complessivamente 376 ore di compresenza, pari all’orario di circa 17 insegnanti. Questo nel solo primo anno di attuazione della riforma Gelmini e solo relativamente all’intervento sulle ore di com- presenza, senza considerare la differente modalità di calcolo organico di cui abbiamo già parlato nel capitolo precedente.
La notevole riduzione delle ore di compresenza, evidenziata in prece- denza16, porta con sé anche una diversa utilizzazione del numero di ore re-
sidue (Tabella 11).
Tabella 11 - Modalità di utilizzo delle compresenze