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Pri.Sc.O.Quest (II parte)

USO COMPRESENZE A.S 2008/2009 A.S 2009/

3. Elaborazione comparativa dei dati dell’indagine: differenze tra la scuola a tempo pieno e la scuola a tempo normale

3.2. La pluralità docente

Relativamente alla questione pluralità docente, il questionario prevedeva di esprimere il grado di soddisfazione relativamente ai cambiamenti regi- strati nel primo anno di applicazione della riforma rispetto al numero di in- segnanti per classe.

Grafico 32 - Tempo pieno - Grado di soddisfazione numero di insegnanti per classe - Non risponde 15,79% - Risponde 84,21%

Grafico 33 - Tempo normale - Grado di soddisfazione numero di insegnanti per classe - Non risponde 17,04% - Risponde 82,96%

I dati percentuali ci mostrano che gli insegnanti che operano nel tempo pieno (Grafico 32) sono sicuramente i più soddisfatti, esprimendosi in tal senso per il 60,94% e si dichiarano insoddisfatti per il 32,81% a fronte di un 41,07% di insoddisfatti del tempo normale (Grafico 33).

Tra questi, gli insegnanti prevalenti (Grafico 34) prendono una posizio- ne più netta rispetto ai colleghi non prevalenti (Grafico 35) in quanto i pri- mi esprimono la propria soddisfazione per il 36,51%, la propria insoddisfa- zione per il 41,27% e una soddisfazione di grado medio per il 22,22%, i se- condi, invece esprimono per la fascia intermedia il 28,57% di preferenze, riducono la propria soddisfazione al 30,61% e la propria insoddisfazione al 40,82%. É abbastanza intuibile che la motivazione per cui il tempo pieno risulti essere più soddisfatto derivi dal fatto che la riforma, pur essendo in- tervenuta per alcuni aspetti anche su questa modalità organizzativa, dando indicazioni affinché, anche in questo contesto scolastico, non ci fossero più le compresenze, non ha tuttavia modificato alla base l’assegnazione di due insegnanti per classe. Quello che sembra essere stato coinvolto maggior- mente in merito all’aspetto preso in questione è quindi il tempo normale, infatti, la riforma ha sì previsto il modello del maestro unico ma, nella pro- vincia di Pistoia, come abbiamo già detto, non essendo state costituite clas- si a 24 ore, possiamo parlare solo di insegnante prevalente.

Grafico 34 - Prevalenza - Grado di soddisfazione numero di insegnanti per classe - Non risponde 19,23% - Risponde 80,77%

Per cercare di ampliare la nostra analisi facciamo adesso riferimento an- che alla distribuzione della frequenza rilevata attraverso uno specifico item del questionario, quale quello sul numero di insegnanti per classe, sempre comparando i dati riferiti al tempo pieno con quelli del tempo normale (Grafico 36). Appare opportuno ricordare che, per questa domanda, i do- centi avrebbero dovuto escludere dal computo in oggetto la sola insegnante di sostegno.

Grafico 35 – Non prevalenza - Grado di soddisfazione numero di insegnanti per classe - Non risponde 14,04% - Risponde 85,96%

Grafico 36 - Numero di insegnanti per classe

TP - Tempo pieno TN - Tempo normale

Relativamente al tempo pieno, pur registrando comunque un cambia- mento nei due anni scolastici presi a riferimento, la differenza non risulta essere significativa in quanto i valori ottenuti variano di poco e si registra, in particolare la comparsa di 3 casi che vedono nella stessa classe operare da 7 a 9 insegnanti. Questo sembra quindi avvalorare quanto ipotizzato pre- cedentemente, ovvero che i docenti che operano sul tempo pieno non ab- biano subito grosse variazioni riguardo al numero di docenti per classe, esprimendosi di conseguenza con un grado alto di soddisfazione.

Per i docenti che operano nel tempo normale, invece, sembra che la si- tuazione cambi in modo più evidente e comunque in modo diverso per gli insegnanti prevalenti rispetto agli insegnanti non prevalenti, pur partendo da una situazione abbastanza omogenea relativamente all’anno scolastico 2008/2009, come facilmente riscontrabile dal Grafico 37.

Con l’anno scolastico 2009/2010, per i docenti prevalenti si registra un’impennata della variabile da 1 a 3 che raggiunge una frequenza di 35, pari al 45,83% di aumento rispetto all’anno precedente e un decremento pa- ri al’11,63% della voce da 4 a 6.

Per i docenti che operano tramite la modalità della non prevalenza la va- riabile da 4 a 6 subisce lo stesso decremento dei colleghi prevalenti, la va- riabile da 1 a 3 si riduce del 25%, a conferma del passaggio verso la moda- lità di insegnamento prevalente e, mantenendo invariato il dato da 7 a 9, si registra invece la comparsa della voce + di 9, dato che sembrerebbe con- fermare la già citata ipotesi del cosiddetto «spezzatino». Quindi, concen- trando la nostra attenzione solo sulla variabile da 1 a 3 che ha subito le maggiori modifiche, risulta che questa sia rimasta invariata per gli inse- gnanti prevalenti per il 68,57% dei casi, mentre per gli insegnanti non pre- valenti, la stabilizzazione arriva al 75%, in considerazione di quanto appena rilevato. È legittimo quindi pensare che questi si siano espressi in modo più netto dei colleghi prevalenti, avendo subito un maggior cambiamento, ma, nel contempo, appare interessante anche rilevare che la posizione che si di- scosta maggiormente risulta essere quella relativa all’espressione di soddi- sfazione, infatti, gli insegnanti prevalenti la indicano per 5,90 punti percen- tuali in più rispetto agli insegnanti non prevalenti, a fronte di una differenza di 0,45 punti percentuali relativa agli insoddisfatti.

Si può ipotizzare, che il maggior cambiamento registrato sia riconduci- bile all’aumento dell’opzione da 1 a 3 a seguito del passaggio dalla non prevalenza alla prevalenza.

3.3. La prevalenza

In questo caso al campione è stato chiesto di esprimere il grado di soddi- sfazione riscontrato in merito alla modalità organizzativa della prevalenza, questo quesito è stato posto sia ai docenti che operano nel tempo pieno (Gra-

fico 38) che a quelli in servizio in scuole a tempo normale (Grafico 39).

Appare interessante notare che, dai risultati dei Grafici 38 e 39 nei con- fronti della prevalenza, si registra una posizione abbastanza equilibrata tra i due livelli di soddisfazione opposti.

Infatti, gli insegnanti che lavorano nel tempo pieno risultano più insod- disfatti di 5,13 punti percentuali, mentre i docenti che operano nel tempo normale di solo 1,03 punti percentuali.

Questo andamento è da correlarsi più all’opinione generale dei docenti sulla prevalenza che all’esperienza diretta, in quanto, solo alcuni di essi so- no effettivamente insegnanti prevalenti o potrebbero diventarlo, soprattutto se titolari in scuole che operano a tempo normale.

Grafico 37 - Numero di insegnanti per classe

P. - Prevalenza

Vediamo ora appunto, le diverse opinioni espresse proprio da chi opera come insegnante prevalente (Grafico 40), questi hanno indicato il grado massimo di soddisfazione per il 39,39%, mentre il grado di soddisfazione arriva al 56,06% se prendiamo in considerazione entrambe le opzioni (4 e 5), il livello di insoddisfazione invece è stato manifestato dal 23,76% dei rispondenti.

Per quanto riguarda invece i docenti che, pur operando come i colleghi nel tempo normale, non sono insegnanti prevalenti (Grafico 41), come è abbastanza logico dedurre dal grafico generale, la situazione risulta essere

29,90% 10,31% 16,49% 14,43% 28,87% 1 (MINIMO) 2 3 4 5 (MASSIMO)

Grafico 39 - Tempo normale - Grado di soddisfazione sulla prevalenza. Non risponde 28,15% - Risponde 71,85%

Grafico 38 - Tempo pieno - Grado di soddisfazione sulla prevalenza. Non risponde 48,68% - Risponde 51,32%

opposta. Infatti, il 54,84% esprime nettamente il grado massimo di insoddi- sfazione che, sommato al 16,13% che comunque esprime insoddisfazione, arriva al 71,15% di pareri negativi.

Cercando di ampliare la nostra analisi, la prima cosa da notare è che so- lo i docenti effettivamente prevalenti possono esprimere un’opinione in ba- se ad un’esperienza diretta, gli altri sembrano esprimere un parere sull’idea di insegnante prevalente in contrapposizione all’idea di pluralità docente.

Continuando in questa direzione, non possiamo quindi non rilevare che 18,18% 7,58% 18,18% 16,67% 39,39% 1 (MINIMO) 2 3 4 5 (MASSIMO)

Grafico 40 - Prevalenza - Grado di soddisfazione sulla prevalenza. Non risponde 15,38% - Risponde 84,62% 54,84% 16,13% 12,90% 9,68% 6,45% 1 (MINIMO) 2 3 4 5 (MASSIMO)

Grafico 41 – Non prevalenza - Grado di soddisfazione sulla prevalenza. Non risponde 45,61% - Risponde 54,39%

forse il 16,13% degli insegnanti non prevalenti ha espresso un certo gradi- mento verso questa che per loro è una possibilità, mentre il 25,76% degli insegnanti prevalenti ha espresso insoddisfazione nei confronti della pro- pria condizione lavorativa; appare nel contempo interessante che il 56,06% degli insegnanti prevalenti sia soddisfatto della propria condizione lavorati- va, percepita come più favorevole rispetto alla non prevalenza.

Dopo questa prima riflessione ne emerge un’altra che però necessita di prendere visione di altri dati per potersi sviluppare a pieno, in quanto riferi- ta a rilevare le differenti condizioni di lavoro in termini organizzativi tra un insegnante prevalente e un insegnante non prevalente. Per fare questo ab- biamo messo a confronto la tipologia di servizio con il numero di classi as- segnate a ciascun docente (Grafico 42).

È evidente come gli insegnanti prevalenti abbiano un numero minore di classi rispetto ai colleghi non prevalenti, tanto che, quelli prevalenti a 22 ore ne hanno ovviamente solo una e risultano essere, nell’anno scolastico 2009/2010, il 61,84% dei docenti che operano in condizione di prevalenza.

Avendo un minor numero di classi è legittimo pensare che però essi ab- biano un maggior numero di discipline da dover insegnare (Grafico 43).

Anche in questo caso la previsione espressa precedentemente viene con- fermata dai dati in quanto, come possiamo vedere, nell’anno scolastico 2009/2010 il 57,33% degli insegnanti prevalenti insegna più di 5 discipline, mentre i loro colleghi non prevalenti per il 56,14% ne insegnano solo 3.

0 10 20 30 40 50 60 2008/2009 P. 2008/2009 NON 2009/2010 P. 2009/2010 NON 31 2 47 2 30 53 25 38 5 10 4 14 1 1 0 3 1 2 3 più di 3 P. - Prevalenza

NON - Non prevalenza Tempo normale

Procediamo adesso nel considerare la presenza di un eventuale orario spezzato, ovvero non continuativo in una stessa giornata, negli orari di ser- vizio (Grafico 44). 0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 2008/2009 P. 2008/2009 NON 2009/2010 P. 2009/2010 NON 4 40 4 32 9 18 8 12 16 2 20 7 37 5 43 6 3 4 5 più di 5

Grafico 43 - Numero di discipline assegnate

P. - Prevalenza

NON - Non prevalenza Tempo normale

0

5

10

15

20

25

30

35

40

45

2008/2009

P.

2008/2009

NON

2009/2010

P.

2009/2010

NON

10 16 19 11 42 33 40 32 13 14 16 11 2 2 0 3 0 0 0 0

0

1

2

3

più di 3

Grafico 44 - Numero di giorni di servizio con orario spezzato a settimana

P. - Prevalenza

In questo caso la lettura appare piuttosto complessa in quanto, sempre relativamente all’anno scolastico 2009/2010, gli insegnanti prevalenti non hanno nel loro orario spezzati per il 25,33% dei casi mentre registrano 1 spezzato il 53,34% dei docenti, fino ad arrivare a 2 spezzati per il 21,33%. I docenti non prevalenti per il 19,30% dei casi non hanno spezzati, per il 56,14% ne hanno 1, per il 19,30% ne indicano 2 e per il 5,26% addirittura 3. Complessivamente quindi, i docenti non prevalenti sono interessati al fe- nomeno dell’orario spezzato per l’80,70%, mentre i colleghi prevalenti per il 74,67%, che risultano meno interessati al fenomeno.

Come già rilevato in precedenza relativamente allo scavalco, ovvero al prestare servizio nella stessa giornata lavorativa in due o più scuole (plessi) della stessa istituzione scolastica, si è ritenuto opportuno non procedere all’analisi di questa variabile, in quanto poco rilevante21.

Si procederà, invece, col prendere in considerazione il numero di mense presenti nell’orario di servizio dei docenti (Grafico 45).

Sempre riferendoci all’anno scolastico 2009/2010, si è ritenuto opportu- no presentare il dato anche in percentuale e sotto forma di grafico, per cer- care di rendere i dati emersi di più facile lettura. Questa modalità ci permet- te di notare che i docenti prevalenti (Grafico 46) sono in percentuale più interessati dalla presenza delle attività di mensa nel loro orario e che, pur registrando la percentuale più alta di 1 sola mensa e non presentando invece situazioni di più di 3 mense settimanali, hanno ancora una volta la percen- tuale più alta di 2 e 3 mense al 54,06% a fronte di un 47,28% dei colleghi

21 Si confrontino i dati con la Tabella 7 e il Grafico 7. 0 10 20 30 40 50 2 7 8 10 14 26 25 16 41 27 26 24 8 2 14 2 000 000 010 201 0 1 2 3 più di 3 1-2 sett.alt. 2-3 sett. Alt.

Grafico 45 - Numero di mense settimanali

P. - Prevalenza

non prevalenti (Grafico 47). Possiamo quindi concludere che i docenti pre- valenti presentano una più alta incidenza di mense settimanali nel loro ora- rio di servizio, conclusione abbastanza prevedibile, in quanto, essendo do- centi prevalenti, possono condividere la distribuzione dell’orario con un numero limitato di colleghi.

10,81% 33,78% 35,14% 18,92% 0,00% 1,35%0,00% 0 1 2 3 più di 3 1‐2 sett. Alt. 2‐3 sett. Alt. Grafico 46 - Prevalenza - Numero mense settimanali

18,18% 29,09% 43,64% 3,64% 3,64% 0,00% 1,81% 0 1 2 3 più di 3 1-2 sett. Alt. 2-3 sett. Alt.

Prendiamo in considerazione il numero di pomeriggi settimanali presen- te nell’orario di servizio (Grafico 48).

0 5 10 15 20 25 30 35 40 2008/2009 P. 2008/2009 NON 2009/2010 P. 2009/2010 NON 0 1 1 2 19 30 28 24 39 29 38 27 8 3 7 2 000 010 000 101 0 1 2 3 più di 3 1-2 sett.alt. 2-3 sett. alt.

Grafico 48 - Numero di pomeriggi settimanali

P. - Prevalenza

NON - Non prevalenza Tempo normale

1,35% 37,84% 51,35% 9,46%0,00% 0,00% 0,00% 0 1 2 3 più di 3 1-2 sett. Alt. 2-3 sett. Alt.

Grafico 49 - Prevalenza - Numero di pomeriggi settimanali

3,51% 42,11% 47,37% 3,51% 1,75% 0,00% 1,75% 0 1 2 3 più di 3 1-2 sett. Alt. 2-3 sett. Alt.

In questo caso, possiamo riscontrare come la situazione tra docenti pre- valenti (Grafico 49) e non prevalenti (Grafico 50) sia sostanzialmente in equilibrio. Quindi, cercando di riassumere, gli insegnanti prevalenti, che sono aumentati del 45,83% nell’anno scolastico 2009/2010 rispetto al- l’anno scolastico precedente, determinando quindi un abbattimento della pluralità docente, hanno espresso soddisfazione per la loro condizione lavo- rativa per il 56,06%, hanno registrato una perdita di ore di compresenza leggermente più ridotta dei colleghi non prevalenti pari comunque al 62,68%, hanno un’assegnazione di classi minore che per il 61,84% signifi- ca una sola classe, sono meno interessati al fenomeno dello spezzato all’in- terno del proprio orario settimanale e, pur registrando una sostanziale equa distribuzione dei pomeriggi tra insegnanti non prevalenti e prevalenti, quest’ultimi hanno comunque nel loro orario settimanale un’incidenza maggiore di attività di mensa.

Considerando che la situazione non risulta poi essere molto migliore ri- spetto a quella dei colleghi non prevalenti, resta da capire quali siano le ra- gioni per cui questi insegnanti manifestino un grado di soddisfazione più marcato. In concreto, cercando di sottolineare solo le modifiche più eviden- ti, possiamo avanzare la lettura che le ragioni di tale posizione possano es- sere determinate da: percezione di maggiore autorevolezza rispetto agli altri insegnanti della classe (non prevalenti), il che sembrerebbe conferire uno

status professionale più prestigioso; riduzione del numero di classi assegna-

te; aumento delle discipline di insegnamento con conseguente incremento di peso decisionale sulle scelte didattiche e sui rapporti con le famiglie.

Abbiamo visto che anche i docenti che non operano in situazione di pre- valenza e che quindi non avrebbero potuto esprimersi a seguito di un’e- sperienza diretta, si sono espressi a favore del modello dell’insegnante pre- valente. Il dato che emerge dall’indagine, e che sembra essere uno degli a- spetti più preoccupanti emersi dall’elaborazione delle informazioni conte- nute nei questionari, è rappresentato dal rapido e repentino superamento della pluralità docente, intesa come spazio e possibilità di confronto e di intercambio a livello didattico, cui verrebbe a sostituirsi il ripristinarsi di modelli centrati sull’autorevolezza dell’insegnante unico prevalente. Va an- che detto che sia dalle interviste che dai focus group è emerso come questo repentino oblio rispetto alla passata centralità del team docente non sia de- terminato tanto dalla scarsa fiducia dei docenti primari nella collegialità, quanto dalla concreta impossibilità che essa possa continuare ad esistere come modello paritetico di conduzione dell’insegnamento, dal momento che essa, almeno in classe, è stata eliminata dall’Ordinamento della scuola primaria proprio dai recenti provvedimenti di legge. Ecco perché fra tutti i modelli possibili quello più ambito sembra essere quello dell’insegnante

prevalente, considerato più funzionale sia sul piano organizzativo che su quello didattico, sia da coloro che effettivamente si sono trovati a ricoprire il ruolo dell’insegnante prevalente sia da parte degli insegnanti non preva- lenti che aspirerebbero a diventarlo. Molti docenti non prevalenti infatti la- mentano la mancanza di autorevolezza e di riconoscimento della loro pro- fessionalità a seguito dell’alto numero di classi in cui operano, del numero spesso consistente di discipline di insegnamento, della frammentarietà del- l’orario di servizio che impedisce il consolidarsi di relazioni collaborative sia con i colleghi che con i genitori degli alunni.

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