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e sull’organizzazione del lavoro degli insegnant

2. Ricerca educativa sulla professionalità docente e uso del questionario come strumento di indagine

2.1. La costruzione di un questionario

La costruzione di un questionario deve avvenire secondo precisi criteri metodologici, affinché le domande formulate, e quindi le risposte ottenute, risultino rilevanti rispetto agli scopi della ricerca. A tal fine è consigliabile, prima di procedere all’elaborazione del questionario, effettuare un’indagine preliminare che consenta, da un lato, di individuare con maggiore chiarezza gli elementi caratterizzanti la situazione in esame e, dall’altro, di compren- dere quale tipo di informazioni possono fornire soggetti con caratteristiche simili a quelli selezionati per la ricerca vera e propria.

Si dovrà prestare particolare attenzione sia alla scelta delle domande che alla loro costruzione, in quanto i singoli item devono consentire al rispon- dente di poter fornire una risposta che potrà essere successivamente inter- pretata in modo univoco. Per questo scopo la codifica delle risposte aperte potrà rivelarsi particolarmente utile. Sarà quindi necessario, in fase di co- struzione del questionario, seguire uno schema operativo che, dopo aver elaborato un modello generale di riferimento basato sul progetto di ricerca, potrà prevedere:

 scelta delle domande nell’ottica di una reale funzionalità con il progetto di ricerca esplicitato nel modello generale di riferimento;

 formulazione delle domande in modo che queste siano rispondenti alle esigenze della ricerca;

 stesura delle istruzioni affinché i dati forniti attraverso le risposte non siano poi inutilizzabili20.

Per giungere alla scelta delle domande è fondamentale compiere uno studio preparatorio che permetta di evidenziare quelli che sono gli aspetti maggiormente significativi, critici e magari meno indagati del tema che si intende affrontare. In questa fase può rivelarsi utile condurre delle interviste libere o semistrutturate a testimoni privilegiati, costituire piccoli focus

group con soggetti che presentano caratteristiche simili a quelle del cam-

pione/gruppo di riferimento.

Per quanto riguarda invece la formulazione delle domande, come ab- biamo già anticipato, il questionario può essere costituito da domande chiu- se e/o aperte che hanno caratteristiche diverse, e che possono risultare più o meno funzionali a seconda dell’oggetto da indagare.

Le domande aperte lasciano al rispondente piena libertà di risposta, che potrà esprimersi, nell’interesse di chiarire la propria posizione, anche attra-

20 Cfr. P. Lucisano, A. Salerni, Metodologia della ricerca in educazione e formazione, cit., p. 193.

verso esempi e comunque avrà la possibilità di argomentare la propria posi- zione, magari non ritrovandola tra le opzioni tipiche delle domande chiuse, questi potrà inoltre fornire ulteriori elementi aggiuntivi non precedentemente ipotizzati dal ricercatore. Nel contempo, però, questa tipologia di domande può mettere in difficoltà chi non possiede sufficiente dimestichezza con l’e- spressione in forma scritta delle proprie idee, oltre ad essere una metodologia che tende a impegnare maggiormente il rispondente, anche in termini stret- tamente temporali. Inoltre, le risposte alle domande aperte sono più difficil- mente standardizzabili, per cui la fase di registrazione dei dati sarà sicura- mente più complessa e il ricercatore quindi sarà costretto a raccogliere le ri- sposte in gruppi il più omogenei possibili, con il rischio di perdere quantità e qualità delle informazioni. In altri termini, dovrà ex post compiere le azioni (di codifica) che, con l’uso di domande chiuse, farebbe ex ante21.

Le domande chiuse risultano essere meno impegnative per il risponden- te, in quanto di solito non occorre molto tempo per fornire una risposta e il rispondente sarà tenuto a rimanere concentrato soprattutto sul contenuto del questionario, senza di fatto poter spaziare e aggiungere dati che magari non risulterebbero funzionali alla ricerca. Inoltre, le domande chiuse che preve- dono delle opzioni di risposta, dette anche domande strutturate, spesso fun- gono da spiegazione per comprendere a pieno il senso dell’item e, quindi, la tipologia di domanda finisce per favorire essa stessa la possibilità che il ri- spondente fornisca la risposta più corretta per lui. Il vantaggio principale nell’uso delle domande chiuse è dato dall’immediatezza della codifica delle risposte e dalla relativa rapidità di inserimento delle stesse nella matrice- dati che sicuramente sarà stato possibile costruire ancor prima di avere la restituzione dei questionari con le domande compilate. Facendo quindi un parallelo con quanto detto relativamente alle domande aperte, appare ovvio rilevare che le domande chiuse non potranno far emergere altre informa- zioni aggiuntive alle opzioni preventivamente scelte dal ricercatore, fino alla possibilità che un rispondente non riesca a trovare una possibile rispo- sta che lo rappresenti, situazione che, se ripetuta più volte durante la compi- lazione del questionario, potrebbe far insorgere nel rispondente una sensa- zione di frustrazione tale da indurlo ad interrompere la compilazione22.

Le due tipologie di domande qui considerate possono essere presenti en- trambe all’interno dello stesso questionario. Si può inoltre prevedere che l’ultima opzione fornita in caso di domande chiuse venga formulata per

21 Cfr. E. Gattico, S. Mantovani, La ricerca sul campo in educazione. I metodi quantita-

tivi, cit., pp. 121-122.

esteso dallo stesso rispondente, qualora questi non si riconosca in nessuna di quelle proposte, oppure è possibile prevedere sempre un’ultima opzione, la dicitura «altro: …», evitando così di imporre al soggetto risposte non pertinenti o nelle quali non si identifica23.

La scelta dell’una o dell’altra tipologia di domande va effettuata tenendo conto dei vantaggi che ciascuna di esse offre, anche in relazione all’ogget- to/situazione/problema che si sta indagando ed agli scopi della ricerca.

Tutte le domande che compongono un questionario, siano esse aperte o chiuse, devono essere chiare, facilmente comprensibili e non ambigue, cioè interpretabili in modo univoco. Le domande dovrebbero essere espresse il più brevemente possibile, tenendo però in considerazione, sia il fatto di riu- scire a fornire tutti gli elementi necessari relativi alla richiesta che si sta sot- toponendo, sia rendere chiaro l’oggetto della domanda, soprattutto quando si stanno indagando questioni di carattere strettamente personale o meglio che richiedono l’espressione di un giudizio personale, di un punto di vista, di una percezione, di un apprezzamento, l’indicazione del grado di soddi- sfazione riscontrato dal soggetto. In taluni casi può essere utile far riferi- mento a questioni concrete, anche attraverso eventuali esemplificazioni tese a fornire ai rispondenti elementi utili, punti di riferimento chiari, volti a fa- cilitare la comprensione della domanda e quindi la risposta. Particolare at- tenzione dovrà essere dedicata all’adozione di un adeguato registro lingui- stico, infatti, a seconda dell’argomento che si vuole trattare e della tipologia del campione a cui verrà somministrato il questionario, dovrà variare anche il tipo di linguaggio adottato, ovviamente con l’intento di rendere mag- giormente comprensibile e, se possibile familiare al rispondente, la doman- da stessa, attraverso l’uso di un linguaggio specifico, soprattutto nei casi in cui il campione di riferimento abbia come caratteristica comune quella di appartenere ad una certa categoria professionale24.

Un altro fattore da evitare è il ricorso ad espressioni che contengano una valutazione del rispondente che, in questo caso, per incontrare l’approvazio- ne del ricercatore, potrebbe essere portato a dare una risposta non sincera25.

Considerando invece la strutturazione complessiva del questionario, un primo consiglio da seguire è che esso non superi una certa lunghezza, in modo tale da non impegnare il compilatore per tempi superiori ai 40-50 minuti26. La lunghezza del questionario ed il numero totale delle domande,

23 Cfr. P. Lucisano, A. Salerni, op. cit., p. 195. 24 Cfr. E. Gattico, S. Mantovani, op. cit., pp. 125-129. 25 Cfr. P. Lucisano, A. Salerni, op. cit., p. 194.

26 Cfr. G. Domenici, Metodologia della ricerca educativa. Corso introduttivo, cit., pp. 71-72.

ad ogni modo, non sono definibili a priori, essendo subordinati a molteplici fattori, come ad esempio i destinatari, il tipo di informazioni richieste o il modo in cui avviene la somministrazione27.

Altri accorgimenti da seguire riguardano l’ordine delle domande, in parti- colare, pur mantenendo sempre una successione logica nella presentazione dei quesiti, è necessario iniziare ponendo domande interessanti, ma allo stes- so tempo a cui sia facile rispondere. Nella parte centrale e nell’ultima parte del questionario, si troveranno invece le domande più impegnative, come quelle aperte che richiedono maggiore tempo e concentrazione. Qualora il questionario contempli anche domande delicate e potenzialmente «sensibili», nella misura in cui potrebbero suscitare delle reazioni da parte dei risponden- ti, e sfociare addirittura nel rifiuto di proseguire, è opportuno che queste ven- gano posizionate nella parte terminale del questionario, in tal modo non si perderanno le informazioni già date attraverso le precedenti risposte. Bisogna inoltre evitare di formulare, l’una di seguito all’altra, domande con funzione di controllo dell’attendibilità, bensì cercare di alternarne le diverse tipologie, spiegando però ogni volta in che modo rispondere.

Quando possibile, infine, è consigliabile applicare la tecnica dell’im- buto, che consiste nel formulare prima domande generali e poi via via sem- pre più specifiche. «Questa tecnica è strettamente connessa alla formula- zione di domande filtro, ossia di domande che chiedono al rispondente di dare un’informazione la cui risposta determina il percorso successivo che l’intervistato dovrà seguire»28, ossia se dovrà rispondere alla domanda o al

gruppo di domande successivo, oppure saltare ad un’altra domanda indica- ta; anche per questo i questionari possono comprendere più sezioni, distinte per problemi o per argomenti29.

Un ultimo aspetto da non trascurare, trattandosi di uno strumento che, per definizione, utilizza la forma scritta, è la presentazione grafica e l’impa- ginazione del questionario. A questo proposito, le indicazioni principali nel caso delle domande chiuse sono quelle di disporre le alternative di risposta l’una al di sotto dell’altra e non accanto, per consentire una migliore leggi- bilità, e di lasciare uno spazio adeguato per scrivere le risposte, nel caso delle domande aperte. Per agevolare il lavoro del ricercatore, soprattutto nella fase di tabulazione delle risposte, è inoltre opportuno numerare pro- gressivamente le domande30.

27 Cfr. P. Lucisano, A. Salerni, op. cit., p. 195. 28 Ivi, p. 197.

29 Cfr. E. Gattico, S. Mantovani, op. cit., pp. 133-138. 30 Cfr. P. Lucisano, A. Salerni, op. cit., p. 195.

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