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CAPITOLO 4. LA SOSTENIBILITA’ DELLA SUPPLY CHAIN NEL SETTORE

4.1 Caratteristiche dei due settori

4.1.1 Il settore dell’abbigliamento

Prima di tutto, è necessario descrivere quali sono le caratteristiche che contraddistinguono i settori in cui sono presenti le aziende sopra citate.

Il settore in cui si trova H&M è il settore dell’abbigliamento fast fashion, detto anche pronto moda, in quanto si occupa prima, di produrre i capi e solamente dopo di venderli. Proprio per questo, il fast fashion si differenzia molto dalle collezioni programmate che invece per prima cosa, nascono prima della stagione in cui saranno presenti nei negozi, tramite lo studio e la realizzazione dei modelli che vengono successivamente presentati nella collezione. Le vendite si basano su tali modelli e la produzione avviene solamente in un secondo momento, in base alle vendite effettuate; è evidente quindi come le collezioni programmate impongano ai negozi di acquistare i capi anticipatamente, rispetto a quando avviene effettivamente la vendita in negozio.

Il fast fashion invece, nasce durante la stagione di vendita con la realizzazione e la produzione di collezioni in maniera molto veloce che consentono all’azienda stessa di acquistare e vendere allo stesso momento.

Oggigiorno, aziende di fast fashion come H&M hanno molto successo, spesso perché il consumatore è sempre più esigente in quanto richiede velocità dei modelli a disposizione, con uno stile gradevole e vasto tra cui scegliere ma anche prezzi economici allo stesso tempo. Questo però non è l’unico motivo, infatti, i negozianti acquistano prima della stagione di vendita le collezioni programmate e successivamente le vendono. Tuttavia,

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spesso può succedere che il negoziante non ha il prodotto a disposizione poiché non lo ha acquistato o semplicemente lo ha esaurito ed è in questa situazione che i prontisti prendono ispirazione dai capi delle collezioni programmate, riproducendoli ed offrendoli ai negozianti in modo tale che questi non perdano le vendite, andando a coprire il gap provocato dalla lentezza delle collezioni programmate.

Il pronto moda quindi si avvantaggia delle incapacità di alcune aziende del programmato nel comprendere i gusti del mercato e nel riassortire velocemente i punti vendita. La velocità dei prontisti è sostanzialmente data da:58

- Uso di materiali standard che i fornitori possono produrre molto rapidamente e di cui talvolta mantengono scorte pronte per la vendita;

- Lavorazioni semplici ed essenziali che possono essere eseguite da un numero molto alto di produttori, il che rende facile trovare laboratori liberi e in grado di eseguire immediatamente il lavoro;

- Livello di qualità e di prezzo che non richiede particolari cautele e controlli nella produzione.

Rispetto alle collezioni programmate quindi, il fast fashion è caratterizzato da capi stagionali e di tendenza, con un livello qualitativo più basso e tempi di realizzazione molto brevi, cosa che non sarebbe possibile utilizzando materie prime pregiate o ricercate. Inoltre, tali capi hanno un prezzo di solito economico, in quanto vengono realizzati in serie e non sono prodotti esclusivi.

4.1.2. Il settore alimentare

L’altra azienda che prendiamo in considerazione è Illycaffè, facente parte del settore alimentare. Con l’espressione industria alimentare si intende indicare una vasta e varia gamma di industrie interessate al trattamento degli alimenti. La materia prima, derivante direttamente dall’agricoltura, viene trasformata in prodotti di consumo più o meno

58 V. Bini, La supply chain della moda – Strumenti per la gestione globale dell’impresa: dallo sviluppo del

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immediato o conservabili, in maniera naturale o elaborata, con caratteri organolettici accettabili e valore nutritivo non molto diverso dall’originario59.

Tale tipo di attività fa parte di un settore altamente competitivo e che incide in maniera notevole sull’economia italiana, mettendo in relazione aziende di diverse dimensioni che operano tra di loro e che devono scontrarsi ai giorni di oggi con problemi relativi alla sostenibilità, all’ambiente e al rapporto con i propri consumatori; basti pensare che secondo i dati ISTAT, la spesa in beni alimentari è stata nel 2018 pari al 18% della spesa totale per i consumi delle famiglie60.

Possiamo affermare che l’industria alimentare odierna e soprattutto la grande distribuzione organizzata, deve avere la capacità di confrontarsi quotidianamente con i consumatori, cercando di soddisfare maggiormente rispetto al passato le loro esigenze che si traducono in maggiore varietà di prodotti, i quali devono essere di buona qualità, facilmente preparabili e consumabili, dato il tempo sempre meno che le persone hanno a disposizione.

L’attenzione del consumatore nella scelta di un prodotto alimentare è rivolta soprattutto oggigiorno al prezzo piuttosto che alla marca ma anche al luogo di provenienza del prodotto stesso.

In particolare, gli italiani sono maggiormente interessati alla tossicità dei prodotti e alla loro provenienza per il 61% degli intervistati, rispetto al 50% degli europei intervistati. A preoccuparci maggiormente sono i residui di antibiotici, steroidi e ormoni nella carne, questione indicata dal 44% degli italiani come prioritaria. Seguono gli inquinanti presenti per esempio nel pesce o nei prodotti lattiero caseari, mentre solo il 24% si dice preoccupato dagli OGM, contro una media europea del 27%. Gli unici due aspetti che preoccupano più gli italiani della media europea sono le reazioni allergiche a cibi o bevande e le tracce di materiali che entrano a contatto con gli alimenti, come plastica o alluminio61.

Come afferma inoltre l’articolo de “Il Sole 24 Ore” del 18 giugno 2019, “la sicurezza del prodotto, la protezione del marchio, il controllo della filiera, sono oggi punti fermi per pensare ad un’industria alimentare di successo su scala globale e lo sono a maggior ragione in funzione del peso dell'agrifood, un settore in crescita del 2,2% nel primo

59 http://www.treccani.it/enciclopedia/industria-alimentare/ 60 https://www.istat.it/it/archivio/231145

61https://www.infodata.ilsole24ore.com/2019/07/07/alimentazione-perche-interessati-solo-alla-

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quadrimestre del 2019 (dati Federalimentare) e una delle espressioni più importanti del

Made in Italy all'estero, con 42 miliardi di euro di export.”

L’industria alimentare e in generale l’intero settore, quindi, deve ricercare costantemente alla luce di queste considerazioni di effettuare innovazioni. Il ruolo delle tecnologie, nell'evoluzione di questo settore, è altresì essenziale: agricoltura di precisione, localizzazione tramite Gps, sensori e droni, tracciabilità dei prodotti in formato digitale, innovazione dei processi della logistica e sul packaging e infine, perché i dati sono pervasivi anche nel food e diventano uno strumento fondamentale anche per un'azienda alimentare62.

Si sviluppa quindi oggigiorno, la necessità per le aziende di disporre della figura del food

engineer, un soggetto che deve avere le capacità di saper intervenire nei processi che

hanno luogo lungo la filiera, sapendo comprendere e anticipare le esigenze future dei consumatori.