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CAPITOLO 4. LA SOSTENIBILITA’ DELLA SUPPLY CHAIN NEL SETTORE

4.2 Il Caso H&M

4.2.3. La catena green di H&M

4.2.3.3. Produzione sostenibile

Un’azienda che decide di essere sostenibile, non può certamente trascurare lo svolgimento del processo produttivo. Le aziende di moda come H&M utilizzano grandi quantità di acqua e prodotti chimici nei loro cicli produttivi; per raggiungere una maggiore sostenibilità in termini ambientali, tali aziende devono saper gestire le risorse idriche e le sostanze chimiche che utilizzano.

A tal proposito, H&M nel 2018 ha adottato “Screened Chemistry”, un processo di chimica controllata che consente di scegliere i migliori prodotti chimici disponibili e le alternative più sicure; inoltre, include la possibilità di assegnare un punteggio alle sostanze chimiche basato sul loro grado di pericolosità, ovvero sulla tossicità di tali sostanze e dei loro effetti sulle persone e sull’ambiente.

Il gruppo ha anche rilanciato una lista positiva di sostanze chimiche che, entro il 2030, devono essere valutati secondo il loro grado di pericolosità. Al fine di escludere in futuro l’utilizzo di sostanze tossiche ed evitare che queste entrino nel ciclo produttivo, H&M ha anche attuato una mappatura dei flussi dei rifiuti tessili.

Un altro aspetto rilevante per H&M è la gestione delle risorse idriche: l’azienda infatti da più di dieci anni si impegna per ridurre il proprio impatto in termini di consumi idrici lungo la propria supply chain e dal 2011 collabora con il WWF, con il quale ha potuto sviluppare una strategia di gestione dell’acqua che si articola in cinque fasi:

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1) Consapevolezza dell’acqua: riguarda la sensibilizzazione delle risorse idriche presso l’azienda di H&M, le fabbriche dei fornitori del gruppo e tra i clienti per garantire una comprensione di alto livello delle sfide idriche globali e della loro dipendenza dall'acqua dolce;

2) Conoscenza dell’impatto: fa riferimento alla misurazione dell'impatto e del rischio dell'acqua all'interno dei negozi, dei magazzini del gruppo e delle fabbriche dei fornitori;

3) Azione interna: si riferisce a ciò che avviene all’interno dell’azienda quindi l’obiettivo in tale fase è migliorare l'uso dell'acqua nei negozi, magazzini del gruppo ma anche quello dei fornitori aziendali;

4) Coinvolgimento degli stakeholder: concerne alla collaborazione con altre società e governi per affrontare le problematiche idriche in specifiche aree di interesse;

5) Influenze del governo: riguarda l’impegno dell’azienda con i governanti a gestire i bacini idrici in modo sostenibile.

Questa strategia di gestione dell’acqua di H&M appare quindi innovativa, andando oltre i confini dell’azienda stessa e permettendo di osservare gli impatti ambientali e sociali che si hanno lungo l’intera supply chain del gruppo.

Nel 2018, inoltre H&M ha elaborato, come parte della propria strategia di gestione delle risorse idriche, una tabella di marcia che prevede una gestione integrata delle stesse e che consideri l’acqua come un bene condiviso. A tal fine, il gruppo si è proposto cinque obiettivi da raggiungere entro il 2022:

1) Quantità di acqua: il gruppo si impegna a diminuire il consumo di acqua del 25% rispetto a quanto consumato nel 2017 e si impegna a raccogliere ed utilizzare acqua piovana dove possibile;

2) Qualità dell’acqua: riguarda una serie di valutazioni sugli impianti che si occupano di effettuare il trattamento degli effluenti, al fine di ottenere certificazioni sulla qualità delle risorse idriche;

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3) Circolarità dell’acqua: il gruppo entro il 2022 prevede di riciclare il 15% del consumo totale di acqua utilizzata nei processi produttivi e prevede anche di riutilizzare il 5% delle acque di scarico all’interno delle proprie strutture;

4) Azione collettiva: costruire e migliorare le relazioni con gli stakeholder e con supporto progressivo sugli obiettivi idrici, basato sulla scienza;

5) Comunicazione: riguarda sia l’intero personale di H&M, che deve ricevere una formazione sulla gestione delle risorse idriche via e-learning, sia i fornitori del gruppo che devono essere sensibilizzati sui rischi legati all’acqua, sulla loro mitigazione e sulle misure di efficienza.

Tra le azioni di sostenibilità del gruppo per quanto riguarda la gestione delle risorse idriche, possiamo ricordare che H&M incoraggia anche i propri fornitori a raccogliere ed utilizzare acqua pluviale e nello stesso anno infatti, Hamza Textiles, un loro partner situato in Bangladesh, ha raccolto 18,9 milioni di litri di acqua piovana.

Inoltre, l’azienda ha condotto anche un’analisi sulla provenienza dell’acqua che impiega nella propria supply chain: il 38% di acqua proviene dal terreno, il 5% da acque di superficie, il 52% da acqua statale e il 5% da acqua di lavorazione.

H&M ha anche installato impianti ad alta efficienza idrica per il 64% dei suoi punti vendita, uffici e centri di distribuzione, con l’obiettivo entro il 2020, di dotarsi di questo tipo di apparecchiature per lo svolgimento di tutte le sue attività.

Poiché in molti paesi non vi sono le condizioni e le risorse necessarie per adottare soluzioni che possano contribuire a ridurre il consumo di acqua, H&M ha collaborato tra il 2017 ed il 2018 con il WWF per finanziare impianti tessili per la produzione sostenibile nel bacino di Büyük Menderes, in Turchia.

Possiamo quindi affermare che dato che nell’industria della moda, l’acqua è una risorsa molto importante poiché viene utilizzata anche per la il lavaggio e la tintura dei tessuti, consumandone per questo ingenti quantità, H&M è alla continua ricerca di soluzioni e tecnologie innovative in grado di ridurre il consumo di acqua.

Sempre nell’ambito della gestione delle risorse idriche, un ulteriore problema che dev’essere preso in considerazione è il rilascio delle microfibre nel sistema idrico, che si ha quando tessuti sintetici come il poliestere, nylon e acrilico vengono lavati. A causa di

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ciò, ogni anni circa 500.000 tonnellate di microfibre, pari a 50 miliardi di bottiglie di plastica, finiscono nel mare. H&M a tal proposito, sta anche analizzando come avviene il rilascio delle microfibre durante il processo di lavaggio per capire se è possibile diminuire la liberazione di tali sostanze, aderendo al progetto Midshed del gruppo di ricerca svedese RISE; proprio per questo quindi, la questione delle microfibre dev’essere affrontata in tutte le fasi della supply chain (progettazione, produzione, utilizzo e fine vita del prodotto).

Inoltre, il gruppo ha anche adottato l’utilizzo di sacchetti da lavanderia specializzati per il filtraggio delle microfibre e per evitare che finiscano nel sistema idrico, dichiarando però che questa è una soluzione da poter attuare nel breve periodo, ricercando soluzioni più innovative, stabili e durature per il lungo periodo.