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CAPITOLO 4. LA SOSTENIBILITA’ DELLA SUPPLY CHAIN NEL SETTORE

4.4 Considerazioni finali

In questo capitolo abbiamo analizzato la sostenibilità della catena di fornitura di H&M, nota azienda di abbigliamento e di Illycaffè, nel settore alimentare.

La mia scelta è ricaduta su questi due settori in quanto li ritengo entrambi pionieri di un impegno verso la sostenibilità ambientale e sociale. È stato dunque per me interessante comprendere la struttura della supply chain, in ottica di sostenibilità, di due grandi aziende di successo come quelle affrontate. Dal confronto pertanto, emergono elementi di contatto e di diversità.

Gli elementi di contatto riguardano:

- Garanzia della qualità: sia nel settore alimentare che nel settore dell’abbigliamento, le aziende si impegnano ad assicurare qualità al cliente finale. Nei casi che abbiamo analizzato ricordiamo che la mission di H&M è “Moda e qualità al miglior prezzo” mentre quella di Illycaffè enuncia “Deliziare tutti coloro che, nel mondo, amano la qualità della vita e la bellezza, attraverso il migliore caffe che la natura possa offrire, esaltato dalla tecnologia e dall’arte”. Possiamo notare allora come la qualità sia un elemento fondamentale ed imprescindibile per ogni azienda che vuole avere successo sul mercato e quindi anche per entrambe le aziende considerate;

- L’origine delle materie prime: è possibile osservare come le materie prime, utilizzate in entrambe le aziende prese in considerazione, quindi cotone, lana, lino ed altre fibre utilizzate da H&M e la materia prima in assoluto di Illycaffè, ovvero il caffè verde crudo, siano di origine agricola;

- La sicurezza: questo aspetto non è tipico solamente delle aziende del settore alimentare come Illycaffè ma fa riferimento anche alle aziende del settore abbigliamento come H&M, poiché l’utilizzo di pesticidi e di additivi chimici non

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riguarda solo il cibo ma anche ciò che indossiamo. L’utilizzo di questi prodotti infatti, se da un lato contribuisce ad una maggiore produttività dei terreni agricoli dall’altro può invece concorrere alla formazione di malattie, dovute sia all’ingestione sia al contatto con la pelle di tali sostanze.

- L’internazionalizzazione della supply chain: questo aspetto ha coinvolto le aziende sia del settore dell’abbigliamento, sia del settore alimentare. Le aziende di H&M e di Illycaffè sono un chiaro esempio di come la catena di fornitura possa essere estesa a livello internazionale in entrambi i settori;

È possibile però osservare anche alcuni elementi di diversità:

- Sicurezza e tracciabilità dei prodotti: anche se come abbiamo già visto, ci sono degli elementi in comune in questo ambito, la sicurezza e la tracciabilità hanno un ruolo molto più importante nel settore alimentare rispetto al settore dell’abbigliamento, in quanto malattie o contaminazioni, hanno dei riflessi immediati sulla salute della persona.

- I rapporti lungo la supply chain: tra le aziende che si trovano in due settori diversi ovvero, H&M nel settore abbigliamento e Illycaffè nel settore alimentare, vi sono notevoli differenze per quanto riguarda le relazioni che intercorrono lungo la catena di fornitura.

Per quanto riguarda H&M analizzando la sua green supply chain è possibile osservare come la stessa azienda, al fine di ridurre l’impatto ambientale e di creare valore responsabile, abbia puntato maggiormente sul consumatore ad esempio attraverso i programmi come “Garment Collecting” e “Take Care”. Il primo, ricordiamo che consente la raccolta da parte di H&M di qualsiasi capo in qualsiasi stato di usura, in cambio di buoni acquisto da concedere ai clienti e da utilizzare sui loro prossimi acquisti mentre il secondo programma consente di riutilizzare, modificare e riparare i propri capi grazie a dei veri e propri kit di cucito venduti dal gruppo H&M; è evidente come tali azioni permettano di ridurre l’impatto dei rifiuti sull’ambiente, consentendo ai prodotti di avere una seconda vita.

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Per Illycaffè invece, la creazione di valore responsabile è maggiormente incentrata sul proprio rapporto con i fornitori. Come abbiamo potuto analizzare, Illycaffè ha attuato una formazione e sensibilizzazione dei fornitori instaurando un sistema di relazioni dirette con i propri fornitori, in modo che possano essere selezionati nei paesi produttori i coltivatori migliori, vengano formati attraverso i corsi erogati dall’Università del Caffè ed infine, che l’azienda si impegni ad acquistare le produzioni migliori direttamente da tali coltivatori corrispondendo loro un prezzo superiore a quello di mercato al fine di premiare la maggiore qualità riconosciuta ai chicchi di caffè forniti, stimolandone anche il miglioramento continuo. Tutto questo, al fine di garantire tracciabilità, reciprocità e qualità della filiera produttiva.

Il successo delle due imprese sul mercato si può riscontrare anche nel fatturato che ciascuna di loro ha realizzato. E’ possibile infatti confrontare il fatturato di H&M e di Illycaffè, dal 2017 al 2018: entrambe le aziende registrano un volume di vendita in crescita da un anno all’altro.

H&M ha totalizzato nel 2018 un fatturato di 210,4 miliardi di corone svedesi pari a 20,3 miliardi di Euro, registrando una crescita del 5% rispetto al 2017, anno in cui il gruppo ha realizzato un fatturato di 200 miliardi di corone svedesi che corrispondono a 19,35 miliardi di Euro. L’azienda produttrice di caffè ovvero Illycaffè ha invece conseguito un fatturato nel 2018 pari a 483 milioni di Euro, in crescita del 3,5% rispetto al 2017 nel quale ha totalizzato un fatturato di 467 milioni di Euro.

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CONCLUSIONI

Il presente lavoro ha effettuato in primo luogo, una disamina delle varie definizioni di

supply chain e supply chain management fornite dalla letteratura; in questo modo è stato

possibile capire il significato e l’origine dei due termini, grazie anche al chiarimento di alcuni concetti. Infatti, nonostante gli studi su questi argomenti siano molto vasti e recenti, spesso i termini di supply chain management e di logistica integrata sono stati equiparati ma è stato opportuno specificare che in realtà, hanno due significati diversi. Il supply

chain management riguarda il coordinamento dei processi che coinvolgono i vari attori

che fanno parte della catena di approvvigionamento: fornitori, produttori, distributori e clienti, quindi, le sinergie che si creano tra tutte le aziende coinvolte a monte e a valle della catena. La logistica integrata invece, fa riferimento ad un processo interno all’azienda e si occupa di gestire il flusso fisico dei materiali e le relative informazioni, dall’approvvigionamento delle materie prime fino alla consegna dei prodotti al consumatore finale.

Abbiamo anche analizzato i principali modelli proposti dalla letteratura che descrivono i processi coinvolti nella gestione della supply chain, come il modello di Cooper, Lambert e Pagh ed il modello di Slack, fino a concentrarsi sull’integrazione della supply chain all’interno dell’organizzazione, delineando quali sono i processi coinvolti ed i sottoprocessi che si svolgono al suo interno.

Scopo di questo elaborato è stato quello di sostenere che la gestione della catena di fornitura può essere uno strumento strategico per raggiungere una posizione di vantaggio competitivo da parte delle aziende. Questo è stato spiegato attraverso il concetto di value

chain, definendone struttura ed impostazione ed il cui principale obiettivo è comprendere

le attività strategicamente rilevanti per l’impresa, ovvero generatrici di valore, in modo da capire in che cosa l’azienda stessa può differenziarsi. Considerando anche il concetto di sistema del valore abbiamo anche mostrato come la value chian della singola azienda comprenda una sistema più esteso, di cui fanno parte anche le catene del valore di tutti gli altri attori coinvolti nella filiera.

Inoltre, abbiamo evidenziato come l’azienda debba organizzare e costruire la propria catena di fornitura in coerenza con la strategia aziendale e tenendo conto di elementi come le preferenze del cliente (tipo di prodotto, servizio richiesto, tempi di attesa, prezzo che è disposto a pagare per l’ottenimento di un certo prodotto o servizio) e quali siano le

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strategie attuabili lungo la supply chain ovvero di progettazione, produzione ma anche strategie relative al rapporto da instaurare con fornitori e distributori dell’azienda. Sempre in ambito strategico, abbiamo analizzato come sia importante considerare i rischi che possono verificarsi lungo la supply chain, dato che, la pessima gestione dei rischi lungo tale catena è la causa principale del fallimento di molte aziende. Abbiamo anche definito qual è il ruolo del supply chain manager e il modello per la gestione dei rischi proposto da Martin Christopher.

Abbiamo anche ritenuto opportuno dedicare un paragrafo alla misurazione delle prestazioni lungo la supply chain; quest’attività permette all’azienda di comprendere quali sono i processi in cui vi sono delle lacune, in modo tale da intervenire e porvi rimedio: a tal proposito sono stati presentati lo SCOR Model e la Supply Chain Balanced

Scorecard.

Argomento centrale di questo elaborato però, è quello non solo di considerare la gestione della catena di fornitura come strumento strategico ma anche il tema della sostenibilità, considerato in passato solamente in maniera riduttiva rispetto alla rilevanza che invece oggigiorno assume, a causa dei consumi sempre più frenetici dei soggetti e di conseguenza, della velocità con cui si sostituiscono gli oggetti e si producono rifiuti. Analizzando questa sfera, abbiamo potuto constatare come accanto alla responsabilità economica, vi sia la responsabilità ambientale e sociale, considerando il modello della

Triple Bottom Line di John Elkington.

Quello che è stato interessante osservare è come tale tema della sostenibilità sia applicabile all’intera catena di fornitura ed è per questo che si parla di Green Supply

Chain, concetto che nasce dall’unione della supply chain con il green management,

ovvero la gestione degli impatti ambientali e sociali da parte delle aziende. Applicare la sostenibilità all’intera catena di approvvigionamento significa agire con responsabilità verso l’ambiente; per questo sono stati esaminati i vari processi di green supply chain nelle fasi di progettazione, acquisto, produzione e di logistica, ossia distribuzione e la loro gestione.

Infine, l’applicazione di quanto finora affrontato è stata evidenziata con lo studio di due casi aziendali che appartengono a due settori diversi: H&M nel settore dell’abbigliamento fast fashion ed Illycaffè per il settore alimentare. Analizzando i report di sostenibilità di queste due aziende, abbiamo osservato il loro impegno ed i loro sforzi per l’attuazione di una supply chain sostenibile che possa rispettare l’ambiente ma creare allo stesso tempo valore e garantire la qualità per il consumatore finale.

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È stato interessante analizzare questi due settori poiché, i prodotti delle aziende in questione, rientrano tra le spese più frequenti da parte dei consumatori in quanto rispondenti a necessità fisiologiche dell’uomo come nutrirsi e vestirsi, potendo quindi cogliere anche elementi in comune e differenze tra i due settori ed in particolare, tra le due aziende analizzate.

Come abbiamo già accennato oggigiorno, rispetto al passato, l’impegno verso la sostenibilità e la responsabilità è più concreto. Soprattutto abbiamo potuto notare come le innovazioni, rappresentino opportunità di crescita per l’azienda: possono consistere nella creazione di nuovi prodotti o servizi, ma anche di nuovi processi di produzione e permettono all’azienda di chiedersi quale sia l’impatto derivante dall’utilizzo dei propri prodotti, quante risorse naturali sfrutta o se è possibile studiare una versione del prodotto che possa apportare miglioramenti nei confronti dell’ambiente e dei consumatori. Gli investimenti nella supply chain infatti, sono di solito destinati a sviluppare processi di innovazione e sono molto importanti, poiché permettono all’azienda di presidiare la catena di fornitura. In questo modo l’impresa può comprendere l’eventuale erosione di valore generata da relazioni, seppure non evidenti, dannose per l’impresa.

Inoltre, assumendo il controllo della propria supply chain, l’azienda risulta essere più forte e stabile di fronte ai rischi, aumentando la propria capacità di realizzare valore per se stessa e per l’ambiente circostante.

Infine, abbiamo potuto osservare come, dal punto di vista strategico attraverso l’implementazione di azioni sostenibili, l’impresa possa godere di una migliore reputazione sul mercato e riesca a suscitare interesse nei consumatori che sono molto attenti alle tematiche ambientali, i quali, sapranno riconoscere un valore maggiore dei prodotti dell’azienda ecofriendly in questione e che preferiranno tali prodotti, rispetto a quelli delle altre aziende concorrenti.

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