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L‟autobiografia è un genere letterario che si relaziona con discorsi relativi a verità, autenticità, autorialità e confessione. L‟auto-rappresentazione autobiografica è quindi, in questo quadro, un‟operazione di dettatura della memoria, il cui esito è raccontare le esperienze di vita dell‟autore e allontanarsi il più possibile dal polo cui viene contrapposta: la finzione.

562 Ivi, pp.123-124. 563 Ivi, pp.147-148.

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Importante è il nome dell‟autore nelle narrazioni autobiografiche, nella misura in cui identifica l‟unicità e l‟unità che sta a monte del‟evoluzione narrativa, dal momento che nella formulazione canonica del patto autobiografico564 il nome dell‟autore e il nome del protagonista dell‟autobiografia coincidono.

Il romanzo autobiografico della Salem è strettamente connesso alle tradizionali assunzioni circa la natura dell‟autobiografia: la conformità fra il nome dell‟autrice che compare sulla copertina e quello della protagonista che compare nel testo produce un giudizio di autenticità nei confronti del romanzo; l‟opera è la ricostruzione retrospettiva nel tempo, che ripete l‟ordine cronologico dal momento iniziale a quello finale del vissuto dell‟autrice- protagonista.

Nel romanzo, la vita di Salwa è riscritta in accordo con il suo ordine cronologico, per mezzo della fabula, che segue lo sviluppo nel tempo reale, ed è legata, appunto, a una coordinata che si muove dal passato al presente. In effetti, la stesura di Con il vento nei capelli rispetta il rigoroso ordine cronologico, raccontando gli avvenimenti della vita della protagonista dalla nascita fino alla contemporaneità, e concentrandosi, alcune volte, su episodi storici importanti, descrizione di usanze particolari e della geografia delle città e dei paesi.

D‟altronde, l‟autobiografia femminile si mostra molto differente da quella maschile soprattutto per ciò che concerne la scelta dei contenuti: il rapporto con la propria identità da donna diventa il veicolo privilegiato per la rappresentazione del proprio stato d‟animo, oltre all‟introduzione nella trama dei vari temi relativi alla condizione della donna scandagliando sempre più in profondità il sistema di dominio maschile all‟interno della società.

La Salem approda a un tipo di scrittura diretta e intima nella quale i richiami agli spazi conosciuti e alle esperienze vissute prendono vita nel racconto delle esperienze personali della scrittrice. In questo senso, il genere autobiografico diviene autocoscienza e rilettura dell‟esperienza passata, attraverso cui Salwa reinterpreta se stessa in un fluire di ricordi legati agli avvenimenti del suo vissuto e trasmessi al lettore in ordine cronologico.

Nella narrazione autobiografica, la ricostruzione di trame e orditi necessita di un‟autoanalisi delle esperienze e di auto- riflessività. Nell‟autobiografia, quindi, occorre un personaggio completo, a tutto tondo, che è lo stesso autore, il quale racconta la propria storia e la contestualizza in una precisa collocazione spazio-temporale delle azioni del proprio vissuto integrato con quello degli altri; ed è pertanto che dando un‟occhiata all‟indice, si vedono le diverse sezioni dell'autobiografia le quali prendono nome dai paesi in cui ha vissuto insieme

564La nozione del patto autobiografico è l‟affermazione dell‟identità di nome fra autore, narratore del racconto

e personaggio di cui si parla che rimanda al nome dell‟autore in copertina. Il contratto che si stabilisce fra autore e lettore determina il modo di lettura del testo. (Cfr. Philippe Lejeune, Il patto autobiografico, Bologna, Il Mulino, 1986, pp.11- 14; 26-28 (Ed. originale: Le pacte autobiographique, Paris, Seuil, 1975).

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al periodo: dagli “Anni Trenta a 1948” trascorsi a Yafa, la sua città nativa di “Nablus 1948- 1959”, e poi "Kuwait 1959-1966," "Vienna 1966-1970," e “Italia 1970-1992”.

All‟interno della narrazione, inoltre, esclusivamente in prima persona, è al contempo presente un uso del pronome “noi” seguito spesso da vari aggettivi “palestinesi”, “ragazze”, “donne”, “bambini”, “fratelli”, “giovani” quasi a rivendicare non solo per se stessa, ma per i suoi connazionali, uno spazio nella storia, oltre a rispecchiare in modo ancora più palese le caratteristiche di una società o addirittura di una cultura e offrire un resoconto oggettivo e spersonalizzato. Come in “Noi bambini potevamo contare sulla sua complicità per tutte le cose che non potevamo chiedere alla mamma”565, oppure in “A quei tempi […] noi ragazze

portavamo quei vestiti aderenti fino in vita con la gonna a cloche, a campana”566

o ancora “In quei vent‟anni noi palestinesi eravamo rimasti separati, isolati gli uni dagli altri, quasi senza contatti.”567

Infine, soffermandosi sul linguaggio adoperato nel romanzo, si nota in primo luogo che si tratta di un linguaggio sobrio e scorrevole, però spicca immediatamente l‟immissione di forestierismi arabi i quali conferiscono al testo un carattere poli-linguistico, un certo esotismo, e soprattutto aiutano a situarlo geograficamente nella Palestina araba. I numerosi termini arabi, che per semplicità si è scelto di traslitterarli spesso con segni diacritici e accenti, sono dati in corsivo e sempre tradotti o spiegati alla prima occorrenza, di solito a piedi pagine, e successivamente riportati solo in corsivo. Riporto qui di seguito la lista completa di termini arabi citati nel romanzo della Salem:

zagharìt (p.9; 89), tabla (p.10), wadi (p.11), mukhtàr (p.19), nakba (p.20), intifada (p.21; 42;

150; 152; 153), lihàf (p.25), zèit, zatar, zeitùn, gibna, khubz, maqluba, mulukhìa, bàmia,

kufta, dawàli, muskhkhan (vari nomi di cibi e pietanze a p.25), qawmiyìn al-arab (p.30), kàfira (p.38), ala hall shàriha (p.40; 61; 63), mandìl (p.40), suq (p.42), giabal an-nar (p.42), sadd al-ali (p.46), Abu l-Hul (p.46), hatta (p.53), bigìb al-haz (p.57), ramadàn (p.58; 77;

140), Dàr al-muallimàt (p.62; 63), al-Risàla (p.68), al-merkab (p.69), abbaya (p.71; 72; 138); Sanàrgia yauman ila hayyina (p.76), aìd al-kabìr (p.77), khuttàb (p.82; 84), Lyali al-

uns fi Vina (p.82), muqaddam (p.85), mu‟akhkhar (p.85), imàm (p.86), kohl (p.119), amìr

(p.136; 135).

Ultima nota è sulla sintassi dell‟opera la quale risulta abbastanza semplice, paratattica e poco complessa, con la prevalenza della coordinazione che consente di leggere agevolmente anche periodi lunghi e incisi che si protraggono per due o tre righe.

565 Salwa Salem, op.cit, p.16. 566 Ivi, p.52.

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