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Il nesso con la commedia all’italiana e i media

Chi legge la narrativa di Lakhous, non può fare a meno di notare i tantissimi rimandi alla famosa commedia all‟Italiana330

, ma anche le varie citazioni dai film del cinema italiano. Da cominciare col primo romanzo scritto ad Algeri e pubblicato per la prima volta nel 1999 col titolo originale Le cimici e il pirata, quando l‟autore decide di ristamparlo, viene scelto un nuovo titolo Un pirata piccolo piccolo suggerito dallo stesso Lakhous, appassionato conoscitore della commedia all‟italiana. Si tratta di un titolo che rimanda al famoso film di Mario Monicelli con Alberto Sordi Un borghese piccolo piccolo (1977) tratto dall‟omonimo romanzo di Vincenzo Cerami pubblicato nel 1976 di cui lo scrittore italo-algerino è promotore della sua traduzione in arabo.

Con il terzo romanzo, invece, Lakhous gioca esplicitamente su un‟intertestualità, facendo riferimento a un classico della commedia all‟italiana per eccellenza di Pietro Germi Divorzio

all‟italiana 1961 (il cui attore protagonista, Marcello Mastroianni, serve da modello per il

protagonista dell‟opera, Christian/Issa, che è ribattezzato “il Marcello arabo” da Sofia). Lakhous sostiene d‟ispirarsi alle pellicole della commedia all‟italiana331

affermando che “l‟umorismo è un‟arma di combattimento. È una risposta alla tristezza”332. Secondo l‟autore

in questo genere cinematografico, trasportato alle opere letterarie, è possibile trovare una chiave fondamentale capace di raccontare i paradossi della società con grande leggerezza; cosa che distingue, appunto, l‟umorismo dalla comicità che è, invece, più viscerale e fa ridere intenzionalmente. Laddove l‟umorismo della commedia all‟italiana si fonda sul paradosso che fa ridere e piangere insieme delle tante contraddizioni e assurdità della vita.

In effetti, in Divorzio all‟islamica a viale Marconi, come nel film di Germi, si tocca sempre il tema del divorzio, ma questa volta nella cultura araba musulmana. È indubbio che la facilità del divorzio nell‟Islam sia stata uno dei topoi più diffusi e discussi nel mondo occidentale; giacché il divorzio nella religione musulmana rimane l‟atto più semplice e più facile sia per il marito sia per la moglie: è sufficiente pronunciare due parole nella presenza della moglie

330 La critica cinematografica ha suddiviso la commedia all‟italiana in tre fasi: 1) la commedia del boom (1958-

1964), che dura quasi quanto il miracolo economico e ne racconta splendori e miserie; 2) la commedia del dopo-boom (1964-1971) che descrive gli effetti della “congiuntura” e ripiega sul privato, anteponendo I temi civili a quelli sociali; 3) la commedia del ripensamento (1971 – 1980) che nell‟attraversare gli anni più grigi della storia italiana recente riflette su se stessa, si giudica, si scrive il proprio epitaffio e infine si auto- seppellisce con tanti saluti a tutti. (Cfr. Enrico Giacovelli, La commedia all'italiana, Roma, Gremese Editore, 1995, p.43).

331 Si nota che il termine con cui viene indicato questo fortunatissimo filone cinematografico, nato in Italia negli

Anni 50, è stato inventata parafrasando il titolo di uno dei primi successi del genere, «Divorzio all'italiana» di Pietro Germi.

332 Suzanne Ruta, “Humor is an instrument of combat. A Conversation with Amara Lakhous”, in World Literature Today 82(5), 2008, p.17.

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dicendo “sei ripudiata”. Tale semplicità, invece, non aveva posto nella Chiesa Cristiana la quale non concedeva il permesso del divorzio a nessuno.

L‟ironia nasce dalla reazione dei lettori dinanzi alla faccenda del terzo divorzio nella coppia egiziana, una faccenda appartenente a tradizioni culturali e religioni estranee che potrebbero suscitare controversie ma al contempo fa leva su una sottile ironia. Said/Felice, pizzaiolo egiziano e marito di Safia, in un momento di rabbia pronuncia il divorzio per la terza volta; pentitosi della sua decisione, pensa di ricorrere a un inevitabile trucco religioso con il quale può ricongiungersi con la moglie, in altre parole trovare un nuovo marito con cui si sposa l‟ex moglie per poi divorziarsi e si risposa con lui; “una bella acrobazia, un‟autentica capriola religiosa” come la definisce Issa. È la protagonista Sofia a spiegare in dettaglio il divorzio nell‟Islam:

“Nella religione musulmana il divorzio è velocissimo. Bastano due parole per sancirlo: Anti taliq, sei ripudiata! È questa la formula del divorzio. Di solito è l‟uomo ad avere questa facoltà. La terza volta in cui viene pronunciata il divorzio diventa definitivo. Per le prime due c‟è la possibilità di riconciliarsi. Dopo la terza invece le cose sono un po‟ più complicate. Se l‟ex marito vuole riprendersi l‟ex moglie la deve sposare di nuovo. Proprio così. Questo però non basta, c‟è un‟altra condizione, anzi tre: l‟ex moglie deve sposare un altro uomo che ovviamente dev‟essere musulmano (niente cristiani, ebrei, buddhisti, eccetera eccetera), e il matrimonio dev‟essere consumato. Solo a queste condizioni può poi divorziare e unirsi di nuovo in matrimonio con l‟ex marito.”333

L‟effetto ironico della faccenda del ripudio nel romanzo di Lakhous s‟ispira, parzialmente, al film di Pietro Germi il quale nacque nelle intenzioni degli autori come film drammatico, ma che poi durante la stesura del copione si decise di fare assumere i fatti più drammatici (cioè il delitto d‟onore in Sicilia, protetto e quasi autorizzato dall‟articolo 587 del codice penale) dei contorni irresistibilmente farseschi con una satira feroce a una faccenda di una certa serietà e amarezza di fondo. La trama del film ruota attorno all‟impossibilità del divorzio in Italia prima del referendum popolare del 1974, oltre agli intrighi necessari per un barone siciliano Ferdinando Cefalù “Fefè” il quale favorisce in ogni modo le proprie corna per essere così autorizzato a sbarazzarsi dell‟ingombrante consorte con il delitto d‟onore.

In un romanzo di uno scrittore talmente cinefilo incantato dalla cinematografia italiana, non mancano i tantissimi riferimenti a film capisaldi della stagione aurea della sua storia come La

ciociara (1960) di Vittorio di Sica, Il bell‟Antonio (1960) di Mauro Bolognini, Una giornata particolare (1977) di Ettore Scola, I magliari (1959) di Francesco Rosi, La dolce vita (1960) e Amarcord (1973) di Federico Fellini, inoltre al già citato Divorzio all‟italiana (1961) di Pietro

Germi.

Per giunta, ci sono alcuni cenni a film e commedie egiziane e americane: Hekayet Hob خ٣بٌؽ تؽ (A love story) con il “mitico” cantante egiziano Abdel Hailm Hafez (1959) dal quale

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viene citata una delle canzoni preferite della protagonista Betlumuni leh? (Perché mi criticate) a p.89; la commedia teatrale Al wad sayed Al Shaghal ٍبـُْا ل٤ٍ كاُٞ ا(Sayed il domestico) con Adel Imam (1985) in cui è trattata in modo comico la vicenda del terzo divorzio nell‟islam.334

Troviamo, anche, alcuni accenni a famosi personaggi e film del cinema americano, i quali consistono soprattutto in paragoni fra l‟aspetto fisico e il look dei personaggi del romanzo e quelli famosi dei protagonisti dei film cinematografici: il confronto fra Akram, il proprietario di Little Cairo e John Beluschi (p.13) con un chiaro riferimento al noto film The blue Brothers (1978); il paragone fra il look e la giusta chimica dei due agenti segreti della Cia e dei servizi segreti egiziani, Antar & James, a quella dei due poliziotti Starsky & Hutch (p.51), molto diversi per temperamento e stile di vita ma uniti da una grande amicizia, protagonisti dell‟omonima serie televisiva statunitense degli anni settanta; immaginare un nuovo look dei capelli del protagonista Issa (p.150) come quello di John Travolta nel musical Grease (1978); e infine per evidenziare l‟attività di spionaggio che può influenzare le sorti durante la War on

Terror, in una sua riflessione iniziale sul suo nuovo lavoro da infiltrato dal SISMI, Christian

Mazzari utilizza delle immagini tratte dal cinema, parlando della necessità di "interpretare un personaggio" e il collegamento fra lo spionaggio e "il ruolo in un film", citando due delle spie più famose e idealizzate nella storia del cinema James Bond e Donnie Brasco, insistendo, quindi, che gli manca il physique du rôle.

D‟altronde, in Divorzio all‟islamica si pone l‟accento su una comunità araba sempre più mediatica, il cui valore principale è quello della comunicazione. Si tratta, quindi, di enfatizzare la misura crescente dell‟uso dei media, sulla loro presenza nelle case, nei luoghi d‟incontro e di ritrovo degli immigrati. Dal romanzo, si capisce come i media influenzino il comportamento del pubblico, e come l‟esposizione prolungata ai mezzi di comunicazione di massa modifichi l‟atteggiamento dell‟individuo e la sua percezione della realtà creando, certe volte, una sorta di dipendenza mediatica cognitiva.

Per esempio, nel romanzo sono molto evidenti i rimandi alla presenza dei mass media nelle pratiche quotidiane degli immigrati arabi, e la loro influenza sull‟orientamento sociale e cognitivo e generalmente l‟immaginario comune. L‟autore lo fa attraverso il riferimento ironico alla progressiva dipendenza dal canale televisivo Al Jazeera, voluta in Qatar nel 1996 dall‟emiro Hamad bin Khalifa Al Thani, da parte degli immigrati arabi musulmani i quali la considerano il loro mezzo di acculturazione per eccellenza, e una grande forza che plasma la loro comprensione degli eventi nel mondo. A tal proposito, Sofia descrive il caso di suo marito il quale è divenuto preda da una “dipendenza patologica di Al Jazeera”:

“Dopo aver mangiato, l‟architetto si piazza davanti alla tv per un altro round con al-Jazeera. Delle volte penso ad al-Jazeera come a una vera rivale, una sorta di amante alla luce del sole. Lui passa più tempo con lei che con me.”335

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O ancora quando la protagonista spiega il ragionamento del marito accanito e ipnotizzato a seguire le notizie e i programmi di Al- Jazeera (che proietta sovra-rappresentazioni della sfera politica che riguardano in particolare il Medio Oriente), senza prendersi la briga di seguire o leggere, nemmeno una volta, le notizie regionali o i Tg italiani. In questo caso, l‟architetto Said/Felice, come peraltro tanti immigrati, alimenta una forma di auto-isolamento mediatico manifestando un palese atteggiamento di chiusura, che viene esplicitamente criticato nel romanzo, nei confronti dei mezzi di comunicazioni di massa della società italiana ospite:

“A parte il lunedì, il suo programma è sempre lo stesso: va al lavoro alle sedici e torna dopo mezzanotte e mezza, mangia e guarda fino all‟alba i canali satellitari arabi (soprattutto Madame al-Jazeera), poi se ne va a dormire. Non perde nulla, perché ci sono le repliche. È molto informato sui fatti della politica internazionali […] di quel che capita in Italia, al contrario, non sa quasi nulla. La sua teoria è molto semplice: se al-Jazeera non ne parla vuol dire che qui non succede nulla di importante. Mi raccomanda sempre di non fidarmi dei media italiani. Perché? Ma perché parlano sempre dell‟Islam in modo negativo […] I canali satellitari sono diventati delle vere trappole per gli immigrati arabi. Creano una dipendenza dal paese d‟origine. Come si fa a vivere scissi fra due paesi? Io non posso seguire le informazioni quotidiane dell‟Italia e del mondo arabo allo stesso tempo.”336

È significativo, altrettanto, lo spirito critico dell‟autore accompagnato da una brillante ironia sottile nell‟analisi dei tipi di programmi proiettati dall‟emittente del Qatar; si prenda come esempio l‟accenno a un programma televisivo di dibattito-duello, molto seguito nella Little Cairo, di natura fiammeggiante-provocatoria e chiaramente politicizzato che influenza negativamente lo spettatore, e può anche incidere, essendo molto suggestivo, sul proprio contegno o condotta rendendolo più aggressivo:

“Dopo la chiamata in Tunisia decido di rimanere al Little Cairo. Mi siedo accanto a due giovani… per guardare al-Jazeera. C‟è la replica di un programma molto seguito nel mondo arabo. Il format assomiglia a un combattimento tra galli: ci sono due ospiti, due “esperti” che la pensano diversamente, e un moderatore che svolge la funzione di arbitro super partes. La discussione di oggi è molto accesa, il tema è di grande attualità: è giusto esportare la democrazia nel mondo arabo con i carri armati, come è accaduto in Iraq? […] I due contendenti sono agguerriti e il moderatore conduce il gioco con molta astuzia, non perde occasione per buttare benzina sul fuoco. Riesce sempre a metterli l‟uno contro l‟altro […] Riprende il duello dei galli … dopo la pausa pubblicitaria. Uno dei due ospiti inizia ad alzare la voce, anzi a gridare […] l‟altro non si arrende, anzi si scatena come un toro ferito…”337

Inoltre, nel romanzo di Lakhous, la presenza e i riferimenti mediatici emergono anche nella sfera femminile attraverso la protagonista Sofia la quale richiama spesso, con toni umoristici, i generi di serie televisive a puntate Soap opera e telenovela, in assoluto più amate e seguite dal pubblico femminile, concepite per attirare in tempi estremamente brevi l‟affezione dei telespettatori. Dalla descrizione di Sofia si sottolinea l‟influenza dei media e dell‟impatto che

335 Ivi, p.88. 336 Ivi, pp.79-80. 337 Ivi, pp.43-44.

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hanno quelle forme di narrative seriali soprattutto nella regione araba. Si accenna, per giunta, all‟influenza mediale egiziana sul mercato regionale mediorientale grazie alla commercializzazione delle musalsalat ovvero le soap opera egiziane, in cui spesso si aggiunge l‟immancabile ingrediente della love story, diffuse con successo e seguite con regolarità sugli schermi delle altre reti televisive arabe. A tale proposito, commenta Sofia non nascondendo la sua denigrazione per le soap considerandole dei generi televisivi con contenuti ripetitivi di sentimentalismo sdolcinato fruiti quasi esclusivamente da casalinghe che hanno bisogno di sognare compensando frustrazioni emotive o difficoltà quotidiane:

“In quanto egiziana, sono cresciuta con le telenovelas fatte in casa. Quelle brasiliane, messicane e turche sono arrivate molto tempo dopo. Hanno avuto un grande diffusione grazie al satellite. Con il passare del tempo mi sono stufata. Ho detto basta ai programmi strappalacrime. Gli sceneggiati avevano (e continuano a avere, ahimè) gli stessi ingredienti: due innamorati, un ragazzo e una ragazza (uno dei due deve essere per forza un morto di fame) si amano, ma non riescono a coronare il loro matrimonio. Di solito, è la famiglia ricca che si mette di traverso. I due protagonisti danno l‟anima per resistere e superno tutti gli ostacoli. L‟ultima puntata vede il loro trionfo: lei con il vestito bianco e lui in completo con la cravatta. E vissero felici e contenti, come conclude i suoi racconti Shahrazad nelle Mille e una notte.”338

In Divorzio all‟islamica, spesso, la protagonista ironizza sui temi stereotipati delle soap opera e telenovelas (in primis il romanticismo mieloso) parlando delle sue questioni personali che sono generalmente tematiche relative alla cultura arabo-musulmana, come il matrimonio combinato (p.37-38), la poligamia (59-60) e il divorzio (p.170, p.173).

Un altro aspetto interessante, sempre in riferimento alle telenovelas, lo vediamo nell‟ultimo capitolo dell‟opera raccontato al femminile, in cui il divorzio all'islamica di Sofia ricodifica il romanzo in cui compare, e in tal modo lo rende metanarrativo339: Divorzio all'islamica di Lakhous contiene divorzio all'islamica di Sofia; il testo letterario integra una telenovela col marito pentito che supplica in lacrime la moglie per il perdono in una scena che colpisce Sofia come un déjà vu dati i due divorzi precedenti:

“L‟architetto inizia a piangere come un bambino. Ma questo è un déjà vu. Sembra una scena tratta da una telenovela noiosissima. Il titolo potrebbe essere Divorzio all‟islamica 3.”340

Come una puntata, quindi, di una telenovela, solo più tardi Sofia darà un nome alla sua personale telenovela richiamando il titolo del medesimo romanzo dove è protagonista:

“Chiamo Giulia e Dorina. Racconterò loro la nuova puntata della telenovela Divorzio all‟islamica a Viale Marconi.”341

338 Ivi, pp.80-81.

339 Cfr. Barbara Spackman, Italiani DOC? Passing and Posing from Giovanni Finati to Amara Lakhous,

California Italian Studies Journal, 2(1), 2011. (http://128.48.120.222/uc/item/9tp6d268).

340 Amara Lakhous, Divorzio all'islamica a viale Marconi, op.cit, p.168. 341 Ivi, p.170.

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E proprio come una telenovela a puntate incentrata su vicende sentimentali e ricca di colpi di scena, arriva il climax dello sviluppo della tensione narrativa: il marito che propone alla moglie di risposarsi con Issa, il Marcello arabo per il quale prova qualche sentimento d‟amore. Sbalordita all‟inattesa proposta, e rinvenuta poco dopo dalla sorpresa, la protagonista commenta l‟intera vicenda così:

“Questa sì che è una notizia. Ormai Divorzio all‟islamica a viale Marconi ha superato tutte le telenovelas egiziane, messicane, brasiliane e turche messe insieme!”342

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