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Ricercatore universitario di Istituzioni di diritto romano, Università degli Studi Camerino

Introduzione

Il 10 novembre 2017 presso la Scuola di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Camerino, nell’ambito del Progetto FAR Fondo di Ateneo per la Ricerca Rethinking  Conflict  and  Security  in  a  Global  Society:  Migration  and Citizenship, New Working Practices, Democratic Caring, Human Rights, alla presenza del Prorettore con delega alla cooperazione territoriale e terza missione prof. Andrea Spaterna, del direttore della Scuola di Giurisprudenza prof. Rocco Favale, della responsabile UNICAM progetto FAR prof.ssa Maria Pia Paternò e di un nutrito pubblico di professori e studenti si è svolto il convegno “Hostes, peregrini, cives , alle radici dell’immigrazione, nel corso del quale è stato presentato il libro “ Hostes novi cives, diritti degli stranieri immigrati in Roma antica”1 del prof. Felice Mercogliano, associato

di Fondamenti del diritto europeo dell’Università di Camerino.

1. Contenuto del volume

Il volume raccoglie alcuni saggi che, pubblicati in forma autonoma nel corso degli anni, aggiornati e arricchiti da indici delle fonti e degli autori, sono legati da un filo comune rappresentato dallo studio del fenomeno immigratorio di stranieri a Roma: da un primo capitolo in cui l’autore analizza termini, etimologie e definizioni riguardanti la condizione giuridica dello straniero che fosse giunto come immigrato nell’Urbe e quindi ‘diverso’ dal cittadino romano, attraverso il secondo capitolo che prende in esame la situazione degli immigrati in una prospettiva dialettica fra “assimilazione ed integrazione nella complessa realtà sociale romana”2,

e il terzo capitolo che tratta delle connessioni del fenomeno immigrazione 1 Mercogliano F. (2017), Hostes novi cives. Diritti degli stranieri immigrati in Roma antica,

Napoli.

con la schiavitù, la manodopera servile (una sorta di ‘schiavitù non forzata’) nella realtà commerciale di Roma, si arriva al quarto ed ultimo capitolo nel quale la risoluzione del problema della inclusione dei migranti e della loro integrazione e il superamento della “paura-esclusione dell’altro, che adesso sembra incarnato dall’immigrato neo o extracomunitario”3, porta

ad affermare “il principio di piena eguaglianza quanto a diritti umani da riconoscere a qualsiasi persona”4, principio che l’Europa riconosce e tutela

senza limiti e paure. Le numerose fonti citate nel testo danno la visione di una Roma antica non rinchiusa in se stessa a proteggere il suo territorio, ma aperta ad accogliere, superando anche dei pregiudizi, tutti gli stranieri, che avessero voluto entrarvi. Roma fa parte della storia delle migrazioni che hanno caratterizzato dai tempi più lontani il mondo antico, che si affacciava sul Mediterraneo�

2. Interventi

A presiedere il convegno è stato il prof. Luigi Labruna, Emerito di Diritto romano dell’Università di Napoli Federico II, già Preside della Facoltà di Giurisprudenza e Rettore dell’Università di Camerino negli anni settanta. Ai saluti del prorettore Spaterna, del direttore della Scuola e della prof.ssa Paternò è seguita una breve introduzione dell’autore, che ha vivamente ringraziato i colleghi intervenuti ed il pubblico presente. La relazione sul tema del convegno è stata tenuta dal prof. Cosimo Cascione, ordinario di Diritto romano dell’Università di Napoli Federico II, il quale ha analizzato il problema dell’immigrazione ricordando la storia di Ermodoro di Efeso, legislatore greco vissuto nel V secolo a.C., il quale, espulso dai suoi concittadini, si trasferì a Roma e secondo la tradizione divenne famoso per aver fatto conoscere ai decemviri il diritto greco, che avrebbe influenzato le XII Tavole; Ermodoro viene definito un ‘jurist uprooted’ dell’antichità. Il racconto della vicenda di questo legislatore offre lo spunto al relatore per affrontare temi quali il multiculturalismo in contrapposizione al nazionalismo giuridico romano, rappresentato dallo ius civile, il rapporto fra Roma e gli ‘altri’, cioè gli stranieri che vivono oltre le frontiere, e quindi il pretore, il ius gentium, la lex peregrina, il fenomeno, per usare un termine molto di moda, della globalizzazione greco-romana, di cui lo stesso Orazio aveva già un’idea quando nelle sue Epistole parlava di “Graecia capta ferum

3 Mercogliano F., cit., 106� 4 Mercogliano F., cit,, 106�

victorem cepit et artes intulit agresti Latio”5, riferendosi a Roma, che nel

conquistare la Grecia con le armi fu invece da essa conquistata con le arti e le lettere�

Interessante anche l’intervento del prof. Gian Cesare Romagnoli, ordinario di Politica economica dell’Università di RomaTre, che ha delineato un’analisi della politica italiana dell’immigrazione, evidenziando come ‘le migrazioni sono uno dei fenomeni più antichi dell’umanità’, che hanno contribuito al popolamento dei continenti, interessati dagli spostamenti di gruppi di persone alla ricerca di condizioni economiche e sociali più favorevoli. Secondo il prof. Romagnoli l’immigrazione deve essere ‘sostenibile’, cioè lo Stato deve assicurare agli immigrati condizioni di vita adeguate sia in ambito lavorativo che in quello familiare e soltanto in questo modo essa può apportare un netto contributo in termini di ‘contrasto delle conseguenze dell’invecchiamento e della bassa natalità degli autoctoni’. Al termine dell’esposizione sono emersi anche alcuni suggerimenti in tema di politica dell’immigrazione in Italia.

3. Conclusioni

Alla prof.ssa Carla Masi Doria, ordinario di Storia del diritto romano dell’Università di Napoli Federico II, il compito di svolgere le conclusioni, dalle quali emerge che il libro di Mercogliano è il risultato di un lavoro volto a ribaltare la visione di uno status personarum non più incentrato sul concetto di civis romanus, ma su quello di hostis e di peregrinus, termine quest’ultimo che dà l’idea ‘dell’incessante movimento sulle strade del mondo romano’. Questa visione è la logica conseguenza dell’insegnamento del prof. Labruna che negli settanta diede vita ad un gruppo di studiosi che si dedicò, attraverso il superamento del dogma pandettistico, a reinterpretare la storia sociale politica ed economica di Roma, nella quale i subordinati assumono un ruolo importante.

Per concludere si deve riconoscere all’esegesi rigorosa del prof. Mercogliano il punto di partenza per un’interpretazione più ampia, rispettosa del testo antico, ma non soffocata dalle categorie dommatiche moderne a quello troppo spesso sovrapposte senza l’adeguato uso degli occhiali dello storico�

Bibliografia

Mercogliano F. (2017), Hostes novi cives. Diritti degli stranieri immigrati in Roma antica, Napoli.

Professore ordinario di Politica economica, Università degli Studi Roma Tre

L’incuria italiana degli ultimi quarant’anni nei confronti del problema demografico ha prodotto gravi danni sociali e ancor più ne causerà in prospettiva. Per questa consapevolezza è nato un dibattito nel nostro Paese che mira ad identificare le modalità con cui affrontare le cause (invecchiamento e bassa natalità) del declino demografico e limitare le conseguenze (perdita degli attuali livelli di welfare)�

Le migrazioni sono uno dei fenomeni più antichi dell’umanità e la storia del popolamento dei continenti è, in buona parte, una storia di spostamenti di masse demografiche alla ricerca di territori favorevoli all’insediamento e di condizioni ottimali per lo sviluppo economico e demografico (Federici, 1978; Eurostat, 2017; Istat, 2017). L’iniqua distribuzione globale delle risorse motiva l’attualità della questione migratoria a livello mondiale.

In Italia, soprattutto negli ultimi venti anni, l’immigrazione ha certamente ringiovanito le forze di lavoro, o comunque compensato la crisi demografica (CNEL e Ministero del Lavoro, 2012;). Ma, secondo le leggi della demografia, l’offerta di lavoratori giovani non sarà in grado di fermare, in prospettiva, l’arretramento demografico (Livi Bacci, 2016; Blangiardo, 2017). L’immigrazione non è, di per sé, una soluzione agli squilibri demografici di un paese ma fornisce un apporto in termini di capitale umano, una risorsa per far fronte alla depressione attuale, sempre che sia una “immigrazione sostenibile”, che possa cioè godere di garanzie di lavoro e di trattamenti famigliari adeguati ()�

Nel dibattito sulla migrazione si è discusso a lungo se ad essa si può associare un beneficio netto, tenendo conto dei costi in termini di welfare e dei vantaggi legati all’aumento delle forze di lavoro, e sulla significatività di una lettura del fenomeno di tipo inverso (Caritas-Migrantes, 2009; Fondazione Leone Moressa, 2017). Questo tema è particolarmente rilevante per paesi come l’Italia, la Spagna e la Germania che soffrono un declino demografico. Essi sperimentano i più alti tassi di invecchiamento della popolazione in Europa e nel mondo dopo il Giappone. Questo fenomeno rischia di provocare conseguenze gravi non solo sulle loro economie ma anche sui loro welfare, sulle spese per la sanità e quindi sulla loro sostenibilità sociale (Ismu, 2017; Romagnoli, 2018). Recentemente, il dibattito ha anche riguardato la questione se i migranti sfruttano i sistemi di benessere e se vale la magnet

hypothesis, secondo la quale la generosità degli stati del benessere influenza il numero, la composizione e la destinazione scelta dai migranti. Comunque, a questo riguardo, sono molto cresciute le preoccupazioni delle popolazioni dei paesi di destinazione (Ipsos, 2016).

Queste note hanno indicato alcuni effetti dei flussi di migranti verso l’Italia e il benessere da essi indotto soprattutto attraverso il contrasto delle conseguenze dell’invecchiamento e della bassa natalità degli autoctoni, evidenziando il contributo netto dell’immigrazione al nostro Paese che deve orientare la politica dell’immigrazione in Italia.

Bibliografia

Blangiardo G�C� (2017), Gli aspetti statistici, in Ismu, (2017),