A confidare che « di tanto in tanto la curiosità spinge anche il Papa a sbirciare tra le persiane, di lassù, verso la terrazza » su cui i fi
gli di don Bosco trascorrono i loro momenti di ricreazione e conver
sazione familiare, è stato più volte Papa Giovanni XXIII; ma non solo lui. Anche Papa Ratti e Papa Montini vi fecero talora velata
mente cenno, per cui è lecito de
durre che tutti i Papi, poco o tanto, abbiano sospinto l'occhio da quel
la finestra sull'altana antistante alla casa della com unità salesiana del Vaticano.
L'abitazione si trova al terzo pia
no dell'edificio della Poliglotta ed è vasta né più né meno di un appar
tam ento com une, anche se le esi
genze di una com unità religiosa, piccola quanto si vuole, hanno im
posto lungo i primi tempi l'accor- pamento di qualche vano in più da adibire a cappella, o ufficio, o sala raduni ... Insomma, com e casa sa
lesiana resta piccolina, ristretta e
« anom ala » in confronto all'ampio respiro delle consuete sedi. Ma vi regna eguale lo spirito di famiglia lasciato in eredità da don Bosco:
spirito che sa essere aperto, sereno e cordiale anche nel guscio d'un
mente necessario rivolgere l'atten
zione all'assestamento di questa piccola com unità, dato che essa si
trova così esposta all'attenzione al
trui in ogni minimo particolare ...
Non sarà com unque un criterio esterno a guidare il nostro com portamento, ma l'intima persua
sione di servire la Santa Sede con assoluta fedeltà alla Chiesa, al nostro fondatore e alle nostre regole ... ».
Questo spontaneo e semplice tracciato, suggerito dal cuore al primo responsabile del gruppo sa
lesiano, è rimasto per oltre cin
q uantanni uno dei criteri guida fondamentali nel continuo avvi
cendarsi di eventi e di persone che hanno fatto la storia della casa. Per quanto varie, dissimili, persino contrastanti possano essere state tali persone e vicende, vuoi all'in mai preteso l'uniformità delle in
doli personali, ma ha unito le più
compagnare quei primi. Essi furo
no convocati a Torino, nella Casa Madre com e già s'è detto, il 18 lu
glio 1937. Insieme andarono a
ci-Sulla terrazza di casa, i « giardini salesiani ».
barsi di Eucaristia nella cam eretta del fondatore. Là pregarono uniti e si disposero ai rispettivi compiti.
Tra quelle impegnative memorie attinsero la forza per vincere, all'occorrenza, i residuati di nostal
gia per quel mondo giovanile al quale sem bravano dover voltare le spalle. Ivi raccolsero dal superiore generale l'esortazione a « fare quello che don Bosco avrebbe fat
to al loro posto per servire il Papa e la Chiesa ... ». Al che don Pietro Ri- caldone aggiunse: « La vostra casa in Vaticano sarà una casa come tutte le altre, dove esistono due la
boratori tipografici che funziona
no norm alm ente con i loro rispet
tivi capi; e questi capi, com e in tut
te le nostre case professionali, fa
ranno riferimento al direttore che verrà ad essere — anche in base alla convenzione con la Santa Sede — l'ultimo vero responsabile di ogni cosa ... ».
Normale casa religiosa, anche nell'anomalia della situazione. Fa
miglia con un proprio « paterfami- lias ». Ciò all'interno della struttu
ra, ma anche nei rapporti « azien
dali » con i dipendenti, a prescin
dere da quell'altra cosa che è il pa
ternalismo. Quasi a prefigurarne il profilo, quel giorno il Consiglio Ge
nerale della Società salesiana volle tutti i prescelti a partecipare del pane alla stessa mensa: che quel segno indicasse l'affetto e la soli
darietà di tutti i salesiani; com e se un'altra volta don Bosco stesse per partire da V aldocco alla volta di Roma, ripetendo l'esperienza del lontano 1858 ...
Facendo un bel salto nel tempo e andando a toccare la cam pana delle testimonianze, ecco un
« consuntivo » a tutto tondo
— benché personale — dello spi
rito di famiglia che ha caratte
rizzato l'ambiente salesiano della Poliglotta nel cinquantennio tra
scorso. Lo scrive un teste che ha vissuto dal di dentro il particolare clim a della casa, non importa per quanto tempo. « Q uella casa
— egli dice — non era mai stata nei miei sogni, non avevo mai pen
sato di occuparm i di "maggiordo- mato" com e im provvisam ente mi si chiedeva. "Dovrai solo fare, mi si disse, quello che si fa in famiglia quando tutti gli altri sono al lavo
ro ..."; ma io non avevo mai svolto quelle funzioni. L'inizio fu alquanto duro, non m 'intendevo di spese, di verdure, di formaggi, di carni, di in
gredienti ad uso e consumo d'una casa. Arrivai a Roma com e caduto nel vuoto. Alla stazione Termini fui prelevato dal confratello Mario G.
che con straordinaria amicizia aveva supplito al bus, quel giorno in sciopero. "Sono a tua disposi
zione, mi disse, ora e ogni volta che vorrai ..." Mi portò nel suo uf
ficio all' Osservatore Rom ano e mi descrisse dettagliatamente tut
to quello che avrei dovuto fare.
Q uante volte passeggiando sul terrazzo, la sera, egli m'incoraggiò con le sue esperienze, i suoi consi
gli utili, le belle motivazioni religio
se sul da farsi ... Al primo Natale fui sostituito nel lavoro e mandato per i riti in San Pietro: tutti i confra
telli mi sostituirono, chi per una cosa e chi per un'altra. Q uesta e tante altre attenzioni mi colpirono e mi aiutarono a superare le mie incom petenze e non pochi mo
menti di solitudine ...
Quei confratelli facevano un la
voro molto duro e continuo anche oltre i limiti dell'orario; avevano bi
sogno di buon trattam ento. Ricor
do quanto se ne preoccupava don Terenzio S. perché in casa si tro
vassero ben agevolati e potessero dim enticare almeno per un poco le officine tipografiche, gli uffici amm inistrativi e tutte le preoccu
pazioni connesse. Era cuoco di casa un tale sig. Giovanni con l'aiuto di sua moglie, la signora Pai
mira, che faceva anche le pulizie.
Entrambi mi aiutavano, mi consi
gliavano, mi davano indicazioni sugli acquisti da fare, sempre at
tenti che fossero di prima qualità.
Relax.
Non son o m olti i ritagli di tem po da p o te r dedicare
al dialogo in famiglia.
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Non si sprecava nulla e tutti erano contenti. Molto mi aiutava anche il sig. Fiorenzo M., pronto a rilevare le necessità spicciole della casa.
Bastava avvisarlo ed ecco arrivare il falegname, l'elettricista, il m ec
canico, l'idraulico, l'imbianchino ...
Di lui ho presente una particolare finezza: in casa lavorava con abiti dimessi, ma in ufficio e fuori era davvero un signore. Anche il sig. Rocco P. era straordinario, sempre sereno con tutti, sempre a salutarmi col suo "stammi allegro e sempre in piota (in gamba)".
Quando si andava in gita su una spiaggia facevam o belle partite a bocce e si era felici! E il sig. A n tonio M.? Superava ogni difficoltà con il suo carattere allegro e burlo
ne. Q uanto al sig. Pio era tale di nome e di fatto: puntualissimo, fe
delissimo, metteva anima e corpo in ogni azione. "Per il Papa — dice
va — per il Santo Padre, questo e altro!". Poi c'era quell'uomo di Dio che è don Stefano H., tanto gene
roso quanto silenzioso, puntuale e preciso in ufficio, a tutti e a tutto disponibile in casa ... Il nostro di
rettore don Andrea T. — a citarlo per ultimo, ma non ultimo — ha lasciato in me uno dei più affettuo
si ricordi; quando mi vedeva un po' teso mi diceva: "Cosa posso fa
re per te ? ..." Mi ha sempre trattato da uomo responsabile, mai da subalterno; devo molto alla sua fiducia.
Ecco, questi sono i miei ricordi sulla famiglia salesiana in V a tica no. Se non c'è nulla di rilevante, o se c'è qualcosa che possa offende
re, vorrei che tutto andasse bru
ciato, ma è tutto quanto può dire il sottoscritto: Nazzareno M. ».
La citazione è lunga ma va per
donata per il suo contenuto. A n che la galleria dei nominativi meri
ta benevolenza (da parte degli in
teressati) com e prova di sincerità.
Ma non sono né i nomi né l'atte
stazione in sé a richiam are il mag
giore interesse: è lo spirito che vi sta sotteso in filigrana. Forse non sempre e non tutto l'ambiente in oggetto è stato altrettanto
esem-direttori
e amministratori
1937-56 Giuseppe Fedel
1956-63 Savino Zagaria
1963-65 Giuseppe Zeliauskas
1965-74 Angelo Vedani
1974-80 Andrea Toti
1980-82 Michele Marchisio
1982 Salvatore De Bonis
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V
Dilecto Filio AEGIDIO VIGANO'
Societatis Sancti Francisci Salegii Rectori Maiori