« laico »
Ai salesiani del Vaticano in oc
casione dei loro 50 anni di pre
senza sono pervenute attestazioni di solidarietà ed affetto da ogni parte, dal sommo alla base, sem
pre molto significative anche al di là delle espressioni scritte. Tra le al
tre ve n'è una del Coordinatore dei linotipisti, Andrea Longo, sulla quale conviene un poco soffer
marci, perché illumina di luce sola
re il ruolo dei salesiani « laici » (o
« coadiutori ») preposti a mansioni che ad occhi frettolosi appaiono prettamente tecniche, ma che dal
l'anima del religioso (laico quanto si vuole) ricevono inatteso spesso
re e sorprendente consistenza al più alto livello.
« Si era ad inizio estate 1961
— scrive il teste — e da pochi me
si io lavoravo nella tipografia de L'O sservatore in qualità di linotipi
sta. Mia moglie, in attesa del no
stro primo figlio, non stava bene.
Aspettavamo con molta trepida
zione la nascita del bambino: i dot
tori non ci consentivano molte il
lusioni sul buon esito del parto ... A quel tempo era mio Direttore tec
nico il signor Berardo Rizzo, sale
siano di lunga esperienza e di grande sensibilità. Un mattino in cui ero più triste del solito, egli mi chiamò nel suo ufficio. Credetti di dover parlare di lavoro, di cose tecniche. Egli invece, dopo avermi invitato a sedere, prese a parlarmi della preghiera, dell'efficacia della preghiera. Passai un'ora con lui. Lo vidi con occhi diversi, sentii di es
sere vicino a un amico. Si mostrò molto ben informato, sapeva tutto della salute di mia moglie, e perciò (mi disse con molto affetto) per
M aestranze e dirigenti delle tipografie vaticane in pellegrinaggio verso il Colle Don Bosco, alla casetta paterna del santo.
p n in o id iJ
tutta la notte antecedente non aveva dormito perché aveva pre
gato ... In luglio nacque Fulvio.
Oggi ha 28 anni ed è un ragazzone alto, grosso, sposato e con un fi
glio. Quel mattino d'inizio estate 1961 è successo qualcosa di mera
viglioso nella mia vita: un nuovo stupendo rapporto con i figli di don Bosco, che incominciai a co
noscere: i signori Rizzo, Cassetta, Cantoni, Ancarani, Tiozzo ... fino ad oggi. E tanti altri, non "superiori", non "tecnici", ma A m ic i... ».
Il parere è condiviso da Mario Vincenzi, che alla propria firma appone come qualifica: « uno dei tanti ».
Questo signor Rizzo, arrivato a L'O sservatore Rom ano nel marzo 1939, se ne dovette allontanare ventitré anni dopo (1962) per seria malattia, che lo indusse poi a morte nel 1972. Egli lasciò sì gran traccia di sé tra redattori e stam
patori, da sopravvivere intensa
mente nella stima e negli affetti anche a distanza di molti anni, come documentiamo a parte. E sono almeno tre le considerazioni deducibili da tanto nobile figura:
1) vi traspare più evidente il tipico essere del « laico » salesiano, con
diviso peraltro dai tanti suoi pari che lungo il cinquantennio si sono succeduti nelle due tipografie vati
cane; 2) vi eccelle la competenza tecnica con alta capacità direzio
nale, che fa da criterio selettivo per l'invio d'un salesiano laico a tanta responsabilità; 3) vi esplode una forte carica apostolica e soli
dale a prò del lavoratore, dove l'intervento tecnico viene supera
to e integrato (secondo il principio
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educativo e sociale tipicamente domboschiano) dall'amicizia e dal
la compartecipazione « alla pa
ri » ... Ed ecco in tal modo eviden
ziata la grande cura con cui i diri
genti la Società Salesiana sogliono scegliere i soggetti da « distacca
re » presso il Vaticano.
Lo prova una lettera del Rettor Maggiore don P. Ricaldone al Di
rettore della comunità don G. Fe
del. « Ho parlato al carissimo si
gnor Rizzo — scrive il superiore in data 4 marzo 1939 — ed egli ha accettato da buon figliolo l'obbe
dienza, pur manifestando il timore di non avere le doti necessarie per la non facile missione. Questi sen
timenti di umiltà gli fanno onore e al tempo stesso ci fanno sperare che, benedetto da Dio, possa fare molto bene. (...) Gli ho detto che egli sarebbe particolarmente inca
ricato della tipografia dell'Cteser- vatore; naturalmente si sarebbe anche prestato per tutto ciò che riguarda le macchine della Poli
glotta. È necessario che lo ricevia
te con grande carità e che tu so
prattutto fin da principio lo circon
di di grande paternità aiutandolo e sostenendolo in tutti i modi. Egli è un ottimo confratello e sono con
vinto che la vostra casa fa un gran
de acquisto ... ».
Previsione azzeccata, che al di là dell'attenzione verso la figura meritevole del Rizzo rivela nel su
periore anche la preoccupazione di selezionare il meglio da
destina-Nella festa di san Giovanni Bosco, papa Giovanni XXIII, Roncalli celebra per le Tipografie vaticane.
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re al servizio delle tipografie vati
cane e della Santa Sede. Come è sempre avvenuto (a prescindere dagli esiti) dagli inizi in poi, secon
do uno stile voluto dallo stesso don Bosco.
Non dispiaccia che sul paradi
gma del solito Rizzo venga qui ag
giunto qualche altro tassello al ri
tratto del salesiano « laico » che opera in Vaticano. Viene a fornir
celo un « Proto » — o responsabile della composizione tipografica — di lunga esperienza professionale, il signor Umberto Cremonesi, che si rifà al lontano dicembre del 1947. « Il mese era iniziato — egli dice — e nell'aria si avvertiva un'atmosfera di gioia, c'era già fe
sta per le strade. Natale era alle porte e io vagavo in cerca di lavo
ro. Fu proprio in quel periodo che venni presentato al Direttore tec
nico de L'O sservatore Romano, il signor Berardo Rizzo. M e lo aveva
no descritto, e non nascondo che qualche timore misto a soggezio
ne era venuto a turbare i miei sen
timenti. Alto, magro, ieratico, lì per lì il signor Rizzo aveva qualcosa di superiore e impauriva un po'. M a il suo portamento semplice e la grande affabilità mi tranquillizza
rono. Mi chiese come mi chia
mavo, dove avevo studiato, in che cosa mi ero specializzato. Quando gli dissi che avevo frequentato una scuola salesiana, e precisamente il Centro di Formazione Professio
nale "Pio XI" in Roma, un vago sorri
so gli spianò il volto. Non nascon
do che ne provai sollievo e tanto bastò a mettermi immediatamen
te a mio agio.
— Venga puntuale domattina