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sul versante

Nel documento don bosco in vaticano (pagine 195-200)

« laico »

Ai salesiani del Vaticano in oc­

casione dei loro 50 anni di pre­

senza sono pervenute attestazioni di solidarietà ed affetto da ogni parte, dal sommo alla base, sem­

pre molto significative anche al di là delle espressioni scritte. Tra le al­

tre ve n'è una del Coordinatore dei linotipisti, Andrea Longo, sulla quale conviene un poco soffer­

marci, perché illumina di luce sola­

re il ruolo dei salesiani « laici » (o

« coadiutori ») preposti a mansioni che ad occhi frettolosi appaiono prettamente tecniche, ma che dal­

l'anima del religioso (laico quanto si vuole) ricevono inatteso spesso­

re e sorprendente consistenza al più alto livello.

« Si era ad inizio estate 1961

— scrive il teste — e da pochi me­

si io lavoravo nella tipografia de L'O sservatore in qualità di linotipi­

sta. Mia moglie, in attesa del no­

stro primo figlio, non stava bene.

Aspettavamo con molta trepida­

zione la nascita del bambino: i dot­

tori non ci consentivano molte il­

lusioni sul buon esito del parto ... A quel tempo era mio Direttore tec­

nico il signor Berardo Rizzo, sale­

siano di lunga esperienza e di grande sensibilità. Un mattino in cui ero più triste del solito, egli mi chiamò nel suo ufficio. Credetti di dover parlare di lavoro, di cose tecniche. Egli invece, dopo avermi invitato a sedere, prese a parlarmi della preghiera, dell'efficacia della preghiera. Passai un'ora con lui. Lo vidi con occhi diversi, sentii di es­

sere vicino a un amico. Si mostrò molto ben informato, sapeva tutto della salute di mia moglie, e perciò (mi disse con molto affetto) per

M aestranze e dirigenti delle tipografie vaticane in pellegrinaggio verso il Colle Don Bosco, alla casetta paterna del santo.

p n in o id iJ

tutta la notte antecedente non aveva dormito perché aveva pre­

gato ... In luglio nacque Fulvio.

Oggi ha 28 anni ed è un ragazzone alto, grosso, sposato e con un fi­

glio. Quel mattino d'inizio estate 1961 è successo qualcosa di mera­

viglioso nella mia vita: un nuovo stupendo rapporto con i figli di don Bosco, che incominciai a co­

noscere: i signori Rizzo, Cassetta, Cantoni, Ancarani, Tiozzo ... fino ad oggi. E tanti altri, non "superiori", non "tecnici", ma A m ic i... ».

Il parere è condiviso da Mario Vincenzi, che alla propria firma appone come qualifica: « uno dei tanti ».

Questo signor Rizzo, arrivato a L'O sservatore Rom ano nel marzo 1939, se ne dovette allontanare ventitré anni dopo (1962) per seria malattia, che lo indusse poi a morte nel 1972. Egli lasciò sì gran traccia di sé tra redattori e stam­

patori, da sopravvivere intensa­

mente nella stima e negli affetti anche a distanza di molti anni, come documentiamo a parte. E sono almeno tre le considerazioni deducibili da tanto nobile figura:

1) vi traspare più evidente il tipico essere del « laico » salesiano, con­

diviso peraltro dai tanti suoi pari che lungo il cinquantennio si sono succeduti nelle due tipografie vati­

cane; 2) vi eccelle la competenza tecnica con alta capacità direzio­

nale, che fa da criterio selettivo per l'invio d'un salesiano laico a tanta responsabilità; 3) vi esplode una forte carica apostolica e soli­

dale a prò del lavoratore, dove l'intervento tecnico viene supera­

to e integrato (secondo il principio

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educativo e sociale tipicamente domboschiano) dall'amicizia e dal­

la compartecipazione « alla pa­

ri » ... Ed ecco in tal modo eviden­

ziata la grande cura con cui i diri­

genti la Società Salesiana sogliono scegliere i soggetti da « distacca­

re » presso il Vaticano.

Lo prova una lettera del Rettor Maggiore don P. Ricaldone al Di­

rettore della comunità don G. Fe­

del. « Ho parlato al carissimo si­

gnor Rizzo — scrive il superiore in data 4 marzo 1939 — ed egli ha accettato da buon figliolo l'obbe­

dienza, pur manifestando il timore di non avere le doti necessarie per la non facile missione. Questi sen­

timenti di umiltà gli fanno onore e al tempo stesso ci fanno sperare che, benedetto da Dio, possa fare molto bene. (...) Gli ho detto che egli sarebbe particolarmente inca­

ricato della tipografia dell'Cteser- vatore; naturalmente si sarebbe anche prestato per tutto ciò che riguarda le macchine della Poli­

glotta. È necessario che lo ricevia­

te con grande carità e che tu so­

prattutto fin da principio lo circon­

di di grande paternità aiutandolo e sostenendolo in tutti i modi. Egli è un ottimo confratello e sono con­

vinto che la vostra casa fa un gran­

de acquisto ... ».

Previsione azzeccata, che al di là dell'attenzione verso la figura meritevole del Rizzo rivela nel su­

periore anche la preoccupazione di selezionare il meglio da

destina-Nella festa di san Giovanni Bosco, papa Giovanni XXIII, Roncalli celebra per le Tipografie vaticane.

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re al servizio delle tipografie vati­

cane e della Santa Sede. Come è sempre avvenuto (a prescindere dagli esiti) dagli inizi in poi, secon­

do uno stile voluto dallo stesso don Bosco.

Non dispiaccia che sul paradi­

gma del solito Rizzo venga qui ag­

giunto qualche altro tassello al ri­

tratto del salesiano « laico » che opera in Vaticano. Viene a fornir­

celo un « Proto » — o responsabile della composizione tipografica — di lunga esperienza professionale, il signor Umberto Cremonesi, che si rifà al lontano dicembre del 1947. « Il mese era iniziato — egli dice — e nell'aria si avvertiva un'atmosfera di gioia, c'era già fe­

sta per le strade. Natale era alle porte e io vagavo in cerca di lavo­

ro. Fu proprio in quel periodo che venni presentato al Direttore tec­

nico de L'O sservatore Romano, il signor Berardo Rizzo. M e lo aveva­

no descritto, e non nascondo che qualche timore misto a soggezio­

ne era venuto a turbare i miei sen­

timenti. Alto, magro, ieratico, lì per lì il signor Rizzo aveva qualcosa di superiore e impauriva un po'. M a il suo portamento semplice e la grande affabilità mi tranquillizza­

rono. Mi chiese come mi chia­

mavo, dove avevo studiato, in che cosa mi ero specializzato. Quando gli dissi che avevo frequentato una scuola salesiana, e precisamente il Centro di Formazione Professio­

nale "Pio XI" in Roma, un vago sorri­

so gli spianò il volto. Non nascon­

do che ne provai sollievo e tanto bastò a mettermi immediatamen­

te a mio agio.

— Venga puntuale domattina

Nel documento don bosco in vaticano (pagine 195-200)