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don bosco « arcivescovo di torino »?

Nel documento don bosco in vaticano (pagine 71-79)

M onum ento a Pio XI Ratti (sinistra) e a Pio XII Pacelli (destra) nella basilica vaticana.

mento volle notizie su L'O sserva­

tore Romano, sulle modalità di la­

vorazione, sui quantitativi di tira­

tura toccati, soprattutto nelle ulti­

me se ttim a n e ... Al termine dell'udienza ricordò piacevolm en­

te numerose figure di salesiani da lui conosciuti, don Ricaldone per primo, che raccom andò di saluta­

re. E concluse con una frase detta dal cardinale G. Cagliero quando

— lui Nunzio — s'era inaugurata con rinnovato vigore. Inopinata­

mente, in quei giorni, viene a mori­

re il card. Dom enico Mariani, Pre­

posto ai Beni della Santa Sede. Una settimana dopo, Pio XII ristruttura uffici e mansioni nominando una nuova Com missione Cardinalizia per lo Stato della Città del V a tica ­ dal loro arrivo i salesiani hanno do­

vuto tollerare da parte di qualche funzionario, ereditato dalle ante­

cedenti gestioni. Avvengono spo­

stamenti e licenziamenti che ge­

nerano timori persino tra le m ae­

stranze; ma « nessuno — scrive in quei giorni don Fedel — ha parlato con noi perché si riduca il perso­

nale, anzi, all'O sservatore Rom ano se ne dovrà assumere altro perché la tiratura aum enta e non si può proseguire con tante ore di straor­

dinario ... » (Cronaca T - 7 maggio 1939).

A quelle inquietudini si aggiunse di lì a poco qualche ostinata in­

comprensione. Di tali malintesi non tornerebbe conto riparlare se non fosse che allora — in m an­

canza dei dovuti chiarimenti — ri­

schiarono di ripercuotersi a danno dei molti lavoranti nelle tipografie vaticane. Si levò qualcuno a con­

testare i bilanci e intralciare la con­

segna dei salari. Il Direttore G. Fe­

del, con accurate documentazioni e con serena fermezza, difese sia l'operato delle Amm inistrazioni e sia i diritti delle maestranze. Oggi,

a distanza di tanti anni, fa persino sorridere che, mentre il mondo ve­

niva messo a ferro e fuoco dai dit­ giorno trilla il cam panello dell'ap­

partamento salesiano. Al religioso che viene ad aprire si presenta, un po' intabarrato (siamo al 18 gen­

naio 1940) un ecclesiastico scono­

sciuto. Richiesto del nome rispon­

de sem plicem ente: « Un monsi­

gnore del Sant'Ufficio ». Il Direttore gli viene incontro e stupisce nel trovarsi al cospetto del cardinale Nicola Canali, Presidente della Pontificia Commissione per lo Sta­

to della Città del Vaticano e auto­

revole membro della Com m issio­

ne Cardinalizia per l'Am m inistra­

zione dei Beni della Santa Sede. Il porporato s'intrattiene alquanto nella casa, conversa con tutti i sa­

lesiani, sente pareri con apparente noncuranza, e soprattutto tiene a sciogliere la propria innata du­

rezza manifestando cordialità e solidarietà. Infine si congeda la­

sciando in tutti la più gradita im­

pressione.

Pochi giorni dopo è la volta di mons. Giovanni B. Montini, Sosti­

tuto alla Segreteria di Stato. E il 31

gennaio e il prelato viene a tra­

scorrere la festa di san Giovanni Bosco « in famiglia ». Siede a m en­

sa tra i salesiani con lieta amicizia, senza il minimo accenno a que­

stioni, e stempera in tutta tranquil­

lità le preoccupazioni sottese ...

Solo nel congedarsi spenderà una parola breve (ma quanto buona e rassicurante!) a incoraggiamento del Direttore. L'umanità di queste presenze, nei delicati momenti d'una crisi amara e per qualche aspetto difficile, merita di essere consegnata alla memoria storica più del contenzioso da cui fu sug­

gerita: essa è stata l'indice di un vangelo vivo e concretam ente operante al di là di ogni parvenza esteriore.

La causa dei lavoratori grafici vaticani era stata presa seriamente a cuore dai figli di don Bosco. Con proposte concrete essi erano saliti fino alla Segreteria di Stato a solle­

citare un apposito regolamento

« Organico » per L'O sservatore R o ­ m ano (Redazione e A m m inistra­

zione), volto a tutelare il buon di­

ritto delle maestranze. A nche que­

sta pratica avrebbe incontrato dif­

ficoltà non lievi e non brevi, ma è curioso che in concom itanza con questo tipo di problemi prenda a emergere tra le annotazioni sa­

lesiane il Sostituto G. B. M onti­

ni con i suoi interessi a favore dei lavoranti nelle due tipografie.

Q uest'azione poteva forse appari­

re secondaria in quei momenti dram m atici. Ma era rim archevole in se stessa e il suo significato so­

ciale più in là dei terremoti che frattanto incom inciavano a scuo­

tere l'Europa e il mondo.

Agli inizi degli anni '40 le tipo­

grafie vaticane attraversarono dif­

ficoltà particolarm ente pesanti.

Sul giornale Regime Fascista il ge­

rarca Roberto Farinacci aveva mosso gravi accuse contro L 'O s­

servatore Rom ano lasciando « del tutto indifferenti » gli addetti al giornale, ma facendo intuire che tanta firma non s'era scom odata senza l'avallo del superiore Gover­

no. Si temettero azioni di forza, 65

La « Cattedra » (sinistra)

e lo storico m onum ento bronzeo a San Pietro

nella basilica vaticana.

che infatti vennero di lì a pochi giorni. Il giornale fu sequestrato e bruciato alla stazione Termini e in altre edicole. Chi fu sorpreso a leg­

gerlo fu schiaffeggiato e percosso pubblicam ente e privato della tes­

sera del partito (allora necessaria per vivere). A Roma e altrove si gridò dagli scalm anati: « Morte al Papa! ». La tipografia ridusse la tira­

tura alle cinquemila copie da riser­

vare all'estero e all'interno del V a ­ ticano. Q ualche edicolante osò te­

nere copie clandestine, ma sco­

perto fu portato negli scantinati, fustigato e maltrattato. V ecchi ul­

trasessantenni subirono m altratta­

menti e violenze per essere stati sorpresi a leggere L'O sserva to re...

E la questura ebbe l'ordine di non intervenire in difesa dei m alca­

pitati. A m inacce riguardanti lo stesso territorio vaticano fu rispo­

sto predisponendo un servizio speciale di gendarmi pontifici, giorno e notte, attorno alla sede del giornale. Non avvenne nulla, se se non che qualche malcapitato, venuto a comperare L'O sservato­

re in sede, fu perquisito all'uscita da appositi gruppi, insultato, mal­

menato e percosso. La stampa fu perciò sospesa per alcuni giorni, poi venne ripresa in edizione limi­

tata al 50% e a sole quattro pagine che scontentarono l'opinione pubblica. Era vistosamente assen­

te la rubrica degli « A cta Diurna » redatta da Guido Gonella.

Non furono risparmiati insulti ai salesiani, facilm ente riconoscibili per l'abito talare e per l'assiduità ai

posti di distribuzione. Per garantire

formazione francesi e svizzere (ar­

tatam ente ispirate?) diedero per scontata l'abolizione dell'O sserva­

tore e la nascita di un Notiziario Vaticano con redazione e am m ini­

strazione del tutto nuova, nelle mani dei gesuiti. La notizia, a causa di contingenze interne, non potè nemmeno essere smentita. Monsi­

gnor Montini, dispiaciuto di tali e tanti altri episodi, sollecitò l'unione delle forze: « E necessario agire compatti — disse — altrimenti nascono inconvenienti. Il Santo Padre deve sapere la verità, e que­ m aestranze e forse non è da esclu­

dere che qualche « infiltrato » se­ troppo disinteresse riguardo agli operai — annotava don Fedel nel­

la solita cronaca — e si vorrebbero messi fuori dallo stesso "O rgani­

co" ... Eppure da queste stesse sale è uscita la Rerum Novarum ». Lo sfogo del Direttore era del tutto ri­

servato, perché davanti agli operai era lui ed erano i salesiani ad esse­

re « colpevolizzati » della situazio­

ne. Cresceva il lavoro: mons. M on­

tini metteva in atto la pubblicazio­

ne dei discorsi pontifici su appositi foglietti da distribuirsi nelle singole parrocchie; e lanciava quella mira­

bile rivista « Ecclesia » in offset che grande traccia di cose vaticane doveva diffondere nel mondo ...

Ma gli stipendi restavano inferiori

al merito e alle retribuzioni vigenti in Italia; m inacciavano anzi — e non certo per colpa delle am m ini­

strazioni salesiane — di contrarsi e dilazionarsi al limite della esaspe­

razione.

« Falso prete, vigliacco, dateci quanto ci spetta di diritto o vi bru­

ciamo la tipografia ». Q uesta mi­

naccia si trovò scritta sul tavolo il salesiano assistente alla direzione tecnica. Furono convocati i capi e fu consigliata la calm a, con il sug­

gerimento di scrivere alla Direzio­

ne sollecitando un riesame delle condizioni econom iche e dei trat­

tamenti concessi ad altre m ae­

stranze ... Con il testo alla mano (il più « gentile » che fu possibile otte­

nere) don Fedel si recò da mons.

Montini. E aggiunse qualche riga di suo: « Rev.mo Monsignore, mi per­

metta uno spontaneo sfogo dell'anima in un momento di gran­

de tristezza mia e dei miei confra­

telli, per le circostanze che acco m ­ pagnano il nostro grave e quo­

tidiano lavoro. Ogni qualvolta viene concesso qualche beneficio nell'ambiente vaticano, i nostri operai sono regolarmente esclusi, o si concede loro dopo settimane e mesi di dura indecorosa e avvi­

lente insistenza. (...) Si dice che questo avvenga per posizione pre­

sa contro noi salesiani. (...) Abbia­

mo la coscienza innanzi a Dio di avere compiuto il nostro dovere fino allo scrupolo senza guardare in faccia a persona; ma se qualcu­

no di noi fosse causa di questo sta­

to di cose, chiediamo sia richiam a­

to, poiché non abbiamo che un solo ideale, impostoci dai nostri superiori nell'inviarci in Vaticano:

servire filialmente e fedelmente la Santa Sede. Ieri sera, quando

Monsignor Montini, già persua­

so della verità delle cose e delle

buone ragioni di parte salesiana, ri­

spose due giorni dopo. « Caro don Fedel, leggo la sua lettera in cui traspare quanto lei voglia bene a codesti Operai e Impiegati. Lei sa quanto io condivida questo senti­

mento. Perciò farò ancora in loro favore quanto potrò, sebbene (come lei sa) in materia am m ini­

strativa io non possa né decidere né influire, ma solo raccom andare.

Con ossequio e con augurio.

Dev.m o G. B. M. ».

Sebbene monsignor Sostituto fosse tosto andato « a parlare stessi membri della Commissione Cardinalizia per i Beni della Santa Sede. « I fatti — confidava a don Fedel il cardinale N. Canali — de­

pongono in vostro favore, e debbo dire che il Santo Padre è dispiaciu­

to delle opposizioni che vi si fanno in Vaticano ». Il cardinale Federico Tedeschini fu altrettanto esplicito:

« I figli di don Bosco — disse — non devono scoraggiarsi per le dif­

ficoltà che incontrano; sia loro di Poliglotta si dedicarono ai gravosi compiti — ordinari e straordi­

nari — che il luogo e il momento esigevano e urgevano.

« N otturno » nelle Logge Vaticane.

La « Terza Loggia » (prospiciente al cortile di S. Damaso) introduce alla Segreteria di Stato.

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MS®

Papa Pacelli in d ue udienze

alla com unità salesiana della Poliglotta (anni 1949-50):

in alto, tra don Fedel e don Cambini;

in basso, tra don Fedel e don Zagaria.

diario

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