M onum ento a Pio XI Ratti (sinistra) e a Pio XII Pacelli (destra) nella basilica vaticana.
mento volle notizie su L'O sserva
tore Romano, sulle modalità di la
vorazione, sui quantitativi di tira
tura toccati, soprattutto nelle ulti
me se ttim a n e ... Al termine dell'udienza ricordò piacevolm en
te numerose figure di salesiani da lui conosciuti, don Ricaldone per primo, che raccom andò di saluta
re. E concluse con una frase detta dal cardinale G. Cagliero quando
— lui Nunzio — s'era inaugurata con rinnovato vigore. Inopinata
mente, in quei giorni, viene a mori
re il card. Dom enico Mariani, Pre
posto ai Beni della Santa Sede. Una settimana dopo, Pio XII ristruttura uffici e mansioni nominando una nuova Com missione Cardinalizia per lo Stato della Città del V a tica dal loro arrivo i salesiani hanno do
vuto tollerare da parte di qualche funzionario, ereditato dalle ante
cedenti gestioni. Avvengono spo
stamenti e licenziamenti che ge
nerano timori persino tra le m ae
stranze; ma « nessuno — scrive in quei giorni don Fedel — ha parlato con noi perché si riduca il perso
nale, anzi, all'O sservatore Rom ano se ne dovrà assumere altro perché la tiratura aum enta e non si può proseguire con tante ore di straor
dinario ... » (Cronaca T - 7 maggio 1939).
A quelle inquietudini si aggiunse di lì a poco qualche ostinata in
comprensione. Di tali malintesi non tornerebbe conto riparlare se non fosse che allora — in m an
canza dei dovuti chiarimenti — ri
schiarono di ripercuotersi a danno dei molti lavoranti nelle tipografie vaticane. Si levò qualcuno a con
testare i bilanci e intralciare la con
segna dei salari. Il Direttore G. Fe
del, con accurate documentazioni e con serena fermezza, difese sia l'operato delle Amm inistrazioni e sia i diritti delle maestranze. Oggi,
a distanza di tanti anni, fa persino sorridere che, mentre il mondo ve
niva messo a ferro e fuoco dai dit giorno trilla il cam panello dell'ap
partamento salesiano. Al religioso che viene ad aprire si presenta, un po' intabarrato (siamo al 18 gen
naio 1940) un ecclesiastico scono
sciuto. Richiesto del nome rispon
de sem plicem ente: « Un monsi
gnore del Sant'Ufficio ». Il Direttore gli viene incontro e stupisce nel trovarsi al cospetto del cardinale Nicola Canali, Presidente della Pontificia Commissione per lo Sta
to della Città del Vaticano e auto
revole membro della Com m issio
ne Cardinalizia per l'Am m inistra
zione dei Beni della Santa Sede. Il porporato s'intrattiene alquanto nella casa, conversa con tutti i sa
lesiani, sente pareri con apparente noncuranza, e soprattutto tiene a sciogliere la propria innata du
rezza manifestando cordialità e solidarietà. Infine si congeda la
sciando in tutti la più gradita im
pressione.
Pochi giorni dopo è la volta di mons. Giovanni B. Montini, Sosti
tuto alla Segreteria di Stato. E il 31
gennaio e il prelato viene a tra
scorrere la festa di san Giovanni Bosco « in famiglia ». Siede a m en
sa tra i salesiani con lieta amicizia, senza il minimo accenno a que
stioni, e stempera in tutta tranquil
lità le preoccupazioni sottese ...
Solo nel congedarsi spenderà una parola breve (ma quanto buona e rassicurante!) a incoraggiamento del Direttore. L'umanità di queste presenze, nei delicati momenti d'una crisi amara e per qualche aspetto difficile, merita di essere consegnata alla memoria storica più del contenzioso da cui fu sug
gerita: essa è stata l'indice di un vangelo vivo e concretam ente operante al di là di ogni parvenza esteriore.
La causa dei lavoratori grafici vaticani era stata presa seriamente a cuore dai figli di don Bosco. Con proposte concrete essi erano saliti fino alla Segreteria di Stato a solle
citare un apposito regolamento
« Organico » per L'O sservatore R o m ano (Redazione e A m m inistra
zione), volto a tutelare il buon di
ritto delle maestranze. A nche que
sta pratica avrebbe incontrato dif
ficoltà non lievi e non brevi, ma è curioso che in concom itanza con questo tipo di problemi prenda a emergere tra le annotazioni sa
lesiane il Sostituto G. B. M onti
ni con i suoi interessi a favore dei lavoranti nelle due tipografie.
Q uest'azione poteva forse appari
re secondaria in quei momenti dram m atici. Ma era rim archevole in se stessa e il suo significato so
ciale più in là dei terremoti che frattanto incom inciavano a scuo
tere l'Europa e il mondo.
Agli inizi degli anni '40 le tipo
grafie vaticane attraversarono dif
ficoltà particolarm ente pesanti.
Sul giornale Regime Fascista il ge
rarca Roberto Farinacci aveva mosso gravi accuse contro L 'O s
servatore Rom ano lasciando « del tutto indifferenti » gli addetti al giornale, ma facendo intuire che tanta firma non s'era scom odata senza l'avallo del superiore Gover
no. Si temettero azioni di forza, 65
La « Cattedra » (sinistra)
e lo storico m onum ento bronzeo a San Pietro
nella basilica vaticana.
che infatti vennero di lì a pochi giorni. Il giornale fu sequestrato e bruciato alla stazione Termini e in altre edicole. Chi fu sorpreso a leg
gerlo fu schiaffeggiato e percosso pubblicam ente e privato della tes
sera del partito (allora necessaria per vivere). A Roma e altrove si gridò dagli scalm anati: « Morte al Papa! ». La tipografia ridusse la tira
tura alle cinquemila copie da riser
vare all'estero e all'interno del V a ticano. Q ualche edicolante osò te
nere copie clandestine, ma sco
perto fu portato negli scantinati, fustigato e maltrattato. V ecchi ul
trasessantenni subirono m altratta
menti e violenze per essere stati sorpresi a leggere L'O sserva to re...
E la questura ebbe l'ordine di non intervenire in difesa dei m alca
pitati. A m inacce riguardanti lo stesso territorio vaticano fu rispo
sto predisponendo un servizio speciale di gendarmi pontifici, giorno e notte, attorno alla sede del giornale. Non avvenne nulla, se se non che qualche malcapitato, venuto a comperare L'O sservato
re in sede, fu perquisito all'uscita da appositi gruppi, insultato, mal
menato e percosso. La stampa fu perciò sospesa per alcuni giorni, poi venne ripresa in edizione limi
tata al 50% e a sole quattro pagine che scontentarono l'opinione pubblica. Era vistosamente assen
te la rubrica degli « A cta Diurna » redatta da Guido Gonella.
Non furono risparmiati insulti ai salesiani, facilm ente riconoscibili per l'abito talare e per l'assiduità ai
posti di distribuzione. Per garantire
formazione francesi e svizzere (ar
tatam ente ispirate?) diedero per scontata l'abolizione dell'O sserva
tore e la nascita di un Notiziario Vaticano con redazione e am m ini
strazione del tutto nuova, nelle mani dei gesuiti. La notizia, a causa di contingenze interne, non potè nemmeno essere smentita. Monsi
gnor Montini, dispiaciuto di tali e tanti altri episodi, sollecitò l'unione delle forze: « E necessario agire compatti — disse — altrimenti nascono inconvenienti. Il Santo Padre deve sapere la verità, e que m aestranze e forse non è da esclu
dere che qualche « infiltrato » se troppo disinteresse riguardo agli operai — annotava don Fedel nel
la solita cronaca — e si vorrebbero messi fuori dallo stesso "O rgani
co" ... Eppure da queste stesse sale è uscita la Rerum Novarum ». Lo sfogo del Direttore era del tutto ri
servato, perché davanti agli operai era lui ed erano i salesiani ad esse
re « colpevolizzati » della situazio
ne. Cresceva il lavoro: mons. M on
tini metteva in atto la pubblicazio
ne dei discorsi pontifici su appositi foglietti da distribuirsi nelle singole parrocchie; e lanciava quella mira
bile rivista « Ecclesia » in offset che grande traccia di cose vaticane doveva diffondere nel mondo ...
Ma gli stipendi restavano inferiori
al merito e alle retribuzioni vigenti in Italia; m inacciavano anzi — e non certo per colpa delle am m ini
strazioni salesiane — di contrarsi e dilazionarsi al limite della esaspe
razione.
« Falso prete, vigliacco, dateci quanto ci spetta di diritto o vi bru
ciamo la tipografia ». Q uesta mi
naccia si trovò scritta sul tavolo il salesiano assistente alla direzione tecnica. Furono convocati i capi e fu consigliata la calm a, con il sug
gerimento di scrivere alla Direzio
ne sollecitando un riesame delle condizioni econom iche e dei trat
tamenti concessi ad altre m ae
stranze ... Con il testo alla mano (il più « gentile » che fu possibile otte
nere) don Fedel si recò da mons.
Montini. E aggiunse qualche riga di suo: « Rev.mo Monsignore, mi per
metta uno spontaneo sfogo dell'anima in un momento di gran
de tristezza mia e dei miei confra
telli, per le circostanze che acco m pagnano il nostro grave e quo
tidiano lavoro. Ogni qualvolta viene concesso qualche beneficio nell'ambiente vaticano, i nostri operai sono regolarmente esclusi, o si concede loro dopo settimane e mesi di dura indecorosa e avvi
lente insistenza. (...) Si dice che questo avvenga per posizione pre
sa contro noi salesiani. (...) Abbia
mo la coscienza innanzi a Dio di avere compiuto il nostro dovere fino allo scrupolo senza guardare in faccia a persona; ma se qualcu
no di noi fosse causa di questo sta
to di cose, chiediamo sia richiam a
to, poiché non abbiamo che un solo ideale, impostoci dai nostri superiori nell'inviarci in Vaticano:
servire filialmente e fedelmente la Santa Sede. Ieri sera, quando
Monsignor Montini, già persua
so della verità delle cose e delle
buone ragioni di parte salesiana, ri
spose due giorni dopo. « Caro don Fedel, leggo la sua lettera in cui traspare quanto lei voglia bene a codesti Operai e Impiegati. Lei sa quanto io condivida questo senti
mento. Perciò farò ancora in loro favore quanto potrò, sebbene (come lei sa) in materia am m ini
strativa io non possa né decidere né influire, ma solo raccom andare.
Con ossequio e con augurio.
Dev.m o G. B. M. ».
Sebbene monsignor Sostituto fosse tosto andato « a parlare stessi membri della Commissione Cardinalizia per i Beni della Santa Sede. « I fatti — confidava a don Fedel il cardinale N. Canali — de
pongono in vostro favore, e debbo dire che il Santo Padre è dispiaciu
to delle opposizioni che vi si fanno in Vaticano ». Il cardinale Federico Tedeschini fu altrettanto esplicito:
« I figli di don Bosco — disse — non devono scoraggiarsi per le dif
ficoltà che incontrano; sia loro di Poliglotta si dedicarono ai gravosi compiti — ordinari e straordi
nari — che il luogo e il momento esigevano e urgevano.
« N otturno » nelle Logge Vaticane.
La « Terza Loggia » (prospiciente al cortile di S. Damaso) introduce alla Segreteria di Stato.
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Papa Pacelli in d ue udienze
alla com unità salesiana della Poliglotta (anni 1949-50):
in alto, tra don Fedel e don Cambini;
in basso, tra don Fedel e don Zagaria.